Riunioni 2020
12christofferson


29:34

Scegliere e impegnarsi

Riunione mondiale per i Giovani Adulti

12 gennaio 2020

Ringrazio il mio Padre Celeste del privilegio di essere con voi questa sera. Voglio inoltre ringraziare mia moglie e sostenere quanto ha detto. Un grazie speciale anche a questo coro meraviglioso. È un’ulteriore prova del valore dell’Istituto. Amo l’Istituto. Spero che tutti voi che ne avete l’opportunità non siate soltanto iscritti all’Istituto, ma anche che lo frequentiate e vi partecipiate attivamente. È una delle cose migliori che facciamo nella Chiesa. Il numero cantato dal coro poco fa — alcuni di voi potrebbero saperlo — è un inno che è stato scritto dal presidente Russell M. Nelson. Le parole sono sue, e la loro sensibilità ed espressività mi tocca il cuore, come confido faccia anche con voi. Vi esprimo il suo amore e vi porgo i suoi saluti. Desidero anche esprimere apprezzamento per il presidente Astrid Tuminez e l’amministrazione e il personale della Utah Valley University per la cordiale ospitalità concessaci in questa occasione.

Diversi anni fa, io e l’anziano L. Tom Perry stavamo svolgendo insieme un incarico a New York City. Mentre eravamo lì, abbiamo visitato una sinagoga storica a Brooklyn. La sinagoga era un edificio imponente in un quartiere che era stato, e probabilmente continuava a essere, una delle zone più esclusive del distretto. La donna che serviva lì come rabbino della congregazione ebraica riformata ci salutò cordialmente e ci fece visitare l’edificio storico. Nel suo momento migliore, la sinagoga era stata una struttura elegante, ma ora aveva chiaramente bisogno di considerevoli lavori di riparazione. La rabbina ci disse che la sua congregazione si era ridotta e che i fondi per mantenere la sinagoga e i suoi programmi, tra cui una scuola a tempo pieno, erano inadeguati.

Mentre continuavamo a chiacchierare, osservò che, in linea di massima, i giovani adulti erano fedeli al proprio retaggio ebraico, ma che, per qualche motivo, erano riluttanti a unirsi alla sinagoga e a diventarne membri devoti. Nonostante ciò, prenotavano abitualmente l’edificio per attività di socializzazione. Per loro si trattava di un luogo di raduno e di tanto in tanto facevano delle donazioni per contribuire a coprire i costi legati all’uso degli edifici, ma pochi erano disposti a diventare membri della congregazione che rendeva il culto lì.

Io e l’anziano Perry valutammo con la rabbina quale potesse esserne il motivo. Dalle sue conversazioni con loro, lei aveva notato che molti di questi giovani adulti, per la maggior parte single, non davano alla religione un’alta priorità nella loro vita. Altri semplicemente non volevano impegnarsi né in questa sinagoga né in nessun’altra. L’anziano Perry si chiese se fosse una manifestazione del famoso (o famigerato) “FOMO” — “fear of missing out”, ossia la paura di essere tagliati fuori o di perdersi qualcosa — un fenomeno che li portava a credere che se si fossero impegnati in questo, avrebbero potuto perdersi qualcos’altro.

Questo è sostanzialmente l’argomento di cui vorrei parlarvi questa sera: scegliere e impegnarsi.

Iniziamo con l’osservare che la “paura di perdersi qualcosa” è, fino a un certo punto, un sentimento abbastanza razionale. Nei limiti del possibile, tutti noi vogliamo provare le cose migliori e scegliere l’opzione migliore in ogni aspetto della vita. Tuttavia, rimandare apparentemente per sempre di fare una scelta o di assumersi un impegno perché potrebbe voler dire perdersi qualcos’altro, magari di migliore, non è razionale. Ogni scelta preclude altre possibilità: se scegliete di andare al lavoro o a scuola la mattina, non potete guardare nello stesso momento un film su Netflix (oppure sì?); se andate a scuola per laurearvi in ingegneria civile, non potete laurearvi in storia, in arte, in biologia o in qualsiasi altra cosa (a meno che non andiate a scuola per sempre); se in questo momento partiste per andare a Victoria Falls in Africa, non potreste andare contemporaneamente da nessun’altra parte, e potreste perdere l’opportunità di visitare altri luoghi che vorreste vedere; se scegliete di svolgere una missione, per quel periodo di tempo rinunciate a molte attività di socializzazione; e così via. Ma se non fate una scelta e non vi impegnate ad andare in una certa direzione, la vostra vita sarà alquanto instabile e, alla fine, vi perderete effettivamente la maggior parte delle cose migliori.

