Insegnamenti dei presidenti
La vita e il ministero di Thomas S. Monson


“La vita e il ministero di Thomas S. Monson”, Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Thomas S. Monson (2020)

“La vita e il ministero”, Insegnamenti – Thomas S. Monson

La vita e il ministero di Thomas S. Monson

In una fredda giornata dell’aprile del 1972, l’anziano Thomas S. Monson percorreva la strada che gli era ormai familiare verso uno degli ospedali di Salt Lake City. Per oltre vent’anni aveva frequentato questi ospedali per impartire benedizioni e rallegrare membri del rione, parenti, amici e molte altre persone. Questa volta, andava per vedere la sua cara madre.

Quando la visita si concluse, andò a trovare l’anziano Spencer W. Kimball, uno dei suoi fratelli del Quorum dei Dodici, che aveva subito da poco un intervento a cuore aperto. L’anziano Kimball stava riposando quindi, non volendolo disturbare, l’anziano Monson tornò verso la sua auto. Arrivato all’ascensore, incontrò due donne che gli chiesero se poteva dare una benedizione al loro padre. Le accompagnò al reparto di terapia intensiva, dove impartì a quel padre una benedizione.

Mentre stava uscendo dalla stanza, l’anziano Monson si sentì chiamare da un uomo. Guardò in direzione del letto dell’uomo e riconobbe un membro del suo vecchio rione. “Fui contentissimo di dargli una benedizione”, scrisse l’anziano Monson. Uscito dalla stanza, fu avvicinato da un’infermiera che, in lacrime, gli chiese se stava andando all’ospedale pediatrico. Lui rispose che non aveva programmato di andarci quel giorno, ma che sarebbe stato felice di recarvisi se lei voleva che egli incontrasse qualcuno. L’infermiera gli parlò di suo cugino che molti anni prima aveva contratto la poliomielite e che stava avendo delle difficoltà.

Quando arrivò all’ospedale pediatrico, l’anziano Monson incontrò un uomo che lo condusse dal cugino dell’infermiera, al quale impartì una benedizione. L’uomo poi chiese all’anziano Monson se avesse il tempo di benedire una ragazzina di dieci anni affetta da leucemia. Andarono insieme a darle una benedizione.

A proposito delle sue visite di quel giorno presso gli ospedali, l’anziano Monson scrisse nel suo diario: “Sono andato via […] rendendomi conto che il nostro Padre Celeste è profondamente consapevole di coloro che soffrono durante la vita qui sulla terra e che desiderano ricevere una benedizione dalle mani del sacerdozio”.1

il presidente Monson saluta un uomo ricoverato in ospedale

Il presidente Monson ministra con affetto a un vecchio amico a Toronto, in Canada.

Questo tipo di esperienze furono frequenti nella vita di Thomas S. Monson. Dopo una giornata simile, in cui aveva passato circa due ore all’ospedale, scrisse: “Sentivo di aver fatto qualcosa di buono e di essere stato dove il Signore voleva che fossi oggi”2.

Trovarsi dove il Signore voleva che fosse era un impegno che il presidente Monson mantenne per tutta la vita. Parlava spesso dell’onore di essere “al servizio del Signore”: di essere le mani del Signore sulla terra, soprattutto per prendersi cura dei bisognosi. Egli disse: “Voglio che il Signore sappia sempre che se ha bisogno di qualcuno, Tom Monson sarà sempre disponibile”3.

Nascita, infanzia e gioventù

“Tommy, come ti sembra il trenino di Mark?”, chiese Gladys Monson a suo figlio di dieci anni.

Lui rispose: “Aspetta un attimo. Torno subito”. Uscì dalla porta e corse a casa. Doveva fare ammenda.

Quella mattina il giovane Tommy aveva ricevuto il regalo di Natale che aveva tanto sognato: un trenino elettrico che i suoi genitori avevano acquistato con non pochi sacrifici nel periodo della Grande Depressione. Dopo averci giocato per qualche ora, sentì sua madre dirgli che aveva comprato un trenino a carica per Mark Hansen, il figlio di una vedova che abitava vicino a loro. Quando la madre glielo fece vedere, Tommy notò che il trenino di Mark aveva un vagone cisterna, che il suo non aveva. Implorò la madre affinché potesse avere lui il vagone cisterna e lei, alla fine, glielo porse dicendogli: “Se ne hai più bisogno di Mark, puoi prenderlo”.

Gladys e Tommy portarono il resto del trenino a Mark, che non si aspettava un tale regalo e ne fu entusiasta. Mark gli diede la carica e, mentre il trenino girava lungo le rotaie, Gladys Monson chiese a suo figlio con una semplice, ma penetrante domanda, come gli sembrasse il trenino di Mark. In seguito, egli ricordò: “All’improvviso a provai un profondo senso di colpa e mi resi conto del mio egoismo”.

Arrivato a casa, prese la cisterna e un altro vagone del suo trenino, e tornò a darli a Mark che, felice, li aggiunse agli altri vagoni. L’anziano Monson in seguito disse: “Guardai la locomotiva che correva sul binario e provai una gioia immensa, difficile da descrivere e impossibile da dimenticare”4.

La gioia del dare, del fare un sacrificio, del prendersi cura degli altri sono tutte lezioni che Tommy Monson ha imparato in gioventù; lezioni che avrebbero scolpito il cuore e il carattere di un futuro profeta.

il giovane Thomas S. Monson

Tom Monson da giovane

Thomas Spencer Monson è nato a Salt Lake City il 21 agosto 1927, secondogenito e primo maschio di G. Spencer e Gladys Condie Monson. Ricevette il benvenuto nel mondo da sua sorella, Marjorie, e da una famiglia molto unita composta da nonni, zie, zii e cugini, molti dei quali vivevano nello stesso quartiere. Gli antenati di sua madre furono tra i primi convertiti alla Chiesa in Scozia ed erano arrivati nella Valle del Lago Salato nel 1850, tre anni dopo l’arrivo della compagnia di pionieri di Brigham Young. Il padre di Tom aveva antenati inglesi e svedesi che erano immigrati nel Territorio dello Utah fin dal 1865.

“Per capire l’uomo che Thomas Spencer Monson è diventato, è importante conoscere le sue radici e l’ambiente in cui crebbe”, ha detto l’anziano Jeffrey R. Holland del Quorum dei Dodici.5 Chiamato “Tommy” da ragazzino, crebbe in una famiglia e in un quartiere modesti, a circa un chilometro e mezzo a sud-ovest del centro di Salt Lake City. Passò quasi tutta la sua gioventù nel periodo della Grande Depressione, cominciata quando aveva due anni, e della Seconda guerra mondiale. In quei tempi difficili, i suoi genitori, e altre persone, gli insegnarono la carità e la compassione, la lealtà e il duro lavoro — qualità che si radicarono in profondità nel suo carattere.

Egli disse che sua madre instillò in lui “sentimenti affettuosi e la predisposizione a prendersi cura del prossimo”6. Lei cercava di sollevare le persone e mostrava una compassione particolare per coloro che erano costrette in casa dalla malattia. Inoltre, dava da mangiare e aiutava quegli uomini che salivano clandestinamente sui treni durante la Depressione, alla ricerca di un lavoro (vedere il capitolo 17). L’anziano Monson disse: “Mia madre […] mi mostrò il significato del contenuto [della Bibbia] con il modo in cui viveva e con le opere che compiva. Provvedere ai poveri, agli ammalati, ai bisognosi erano per noi esperienze quotidiane, mai dimenticate”7.

Suo padre era tanto calmo e riservato quanto sua madre era espansiva, ma anche la carità cristiana di lui lasciò un segno profondo. Uno zio che viveva vicino a loro era così afflitto dall’artrite da non poter camminare. Spencer Monson spesso diceva: “Vieni con me, Tommy: portiamo lo zio Elias a fare un giro in automobile”. Spencer guidava fino alla casa di Elias, lo portava fuori e lo sistemava delicatamente sul sedile anteriore, in modo che potesse vedere bene il panorama. L’anziano Monson ricordò: “Il giro in automobile era breve e la conversazione limitata, ma quanto era grande l’amore che esprimevano!”8. Questa lezione, ha detto, “non fu mai dimenticata”9 (vedere il capitolo 17).

Da suo padre egli apprese anche il duro lavoro. A quattordici anni, Spencer Monson aveva lasciato la scuola per iniziare a lavorare in una tipografia, perché suo padre era gravemente ammalato e la famiglia aveva bisogno di entrate. Dopo il suo matrimonio con Gladys, Spencer iniziò a lavorare per un’altra tipografia, ne divenne il direttore e vi restò per oltre cinquant’anni, lavorando sei giorni alla settimana e molte sere. Quando aveva 12 anni, Tom iniziò a lavorare con suo padre dopo la scuola e il sabato, svolgendo dapprima dei piccoli compiti e poi, gradualmente, apprendendo il lavoro del tipografo, fino a diventare un apprendista. Da quegli inizi, finì con l’intraprendere la professione di tipografo.

Il giovane Tommy Monson venne anche formato dai suoi dirigenti e insegnanti nella Chiesa. Ricordando un’occasione in cui la presidentessa della Primaria, Melissa Georgell, gli fece un affettuoso rimprovero, egli disse: “La nostra condotta in Primaria non era sempre come avrebbe dovuto essere. Ero pieno d’energia ed era per me difficile rimanere pazientemente seduto”10. Un giorno, la presidentessa della Primaria gli chiese di restare e, mettendogli un braccio sulla spalla, iniziò a piangere. Sorpreso dalle sue lacrime, le chiese perché piangesse. Lei spiegò: “Non riesco a convincere i bambini a comportarsi con riverenza durante gli esercizi di apertura della Primaria. Potresti darmi una mano, Tommy?”. Lui promise che lo avrebbe fatto.

“Stranamente, per me ma non per lei, fu così risolto il problema della riverenza in Primaria”, egli raccontò. “Ella era andata alla radice del problema, che ero io stesso. La soluzione fu l’amore”.11 Da adulto, egli continuò a far visita a questa cara donna, fino a quando ella morì all’età di novantasette anni12 (vedere il capitolo 11).

Un consulente del quorum degli insegnanti diede a Tom un paio di piccioni della razza Birmingham Roller, usandoli per insegnargli la sua responsabilità, in qualità di presidente di quorum, di andare in soccorso dei membri del quorum.13 Un’insegnante della Scuola Domenicale gli insegnò che “più felice cosa è il dare che il ricevere” (Atti 20:35) suggerendo che i membri della classe prendessero i soldi che avevano raccolto per una festa e li dessero alla famiglia di un compagno che aveva appena perso la madre (vedere il capitolo 19). Da un caposcout che aveva la protesi ad una gamba e che fu oggetto di uno scherzo da parte di uno dei ragazzi, Tom imparò ad agire con gentilezza piuttosto che con rabbia (vedere il capitolo 21).

Anche le esperienze vissute da ragazzo durante le estati al Provo Canyon, a sud di Salt Lake City, ebbero su di lui un’influenza che durò tutta la vita. Lì imparò ad amare il nuoto, la pesca e le altre attività all’aperto. In seguito avrebbe utilizzato queste esperienze per illustrare i principi del Vangelo. Le gare con le barchette nel fiume Provo sarebbero diventate un modo per insegnare i doni che il Padre Celeste ha dato per guidare i Suoi figli lungo la vita terrena (vedere il capitolo 7). Appiccare un fuoco che richiese diverse ore per essere spento sarebbe diventato un modo per insegnare l’obbedienza (vedere il capitolo 12).

L’università, la Marina e il matrimonio

Dopo essersi diplomato dalla scuola superiore nel 1944, Tom si trovò di fronte a molte decisioni importanti. Nell’autunno di quell’anno si iscrisse all’Università dello Utah, quasi certo che sarebbe stato arruolato al servizio militare l’anno successivo, al compimento del suo diciottesimo compleanno, dato che la Seconda guerra mondiale era ancora in corso in Europa e nel Pacifico.

Durante quell’anno di scuola, Tom incontrò Frances Johnson, la donna che sarebbe diventata l’amore della sua vita. La prima volta che andò a prenderla per un appuntamento, il padre di lei gli chiese: “‘Monson’; è un nome svedese, vero?”.

“Sì”, rispose Tom.

Il padre di Frances poi gli mostrò una fotografia di due missionari e gli chiese se fosse parente di un certo Elias Monson. Tom rispose che Elias era il fratello di suo nonno.

Sentendo questo, il padre di Frances iniziò a piangere. La sua famiglia aveva conosciuto l’anziano Elias Monson quando viveva in Svezia. Il padre di Frances baciò Tom sulla guancia e la madre, che piangeva, lo baciò sull’altra guancia.14 Questo corteggiamento stava iniziando bene, pensò. Lui e Frances avevano molti interessi in comune, come passare del tempo nella natura, con la famiglia e ballando con le grandi orchestre. “Rideva spesso”, ricordava; lei era “caritatevole e gentile” e mostrava “una grande empatia”.15

Nel luglio del 1945, dopo un anno d’università, Tom si arruolò nell’esercito. La guerra in Europa era finita a maggio, ma si continuava a combattere nel Pacifico. Pregando per ricevere guida durante l’arruolamento, Tom scelse di arruolarsi come riserva della Marina degli Stati Uniti piuttosto che nella Marina Militare; una decisione che, come disse più tardi, avrebbe cambiato il corso della sua vita (vedere il capitolo 5). La guerra nel Pacifico terminò poco dopo essersi arruolato e lui completò con onore il suo servizio militare un anno dopo a San Diego, in California. Per lui fu un anno fondamentale, che gli offrì la possibilità di difendere con coraggio le sue convinzioni, di essere un esempio e di dare per la prima volta una benedizione del sacerdozio (vedere i capitoli 8 e 23). Non volendo che Frances si dimenticasse di lui, Tom le scriveva ogni giorno mentre si trovava a San Diego.

