Un vessillo per le nazioni
Se noi insegniamo mediante lo Spirito e voi ascoltate mediante lo Spirito, qualcuno di noi accennerà alle vostre circostanze.
Mi sono commosso a ogni nota cantata e a ogni parola detta e prego di poter riuscire persino a parlare.
Prima di lasciare Nauvoo nell’inverno del 1846, il presidente Brigham Young ebbe un sogno nel quale vide un angelo che stava su una collina a forma di cono, da qualche parte nell’ovest, e indicava una valle sottostante. Quando entrò nella Valle del Lago Salato circa 18 mesi più tardi, vide stagliarsi, in alto dal luogo in cui ci troviamo noi ora, delle pendici che formavano la medesima sagoma che aveva veduto in visione.
Come spesso è stato detto da questo pulpito, il fratello Brigham Young condusse alcuni dirigenti sulla sommità di quella collina e la battezzò “vetta del vessillo” (Ensign Peak), un nome impregnato di significato religioso per quegli Israeliti moderni. Duemilacinquecento anni prima, il profeta Isaia aveva dichiarato riguardo agli ultimi giorni: “Il monte della casa dell’Eterno si ergerà sulla vetta dei monti”, e là “Egli alzerà un vessillo verso le nazioni”.1
Considerando il loro momento storico un parziale adempimento di questa profezia, i fratelli vollero far sventolare qualche tipo di segnale per rendere reale l’idea del “vessillo verso le nazioni”. L’anziano Heber C. Kimball estrasse una bandana gialla e il fratello Brigham Young la legò al bastone dell’anziano Willard Richards, piantando poi la bandiera improvvisata così ottenuta e affermando che la Valle del Grande Lago Salato e le montagne circostanti erano il luogo profetizzato dal quale la parola del Signore sarebbe uscita negli ultimi giorni.
Fratelli e sorelle, questa conferenza generale, come tutte le altre che si ripetono ogni sei mesi, è la continuazione di questa dichiarazione fatta tempo fa al mondo. Testimonio che questi ultimi due giorni di conferenza sono un’ulteriore prova che, come dice il nostro inno, “il vessil di Sion appar”2—e sicuramente il duplice significato della parola vessillo è voluto. Non è una coincidenza che la pubblicazione in inglese dei nostri messaggi della conferenza generale avvenga in una rivista intitolata Ensign, ossia vessillo.
Essendo quasi giunti al termine della nostra conferenza, vi chiedo di riflettere, nei prossimi giorni, non soltanto sui messaggi che avete ascoltato, ma anche sull’unicità di questo avvenimento della conferenza—ciò che noi come Santi degli Ultimi Giorni crediamo che queste conferenze siano e ciò che invitiamo il mondo ad ascoltare e osservare con esse. Testimoniamo a ogni nazione, tribù, lingua e popolo non soltanto che Dio vive, ma anche che Egli parla, che per il nostro tempo e ai nostri giorni i consigli che avete sentito sono, sotto la guida dello Spirito Santo, “la volontà del Signore… la parola del Signore… la voce del Signore ed il potere di Dio per la salvezza”.3
Probabilmente già sapete o altrimenti è d’uopo che sappiate che, a parte qualche rara eccezione, a nessuno degli oratori viene assegnato un tema. Ognuno deve digiunare e pregare, studiare e ricercare, cominciare, fermarsi e ricominciare di nuovo finché non si senta sicuro che per questa conferenza, in questo momento, il suo tema è quello che il Signore vuole che presenti, indipendentemente da desideri o preferenze personali. Ogni uomo e donna che avete ascoltato durante le ultime dieci ore di conferenza generale ha cercato di essere fedele ai suggerimenti così ricevuti. Ognuno ha pianto, si è preoccupato e ha sinceramente cercato la direzione del Signore affinché i suoi pensieri e modo d’esprimersi fossero guidati. Proprio come Brigham Young vide un angelo sopra questo luogo, anch’io vedo questi angeli qui dentro. I miei fratelli e sorelle tra i dirigenti generali della Chiesa si sentiranno a disagio con una simile descrizione, ma è così che li vedo—messaggeri terreni che portano dei messaggi angelici, uomini e donne che affrontano le stesse difficoltà fisiche, finanziarie e familiari che io e voi abbiamo, ma che con fede hanno consacrato la loro vita alle chiamate che sono giunte loro e al dovere di predicare la parola di Dio e non la loro.
