L’anziano Bednar dice che i membri dell’Area Pacifico sono saldi e forti
Inserito da Sarah Jane Weaver, direttrice associata di Church News
Punti salienti dell’articolo
- L’obiettivo dell’opera missionaria è invitare tutti a venire a Cristo e a risvegliarsi in Dio.
- Le unità della Chiesa sono laboratori che ci permettono di vedere e di sperimentare che siamo tutti figli e figlie del Padre Celeste.
“A prescindere dalla provenienza o dalle tradizioni, queste persone amano il Vangelo e amano il Signore. Sono devoti e fedeli”. — Anziano David A. Bednar del Quorum dei Dodici
L’anziano David A. Bednar del Quorum dei Dodici Apostoli ha detto che i Santi degli Ultimi Giorni dell’Area Pacifico della Chiesa sono definiti da “una fermezza e una bontà semplici”. L’anziano David A. Bednar ha detto che, ogni volta che si reca nella zona del Pacifico, rimane colpito dalla fedeltà e dalla natura amorevole di questi buoni Santi degli Ultimi Giorni. “Queste persone sono forti”.
L’anziano Bednar e la moglie, la sorella Susan Bednar, si sono recati nell’Area Pacifico della Chiesa dal 18 febbraio all’1 marzo. Insieme a loro c’erano l’anziano Lynn G. Robbins della presidenza dei Settanta e la moglie, la sorella Jan Robbins,e i componenti della presidenza dell’Area Pacifico della Chiesa: gli anziani Kevin W. Pearson, O. Vincent Haleck e S. Gifford Nielsen, tutti dei Settanta.
Come parte degli incarichi da svolgere in Australia e in Nuova Zelanda, l’anziano Bednar e l’anziano Robbins hanno effettuato una revisione dell’Area Pacifico della Chiesa, hanno partecipato a un seminario provvisorio per i presidenti di missione e hanno tenuto riunioni con i giovani e i missionari, conferenze per i dirigenti del sacerdozio e riunioni per i membri. L’anziano Bednar ha anche ridedicato il Centro di addestramento per i missionari di Auckland, Nuova Zelanda, ampliato di recente.
Nella zona c’è una grandissima differenza tra i membri della Chiesa. “Il ricco miscuglio di persone, di origini e di culture è straordinario”, ha spiegato l’anziano Bednar. Le unità della Chiesa comprendono persone originarie dell’Australia e della Nuova Zelanda, membri delle varie isole del Pacifico come Tonga, le Samoa, le Figi e Vanuatu e membri che sono emigrati da altre parti del mondo in Australia e in Nuova Zelanda.
La diversità dell’area si riflette sull’opera missionaria. I missionari che servono in alcune delle città principali, ad esempio, sanno parlare mandarino, cinese, tongano, samoano o inglese.
“I missionari erano davvero ansiosi di imparare. I loro presidenti di missione, con le rispettive mogli, sono straordinari”, ha dichiarato l’anziano Bednar. “Apprezziamo moltissimo ogni opportunità che abbiamo di stare con i missionari”.
Rispondendo alla domanda di una giovane sorella missionaria, l’anziano Bednar l’ha invitata a leggere un passo specifico di Dottrina e Alleanze. Dopo averlo letto, la sorella missionaria ha detto: “È una buona risposta alla mia domanda. Questo è proprio il versetto che mio nonno mi lesse poco prima di morire’.
“Il Cielo ha fornito la risposta a questa giovane traendola dalle Scritture — per dare man forte allo Spirito, se volete”, ha detto l’anziano Bednar. “Aveva ricevuto un insegnamento dal nonno e, in quel contesto, il versetto era esattamente il promemoria che le serviva”.
Durante il seminario per i presidenti di missione, l’anziano Bednar ha dato enfasi ad Alma 5:7: “Ecco, egli mutò il loro cuore; sì, li risvegliò da un sonno profondo, ed essi si risvegliarono in Dio”. Ha sottolineato che l’obiettivo dell’opera missionaria è invitare tutti a venire a Cristo e a risvegliarsi in Dio.
Durante una visita effettuata nella zona, l’anziano Bednar ha avuto un incontro con i giovani.
Ha detto che i giovani dell’Australia e della Nuova Zelanda affrontano difficoltà che sono “universali in un mondo sempre più secolare”. “Essi vengono a contatto con credi e pratiche contrarie al vangelo di Gesù Cristo, eppure, di fronte all’opposizione, di solito rimangono fermi e forti”.
Ha detto che i dirigenti del sacerdozio sono incredibilmente forti. “Hanno energia, vitalità e la determinazione di compiere l’opera del Signore”.
Un momento speciale del suo viaggio è stato “stare insieme a questi bravi uomini, sentire la loro onestà e la loro devozione e consigliarsi a vicenda su preoccupazioni e difficoltà. Guardare il loro volto e stringere la mano a ognuno di questi fratelli, singolarmente, è stato gratificante”, ha detto l’anziano Bednar.
L’anziano Bednar ha detto che, come in molte aree della Chiesa, i Santi degli Ultimi Giorni dell’Area Pacifico hanno forti tradizioni culturali. Ha evidenziato che le tradizioni etniche, culturali ed economiche sono superate dal “piano del Vangelo. Le unità della Chiesa sono davvero laboratori che ci permettono di vedere e di sperimentare che siamo tutti figli e figlie del Padre Celeste”.
“A prescindere dalla provenienza o dalle tradizioni, queste persone amano il Vangelo e amano il Signore. Sono devoti e fedeli. Come risultato dei rapporti con queste meravigliose persone, sono tornato a casa con una fede ancora più forte nel Salvatore e con il desiderio di essere un discepolo di Gesù Cristo più devoto”.
L’anziano Robbins ha detto che viaggiare con un “componente del Quorum dei Dodici Apostoli e testimoniare della grande stima che i membri della Chiesa hanno per loro” è stata una gioia.
“Vedere con i propri occhi le lacrime che i membri versano e la riverenza e il riguardo che essi mostrano quando si trovano di fronte o stringono la mano a qualcuno che detiene il mantello apostolico è una cosa che rende umili”, ha detto l’anziano Robbins. “È una manifestazione molto dolce ed evidente della testimonianza che hanno del Signore Gesù Cristo e della loro fede in Lui, oltre che dell’amore che provano per Lui e per il Suo testimone speciale”.