Quando tornò a Salt Lake City nel 1946, Tom riprese gli studi all’Università dello Utah e ottenne un bachelor’s degree in Marketing, laureandosi con lode nel 1948. Continuò anche a corteggiare Frances e, con il fiorire del loro amore, le chiese di sposarlo. Si sposarono nel Tempio di Salt Lake il 7 ottobre 1948. Il presidente Monson parlò spesso del consiglio ricevuto quel giorno su come mantenere dei buoni sentimenti nel matrimonio (vedere il capitolo 17). Dopo il ricevimento, iniziarono la loro vita insieme nello stesso quartiere in cui Tom era cresciuto.

Foto del matrimonio di Thomas e Frances Monson

Tom e Frances Monson al loro ricevimento nuziale nel 1948

Vescovo del Sesto-settimo rione

Il giorno in cui Thomas S. Monson nacque nel 1927, nel suo rione fu sostenuto un nuovo vescovo. Quando andò all’ospedale per vedere sua moglie e il figlio appena nato, Spencer Monson annunciò: “Da oggi abbiamo un nuovo vescovo”. Tenendo il piccolo Tom, Gladys Monson disse: “E io ho un nuovo vescovo per te”.16

Che quella fosse una premonizione di Gladys o meno, le sue parole furono adempiute prima di quanto chiunque avrebbe potuto aspettarsi. Il 7 maggio 1950, a soli 22 anni, Tom Monson fu chiamato ad essere vescovo del rione in cui era cresciuto, che contava oltre mille membri, compresi i suoi genitori, i suoi fratelli e le sue sorelle, e altri parenti. Tom e Frances erano sposati da soli diciannove mesi.

Il vescovo Monson descrisse il Sesto-settimo rione come “un umile rione pioniere in un umile palo pioniere”17. A quel tempo vi erano molti problemi. Molti membri non venivano in Chiesa e avevo bisogno di affetto e amicizia per essere riportati all’attività. Poiché molti di loro erano poveri, era il rione che aveva più bisogno dei servizi di benessere all’interno della Chiesa.18 Anche i membri anziani, comprese più di ottanta vedove, avevano bisogno di un’attenzione particolare. Il rione era un rione di passaggio, con molte persone che arrivavano e partivano ogni mese. Anni dopo, il presidente Monson ricordò i suoi sentimenti — e la sua fede — nell’affrontare così tante difficoltà quando era un giovane vescovo:

“Ero sopraffatto e spaventato data l’importanza di quella chiamata. La mia inadeguatezza mi rendeva umile. Ma il mio Padre Celeste non mi lasciò senza guida, nell’oscurità e nel silenzio; non mi privò di istruzioni e di rivelazioni. A modo Suo, Egli mi insegnò le lezioni che dovevo imparare”19.

Alcune delle lezioni rivelate al vescovo Monson giunsero grazie all’aiuto e alla guida di altre persone. Altre lezioni furono apprese tramite la preghiera. “Ogni vescovo ha bisogno di un bosco sacro in cui ritirarsi per meditare e pregare per ottenere una guida. Il mio […] si trovava nella vecchia cappella del nostro rione. Non so neppure contare le occasioni in cui la sera tardi salivo sul podio di quell’edificio in cui ero stato battezzato, confermato, ordinato, istruito e alla fine chiamato a presiedere. […] Con la mano poggiata sul pulpito mi inginocchiavo e condividevo con Lui lassù […] i miei pensieri, le mie preoccupazioni, i miei problemi”20.

Uno alla volta, il vescovo Monson cercò i membri che non andavano in Chiesa. Alla porta di una casa, disse al padre: “Sono venuto a farle visita e a chiederle di venire in chiesa insieme alla sua famiglia”. L’uomo gli disse di andarsene e, poco dopo, si trasferì in California con la famiglia. Ma, molti anni dopo, tornò a trovare l’anziano Monson, che da allora era diventato un membro del Quorum dei Dodici. Egli disse: “Sono venuto a scusarmi per non essermi alzato e averla accolta in casa quella mattina d’estate di tanti anni fa. Sono secondo consigliere [nel] vescovato. Il ricordo del suo invito ad andare in chiesa e la mia risposta negativa non mi ha mai abbandonato e mi ha spinto ad agire”21 (vedere il capitolo 2). Anche se questa famiglia tornò a essere attiva nella Chiesa dopo essere andati via dal Sesto-settimo rione, molti altri membri lo fecero durante il periodo di servizio del vescovo Monson. La frequenza alla riunione sacramentale aumentò in modo sostanziale22.

Il vescovo Monson si dedicava con devozione ai giovani del rione e cercava di mantenerli nel gregge della Chiesa. Una volta si sentì ispirato a lasciare la riunione del sacerdozio per andare a cercare un giovane che veniva in Chiesa solo raramente. Alla fine lo trovò che lavorava nella buca di un’officina. Il vescovo Monson disse al ragazzo quanto si sentiva la sua mancanza e quanto c’era bisogno di lui, ed egli iniziò ad andare in Chiesa23 (vedere il capitolo 2). In seguito svolse una missione e servì due volte come vescovo. Tra le sue molte espressioni di gratitudine c’è una lettera, scritta quarant’anni dopo, nella quale raccontò:

“Nel pensare a quanto è successo nella mia vita, sono estremamente grato a un vescovo che ha cercato, ha trovato e ha mostrato un grande interesse per qualcuno che si era perso. La ringrazio dal profondo del mio cuore per tutto ciò che ha fatto per me personalmente. Le voglio bene!”24.

Il vescovo Monson si curava in modo particolare delle vedove del suo rione. Le aiutava quando rischiavano di perdere la casa, quando avevano bisogno di cose essenziali e quando la loro salute peggiorava. Le rallegrava facendo loro visita nei momenti di solitudine e dolore. Nel periodo di Natale, prendeva dei giorni di ferie per andarle a trovare portando scatole di cioccolatini o un pollo da cuocere. Continuò a far visita a molte di loro anche dopo essere stato rilasciato, aggiungendo alle sue visite coloro che erano rimaste vedove dopo il suo servizio come vescovo. Ne è un esempio una donna rimasta vedova nel 1965 — dieci anni dopo il suo rilascio — che andò a trovare regolarmente fino a che ella morì nel 2009 all’età di 98 anni, quando lui era presidente della Chiesa. Nel suo diario scrisse: “Pearl […] era una delle vedove a cui ho fatto visita per tutti questi anni. Ha avuto una vita difficile, ma ha perseverato”25. Qualche giorno dopo, parlò al suo funerale, uno degli oltre 800 ai quali parlò dopo essere stato chiamato nel Quorum dei Dodici.

Il vescovato del Sesto-settimo rione

Il vescovo Thomas S. Monson con i suoi consiglieri del vescovato del Sesto-settimo rione

Con così tante persone bisognose di assistenza materiale, il vescovo Monson cercò dei modi sia innovativi che ispirati per aiutare, spesso creando delle opportunità di servizio per i membri. Una volta, nel mese di dicembre, venne a sapere che presto sarebbe arrivata nel suo rione una famiglia proveniente dalla Germania. Alcune settimane prima che arrivassero, andò a vedere l’appartamento che era stato affittato per loro; rimase addolorato nel trovarlo tanto oscuro e spoglio. Pensò: “Che triste accoglienza per una famiglia che ha sopportato tante avversità!”26.

Il mattino dopo trattò questo argomento durante una riunione con i dirigenti del rione. Il vescovo Monson scrisse che “uno spirito di genuino amore […] pervase il cuore e l’anima di ogni membro” nel rendere volentieri il proprio servizio.27 Nelle successive due o tre settimane, i membri del rione lavorarono insieme per preparare l’appartamento.

Quando arrivò la famiglia, sgorgarono delle lacrime nel vedere un appartamento luminoso, con una moquette nuova, appena imbiancato, con gli scaffali pieni di cibo e un albero di Natale decorato dai giovani. Il padre strinse la mano del vescovo Monson cercando di dire delle parole di gratitudine, ma la sua emozione era troppo forte. Invece, “mi appoggiò il capo sulla spalla” disse il vescovo Monson, “e ripeté le parole: ‘Mein Bruder, mein Bruder, mein Bruder’”28. Mentre i membri del rione andavano via, quella sera, una ragazza chiese: “Vescovo, mi sento meglio di quanto mi sia mai sentita in vita mia. Mi sa dire il perché?”. Egli rispose con le parole del Signore: “In quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me” (Matteo 25:40).

Nel 1955, dopo cinque anni di servizio, il vescovo Monson fu chiamato come consigliere nella presidenza del palo. Benché non avesse più l’incarico di vescovo, egli rimase vescovo nel cuore per tutta la vita, continuando a prendersi cura dei membri del Sesto-settimo rione e usando le lezioni che aveva appreso per insegnare agli altri e per guidare il suo servizio futuro. Pensando a quegli anni, in seguito disse: “Mi sono sempre considerato un vescovo che mancava di generosità; e se dovessi rifarlo, lo sarei molto di più”29.

L’edificio del Sesto-settimo rione fu abbattuto nel 1967, ma non prima che il vescovo Monson salvasse qualcosa di grande significato per lui: il bel pulpito accanto al quale si inginocchiava in preghiera quando era vescovo.30 Nel 2009, in veste di presidente della Chiesa, parlò da quello stesso pulpito alla dedicazione della nuova Biblioteca di storia della Chiesa. Fu un’esperienza emozionante, poiché quel pulpito riportava molti ricordi della sua infanzia, della sua giovinezza e del suo ministero come vescovo. “Questo pulpito, in parte, racconta la storia della mia fede”, disse in quell’occasione. “Per me, è il prezioso cimelio di esperienze sacre”.31

La famiglia

Tom e Frances Monson erano euforici quando il loro primo figlio, che chiamarono Thomas Lee, nacque nel 1951, un anno dopo che Tom iniziò a servire come vescovo. Anche l’unica figlia dei Monson, Ann Frances, nacque mentre Tom serviva come vescovo, nel 1954. Il loro terzo e ultimo figlio, di nome Clark Spencer, nacque nel 1959, durante la loro missione in Canada.

fotografia della famiglia Monson

La famiglia Monson nel 1962. Da sinistra a destra: Frances, Tom (figlio), Clark, Tom (padre) e Ann

Benché dedicasse lunghe ore di lavoro alla sua professione e al servizio nella Chiesa, Tom era un marito e un padre devoto. I suoi figli ricordano che gli altri padri “sembravano stare a casa più di nostro padre, ma […] non sembravano fare insieme con i loro figli tutto ciò che nostro padre faceva con noi. Infatti facevamo sempre qualcosa insieme e abbiamo un patrimonio di felici ricordi”32.

Il giovane Tom ricordò che, mentre suo padre presiedeva alla Missione Canadese, avevano poco tempo libero da passare insieme, ma ogni sera, prima di andare a letto, andava nell’ufficio di suo padre nella casa della missione per fare una partita a dama. “Per certi aspetti questo ricordo è per me tanto dolce quanto quello di mio padre che, anni dopo, fece un lungo viaggio in aereo per raggiungere Louisville, nel Kentucky, onde impartirmi una benedizione quando, durante il servizio militare in quella località, mi ammalai di polmonite”, dice Tom.33

Ann apprezzava come suo padre parlava delle esperienze avute durante lo svolgimento degli incarichi nella Chiesa: “I ricordi che ho più cari lo vedono tornare a casa la domenica sera dopo aver partecipato a una conferenza di palo, o avere effettuato una visita a una missione, e sentirlo parlare della particolare ispirazione che aveva avuto nell’effettuare la chiamata di un patriarca o delle esperienze edificanti che aveva vissuto intervistando i missionari”34. In seguito, quando ormai si era formata una famiglia sua, Ann era grata per la possibilità che i suoi figli ebbero di lavorare col nonno, come pure le esperienze vissute presso il Provo Canyon: “A tutti in famiglia piace sedersi attorno al fuoco di bivacco vicino alla baita di famiglia, facendo sciogliere i marshmallow e ascoltando il nonno che racconta storie”35.