Come dice mia moglie di tanto in tanto: “Non puoi avere tutto; dove lo metteresti?”. Non possiamo avere tutto ciò che sarebbe bello avere e non possiamo fare tutto quanto sarebbe bello o interessante fare. Se anche limitaste le vostre scelte soltanto a cose che sono “di buona reputazione o degne di lode”1, non potreste comunque avere o provare tutto. Semplicemente nella vita terrena non ci sono abbastanza tempo, mezzi o spazio. Pertanto, dobbiamo fare scelte precise alle quali ci dedicheremo con impegno sapendo che, così facendo, rinunciamo inevitabilmente ad altre scelte, per quanto buone possano essere. Inoltre, dobbiamo anche ricordare che posticipare eccessivamente una scelta può costituire di per sé una scelta.

Il matrimonio ne è un chiaro esempio. Scegliendo un compagno, rinunciamo a tutti gli altri. Il Signore dichiara: “Ama tua moglie con tutto il cuore, e attaccati a lei e a nessun’altra”2. Per via del carattere definitivo della scelta, alcuni resistono a impegnarsi con qualcuno a cui sono molto affezionati, qualcuno che amano e con cui potrebbero progredire felicemente e per l’eternità, preoccupati del fatto che da qualche parte ci possa essere un’anima gemella ancora più perfetta che non vogliono lasciarsi scappare. Ricordo anni fa un giovane del genere di mia conoscenza che rifiutò una meravigliosa compagna potenziale perché riteneva che lei avesse troppe otturazioni dentali. La mia reazione fu: “Vuoi una perfezione che non esiste e, a proposito, ti sei mai fermato a pensare che anche tu sei ben lontano dall’essere la scelta perfetta?”.

Questa è una riunione di giovani adulti. Per la maggior parte di voi, l’enfasi è sul termine adulti. Vi siete dedicati o vi state dedicando a responsabilità da adulti, a conseguimenti da adulti e ad apportare contributi da adulti, invece di posticipare l’età adulta e inseguire una perenne vita festaiola. Dieci anni fa, l’autore e studioso Charles Murray ha parlato del concetto di “vita ben vissuta”. Ha detto: “Mi riferisco a quel genere di cose a cui ripensiamo quando diventiamo vecchi e che ci fanno decidere che possiamo essere orgogliosi di chi siamo stati e di ciò che abbiamo fatto”3.

Murray ha ricordato la volta in cui ha parlato a una platea a Zurigo delle profonde soddisfazioni che provengono da una vita ben vissuta. Ha raccontato: “Dopo il discorso, alcuni dei venti e rotti spettatori presenti si sono avvicinati e mi hanno detto senza mezzi termini che per loro la frase ‘una vita ben vissuta’ non aveva alcun significato. Si stavano divertendo moltissimo con il loro attuale partner sessuale, con la loro nuova BMW e la loro casa estiva a Maiorca, e non vedevano alcun vuoto da riempire nella loro vita”. Ha aggiunto: “Sentirmelo dire in faccia mi ha affascinato, ma non sorpreso. […] Questo modo di pensare funziona così: gli esseri umani sono una raccolta di prodotti chimici che si attivano e, dopo un certo periodo di tempo, si disattivano. Lo scopo della vita è quello di trascorrere il tempo intercorrente nel modo più piacevole possibile”.4

Alla fine del suo discorso, Murray ha fatto questa perspicace dichiarazione: “L’antica saggezza umana ha compreso che una vita ben vissuta richiede interazione con coloro che ci circondano”5. I veri adulti lo capiscono. Essi riconoscono che il piacere personale non funziona mai come fulcro della vita e non può essere sufficiente come scopo della vita. Questa verità sottende i due grandi comandamenti: amare Dio con tutto il proprio cuore, anima e mente, e amare il prossimo come se stessi.6 Come disse Gesù: “Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge ed i profeti”7. L’alleanza del Vangelo,8 con la sua promessa di vita eterna, poggia su questi due grandi comandamenti nell’ordine di priorità dato: primo e secondo. La fedeltà a questi due grandi comandamenti definisce una vita ben vissuta e ciò che significa essere adulti.

Alla fine, non esiste un sentiero da seguire che sia neutrale e non richieda alcun impegno, se non altro quando si tratta di cose con conseguenze eterne. Alma chiarì questo punto quando insegnò che Cristo, il Buon Pastore, ci chiama a seguirLo sul sentiero del discepolato e della felicità:

“Ecco, io vi dico che il buon pastore vi chiama; sì, e vi chiama nel suo proprio nome, che è il nome di Cristo; e se non vorrete dare ascolto alla voce del buon pastore, al nome mediante il quale siete chiamati, ecco, non siete le pecore del buon pastore.

