Profeti dell’Antico Testamento
Malachia
“[Gesù] comandò loro di scrivere le parole che il Padre aveva dato a Malachia” (3 Nefi 24:1).
Il mio nome significa “il mio messaggero” e in quanto tale ho proferito la “parola dell’Eterno, rivolta a Israele”1. Ai miei tempi, circa 450 anni prima della nascita di Cristo,2 molti Giudei erano scoraggiati e avevano smesso di vivere rettamente. Il Signore li rimproverò tramite i miei insegnamenti.3
I sacerdoti della tribù di Levi di solito si dedicavano ad amministrare le ordinanze, ma ai miei tempi i Leviti erano corrotti. Erano ingrati, si rifiutavano di onorare Dio e offrivano come sacrificio cibi contaminati e bestie difettose.4 Erano venuti meno all’alleanza del sacerdozio che Dio aveva stretto con Levi.
Anche il popolo era corrotto, non solo i sacerdoti. Si sposavano fuori dall’alleanza, divorziavano dalle mogli della loro giovinezza e si rifiutavano di pagare le decime e le offerte.5
Ma nonostante il Signore parlasse contro queste pratiche malvagie, era propenso a perdonarli perché amava il Suo popolo: “Tornate a me, ed io tornerò a voi”6. Un modo per tornare al Signore era quello di portare “tutte le decime alla casa del tesoro”7.
Il popolo si lamentava: “È vano servire Iddio; […] quelli che operano malvagiamente prosperano”8, ma io insegnavo che i nomi di coloro che “temono l’Eterno e rispettano il suo nome” venivano scritti in un “libro”9.
Profetizzai anche che, alla seconda venuta del Signore, i malvagi “saranno come stoppia”, ma che su coloro che temono il Suo nome “si leverà il sole della giustizia, e la guarigione sarà nelle sue ali”10.
Predissi che prima della Seconda Venuta il profeta Elia sarebbe venuto per restaurare le chiavi del sacerdozio che avrebbero ricondotto “il cuore dei padri verso i figliuoli, e il cuore dei figliuoli verso i padri”11.
Dai miei insegnamenti apprendiamo che il Signore ricorda il Suo popolo e mantiene le promesse fatte ai Suoi figli fedeli. Egli vuole che abbiamo fede in queste promesse e che, tramite il pentimento, torniamo a Lui12.