Clark raccontò che, benché suo padre fosse spesso in viaggio per gli incarichi della Chiesa, “trovava sempre il tempo per i figli. […] Non mi sono mai sentito privato del tempo con papà. Quando era a casa giocava con noi e ci portava a prendere un gelato. […] Da bambino andai molte volte a pescare con lui”36. Durante una battuta di pesca, Clark fu commosso quando suo padre gli chiese di tirare in barca la lenza, dicendo: “Fra circa cinque minuti vostro fratello Tom si siederà davanti alla commissione per affrontare l’esame di stato che gli permetterà di esercitare la professione legale. Sono tre anni che si prepara per questo giorno e senza dubbio sarà molto nervoso. Inginocchiamoci quindi qui nella barca e io offrirò una preghiera per lui, poi voi farete altrettanto”37.

Frances si dedicò a crescere i figli e a creare una famiglia felice i cui membri si sostenevano a vicenda. Suo padre, poco prima di morire nel 1953, le disse: “Sono molto fiero di te, Frances. Sono fiero di tuo marito, Tom. Entrambi riceverete molte benedizioni a motivo della vostra lealtà e devozione al Vangelo e alla famiglia”38.

La professione

Dopo essersi laureato all’Università dello Utah nel 1948, Tom ricevette molte offerte di lavoro, comprese alcune di grandi compagnie fuori dallo Stato. Decise di accettare un posto alla Deseret News come addetto alle vendite degli annunci pubblicitari. Nel giro di pochi mesi divenne l’assistente al direttore per gli annunci pubblicitari e l’anno dopo venne nominato direttore.

Il presidente Monson e una macchina da stampa

Thomas S. Monson controlla una piastra da stampa al Deseret News Press.

Nel 1953, Tom iniziò a lavorare al Deseret News Press, uno dei più grandi stabilimenti tipografici degli Stati Uniti occidentali. Per certi aspetti, questo fu un ritorno alle sue radici, quando da adolescente lavorò con suo padre in una tipografia. Al Deseret News Press, divenne l’assistente al direttore commerciale e poi direttore commerciale. Uno dei suoi clienti era la Deseret Book e, aiutando i dirigenti della Chiesa a pubblicare i loro libri, strinse molte relazioni ed ebbe molte esperienze d’apprendimento. Egli scrisse: “Considero l’aver potuto lavorare a stretto contatto con le Autorità generali e altre persone, per aiutarle a convertire i loro manoscritti in prodotti finiti, uno dei momenti più importanti della mia vita”39. Gestì anche la maggior parte della produzione tipografica della Chiesa, compresa la letteratura per i missionari e la stampa del Libro di Mormon in molte lingue.

Presidente della Missione Canadese

Il luglio del 1957 fu un mese di grandi cambiamenti per la famiglia Monson. Oltre ad essere il direttore commerciale del Deseret News Press, Tom fu nominato assistente al direttore generale. Poi, verso la fine del mese, la famiglia si trasferì in una casa nuova, in un sobborgo di Salt Lake City, lasciando il quartiere dove Tom era cresciuto e aveva servito come vescovo.

Ma i cambiamenti non erano finiti. Meno di due anni dopo, Tom fu chiamato a presiedere la Missione Canadese, con sede a Toronto. Ancora una volta avrebbe dovuto assumersi una grande responsabilità in giovane età (31 anni) e questa volta avrebbe richiesto alla famiglia di trasferirsi lontano. Anche Frances, che stava avendo dei problemi di salute dovuti alla sua gravidanza, avrebbe avuto molte nuove responsabilità. L’anziano Harold B. Lee del Quorum dei Dodici gli diede utili consigli che diventarono temi importanti degli insegnamenti del presidente Monson:

“Il Signore prepara coloro che chiama”.

“Quando state svolgendo l’incarico affidatovi dal Signore, avete diritto al Suo aiuto”.

“Il Signore modellerà le nostre spalle per potervi adagiare il fardello che dovremo portare”.40

Nell’aprile del 1959 la famiglia Monson prese il treno per Toronto, dove avrebbe vissuto per circa tre anni. I due figli, Tommy e Ann, avevano sette e quattro anni. Frances aveva le lacrime agli occhi quando lasciò la sua casa, ma la famiglia fece questo sacrificio volentieri, avendo fede, perché stavano facendo la volontà di Dio.

In Canada furono immediatamente immersi nell’opera missionaria. Il presidente Monson iniziò a supervisionare il lavoro di 130 missionari (che in seguito sarebbero diventati più di 180), sparsi tra le vaste province dell’Ontario e del Quebec. Come aveva fatto quando era vescovo, guidò con ottimismo e amore, aiutò a rafforzare la fede e ispirò fiducia in se stessi. Inoltre, confidò nel Signore. Uno dei suoi missionari disse: “Le sue decisioni sembravano sempre integrarsi nel grande piano del Signore”41. Un altro missionario ricorda: “Egli ebbe un notevole impatto in quella missione. […] Un rapido giro di visite nella missione gli bastò per conoscere il nome di ogni missionario e di molti membri. Elevava lo spirito di ogni persona […], ovunque andava. Dette nuova energia all’intera missione”42.

foto di gruppo della Missione Canadese

Il presidente e la sorella Monson (seconda fila, al centro) con alcuni missionari della Missione Canadese

Sotto la guida del presidente Monson, la missione prosperò. Alla Prima Presidenza scrisse: “Il Signore ha riversato il Suo spirito sulle persone. Nelle città in cui non vi erano mai stati battesimi adesso ci sono dei convertiti ogni mese”43. Egli attribuiva questo successo, per la maggior parte, al fatto che i membri fossero maggiormente coinvolti nel trovare delle persone alle quali i missionari potessero insegnare e nel mostrare loro amicizia.

Il terzo figlio dei Monson, Clark, nacque sei mesi dopo il loro arrivo a Toronto. Oltre a prendersi cura di tre bambini piccoli, ospitare i missionari e altre persone nella casa della missione e a servire come presidentessa della Società di Soccorso di missione, la sorella Monson assisteva nell’opera missionaria. Un giorno ricevette una telefonata di un uomo che diceva: “Siamo arrivati dall’Olanda dove abbiamo avuto la possibilità di venire a conoscenza dei Mormoni. Mia moglie vorrebbe saperne di più; io no”. La sorella Monson passò ai missionari il nome e l’indirizzo della persona, ma questi ritardarono a contattarlo. Lei continuava a chiedere: “E la mia famiglia olandese? Li chiamerete stasera?”. Dopo qualche settimana, lei disse loro che se non li avessero contattati presto, lo avrebbero fatto lei e suo marito. Due anziani andarono a far loro visita e la famiglia di Jacob e Bea de Jager si unirono alla Chiesa. Il fratello de Jager, che inizialmente aveva detto di non essere interessato alla Chiesa, servì quale Settanta Autorità generale dal 1976 al 1993.44

Quando i Monson arrivarono nel Canada orientale, non c’erano pali; così, oltre a supervisionare il lavoro dei missionari, il presidente Monson era responsabile dei sette distretti della Missione. Erano i missionari a tempo pieno a presiedere molti distretti e rami, e una delle priorità del presidente Monson fu quella di chiamare dei detentori del sacerdozio locali a servire in quelle posizioni. Questo tipo di approccio rafforzò i dirigenti locali e permise ai missionari di dedicare più tempo al proselitismo e all’insegnamento. Entro il 1962, ogni unità della Chiesa nella missione era presieduta da un dirigente locale.45

Nel 1959, all’arrivo dei Monson nel Canada orientale, in tutta la missione la Chiesa aveva solo due piccole cappelle, quindi la maggior parte delle congregazioni si riuniva in sale prese in affitto. Sentendo la necessità di adeguare i luoghi di riunione, il presidente Monson diede avvio a un programma per la costruzione. Anche avere delle cappelle per i servizi di culto aiutò nell’impegno missionario, dando un senso di stabilità in edifici dedicati. Al termine della missione dei Monson, erano state costruite, o erano in via di costruzione, sette nuove cappelle e altre dieci erano in progetto.46

La Chiesa raggiunse una pietra miliare nell’agosto del 1960 con la creazione del Palo di Toronto, che fu il primo palo nel Canada orientale e il trecentesimo nella Chiesa. Il presidente Monson scrisse: “È stato un momento importante della nostra missione vedere i membri […] diventare un palo di Sion”. “Erano felici per questo successo”.47 Nel futuro si sarebbero aggiunti altri pali e un tempio, nella zona di Toronto, per il quale egli stesso diede avvio alla cerimonia di inizio lavori nel 1987.

In una missione piena di eventi importanti, il presidente Monson disse che quello principale fu l’aver potuto servire con la sua famiglia. “Quei tre anni furono tra i più felici della nostra vita, perché ci dedicammo a tempo pieno a condividere con gli altri il Vangelo di Gesù Cristo”, disse.48

Dopo circa tre anni di servizio, nel gennaio del 1962 Thomas S. Monson fu rilasciato come presidente della Missione Canadese. La famiglia aveva sviluppato un profondo amore per il Canada, il suo popolo e i missionari. Proprio come aveva mantenuto relazioni salde con i membri del Sesto-settimo rione dopo il suo rilascio da vescovo, il presidente Monson rimase a stretto contatto con i missionari e i membri con cui aveva reso servizio in Canada. Egli partecipò a oltre cinquanta rimpatriate con questi missionari — e i membri delle loro famiglie e altre persone ancora — dal 1962 al 2015.

La chiamata di apostolo

Quando i Monson tornarono dal Canada nel febbraio del 1962, Tom ritornò a lavorare al Deseret News Press. In marzo fu promosso a direttore generale, una posizione molto impegnativa, soprattutto perché doveva dirigere una massiccia conversione a nuovi processi e attrezzature di stampa. Inoltre serviva in quattro comitati generali della Chiesa.

Il pomeriggio del 3 ottobre 1963, Tom era nel suo ufficio con un ospite quando la sua segretaria lo informò che c’era una telefonata per lui. Rispondendo al telefono fu sorpreso di sapere che era il segretario del presidente della Chiesa, David O. McKay, e che il presidente McKay voleva parlargli. Dopo i brevi convenevoli, il presidente McKay chiese a Tom se quel pomeriggio poteva andare nel suo ufficio.

L’auto di Tom era dal meccanico, così ne prese una in prestito e si recò nell’ufficio del presidente McKay. Dato il suo servizio nei comitati della Chiesa, pensava che il presidente McKay volesse parlare di uno di questi incarichi, ma il presidente aveva qualcosa di diverso in mente. Tom raccontò: “Mi fece sedere accanto a lui, su una sedia a lato della sua scrivania, rivolto verso di lui”; poi il presidente disse: “Ho nominato l’anziano Nathan Eldon Tanner mio secondo consigliere della Prima Presidenza e il Signore ti ha chiamato a prendere il suo posto nel Consiglio dei Dodici Apostoli. Puoi accettare questa chiamata?”.49

Sopraffatto da quanto chiesto dal presidente McKay, Tom non riusciva a parlare. Egli riportò: “Avevo le lacrime agli occhi e, dopo una pausa che mi sembrò un’eternità, risposi assicurando il presidente McKay che qualsiasi talento con il quale sarei stato benedetto sarebbe stato messo al servizio del Maestro”50.

Quella sera Tom chiese a Frances di fare un giro in macchina con lui. Portando con loro Clark, di quattro anni, guidarono fino a un monumento di Salt Lake City e, mentre passeggiavano lì intorno, Frances sentì che Tom doveva dirle qualcosa. Quando lei gli chiese cosa avesse, lui le parlò della chiamata al santo apostolato. In seguito, Frances disse: “Rimasi sorpresa e mi sentii umile. […] Questa era una chiamata molto importante e una responsabilità considerevole”51. Come sempre, lei gli diede un completo sostegno.

L’anziano Monson tra la congregazione alla Conferenza generale

L’anziano Thomas S. Monson tra la congregazione alla conferenza generale dell’ottobre 1963, prima dell’annuncio della sua chiamata come apostolo

La mattina dopo, alla Conferenza generale, Thomas S. Monson fu sostenuto membro del Quorum dei Dodici Apostoli e testimone speciale “del nome di Cristo in tutto il mondo”52. All’età di 36 anni, fu il più giovane a essere chiamato apostolo dai tempi di Joseph Fielding Smith nel 1910, e aveva 17 anni in meno del secondo apostolo più giovane in quel momento.

In quella stessa sessione della Conferenza, l’anziano Monson fece il suo primo discorso come Autorità generale. Dopo aver espresso la sua gratitudine, rese questa testimonianza e fece la seguente promessa:

“So che Dio vive, miei cari fratelli e sorelle. Nella mia mente non v’è dubbio a questo riguardo. Vi attesto che questa è la Sua opera. So che la più dolce esperienza in questa vita è di sentire i Suoi suggerimenti mentre ci dirige nel progresso della Sua opera. Ho sentito quei suggerimenti da giovane vescovo, guidato nelle case dove c’erano necessità spirituali, o a volte temporali. Li ho sentiti ancora sul campo di missione, lavorando con i vostri figli e le vostre figlie — i missionari di questa grande Chiesa. […]

Prometto di offrire la vita, tutto quello che potrò avere. Mi sforzerò al massimo delle mie capacità di essere ciò che voi vorrete che io sia. Sono grato per le parole di Gesù Cristo, il nostro Salvatore, quando proferì:

‘Ecco, io sto alla porta e picchio: se uno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui’ (Apocalisse 3:20).

Prego ferventemente […] che la mia vita possa meritare questa promessa del Salvatore”53.