Considerate anche la varietà di messaggi che ascoltate, tanto più miracolosa senza alcun coordinamento se non quello del cielo. Ma perché una varietà? Gran parte della nostra congregazione, qui presente o meno, è composta da membri della Chiesa. Tuttavia, con nuovi fantastici metodi di comunicazione, una sempre più grande proporzione di pubblico delle conferenze generali non appartiene alla Chiesa—non ancora. Pertanto, dobbiamo parlare a coloro che ci conoscono benissimo e a coloro che non ci conoscono affatto. Solamente per quanto concerne la Chiesa dobbiamo rivolgerci ai bambini, ai giovani e ai giovani adulti, alle persone di mezza età e agli anziani. Dobbiamo parlare alle famiglie e ai genitori, nonché ai figli che vivono a casa con loro, ma anche a coloro che non sono sposati, non hanno figli e magari sono molto lontani da casa. Durante la conferenza generale mettiamo sempre l’accento sulle eterne verità della fede, della speranza, della carità4 e del Cristo crocifisso5, pur trattando in maniera diretta questioni morali molto specifiche dei nostri giorni. Ci viene comandato nelle Scritture di “non dire null’altro che pentimento a questa generazione”6 e al contempo dobbiamo predicare la “buona novella agli umili [e]… fasciare quelli che hanno il cuore rotto”. Qualsiasi forma assumano, i messaggi della conferenza “proclama[no] la libertà a quelli che sono in cattività”7 e dichiarano le “non investigabili ricchezze di Cristo”.8 La grande varietà di sermoni pronunciati segue il presupposto che ci sarà qualcosa per ognuno. A questo riguardo, credo che il presidente Harold B. Lee fu molto chiaro anni fa quando disse che il Vangelo “serve a dare tranquillità agli afflitti e ad affliggere [chi si sente tranquillo]”.9
Vogliamo sempre che il nostro modo di insegnare alla conferenza generale sia generoso e accogliente come quello di Cristo, ricordando nell’applicarlo che la disciplina era sempre alla base dei Suoi messaggi. Nel più celebre sermone mai esposto, Gesù cominciò pronunciando benedizioni meravigliose che ognuno di noi vuole reclamare—benedizioni promesse ai poveri in spirito, ai puri di cuore, a quelli che s’adoperano per la pace e ai mansueti.10 Quanto edificanti sono quelle beatitudini e quanto ristoro portano all’anima. Sono vere. Ma nello stesso sermone il Salvatore proseguì, mostrando quanto sempre più stretta sarebbe dovuta essere la via dei pacificatori e dei puri di cuore. “Voi avete udito che fu detto agli antichi: Non uccidere”, osservò. “Ma io vi dico: Chiunque s’adira contro al suo fratello… sarà sottoposto al tribunale”.11
Similmente:
“Voi avete udito che fu detto: Non commettere adulterio.
Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per appetirla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”.12
Ovviamente man mano che il cammino del discepolo ascende, il sentiero diviene sempre più angusto fino a che non si giunge a quella cima del sermone che fiacca le ginocchia della quale ha appena parlato l’anziano Christofferson: “Voi dunque siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste”.13 Quello che era leggero nelle pianure della lealtà iniziale diventa grandemente difficoltoso e arduo sulla vetta del vero discepolato. Naturalmente, chiunque pensi che Gesù insegnò una teologia che libera dalla responsabilità del peccato non ha letto le clausole scritte in piccolo nel contratto! No, per quanto attiene all’essere discepoli, la Chiesa non è un fast food; non possiamo sempre avere le cose come le vogliamo. Un giorno ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua confesserà che Gesù è il Cristo e che la salvezza può giungere solo alla Sua maniera.14
Nel nostro desiderio di affrontare nei messaggi della conferenza generale sia le verità dure che quelle piacevoli, siate consapevoli che quando parliamo di argomenti spinosi sappiamo che non tutti guardano la pornografia, o si tirano indietro dal matrimonio o hanno relazioni sessuali illecite. Sappiamo che non tutti violano il giorno del riposo, rendono falsa testimonianza o abusano del proprio coniuge. Sappiamo che gran parte di coloro che ci ascoltano non sono colpevoli di queste cose, ma abbiamo la solenne responsabilità di lanciare degli avvertimenti a coloro che lo sono, ovunque essi siano nel mondo. Dunque, se vi state impegnando a fare del vostro meglio—se per esempio vi sforzate di tenere la serata familiare nonostante il caos che talvolta regna in una casa di piccoli marmocchi—allora datevi un voto alto quando affrontiamo questo argomento e prestate attenzione a quegli altri temi in cui magari avete delle mancanze. Se noi insegniamo mediante lo Spirito e voi ascoltate mediante lo Spirito, qualcuno di noi accennerà alle vostre circostanze, inviando una personale epistola profetica direttamente a voi.
Fratelli e sorelle, durante la conferenza generale offriamo la nostra testimonianza che va ad unirsi a tutte le altre testimonianze che vengono condivise, perché in un modo o nell’altro Dio farà sentire la Sua voce. “Vi mandai per portare testimonianza e per avvertire il popolo”, ha detto il Signore ai Suoi profeti.15
“[E] dopo la vostra testimonianza verrà la testimonianza dei terremoti… dei tuoni… dei fulmini, e… delle tempeste, e della voce delle onde del mare che si scagliano al di là dei loro limiti …
E degli angeli… grideranno ad alta voce, suonando la tromba di Dio”.16
Adesso, questi angeli mortali che salgono su questo pulpito, ognuno alla sua maniera, hanno suonato “la tromba di Dio”. Ogni sermone che viene impartito è sempre, per definizione, sia una testimonianza che un avvertimento, proprio come la natura stessa, che testimonierà e avvertirà negli ultimi giorni.
Adesso, tra un momento, il presidente Monson verrà su questo pulpito per concludere questa conferenza. Vorrei dire qualcosa su questo uomo diletto, l’apostolo più anziano e il profeta per il tempo in cui viviamo ora. Date le responsabilità che ho menzionato, e tutte quelle che avete ascoltato in questa conferenza, è ovvio che la vita di un profeta non è facile: e la vita del presidente Monson non è facile. Si è riferito a questo ieri sera alla sessione del sacerdozio. Chiamato all’apostolato all’età di 36 anni, i suoi figli avevano 12, 9 e 4 anni. La sorella Monson e i figli hanno dato il loro marito e padre alla Chiesa e ai suoi doveri per oltre cinquanta anni ora. Hanno sopportato le malattie e le incombenze, i problemi e le difficoltà tipici della mortalità che tutti affrontano, alcuni dei quali indubbiamente ancora li aspettano in futuro. Ma il presidente Monson rimane irreprensibilmente di buon animo nel mezzo di tutte queste cose. Niente lo scoraggia. Ha grande fede e capacità di resistenza.
Presidente, per l’intera congregazione, vista e non vista, io dico ti vogliamo bene e ti onoriamo. La tua devozione è un esempio per tutti noi. Ti ringraziamo per la tua guida. Quattordici altri uomini che detengono l’ufficio apostolico, più altri ancora su questo pulpito, coloro che siedono nella congregazione dinanzi a noi e moltitudini radunate in tutto il mondo ti vogliono bene, ti sostengono e ti affiancano in questo lavoro. Alleggeriremo il tuo fardello in ogni modo possibile. Sei uno di quei messaggeri angelici chiamati da prima della fondazione del mondo a sventolare il vessillo del vangelo di Gesù Cristo a tutto il mondo. Il tuo operato è eccezionale. Di questo vangelo che viene dichiarato e della salvezza che esso porta io rendo testimonianza nel grande e glorioso nome del Signore Gesù Cristo. Amen