Ed ora, se non siete le pecore del buon pastore, di quale gregge siete? Ecco, io vi dico che il diavolo è il vostro pastore, e voi siete del suo gregge; ed ora, chi può negarlo?”9.

Qui Alma insegna la realtà dell’esistenza di due opzioni soltanto e che Cristo è l’unica alternativa positiva. Se non state scegliendo Cristo, state automaticamente seguendo un falso dio, un sentiero sbagliato che, a dir poco, conduce alla delusione finale e persino eterna. Quindi, a meno che non seguiate il Salvatore, Lo state rifiutando.10

Sapendo questo, non dovremmo sentirci affatto riluttanti a dedicarci con impegno al Signore e a cercare di diventare un tutt’uno con Lui. Come pregò il Salvatore durante l’Ultima Cena per i Suoi apostoli e per tutti coloro che avrebbero creduto nelle loro parole: “Che siano tutti uno; che come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch’essi siano in noi”11. Non è questo il punto a cui vogliamo arrivare? Perché allora esitare a impegnarci appieno e senza alcuna riserva? Perché trattenerci dal prendere su di noi il Suo giogo, sapendo che il Suo “giogo è dolce e il [Suo] carico è leggero”?12.

Paura di fallire

Per rispondere alla mia stessa domanda, mi rendo conto che, nonostante la logica e nonostante le suppliche dello Spirito mentre lotta al nostro fianco, ci sono un paio di motivi per cui una persona potrebbe ancora provare una certa riluttanza. Uno di questi è la preoccupazione per la nostra capacità di mantenere un impegno di così vasta portata. Possiamo davvero arrivare fino alla fine o è meglio non assumersi affatto l’impegno poiché potremmo fallire?

Questa preoccupazione è comprensibile, ma in risposta vorrei sottolineare che, sotto un aspetto molto importante, voi avete già tratto questo dado. Quando nel mondo preterreno avete scelto di accettare il piano di salvezza e di Esaltazione, preparato dal Padre e sostenuto dal Figlio, avete scelto Cristo. La vostra nascita fisica è una testimonianza del fatto che avete già preso questo impegno. Avete mantenuto il vostro “primo stato”13 e ora la domanda è: “Manterrete quell’impegno in questo ‘secondo stato’ in modo che vi ‘sarà aggiunta gloria sul [vostro] capo per sempre e in eterno’14”?. Non dobbiamo avere paura di ribadire il nostro impegno preterreno, soprattutto se consideriamo quanto miserabile sia l’alternativa.

E non dobbiamo vivere con la paura di fallire. Non siamo soli. Non siamo privi di aiuto. Chiunque si dedichi veramente a Cristo, a essere un Suo discepolo sotto ogni aspetto, non può fallire. Se siamo legati a Colui che è sceso al di sotto di tutte le cose, che ha vinto ogni cosa e che ora ha ogni potere, non possiamo fallire.15 Il nostro Padre Celeste e il nostro Salvatore non sono semplici osservatori disinteressati con la curiosità di vedere se per noi le cose andranno bene o no. Riuscite a immaginarLi mentre guardano dal cielo dicendo: “Guarda Sam. L’ultima volta che ha affrontato una situazione come questa ha combinato un pasticcio e scommetto che lo farà di nuovo”, oppure: “Ehi, guarda. Gli amici di Sandra l’hanno messa davvero nei guai. Sarà interessante vedere se riuscirà a venirne fuori”. Ovviamente, è assurdo. Loro sono attivamente coinvolti al nostro fianco, fornendoci costantemente aiuto, guida e risorse, e probabilmente ci darebbero di più se noi lo accettassimo.

Poco fa ho detto che quando onoriamo le alleanze che ci legano a Cristo e al Suo potere, non possiamo fallire. Questo è vero alla fine, ma riconosco che, di tanto in tanto, tutti noi affrontiamo dei fallimenti: i nostri errori e i nostri peccati, e l’impatto che gli errori e i peccati degli altri hanno a volte su di noi. Tuttavia, grazie al dono del pentimento e del perdono, tutti questi fallimenti e tutte queste mancanze sono tutt’al più temporanei. Nessuno di loro può privarci della vita eterna senza la nostra acquiescenza. Perché? Perché quando facciamo tutto il possibile per rialzarci, abbiamo accesso alla grazia di Cristo per risolvere e riparare ciò che noi da soli non possiamo risolvere e riparare. Ricordate: il potere espiatorio o grazia di Cristo non solo elimina la colpa del peccato e dell’errore, ma anche santifica e ci rende esseri santi, capaci di vivere alla presenza di Dio.16