Sei giorni dopo, il 10 ottobre 1963, l’anziano Monson fu ordinato apostolo e messo a parte quale membro del Quorum dei Dodici dal presidente Joseph Fielding Smith, presidente del Quorum.

Thomas S. Monson

Impegnato nel ministero apostolico

Quando l’anziano Monson fu chiamato come apostolo, la crescita globale della Chiesa stava avanzando a un passo mai visto prima. Come le altre Autorità generali, ben presto iniziò a viaggiare per il mondo per guidare questa crescita. A volte partiva per cinque settimane alla volta, insegnando ai membri e ai missionari, organizzando nuove unità della Chiesa, dedicando case di riunione e attuando i programmi della Chiesa.

L’anziano Monson prese a cuore le parole di un membro dei Dodici che diceva che il servizio di un apostolo richiedeva “una dedizione totale all’opera del Maestro per sostenere e incoraggiare, insegnare e addestrare, guidare e dirigere i santi di Dio. Voleva dire accettare i fardelli e rafforzare le speranze della Chiesa e del suo popolo”54.

Gli aspetti amministrativi erano subordinati alla ricerca di modi per benedire le persone. Uno tra le centinaia di esempi fu il suo servizio a Paul C. Child, che era stato il presidente di palo dell’anziano Monson quando era giovane. Alla fine degli anni ’70, il presidente Child e sua moglie, Diana, erano ammalati e vivevano in una casa di cura. L’anziano Monson faceva loro visita in modo regolare e una volta, durante una riunione domenicale nella casa di cura, rese onore a questo caro dirigente. Tornato a casa, disse a Frances: “Penso di aver compiuto maggior bene in questa visita particolare che in molte conferenze”55.

Nei suoi incarichi alla sede della Chiesa, l’anziano Monson influenzò quasi tutti gli aspetti della struttura e dei programmi della Chiesa. Dal 1965 al 1971 servì come direttore del Comitato per la correlazione per gli adulti, aiutando a unificare i manuali e le organizzazioni della Chiesa. Era anche consulente delle organizzazioni dei Giovani Uomini e delle Giovani Donne. Servì nel Comitato esecutivo missionario dal 1965 al 1982 e lo presiedette per i sette anni finali (dal 1975 al 1982). Durante quel periodo partecipò all’assegnazione di decine di migliaia di missionari, alla selezione dei presidenti di missione, alla creazione di nuove missioni, allo sviluppo dei programmi di addestramento per i missionari e alla supervisione dei centri visitatori. Egli scrisse: “Sono molte le esperienze che rafforzano la fede quando si assegnano i missionari”56.

Nel 1965, il presidente McKay incaricò l’anziano Monson di supervisionare l’opera della Chiesa nel Pacifico meridionale. Questo incarico richiedeva di viaggiare dalle isole del Pacifico fino all’Australia continentale. L’anziano Monson sviluppò un profondo amore per i santi di questi luoghi e fu ispirato dalla loro devozione al Vangelo e dalla loro fede.

Quando visitarono per la prima volta le Samoa nel 1965, l’anziano e la sorella Monson andarono in un villaggio dove incontrarono circa duecento bambini nella scuola della Chiesa. Verso la fine della riunione, l’anziano Monson si sentì spinto a salutare ogni bambino personalmente, ma controllando l’orologio vide che non ci sarebbe stato abbastanza tempo prima della partenza del suo volo. Nonostante tutto, sentito quell’impulso per la seconda volta, disse all’insegnante che desiderava stringere la mano di ciascun bambino. L’insegnante era felice perché i bambini avevano pregato per avere quest’esperienza. “Non potevamo trattenere le lacrime”, disse l’anziano Monson, “mentre quei preziosi bimbi avanzavano timidamente e ci bisbigliavano teneramente il dolce saluto samoano ‘talofa lava’”.57

Quando l’anziano Monson andò in visita a Sydney, in Australia, nel 1967, un uomo gli disse che la testimonianza che aveva dato durante una sua visita precedente lo aveva spinto a prendere la decisione di essere battezzato. “Commenti di questo tipo mi fanno sentire profondamente umile”, scrisse l’anziano Monson nel suo diario, “e mi fanno rendere conto della responsabilità che ho”.58

Per tutto il suo ministero apostolico, la preoccupazione principale del presidente Monson era il singolo individuo. Guidato dallo Spirito e dalla sua osservazione personale, aiutava coloro che erano in difficoltà o abbattuti. Presenziare alle conferenze di palo e di area, partecipare alle dedicazioni dei templi e servire nei comitati offrivano l’occasione non solo di officiare e di istruire, ma anche di mostrare quanto si curasse delle persone.

Ministero e miracoli nella Repubblica Democratica Tedesca

Nel giugno del 1968, dopo aver supervisionato l’opera nel Pacifico Meridionale per tre anni, la Prima Presidenza incaricò l’anziano Monson di supervisionare le missioni della Chiesa in Germania, Italia, Austria e Svizzera. In Germania, circa 5.000 membri della Chiesa vivevano al di là della Cortina di ferro, nella Repubblica Democratica Tedesca. A quel tempo, quella parte della Germania era sotto il governo comunista, che limitava seriamente le libertà e reprimeva le attività religiose. Principalmente a causa delle restrizioni del governo, nessuna Autorità generale vi si era recata dalla costruzione del muro di Berlino nel 1961. Una delle priorità dell’anziano Monson nel suo nuovo incarico era quella di raggiungere i membri della Chiesa che vivevano lì.

Viaggiare nella Repubblica Democratica Tedesca era molto rischioso. L’anziano Monson contattò un rappresentante del governo degli Stati Uniti, che lo scoraggiò dall’andarci e lo avvertì: “Se succedesse qualcosa, non potremmo tirarla fuori”. Egli decise di andare comunque. In seguito spiegò: “Bisogna pensare che l’obiettivo era superiore a qualsiasi autorità terrena e con fede nel Signore bisognava andare”.59

Vi si recò per la prima volta il 31 luglio 1968. Lui e Stan Rees, presidente della Missione della Germania Nord, attraversarono il posto di frontiera del muro di Berlino, pesantemente controllato, e passarono parte della giornata a Berlino Est. Benché la visita fosse breve, diede inizio allo straordinario ministero dell’anziano Monson nella Repubblica Democratica Tedesca — un ministero che sarebbe continuato per oltre due decadi e che sarebbe diventato una parte determinante del suo servizio di apostolo.

L’anziano Monson vi tornò nel novembre del 1968. Nonostante le forti tensioni, lui, il presidente Rees e la sorella Helen Rees si inoltrarono nel paese fino a Görlitz, dove andarono in un vecchio magazzino bombardato durante la Seconda guerra mondiale. Vi andarono senza essere stati annunciati e vi trovarono oltre duecento membri della Chiesa che si erano riuniti al secondo piano. In quella riunione, l’anziano Monson ebbe una delle esperienze più ispirate della sua vita.

Gli oratori portarono dei messaggi che dimostravano una profonda comprensione del Vangelo e il canto, uno dei più ferventi che l’anziano Monson avesse mai sentito, riempì la stanza di fede e devozione. Malgrado le difficoltà, la povertà e le privazioni che questi santi affrontavano, egli vide resilienza, speranza e fede. In seguito egli disse: “Ho trovato poche congregazioni che dimostravano un maggior amore per il Vangelo”60.

Sebbene l’anziano Monson provasse gioia per la fede di questi santi, provava anche dolore perché non avevano patriarchi, rioni o pali, e non avevano la possibilità di ricevere le benedizioni del tempio. Durante la riunione, andò al pulpito con le lacrime agli occhi e promise: “Se rimarrete fedeli ai comandamenti di Dio, riceverete tutte le benedizioni di cui godono tutti i fedeli di tutti gli altri paesi”61.

Negli anni successivi, l’anziano Monson, i dirigenti e i membri della Chiesa nella Repubblica Democratica Tedesca lavorarono infaticabilmente per fare la loro parte per portare a compimento questa promessa. L’anziano Monson tornava spesso per rafforzare i santi e dare benedizioni e incoraggiamento. Era assistito da Henry Burkhardt, che presiedette la Missione di Dresda per dieci anni, e da molti altri dirigenti locali della Chiesa. I membri digiunavano e pregavano, e diedero ascolto al consiglio dell’anziano Monson di obbedire al dodicesimo articolo di fede: osservare le leggi del paese.

Poco a poco, la promessa iniziò a realizzarsi. Nel 1969 la Prima Presidenza approvò l’ordinazione di un patriarca a Salt Lake City e lo autorizzò a viaggiare nella Repubblica Democratica Tedesca per impartire delle benedizioni patriarcali. Agli inizi degli anni ’70, il governo iniziò a permettere ad alcuni dirigenti della Chiesa di allontanarsi brevemente dal paese per partecipare alla Conferenza generale.

L’anziano Monson e un gruppo di santi della Germania dell’Est

I dirigenti si riuniscono con l’anziano Monson (prima fila, estrema destra) dopo una riunione del sacerdozio nella nuova Missione di Dresda, nella Repubblica Democratica Tedesca.

Nell’aprile del 1975, l’anziano Monson si sentì spinto a dedicare la Repubblica Democratica Tedesca in modo che l’opera potesse accelerare. Riunì alcuni dirigenti in una radura che si affacciava sul fiume Elba e offrì una preghiera di dedicazione nella quale supplicò che venisse aperta una via affinché i membri potessero ricevere le ordinanze del tempio. Pregò che le persone accettassero il Vangelo e che i rappresentanti del governo permettessero all’opera di progredire. Pregò anche che ai missionari fosse di nuovo permesso di insegnare il Vangelo in quel territorio.62

“La benedizione che i membri desideravano più di ogni altra erano le investiture e i suggellamenti del tempio”, disse in seguito l’anziano Monson. “Esaminammo ogni possibilità. Un viaggio fatto una sola volta nella vita al Tempio svizzero? Fuori questione perché non autorizzato dal governo. Forse i genitori potevano andare in Svizzera, lasciando i figli a casa […]? Non era giusto. Come si possono suggellare i figli ai genitori, se non sono tutti riuniti davanti all’altare? Era una situazione tragica”.63

L’anziano Monson parlò di questa situazione e delle possibili soluzioni con la Prima Presidenza e gli altri dirigenti a Salt Lake City. Nella primavera del 1978, il presidente Spencer W. Kimball gli disse che il Signore non avrebbe negato le benedizioni del tempio a questi membri, poi sorrise e aggiunse: “Trovi lei la soluzione”64.

Subito dopo, si presentò un’apertura. Mentre Henry Burkhardt continuava a chiedere ai rappresentanti del governo di permettere alle famiglie di andare al tempio in Svizzera, essi chiesero: “Perché non costruite un tempio proprio qui?”.65 Henry rimase sorpreso che il governo, che aveva controllato attentamente le attività religiose per anni, permettesse alla Chiesa di costruire un tempio aperto soltanto ai membri in possesso di una raccomandazione.

La Chiesa accettò l’offerta e, gradualmente, il Signore aprì la via per costruire un tempio nella Repubblica Democratica Tedesca. La Chiesa ricevette un terreno a Freiberg e l’anziano Monson presiedette alla cerimonia di avvio dei lavori il 23 aprile 1983. “Questo è il miracolo dei miracoli!”, esultò. “Provai gioia nel cuore e nell’anima”.66 Poco più di due anni dopo, il 29 e 30 giugno 1985, il presidente Gordon B. Hinckley dedicò il Tempio di Freiberg e chiese all’anziano Monson di essere il primo oratore. Esprimendo i suoi sentimenti riguardo a questo evento storico, l’anziano Monson scrisse sul suo diario:

“Oggi è stato uno dei giorni più importanti della mia vita. […] È stato difficile per me controllare le emozioni mentre parlavo, perché si ammassavano nella mia mente gli esempi di fede dei fedeli santi di questa parte del mondo. Le persone chiederanno spesso: ‘Com’è possibile che la Chiesa abbia ottenuto il permesso di costruire un tempio al di là della Cortina di Ferro?’. Penso semplicemente che la fede e la devozione dei nostri Santi degli Ultimi Giorni in questa zona abbia fatto scendere l’aiuto di Dio Onnipotente e abbia procurato loro le benedizioni eterne che così tanto meritavano”67.

un gruppo di fronte al Tempio di Frieberg, in Germania

Il presidente e la sorella Monson alla dedicazione del Tempio di Frieberg, in Germania, nel giugno del 1985. Da sinistra a destra: Emil Fetzer, Elisa Wirthlin, anziano Joseph B. Wirthlin, Mary Hales, anziano Robert D. Hales e i Monson.

Quella sera, l’anziano Monson meditò sul suo ministero nella Repubblica Democratica Tedesca, dalla sua prima visita diciassette anni prima, alla sua preghiera dedicatoria dieci anni prima e culminato con la dedicazione del tempio. Benché fosse stato la figura principale di “uno dei capitoli più memorabili e pieni di fede della storia della Chiesa”, egli scrisse che “tutto l’onore e la gloria appartengono al nostro Padre Celeste, poiché è solo grazie al Suo intervento divino che questi eventi sono occorsi”.68

Nel 1982 fu organizzato il primo palo nella Repubblica Democratica Tedesca a Freiberg. Due anni dopo, l’anziano Monson e l’anziano Robert D. Hales crearono il secondo palo, a Lipsia. Con quest’ultimo, tutti i membri della Chiesa del paese facevano parte di un palo di Sion.

Ancora una benedizione doveva essere realizzata: permettere ai missionari di altre nazioni di insegnare il Vangelo nella Repubblica Democratica Tedesca, e per i missionari di quella nazione di servire all’estero. Nel 1988, il presidente Monson chiese il permesso direttamente a Erich Honecker, il capo di stato.

Quando arrivarono il presidente Monson e il suo gruppo, il signor Honecker disse: “Noi sappiamo che la vostra Chiesa crede nel principio del lavoro; lo avete dimostrato. Sappiamo che credete nella famiglia; lo avete dimostrato. Sappiamo che siete buoni cittadini del paese che chiamate patria, qualunque essa sia; lo abbiamo notato. La parola è ora a voi. Fate conoscere i vostri desideri”69.

Tra le altre cose, il presidente Monson espresse gratitudine per il permesso di costruire il Tempio di Freiberg. Disse poi che circa 90.000 persone avevano partecipato all’apertura al pubblico del tempio e decine di migliaia di altre persone si erano recate all’apertura al pubblico delle nuove cappelle di Lipsia, Dresda e Zwickau. “Vogliono conoscere quello in cui crediamo”, aggiunse. “Vorremmo dire loro che noi crediamo di dover obbedire e sostenere le leggi del Paese. Vorremmo spiegare il nostro desiderio di conseguire delle unità familiari forti. Questi sono soltanto due dei principi in cui crediamo”.

Il presidente Monson spiegò il bisogno di missionari, poi continuò: “I giovani uomini e le giovani donne che vorremmo venissero nel vostro paese come missionari amerebbero la vostra nazione e il vostro popolo. Soprattutto, lascerebbero un’influenza nobilitante sul vostro popolo”.

L’ultima richiesta del presidente Monson era che “i giovani uomini e le giovani donne della vostra nazione che sono membri della nostra Chiesa possano servire come missionari in molte nazioni, come l’America, il Canada e molte altre”. Egli promise che quando questi missionari sarebbero tornati a casa, sarebbero stati “meglio preparati ad assumere posizioni di responsabilità nel vostro paese”.

Quando il presidente Monson terminò di parlare, il signor Honecker parlò per circa trenta minuti. Il presidente Russell M. Nelson, che era presente alla riunione, ha detto: “Tutti attendevano la risposta […] col fiato sospeso” per sapere come il presidente Honecker avrebbe reagito alla richiesta.70 Alla fine disse: “Vi conosciamo; ci fidiamo di voi; l’esperienza ci consente di farlo. La sua richiesta di avere dei missionari è approvata”. Il presidente Monson disse che quando intese quelle parole il suo spirito “si librò fuori dalla stanza”71.

Nel marzo del 1989, i missionari a tempo pieno non provenienti dalla Repubblica Democratica Tedesca iniziarono a servire nel paese per la prima volta dopo cinquant’anni. Nel maggio 1989, i primi dieci missionari di quella nazione entrarono nel Centro di addestramento per i missionari di Provo, nello Utah. Il governo non aveva posto alcuna restrizione su dove avrebbero potuto servire72.

Le promesse che l’anziano Monson aveva fatto in un vecchio magazzino nel 1968 — e le benedizioni per cui aveva pregato quando dedicò la Repubblica Democratica Tedesca nel 1975 — erano state mantenute grazie a molti miracoli nel giro di vent’anni. Riguardo a quelle benedizioni, anni dopo egli scrisse nel suo diario: “Ho imparato per esperienza personale che i limiti dell’uomo non sono altro che delle occasioni per Dio. Sono un testimone vivente di come la mano del Signore si sia resa manifesta nel vegliare sui membri della Chiesa in quelle che una volta erano nazioni governate da comunisti”73.

Nuove edizione delle Scritture

Da giovane, durante una riunione sacramentale, Tom Monson ascoltò un membro della presidenza del suo palo insegnare dalla sezione 76 di Dottrina e Alleanze in un modo che fece nascere in lui il desiderio di studiare le Scritture. Anche i suoi dirigenti del Sacerdozio di Aaronne, che egli descrisse come “uomini saggi e pazienti, che insegnavano usando come libri di testo le Sacre Scritture”, fecero crescere in lui l’amore per le Scritture.74 Una delle sue insegnanti della Scuola Domenicale, Lucy Gertsch, “portava in classe ospiti d’onore come Mosè, Giosuè, Pietro, Toma, Paolo e, naturalmente, Cristo. Sebbene non li vedessimo, imparammo ad amarli, a onorarli, a emularli”75.

Il suo amore per le Scritture si rafforzò durante il suo servizio come vescovo e nel corso della sua carriera nell’editoria. Ritenendo che una migliore conoscenza delle Scritture gli sarebbe stata utile come vescovo, le lesse tutte entro la fine del primo anno della sua chiamata. Al Deseret News Press, “il lavoro più grande era quello di effettuare gli ordini per la stampa del Libro di Mormon”76. Queste esperienze con le Scritture lo stavano aiutando a prepararsi per un incarico particolare una volta membro del Quorum dei Dodici.

Nel 1972, il presidente Harold B. Lee nominò l’anziano Monson presidente del comitato per gli ausili per lo studio della Bibbia, al quale veniva richiesto di trovare dei modi per migliorare lo studio delle Scritture tra i membri della Chiesa. Questo comitato, più tardi, divenne il comitato per la pubblicazione delle Scritture, con il compito di preparare nuove edizioni delle Scritture che avrebbero agevolato uno studio più efficace. La creazione di queste nuove edizioni richiedeva un lungo e intenso impegno da parte dei membri del comitato e di oltre cento studiosi, specialisti informatici e altri esperti che lavoravano sotto la loro direzione.

Il lavoro più grosso fu quello di creare le note a pie’ di pagina con i riferimenti incrociati fra tutte le quattro opere canoniche: la Bibbia, il Libro di Mormon, Dottrina e Alleanze e Perla di Gran Prezzo. Per l’edizione della Chiesa della Bibbia di re Giacomo, un altro lavoro enorme fu quello di creare la Topical Guide [guida per argomenti], che includeva oltre 2.800 argomenti evangelici con riferimenti scritturali tratti dalle quattro opere canoniche. Inoltre, la nuova edizione includeva il Bible Dictionary e alcuni estratti della Traduzione di Joseph Smith della Bibbia. Furono scritte le nuove intestazioni dei capitoli, che sottolineavano il contenuto dottrinale, e furono aggiunte ventiquattro pagine di cartine.

Quando questa edizione della Bibbia venne pubblicata nel 1979, l’anziano Monson scrisse che era “forse il progresso più significativo nello studio ecclesiastico nell’ultimo secolo”. Aggiunse che “il rivoluzionario sistema di note a pie’ di pagina tra le altre opere canoniche”, come pure la Topical Guide, la rendono “una Bibbia di riferimento senza eguali”.77

Due anni dopo furono pubblicate le nuove edizioni del Libro di Mormon, di Dottrina e Alleanze e di Perla di Gran Prezzo. Queste edizioni contenevano nuove note a pie’ di pagina, introduzioni, intestazioni ai capitoli, introduzioni alle sezioni e indici dei versetti, insieme a un indice migliorato che integrava i riferimenti tratti da tutti e tre i libri di Scritture. A Dottrina e Alleanze furono aggiunte due nuove sezioni (137 e 138), e la Dichiarazione Ufficiale 2.

Il presidente Monson con le Scritture

Il presidente Monson ebbe un ruolo fondamentale nella pubblicazione delle nuove edizioni delle Scritture che agevolavano uno studio più efficace.

Lungo tutto il processo di preparazione di queste nuove edizioni delle Scritture, l’anziano Monson poté sentire la mano di Dio che lo guidava. Al momento giusto si trovarono le persone che avevano le competenze necessarie, come pure le nuove tecnologie informatiche. “Il Signore aprì molte porte nei vari momenti di bisogno, man mano che il lavoro progrediva”, egli disse, “e avvennero dei miracoli per permettere che avanzasse”.78

L’anziano Monson diresse il comitato per la pubblicazione delle Scritture per dieci anni e ritenne che questo fosse uno dei suoi incarichi più importanti come apostolo.79 Infine, egli si augurò che i membri della Chiesa avrebbero usato queste nuove edizioni delle Scritture e i sussidi migliorati per impegnarsi in uno studio delle Scritture più approfondito che avrebbe rafforzato la loro testimonianza.

Dopo la pubblicazione in inglese delle nuove edizioni, la traduzione nelle altre lingue divenne una priorità. Prima della fine del servizio del presidente Monson come presidente della Chiesa, il Libro di Mormon era stato tradotto in 91 lingue, e una selezione di estratti del libro in altre 21 lingue. Inoltre, nel 2009 fu pubblicata un’edizione in spagnolo della Bibbia della Chiesa, basata sulla traduzione Reina-Valera.

Consigliere di tre Prime Presidenze

Il 10 novembre 1985, una domenica mattina, Thomas S. Monson fece visita a un centro per anziani, come faceva spesso, per partecipare alle riunioni della Chiesa e per portare conforto ai residenti. Quel pomeriggio, partecipò alla riunione con gli altri apostoli nel Tempio di Salt Lake per riorganizzare la Prima Presidenza a seguito del decesso del presidente Spencer W. Kimball. Alla riunione, Ezra Taft Benson fu ordinato e venne messo a parte come presidente della Chiesa. Egli chiamò Gordon B. Hinckley come suo primo consigliere e Thomas S. Monson come suo secondo consigliere. A 58 anni, il presidente Monson era il più giovane membro della Prima Presidenza degli ultimi ottant’anni.

La Prima Presidenza del 1988

Il presidente Monson servì come consigliere della Prima Presidenza dal 1985 al 2008. In questa fotografia è con Ezra Taft Benson (presidente della Chiesa, al centro) e Gordon B. Hinckley (primo consigliere, a sinistra) nel 1988.

Una delle molte nuove opportunità del presidente Monson era quella di presiedere alle dedicazioni dei templi. Circa due mesi dopo la sua chiamata nella Prima Presidenza, egli dedicò il Tempio di Buenos Aires, in Argentina. Nel suo diario scrisse che “i cuori furono commossi ed era difficile trattenere le lacrime mentre i membri della Chiesa riconoscevano che, infine, le benedizioni eterne offerte dal tempio erano alla loro portata”80.

Nel giugno del 1986, il presidente Monson aiutò a creare il Palo di Kitchener, nell’Ontario, in Canada: il milleseicentesimo palo della Chiesa. Pensò al suo servizio come presidente di missione in quella zona ventisei anni prima, quando a Toronto fu creato il trecentesimo palo della Chiesa. L’anno dopo ritornò in Canada orientale per dirigere la cerimonia di avvio dei lavori per il Tempio di Toronto, nell’Ontario; e nell’agosto del 1990 vi ritornò per quello che lui definì l’“evento culminante”: la dedicazione del tempio.81

In quanto consigliere della Prima Presidenza, il presidente Monson estendeva anche le chiamate ai presidenti di missione e alle loro mogli. Dedicava molto tempo a conoscere ogni coppia, a dare consigli e a esprimere il suo affetto. Quando chiamò Neil L. Andersen, di trentasette anni, a essere presidente di missione, gli disse: “Tu sei giovane. Non lasciare mai che la tua età sia una scusa. Joseph Smith era giovane; il Salvatore era giovane”. Ascoltando queste parole, l’anziano Andersen pensò: “E Thomas Monson era giovane”82.

Il presidente Ezra Taft Benson morì il 30 maggio 1994, dopo aver servito per circa nove anni come presidente della Chiesa. Quando la Prima Presidenza fu riorganizzata il 5 giugno, il suo successore, Howard W. Hunter, chiamò Gordon B. Hinckley e Thomas S. Monson a continuare a servire come consiglieri. Il presidente Hunter fece tutto il possibile per incontrare e rafforzare i santi, ma la sua salute era fragile e servì come presidente solo per nove mesi prima di spegnersi il 3 marzo 1995.

Il 12 marzo, gli apostoli si riunirono di nuovo per riorganizzare la Prima Presidenza. Gordon B. Hinckley fu ordinato e messo a parte come presidente della Chiesa, e chiamò Thomas S. Monson e James E. Faust come suoi consiglieri. Il presidente Monson servì in quella posizione per tutto il ministero del presidente Hinckley, per un totale di ventidue anni come consigliere della Prima Presidenza.

Il presidente Hinckley viaggiò per oltre 1.500.000 chilometri recandosi in oltre sessanta paesi, diventando il presidente che ha viaggiato più di tutti nella storia della Chiesa. Il presidente Monson scrisse: “[Egli] sta […] incontrando i nostri membri che raramente, se non mai, hanno visto il presidente vivente della Chiesa”83. Durante questi viaggi, il presidente Monson e il presidente Faust gestivano gran parte del lavoro della Prima Presidenza nella sede centrale della Chiesa.