Non sto dicendo che tutto questo sia facile. Sapete bene tanto quanto lo so io che la vita è piena di sfide e di situazioni molto difficili, persino di tragedie. Inoltre, essere un fedele discepolo di Gesù Cristo è molto più facile a dirsi che a farsi. Per Gesù fu lungi dall’essere facile essere un discepolo di Suo Padre e bere la Sua “coppa amara”17, ma lo fece, ed Egli sa come aiutarci a percorrere con successo il sentiero del discepolato. Inoltre, il Salvatore ha il potere di aiutare ed è desideroso di farlo. Egli rimarrà al nostro fianco con tutto l’aiuto di cui abbiamo bisogno e per tutto il tempo necessario. Egli dice: “Sì, e ogni volta che il mio popolo si pentirà, io perdonerò loro le loro trasgressioni contro di me”18. La paura di fallire non è un buon motivo per non assumersi un impegno totale e assoluto nei confronti di Cristo. Dovete solo continuare a pentirvi e a fare del vostro meglio per essere buoni; questo sarà sufficiente.

Sacrificio

Mi viene in mente un’altra ragione per cui una persona potrebbe essere riluttante a rispondere alla chiamata del Buon Pastore di unirsi al Suo gregge: il timore del sacrificio che questo potrebbe comportare. Tutti voi ricorderete il giovane che, in tutta sincerità, chiese a Gesù: “Che mi manca ancora” per qualificarmi per la vita eterna?19. Marco ci racconta che “Gesù, riguardatolo in viso, l’amò” [credo che questo sia importante] “e gli disse: Una cosa ti manca; va’, vendi tutto ciò che hai, e dàllo ai poveri, e tu avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”20. Ricorderete la reazione: “Ma egli, attristato da quella parola, se ne andò dolente, perché avea di gran beni”21.

Spero che, dopo averci riflettuto, questo giovane ricco abbia avuto un mutamento di cuore e che, in seguito, abbia accettato l’invito del Salvatore. In ogni caso, tutti noi sappiamo che dedicarsi a Cristo comporta sacrifici. Una cosa da sacrificare è la “paura di perdersi qualcosa” perché sappiamo che, in effetti, ci perderemo molte cose. Molte opzioni nella vita sono incompatibili con il discepolato, e persino molte cose buone potrebbero dover essere escluse per la richiesta di tempo e di risorse che il discepolato avanza per cose che sono migliori o eccellenti.

Il giovane adulto coscienzioso che chiese al Salvatore: “Che mi manca ancora?” è morto. Quali che fossero le ricchezze che aveva, esse probabilmente non esistono più e, in ogni caso, egli non le ha più né tantomeno gli servono. Per quanto a quel tempo possa essergli sembrato un sacrificio, aveva una scelta migliore se non quella di accettare l’invito del Maestro? Poteva qualsiasi cosa che aveva acquisito o avrebbe potuto acquisire con le sue ricchezze essere paragonata a ciò che il Signore gli stava in fin dei conti offrendo? Sappiamo che tutto ciò che il Salvatore ci chiede, inclusa la nostra stessa vita, è insignificante rispetto all’Esaltazione. Non possiamo nemmeno immaginare “le cose che occhio non ha vedute, e che orecchio non ha udite e che non son salite in cuor d’uomo, […] quelle che Dio ha preparate per coloro che l’amano”22.

Invece di temere i sacrifici del discepolato, dovremmo accogliere con favore l’opportunità di incrementare il nostro potere spirituale, di provare una gioia più profonda e di trovare, individualmente, un intento reale nella nostra vita. Il sacrificio, in particolar modo il sacrificio per la causa di Cristo, denota serietà: osserveremo effettivamente i due grandi comandamenti di amare Dio e il prossimo. Sacrificarsi significa che faremo veramente del bene nel mondo.

Amare il nostro Padre Celeste e il Suo Figlio diletto con tutto il cuore, facoltà, mente e forza conferma alla nostra anima cosa siamo e chi siamo. Questo ci dà una specie di sicurezza che ci permette di smettere di concentrarci solo su noi stessi e di guardare verso l’esterno, di vedere veramente gli altri — le loro necessità e le circostanze che affrontano — con il desiderio di comprenderli e di aiutarli. Nella parabola del buon Samaritano, il sacerdote e il levita notarono il viaggiatore ferito sul ciglio della strada, ma non lo videro veramente. Solo il Samaritano vide veramente il forestiero ferito e, di conseguenza, “n’ebbe pietà; e accostatosi, fasciò le sue piaghe”23. Molti si sentono costantemente soli. Senza dubbio i nostri sacrifici possono fare la differenza.