Il presidente Monson continuava a viaggiare per recarsi alle conferenze regionali, alle dedicazioni dei templi e ad altri eventi. Nel 1995 andò a Görlitz, in Germania, per dedicare una casa di riunione, ventisette anni dopo essersi riunito per la prima volta con una congregazione di Santi degli Ultimi Giorni in quella città (vedere le pagine 23–24). Nel suo diario riportò: “La gratitudine riempì il mio cuore e la mia anima per il privilegio di vedere la mano del Signore nella benedizione ricevuta da questo popolo scelto”84. Nel 2000 presiedette alla dedicazione di sei templi, uno dei quali si trovava a Tampico, in Messico; una città in cui aveva organizzato il primo palo 28 anni prima.

Riguardo al servizio del presidente Monson come consigliere di tre presidenti della Chiesa, l’anziano Quentin L. Cook fece notare che “era palese che avesse delle opinioni su vari argomenti; era palese che avesse una grande esperienza. […] Grazie alla forza della sua personalità, non ci sono dubbi che avrebbe dato il suo miglior consiglio. Egli considera importanti l’unità e la lealtà, fa sentire la sua voce quando è opportuno. […] Ma quando viene presa una decisione, la sostiene completamente e con tutto il cuore. L’unità della Prima Presidenza nelle decisioni importanti è un grande esempio per la Chiesa intera”85.

Presidente della Chiesa

Il 27 gennaio 2008, il presidente Monson si recò al capezzale del suo caro amico e dirigente, Gordon B. Hinckley, per impartirgli una benedizioni del sacerdozio. I due uomini avevano servito insieme per oltre 44 anni, sin dal 1963, nel Quorum dei Dodici e nella Prima Presidenza. Avevano sviluppato un profondo affetto e rispetto reciproco.

Il presidente Hinckley aveva guidato la Chiesa con visione, vigore e ispirazione per circa tredici anni. Nel gennaio 2008, a 97 anni, continuava a svolgere la maggior parte delle sue occupazioni, ma la sua forza stava cedendo. Dopo aver lasciato il capezzale del presidente Hinckley quel 27 gennaio, il presidente Monson scrisse: “Mentre lo tenevo per il polso provai la netta sensazione che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto il mio caro presidente e amico in questa vita”86. Il presidente Hinckley morì quella sera stessa.

“Non posso esprimere in modo adeguato quanto mi manchi”, disse il presidente Monson al funerale tenuto qualche giorno dopo. “Era il nostro profeta, veggente e rivelatore […]. Era un’isola di calma in un mare in tempesta. Era un faro per i marinai smarriti. Era amico vostro e amico mio. Ci confortava e ci calmava quando le condizioni del mondo erano spaventose. Ci guidava senza deviazioni dal sentiero che ci ricondurrà al nostro Padre Celeste”.87

In quanto apostolo più anziano, il presidente Monson sentiva il peso di quello che il decesso del presidente Hinckley significava per lui personalmente. A questo proposito disse: “Ho scoperto che la cosa che mi aiutava di più era inginocchiarmi e ringraziare il mio Padre Celeste per la vita, le esperienze, la mia famiglia; e poi chiederGli direttamente di andare davanti al mio volto, di essere alla mia destra e alla mia sinistra, e di avere il Suo Spirito nel mio cuore e i Suoi angeli tutt’attorno a me per sostenermi”88 (vedere Dottrina e Alleanze 84:88).

Il 3 febbraio 2008, gli apostoli si riunirono nel tempio di Salt Lake per riorganizzare la Prima Presidenza. In questa riunione, Thomas S. Monson fu ordinato e messo a parte come presidente della Chiesa, il 16° uomo a servire in quella chiamata. Aveva meditato riguardo ai suoi consiglieri e aveva ricevuto la conferma dal Signore di chiamare Henry B. Eyring, che aveva servito come secondo consigliere del presidente Hinckley dopo la morte del presidente Faust, e Dieter F. Uchtdorf, un membro del Quorum dei Dodici.

La Prima Presidenza alla conferenza del 2013

Il presidente Thomas S. Monson (al centro) con i suoi consiglieri, il presidente Henry B. Eyring (a sinistra) e il presidente Dieter F. Uchtdorf (a destra), alla Conferenza generale

Il giorno dopo, il presidente Monson e i suoi consiglieri parlarono con i giornalisti nell’Edificio degli uffici della Chiesa. In parte egli disse:

“Mi sento umile nel trovarmi dinanzi a voi oggi. Attesto che quest’opera in cui siamo impegnati è l’opera del Signore, e io ho sentito la Sua influenza sostenitrice. So che Egli dirigerà i nostri sforzi mentre Lo serviamo con fede e diligenza.

Come Chiesa non ci rivolgiamo solo al nostro popolo, ma a tutte le persone di buona volontà del mondo, con lo spirito di fratellanza che proviene dal Signore Gesù Cristo. Ho avuto l’opportunità di collaborare a stretto contatto con i dirigenti di altre fedi nel risolvere alcuni dei problemi che la nostra comunità, e il mondo intero, stavano affrontando. Noi continueremo a portare avanti questo impegno congiunto”.

Facendo riferimento all’unità sviluppatasi tra lui e il presidente Hinckley dopo decadi di servizio insieme, aggiunse: “Non ci saranno cambiamenti sostanziali dal corso che abbiamo seguito. […] Continueremo con lo stesso impegno di coloro che ci hanno preceduto nell’insegnare il Vangelo, nel promuovere la cooperazione con le persone in tutto il mondo e nel rendere testimonianza della vita e della missione del nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo”89.

I membri della Chiesa hanno sostenuto il presidente Monson come profeta, veggente e rivelatore in un’assemblea solenne durante la Conferenza generale di aprile 2008. Nel suo primo discorso rivolto ai membri della Chiesa in generale, i suoi messaggi furono quelli che erano stati — e sarebbero continuati a essere — il fulcro del suo ministero. Egli invitò i membri della Chiesa che non stavano frequentando a tornare e godere dei frutti dell’amicizia. Parlando del fatto che il Salvatore aveva dato l’esempio facendo del bene, disse: “Possiamo noi seguire quel perfetto esempio”. Incoraggiò i membri della Chiesa a “mostrare gentilezza e rispetto per tutti i popoli”. Inoltre li incoraggiò a rendere le loro case dei santuari “dove lo Spirito di Dio possa dimorare, […] dove regni l’amore”.

Riguardo al “dolore del cuore spezzato, alla delusione dei sogni infranti, alla disperazione delle speranze svanite” implorò i membri a rivolgersi al Padre Celeste con fede. Il presidente Monson promise: “Egli vi solleverà e vi guiderà”. Continuò dicendo che non sempre “toglierà le afflizioni, ma vi conforterà e guiderà con amore durante la tempesta che affrontate”.90

I templi: fari per il mondo

Il presidente Monson ha spesso ripetuto che “nessuna struttura della Chiesa è più importante di un tempio”91. Poiché molte benedizione per i vivi e per i morti sono disponibili solo nei templi, egli voleva rendere questi sacri edifici il più accessibili possibile ai membri della Chiesa. Egli insegnò che solo nei templi i membri possono ricevere le supreme benedizioni che la Chiesa ha da offrire.92

Il presidente Monson voleva soprattutto che i membri ricevessero le ordinanze del tempio che permettono ai “rapporti familiari [di essere] suggellati in modo da durare attraverso le eternità”93. Mise anche in risalto l’opera in favore dei defunti che viene svolta nei templi. Dicendo che Dio stava affrettando la Sua opera nel mondo degli spiriti, chiese ai membri di partecipare dedicandosi alla storia familiare e celebrando le ordinanze per procura nel tempio per i parenti morti.94 Il presidente Monson insegnò anche che i templi sono santuari in cui i membri possono avere guida celeste, rifugio dalle tempeste della vita e forza per sopportare le prove e resistere alle tentazioni.

Quando il presidente Monson fu chiamato come apostolo nel 1963, la Chiesa aveva dodici templi in funzione. Durante il suo servizio come consigliere della Prima Presidenza, ebbe un ruolo nella straordinaria accelerazione della costruzione dei templi. Quando divenne presidente della Chiesa nel 2008, i templi erano 124. Durante il suo ministero come presidente, portò avanti questo ritmo accelerato, annunciando 45 nuovi templi in 21 paesi. Una settimana dopo essere diventato presidente, dedicò il Tempio di Rexburg, nell’Idaho, il primo dei quarantasei templi dedicati o ridedicati durante la sua presidenza. Egli ne dedicò o ridedicò personalmente diciannove, compreso il Tempio di Kiev, in Ucraina; il primo tempio costruito in una delle nazioni dell’ex Unione Sovietica.

Il presidente Monson insegnò che un certo grado di sacrificio è sempre stato associato ai templi, ma promise che i membri della Chiesa sarebbero stati benedetti nel fare tali sacrifici. Disse che per alcuni il sacrificio potrebbe consistere nell’allineare “la vostra vita a ciò che è richiesto per ricevere una raccomandazione”95. Per altri, “il sacrificio che potreste dover compiere può essere […] dedicare un po’ di tempo della vostra vita indaffarata per andare al tempio regolarmente”96. Per incoraggiare una maggiore frequenza al tempio, dove possibile, ha esortato: “Miei cari fratelli e sorelle, facciamo tutti i sacrifici necessari per frequentare il tempio”97.

Opera missionaria

Alla Conferenza generale di ottobre 2012, il presidente Monson fece un annuncio importante: i giovani, uomini e donne, potevano svolgere la missione in più giovane età. I giovani degni e capaci “possono […] essere raccomandati per il servizio missionario a partire dal diciottesimo anno di età, e non più dal diciannovesimo”. “Le giovani capaci e degne, che abbiano il desiderio di servire, possono essere raccomandate per il servizio missionario a partire dal diciannovesimo anno di età, e non più dal ventunesimo”.98

L’anziano Neil L. Andersen del Quorum dei Dodici disse che con questo annuncio “lo Spirito si è riversato in modo evidente”. Alla conferenza generale di aprile 2013, riferì che molti giovani avevano accettato immediatamente questa nuova opportunità:

“Il giovedì dopo la Conferenza generale sono stato incaricato di sottoporre le chiamate dei missionari alla Prima Presidenza. Sono rimasto colpito nel vedere le richieste di ragazzi di diciotto anni e di ragazze di diciannove anni che avevano già cambiato i loro progetti, avevano fatto le visite mediche, erano stati intervistati dal loro vescovo e dal loro presidente di palo e avevano inviato i moduli compilati, il tutto in soli cinque giorni. Altre migliaia di giovani ora si sono uniti a loro”99.

missionari che studiano

L’annuncio del presidente Monson che i giovani e le giovani potevano essere raccomandati per il servizio missionario in più giovane età portò a un aumento del numero dei missionari.

Sei mesi dopo l’annuncio, il presidente Monson disse: “La risposta dei nostri giovani è stata incredibile e stimolante”. Il numero dei missionari era cresciuto da 59.000 a oltre 65.000, e altri 20.000 avevano ricevuto la loro chiamata.100 Il numero dei missionari continuò a crescere fino a raggiungere il picco di 88.000 nel 2014.101 Il numero diminuì quando l’ondata iniziale di missionari ritornò a casa e, alla fine del 2017, nel mondo servivano 68.000 missionari.

Anche il numero dei missionari in servizio presso la Chiesa aumentò durante la presidenza del presidente Monson, da circa 12.000 nel 2008 a oltre 33.000. I missionari in servizio presso la Chiesa aiutavano in tutti i dipartimenti della Chiesa, compresi le attività del programma di benessere, la storia familiare, gli uffici delle missioni, i campeggi ricreativi e molti altri.

Occuparsi dei bisognosi

Occuparsi dei bisognosi è sempre stato un tema importante per la Chiesa di Gesù Cristo. Il profeta Joseph Smith disse: “[Un fedele della Chiesa] sfama gli affamati, riveste gli ignudi, provvede alle esigenze delle vedove, asciuga le lacrime degli orfani, conforta gli afflitti che appartengano a questa chiesa o a qualsiasi altra, o a nessuna, ovunque essi si trovino”102. Il presidente Monson visse, insegnò e guidò secondo queste parole. Egli disse: “Ho sviluppato da molto giovane uno spirito di compassione per i bisognosi, a prescindere dalla loro età o dalla loro situazione”103.

Nel 1936 la Prima Presidenza annunciò un programma di benessere per aiutare a provvedere ai bisognosi. All’epoca, un gran numero di persone era senza lavoro e in povertà a causa della Grande Depressione. Il programma di benessere della Chiesa era “un’applicazione moderna di alcuni principi eterni” come il lavoro, l’autonomia, la saggia gestione delle finanze, la preparazione e il servizio.104 L’applicazione di questi principi soddisfano le necessità immediate e il benessere spirituale e fisico a lungo termine di ognuno, benedicendo coloro che danno e coloro che ricevono.

Mentre serviva come vescovo, dal 1950 al 1955, il presidente Monson vide in prima persona in che modo il programma di benessere della Chiesa aiutava ad alleviare i crampi della fame e la disperazione del bisogno. Questo piano, disse, “è ispirato dal Dio Onnipotente; invero il Signore Gesù Cristo ne è l’Architetto”105. Fu istruito sui principi del benessere da insegnanti che, egli disse, erano stati mandati dal cielo. Una volta, J. Reuben Clark della Prima Presidenza gli lesse la storia della vedova di Nain contenuta nel Nuovo Testamento, poi chiuse le Scritture e disse piangendo: “Tom, sii buono verso le vedove e provvedi ai poveri”106 (vedere Luca 7:11–15). Il presidente Monson prese a cuore quelle parole.

Durante i ventidue anni come membro del Quorum dei Dodici e i ventidue anni come consigliere della Prima Presidenza, egli promosse l’ampliamento della portata del programma di benessere della Chiesa. Inoltre guidò e influenzò il perfezionamento di questo impegno. “La Chiesa ha continuato a ricevere le direttive divine [sulle questioni del benessere] a mano a mano che le circostanze lo hanno richiesto”, disse. “I programmi e le procedure usate per attuare i principi di benessere sono stati modificati, e probabilmente continueranno a cambiare di tanto in tanto per consentirci di affrontare nuove esigenze. Ma i principi fondamentali non cambiano, né mai cambieranno. Essi sono infatti verità rivelate”107.

volontari in Perù

Durante tutto il suo ministero, il presidente Monson promosse l’ampliamento della portata degli sforzi della Chiesa nel prendersi cura dei bisognosi.

Nel 1981, il presidente Spencer W. Kimball aveva annunciato che “la missione della Chiesa è triplice”: proclamare il Vangelo, perfezionare i santi e redimere i morti.108 Il presidente Monson desiderò aggiungere “provvedere ai poveri e ai bisognosi” quale quarto aspetto della missione della Chiesa, e la Prima Presidenza approvò l’aggiunta nel 2008, rendendola ufficiale nella pubblicazione del nuovo Manuale della Chiesa nel 2010.109 Invece che riferirsi a questi quattro aspetti principali come “missione” della Chiesa, il nuovo manuale li indica come “responsabilità stabilite divinamente”110.

Questa enfasi ebbe risultati radicali. I membri della Chiesa risposero con generosità alla chiamata di assistere ai bisogni umanitari su larga scala, permettendo alla Chiesa di più che raddoppiare gli aiuti umanitari durante il servizio del presidente Monson. Questi aiuti comprendevano: portare l’acqua potabile a milioni di persone, fornire centinaia di migliaia di sedie a rotelle e fornire cure oculistiche per prevenire e curare la cecità. Includevano anche fornire cibo e vestiti, cure alle madri e ai neonati, formazione e forniture sanitarie, forniture per l’istruzione e campagne di vaccinazione.111

“Sono profondamente grato che come Chiesa continuiamo a offrire assistenza umanitaria a chi ne ha bisogno”, disse il presidente Monson. “Abbiamo fatto molto a questo riguardo e abbiamo benedetto la vita di migliaia e migliaia di figli del nostro Padre che non sono della nostra fede e anche di coloro che lo sono. Vogliamo continuare ad aiutare là dove c’è bisogno”.112

Alcuni dei più importanti interventi della Chiesa per far fronte a emergenze dovute a disastri naturali sono stati messi in atto durante la guida del presidente Monson. Egli disse ai membri della Chiesa: “Le vostre donazioni ai fondi della Chiesa ci permettono di rispondere quasi immediatamente quando avvengono disastri in qualunque parte del mondo. Noi siamo quasi sempre tra i primi sul luogo per fornire tutta l’assistenza che possiamo offrire”113.

Come esempio portò la reazione della Chiesa dopo il terremoto che sconvolse Haiti nel 2010, uccidendo e ferendo centinaia di migliaia di persone: “Un’ora dopo la scossa di terremoto […], la Chiesa si era messa in moto, inviando immediatamente forniture di soccorso. Abbiamo fornito acqua, cibo, forniture mediche, kit per l’igiene e altri articoli. Abbiamo inviato gruppi di medici e infermieri per fornire le tanto necessarie cure mediche”114.

Insieme agli aiuti umanitari e per le emergenze fornite dalla Chiesa come organizzazione, il presidente Monson era grato alle migliaia di membri che si erano offerti volontari — con le loro risorse, tempo e conoscenze — per aiutare chi era nel bisogno. Nel discorso di apertura della conferenza generale di aprile 2011, fece un breve rapporto sulle tonnellate di forniture inviate dalla Chiesa dopo il terremoto e lo tsunami che devastarono il Giappone. La maggior parte del suo rapporto, però, parlava del servizio offerto dai singoli individui:

“I nostri giovani adulti hanno dedicato il loro tempo alla ricerca di membri dati per dispersi, utilizzando Internet, i social network e i moderni mezzi di comunicazione. I fedeli distribuiscono gli aiuti, tramite gli scooter messi a disposizione dalla Chiesa, nelle zone in cui è difficile arrivare con le auto. Nei diversi pali di Tokyo, Nagoya e Osaka vengono organizzati dei progetti di servizio per preparare dei kit per l’igiene e la pulizia. Fino ad ora sono state donate oltre 40.000 ore di servizio da oltre 4.000 volontari”115.

Durante la presidenza di Thomas S. Monson, i membri della Chiesa hanno donato una media di oltre 7 milioni di ore all’anno per servire nei centri dei servizi di benessere. Ogni anno una media di circa diecimila volontari ha fornito numerosi tipi di servizi in tutto il mondo. La Chiesa è anche intervenuta per far fronte a centinaia di calamità — terremoti e tornado, uragani e tsunami, incendi e alluvioni, carestie e crisi di profughi — in 89 paesi ogni anno.116

L’autosufficienza è un altro principio di benessere enfatizzato dal presidente Monson al fine di aiutare i bisognosi. Egli insegnò che “l’autosufficienza […] abbraccia tutte le altre attività di benessere. Essa è un elemento fondamentale del nostro benessere spirituale oltre che fisico”117. Nel 2012 la Prima Presidenza autorizzò un’iniziativa volta a promuovere l’autosufficienza nei paesi fuori dal Nord America, per aiutare i singoli e le famiglie a migliorare la loro istruzione, ottenere un impiego migliore, avviare o far crescere un’attività e gestire meglio le finanze. Nel giro di quattro anni, più di 500.000 membri della Chiesa in oltre cento nazioni parteciparono a questa iniziativa.118 Dato il suo successo, nel 2015 la Prima Presidenza rese l’iniziativa per l’autosufficienza disponibile anche nel Nord America.

Frances, una compagna devota

Durante la Conferenza generale in cui fu sostenuto come presidente della Chiesa, Thomas S. Monson disse: “Ringrazio il mio Padre Celeste per la mia dolce compagna, Frances […]. Non avrei potuto chiedere una compagna più leale, amorevole e comprensiva”119.

Il presidente e la sorella Monson

Il presidente Thomas S. Monson e la sorella Frances Monson, 2009

Le pesanti responsabilità del presidente Monson nella Chiesa iniziarono meno di due anni dopo il matrimonio con Frances, quando fu chiamato vescovo. Queste responsabilità si intensificarono nel corso della sua vita e richiesero molto anche alla sorella Monson. Lei diede con gioia il suo sostegno. “Non è mai stato un sacrificio vedere mio marito svolgere il lavoro del Signore”, affermò. “È stata per me una benedizione come lo è stata per i nostri figli”.120

Riconoscendo questa fedeltà, il presidente Monson disse: “Da lei ho avuto soltanto sostegno e incoraggiamento”121. I suoi viaggi per svolgere gli incarichi della Chiesa a volte gli richiedevano di restare lontano da casa per lunghi periodi, lasciando Frances da sola a prendersi cura dei bambini. “Sin da quando fui chiamato vescovo all’età di ventidue anni, raramente abbiamo avuto il lusso di sederci insieme durante una riunione di Chiesa”122, disse il presidente Monson. Egli fece anche notare che “in ogni chiamata ho sempre scoperto in lei nuove abilità e talenti”123.

Ann, la figlia dei Monson, raccontò come la madre dirigeva la famiglia mentre suo padre era lontano da casa per il servizio nella Chiesa:

“Molte volte papà era in visita alle missioni della Chiesa nel mondo […]. La mamma ci faceva capire che egli stava facendo il suo dovere e che noi saremmo stati preservati e protetti durante la sua assenza. Ella ci comunicava questo messaggio non soltanto con le parole, ma anche con il suo tranquillo modo di accertarsi che tutto quello che si doveva fare fosse sempre fatto. […] Quando rifletto sulle molte benedizioni che ho ricevuto come figlia di un apostolo del Signore, quella che considero più grande è il dono e la benedizione della donna che egli ha sposato, mia madre”124.

Negli ultimi anni di vita, la sorella Monson ebbe gravi problemi di salute e il presidente Monson fece del suo meglio per prendersi cura di lei fino al giorno del suo decesso, il 17 maggio 2013, all’età di 85 anni. Alla Conferenza generale seguente, egli parlò teneramente della sua morte e poi espresse la sua testimonianza della vita eterna:

“Era l’amore della mia vita, la mia confidente leale e la mia amica più intima. Dire che mi manca non è sufficiente per trasmettere la profondità dei miei sentimenti. […]

Di estremo conforto per me in questo tenero periodo di distacco sono state la mia testimonianza del vangelo di Gesù Cristo e la conoscenza che la mia cara Frances vive ancora. So che la nostra separazione è temporanea. Siamo stati suggellati nella casa di Dio da una persona che aveva autorità per legare in terra e in cielo. So che un giorno ci riuniremo per non separarci mai più. Questa è la conoscenza che mi sostiene”125.

L’espansione della Chiesa

Nel suo discorso d’apertura alla conferenza generale di ottobre 2013, il presidente Monson disse: “La Chiesa continua costantemente a crescere e a cambiare la vita di sempre più persone ogni anno”126. Quando divenne presidente, la Chiesa contava 13,2 milioni di membri. Durante la sua presidenza, la Chiesa è cresciuta in maniera costante, raggiungendo i 16 milioni di membri; i pali passarono da 2.791 a 3.322 e i templi da 124 a 159. In quegli anni, ventun nazioni hanno visto la nascita del loro primo palo, mostrando un’altra dimensione della crescita della Chiesa.

Il presidente Monson ribadì che la crescita della Chiesa richiede il servizio, il sacrificio e il buon esempio dei suoi fedeli. “Siamo stati mandati sulla terra in questo momento perché potessimo contribuire ad affrettare questa grande opera”, disse.127 Inoltre, sottolineò l’importanza della crescita e del progresso personale di ciascun membro.

La testimonianza di Gesù Cristo

“Guarda la bontà in quegli occhi. Guarda il calore che l’espressione emana. Quando affronto situazioni difficili, spesso lo guardo e mi chiedo: ‘Che cosa farebbe Lui?’. Cerco poi di agire di conseguenza”.128 Il presidente Monson stava parlando con l’anziano Jeffrey R. Holland del suo dipinto preferito del Salvatore, opera di Heinrich Hofmann, che si trovava proprio di fronte alla sua scrivania. “L’averlo vicino mi dà forza”.

dipinto di Gesù Cristo

Il presidente Monson traeva forza e ispirazione da questo dipinto di Gesù Cristo, di Heinrich Hofmann.

All’inizio, il presidente Monson aveva una riproduzione di questo quadro nel suo ufficio di vescovo nell’edificio del Sesto-settimo rione. Poi lo portò con sé in Canada, quando servì come presidente di missione. Aveva lo stesso quadro nel suo ufficio quando fu chiamato apostolo, e lo spostò di volta in volta fino a quando, alla fine, lo appese nel suo ufficio di presidente della Chiesa. “Ho sempre cercato di modellare la mia vita su quella del Maestro”, disse il presidente Monson all’anziano Holland. “Ogni volta che […] devo decidere se il lavoro d’ufficio mi consente il tempo di andare a impartire una benedizione, ho sempre guardato questo ritratto e mi sono chiesto: ‘Cosa farebbe Lui?’”. Poi, con un sorriso, aggiunse: “Posso assicurarti che la mia decisione non è mai stata quella di rimanere in ufficio a occuparmi delle mie scartoffie!”.129

Inoltre, quando doveva dare un giudizio difficile, il presidente Monson traeva una diversa prospettiva nell’osservare il dipinto. Iniziava a pensare: “Da questo lato c’è la misericordia, da quest’altro c’è la giustizia. Quale pesa di più?”. Guardando il quadro e riflettendo su ciò che avrebbe fatto il Salvatore, generalmente sceglieva la misericordia.130

“Il quadro […] è più che un memento di chi è la ‘pietra angolare’ (Efesini 2:20) del La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”, ha detto l’anziano Holland. “È più che una dichiarazione che l’uomo chiamato a essere il presidente della Chiesa deve essere il capo tra i testimoni viventi del Salvatore. Il dipinto rappresenta un ideale: il Maestro dietro al quale Thomas Monson ha modellato la propria vita. ‘Amo questo dipinto’, ha commentato il presidente Monson guardandolo ancora una volta”.131

Il presidente Monson ha reso testimonianza della divina missione del Salvatore in tutto il mondo per oltre cinque decadi. La sua stessa vita era un’espressione della sua testimonianza. Vivendo secondo il versetto che citava spesso quando incoraggiava a essere dei discepoli più fedeli, egli, come il Salvatore “è andato attorno facendo del bene” (Atti 10:38). Il suo obiettivo era sempre quello di aiutare le persone a sviluppare la fede in Gesù Cristo, in modo da poter godere delle benedizioni di quella fede: conforto, pace, forza, speranza, gioia e l’Esaltazione.