Impegno

L’impegno globale che garantisce gioia qui e nell’aldilà è l’impegno assunto verso Dio, il nostro Padre Eterno, e verso Suo Figlio, il Signore Gesù Cristo. In Omni troviamo questa supplica eloquente:

“Vorrei che veniste a Cristo, che è il Santo d’Israele, e che diventaste partecipi della sua salvezza e del potere della sua redenzione. Sì, venite a lui e offrite tutta la vostra anima come offerta a lui, e continuate nel digiuno e nella preghiera, e perseverate fino alla fine; e, come il Signore vive, voi sarete salvati”24.

Si racconta la storia di un padre che, mentre lasciava la stanza dopo aver messo a letto il suo bambino, sentì un tonfo. Tornato indietro, vide suo figlio sul pavimento e gli chiese come fosse caduto dal letto. Il bambino rispose: “Non mi ero infilato completamente nel letto”. Assicuratevi di esservi “infilati completamente” nel vostro impegno verso Dio.

Voi fate parte del corpo di Cristo.25 Vi appartenete. Fatene parte completamente, donando e ricevendo liberamente. Cercate di vedere veramente coloro che vi circondano e di essere visti in modo che la vostra sia una vita ben vissuta, una vita spesa a ministrare e a benedire, una vita di soddisfazione, una vita benedetta e santificata dal Salvatore che ha vinto tutte le cose e la cui grazia vi permetterà di fare lo stesso.

Durante il concerto del Tabernacle Choir and Orchestra at Temple Square tenutosi l’estate scorsa per la Giornata dei pionieri, si è esibita la talentuosissima cantante norvegese Sissel. Il pubblico, me incluso, è stato profondamente toccato dalla sua interpretazione riverente della canzone intitolata “Slow Down” che ha richiamato alla mente il versetto di Salmi: “Fermatevi, […] e riconoscete che io sono Dio”26.

Vorrei mostrarvi la registrazione video dell’esibizione di Sissel in quell’occasione e, mentre l’ascoltate, vorrei che meditaste sul fatto che possiamo avere una totale fiducia in Dio, nel Suo amore meraviglioso e nel Suo desiderio di benedirci e di sostenerci, qualunque cosa accada. Meditate inoltre sulla sacralità del dedicare la vostra vita e voi stessi a Lui, qualunque cosa accada.

Nel bel mezzo della mia confusione

Nel momento di disperato bisogno

Quando non riesco a pensare molto chiaramente

Una voce gentile intercede

Calmati, calmati, stai tranquillo

Stai tranquillo e aspetta, finché giunga lo Spirito del Signore

Calmati e ascolta la Sua voce

E sappi che Egli è Dio

Nel momento della tribolazione

Quando mi sento così insicuro

Quando mi sento oberato

Giunge una voce molto quieta, molto pura

Calmati, calmati, stai tranquillo figlio mio

Stai tranquillo e aspetta, finché giunga lo Spirito del Signore

Calmati e ascolta la Sua voce

E sappi che Egli è Dio

E sappi che Egli è Dio27

Rallentate. Decidete e mettetevi nel cuore di scegliere Dio. Trovate un momento tranquillo in cui potete inginocchiarvi in un luogo appartato e dire al vostro Padre Celeste, nel nome di Gesù Cristo, che siete Suoi, che siete devoti, anima e corpo, a Lui, a Suo Figlio e al sentiero del Vangelo. Poi andate dove Egli vi guida, ora e per il resto della vostra vita. Non esitate né trattenetevi più, ma procedete con il vostro scopo e la vostra missione nella vita. La vita terrena è molto breve. Date un senso a questo tempo sulla terra in modo che la vostra eternità sia colma di gioia, non di rimorso. Non sentite lo Spirito che vi dice che è giusto? Andate avanti con fiducia.

Vi prometto che la ricompensa del Signore per il fatto di aver dato tutti voi stessi sarà tutto ciò che Egli ha da dare, “buona misura, pigiata, scossa, traboccante”28. La realtà della Sua risurrezione prova che Egli ha ogni potere, che può mantenere le Sue promesse e che effettivamente le mantiene. Egli è la vita, ed è venuto affinché noi potessimo avere vita e la potessimo avere “ad esuberanza”29. Ve lo dico come chi sa che Gesù Cristo è il Redentore risorto. Tale realtà fa tutta la differenza nel mondo e nell’eternità. Vi lascio la Sua benedizione e la mia testimonianza nel nome di Gesù Cristo. Amen.