Alcuni mesi prima di diventare presidente della Chiesa, il presidente Monson rese questa testimonianza:

“Con tutto il cuore e il fervore della mia anima, elevo la mia voce come testimone speciale e attesto che Dio vive davvero. Gesù è Suo Figlio, l’Unigenito Figliuolo del Padre nella carne. Egli è il nostro Redentore, il nostro Mediatore con il Padre. Fu Lui che morì sulla croce per espiare i nostri peccati. Egli divenne la primizia della risurrezione. Poiché Egli morì, tutti vivremo di nuovo. ‘Io so che vive il Redentor; qual gioia è ciò per il mio cuor!’ [“Io so che vive il Redentor”, Inni, 82]”132.

Portare a termine l’incarico del Signore

Thomas S. Monson ha servito come presidente della Chiesa per circa dieci anni, fino alla sua morte avvenuta il 2 gennaio 2018, a novant’anni. Ha servito nel Quorum dei Dodici Apostoli, come consigliere della Prima Presidenza e come presidente per un totale di cinquantaquattro anni. Solo quattro uomini hanno servito in queste chiamate per un periodo più lungo. “Ha influenzato la vita di milioni di persone in tutto il mondo e ne ha plasmato il destino”, ha detto il presidente Russell M. Nelson al suo funerale.133

Mentre durante la sua presidenza la Chiesa cresceva da 2,1 milioni di membri di quando fu ordinato apostolo a 16 milioni di membri, Thomas S. Monson continuò il ministero che portava avanti da tutta la vita ai singoli individui. Egli incoraggiò gli altri a fare altrettanto. Il presidente Nelson ha citato alcune delle sue espressioni più frequenti a questo riguardo:

“Mandate un biglietto all’amico che avete trascurato”.

“Abbracciate vostro figlio”.

“Dite più spesso ‘ti voglio bene’”.

“Esprimete sempre la vostra gratitudine”.

“Non lasciate mai che un problema da risolvere diventi più importante di una persona da amare”.

Il presidente Nelson ha continuato dicendo: “Il presidente Monson […] ha esemplificato l’abnegazione. Era la personificazione di quello che disse il Signore: ‘Il maggiore fra voi sia vostro servitore’ [Matteo 23:11]. Ha dedicato il suo tempo a visitare, benedire e amare gli altri. Perfino negli anni del declino fisico, ha continuato a ministrare, facendo frequenti visite agli ospedali e agli ospizi”.134

Cercare di essere al servizio del Signore era un modo di vivere che Thomas S. Monson apprese e mise in pratica da bambino, da vescovo, da presidente di missione e da apostolo e profeta. Egli diceva: “Volevo che il Signore sapesse […] che se aveva bisogno che venisse fatto qualcosa, poteva contare su Tom Monson”135. “Vorrei poter essere dove c’è bisogno e sofferenza, per poter dare una mano”.136

Il presidente Monson saluta durante la Conferenza generale

Il presidente Monson saluta la congregazione mentre lascia una sessione della conferenza generale di aprile 2008. A questa conferenza fu sostenuto presidente della Chiesa.

Che stesse benedicendo un ammalato, salvando un giovane, occupandosi di una vedova, confortando chi era in lutto o promuovendo un servizio umanitario della Chiesa, Thomas S. Monson era guidato dall’esempio del Salvatore e dai Suoi molti appelli al discepolato. “Si sviluppa una consapevolezza del fatto che il Padre Celeste sa chi siamo”, osservò, “e ci dice: ‘Ecco, vai a fare questo per me’. Lo ringrazio sempre”.137 Ascoltando questi suggerimenti, il presidente Monson costruì ponti che arrivarono ai cuori delle persone e portò fede, speranza e carità in tutto il mondo. Il Signore ha preparato colui che ha chiamato.

Note

  1. Diario di Thomas S. Monson, 27 aprile 1972.

  2. Diario di Thomas S. Monson, 25 luglio 1982.

  3. Nel video Al servizio del Signore, ChurchofJesusChrist.org/study/video/feature-films/2009-09-01-on-the-lords-errand-the-life-of-thomas-s-monson; citato da William R. Walker in, “Seguiamo il profeta”, Liahona, aprile 2014, 24.

  4. Thomas S. Monson, “La vostra strada di Gerico”, La Stella, settembre 1989, 5–6.

  5. Jeffrey R. Holland, “Presidente Thomas S. Monson: Sulle orme del Maestro”, (supplemento alla Liahona, giugno 2008).

  6. Gerry Avant, “On Lord’s Errand Since His Boyhood”, Church News, 9 febbraio 2008, 4; vedere anche “Elder Monson: Caring”, Church News, 23 giugno 1985, 4.

  7. Thomas S. Monson, “Un atteggiamento di gratitudine”, La Stella, maggio 2000, 4.

  8. Thomas S. Monson, “Le caratteristiche di una casa felice”, Liahona, ottobre 2001, 7.

  9. In Al servizio del Signore (video).

  10. Jeffrey R. Holland, “Presidente Thomas S. Monson: sulle orme del Maestro”.

  11. Christmas Is Love” (Riunione di Natale della Prima Presidenza, 2 dicembre 2012), ChurchofJesusChrist.org/broadcasts/article/christmas-devotional/2012/12/christmas-is-love; vedere anche “La porta dell’amore”, La Stella, ottobre 1996, 7.

  12. Vedere il diario di Thomas S. Monson, 8 dicembre 1984.

  13. Vedere Thomas S. Monson, “Ansiosamente impegnati”, Liahona, novembre 2004, 57.

  14. Thomas S. Monson, “Abbondantemente benedetti”, Liahona, maggio 2008, 111. Elias Monson, prozio del presidente Monson, svolse una missione in Svezia dal 1906 al 1908.

  15. Heidi S. Swinton, To the Rescue: The Biography of Thomas S. Monson (2010), 92. Utilizzato per gentile concessione della Deseret Book Company.

  16. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 131.

  17. Thomas S. Monson, Conference Report, ottobre 1963, 14.

  18. Thomas S. Monson, “Il vescovo: il ruolo principale nei servizi di benessere”, La Stella, aprile 1981, 186.

  19. Thomas S. Monson, “Canarini gialli con le ali macchiate di grigio”, La Stella, novembre 1973, 479.

  20. Thomas S. Monson, “Il vescovo: il ruolo principale nei servizi di benessere”, 189–190.

  21. Thomas S. Monson, “Resta saldo nell’ufficio al quale ti ho nominato”, Liahona, maggio 2003, 57.

  22. Vedere Heidi S. Swinton, To the Rescue, 136.

  23. Vedere Thomas S. Monson, “Barbabietole da zucchero e il valore di un’anima”, Liahona, luglio 2009, 4–5.

  24. Lettera di Richard Casto, in Heidi S. Swinton, To the Rescue, 158–159; vedere anche Al servizio del Signore (video).

  25. Diario di Thomas S. Monson, 7 luglio 2009.

  26. Thomas S. Monson, “Un piano previdente – una promessa preziosa”, La Stella, luglio 1986, 64.

  27. Thomas S. Monson, On the Lord’s Errand: Memoirs of Thomas S. Monson (autopubblicazione, 1985), 137.

  28. Thomas S. Monson, “Un piano previdente – una promessa preziosa”, 65. Queste parole, in tedesco, vogliono dire “Fratello mio”. Vedere anche, Al servizio del Signore (video).

  29. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 150.

  30. Vedere Heidi S. Swinton, To the Rescue, 243.

  31. Thomas S. Monson, discorso tenuto in occasione della dedicazione della Biblioteca di storia della Chiesa, 20 giugno 2009, 3, Biblioteca di storia della Chiesa, Salt Lake City.

  32. Jeffrey R. Holland, “Il presidente Thomas S. Monson – Sempre ‘al servizio del Signore’”, La Stella, ottobre 1986, 20.

  33. Jeffrey R. Holland, “Il presidente Thomas S. Monson”, La Stella, ottobre 1986, 20; vedere anche Al servizio del Signore (video).

  34. Jeffrey R. Holland, “Il presidente Thomas S. Monson”, La Stella, ottobre 1986, 20.

  35. Jeffrey R. Holland, “Presidente Thomas S. Monson: sulle orme del Maestro”.

  36. Jeffrey R. Holland, “Presidente Thomas S. Monson: sulle orme del Maestro”.

  37. Jeffrey R. Holland, “Il presidente Thomas S. Monson”, La Stella, ottobre 1986, 20–21.

  38. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 112.

  39. On the Lord’s Errand: Memoirs of Thomas S. Monson, 177.

  40. Vedere Heidi S. Swinton, To the Rescue, 173. Thomas S. Monson, tratto da un discorso tenuto alla dedicazione della Biblioteca Harold B. Lee, 15 novembre 2000, 3.

  41. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 184.

  42. Jeffrey R. Holland, “Il presidente Thomas S. Monson”, La Stella, ottobre 1986, 18.

  43. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 196.

  44. Vedere Heidi S. Swinton, To the Rescue, 186–187; Thomas S. Monson, Faith Rewarded: A Personal Account of Prophetic Promises to the East German Saints (1996), 27–28. Utilizzato per gentile concessione della Deseret Book Company.

  45. Vedere On the Lord’s Errand: Memoirs of Thomas S. Monson, 240.

  46. Vedere On the Lord’s Errand: Memoirs of Thomas S. Monson, 241.

  47. On the Lord’s Errand: Memoirs of Thomas S. Monson, 207; vedere anche Al servizio del Signore (video).

  48. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 176.

  49. On the Lord’s Errand: Memoirs of Thomas S. Monson, 245–246; vedere anche Al servizio del Signore (video).

  50. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 216.

  51. Gerry Avant, “From Tomboy to Apostle’s Ideal Wife”, Church News, 26 aprile 1975, 13.

  52. Dottrina e Alleanze 107:23.

  53. Thomas S. Monson, Conference Report, ottobre 1963, 14; vedere anche gli spezzoni tratti dal suo discorso nel video Al servizio del Signore.

  54. Thomas S. Monson, “Mark E. Peterson: A Giant among Men”, Ensign, marzo 1984, 11.

  55. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 239.

  56. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 411.

  57. Thomas S. Monson, “Il faro del Signore: Un messaggio ai giovani della Chiesa”, Liahona, maggio 2001, 7; vedere anche Heidi S. Swinton, To the Rescue, 265.

  58. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 274.

  59. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 279.

  60. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 291.

  61. Thomas S. Monson, “La pazienza, virtù celeste”, Liahona, settembre 2002, 7.

  62. Vedere Thomas S. Monson, Faith Rewarded, 35–38.

  63. Thomas S. Monson, “Rendiamo grazie all’Eterno”, La Stella, luglio 1989, 48.

  64. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 309.

  65. Vedere Thomas S. Monson, “Rendiamo grazie all’Eterno”, 48.

  66. Thomas S. Monson, Faith Rewarded, 88, 91.

  67. Thomas S. Monson, Faith Rewarded, 104–105.

  68. Thomas S. Monson, Faith Rewarded, 106.

  69. Thomas S. Monson, “Rendiamo grazie all’Eterno”, 49.

  70. Vedere Russell M. Nelson, “Siamo migliori grazie a lui”, In Memoria: Presidente Thomas S. Monson, 1927–2018 (in Biblioteca evangelica, Riviste, febbraio 2018).

  71. Thomas S. Monson, “Rendiamo grazie all’Eterno”, 49.

  72. Vedere Heidi S. Swinton, To the Rescue, 334–335.

  73. Thomas S. Monson, Faith Rewarded, 165.

  74. Thomas S. Monson, “Dio onora chi Lo onora, La Stella, gennaio 1996, 54.

  75. Thomas S. Monson, “Esempi di insegnanti grandiosi”, Liahona, giugno 2007, 76.

  76. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 120.

  77. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 389.

  78. Thomas S. Monson, “Come, Learn of Me”, Ensign, dicembre 1985, 48.

  79. Vedere Heidi S. Swinton, To the Rescue, 385.

  80. Diario di Thomas S. Monson, 18 gennaio 1986.

  81. Toronto Temple Dedicated”, Ensign, novembre 1990, 104–105; vedere anche Thomas S. Monson, “Giorni indimenticabili”, La Stella, gennaio 1991, 63–65.

  82. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 433.

  83. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 471.

  84. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 488–489.

  85. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 467, 470.

  86. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 493.

  87. Julie Dockstader Heaps, “He Was a ‘Giant’ of Faith, Love, and Vision”, Church News, 9 febbraio 2008, 10.

  88. 16th President Fields Questions from Media”, Church News, 9 febbraio 2008, 15.

  89. The Lord’s Work Will Continue Forward”, Church News, 9 febbraio 2008, 3.

  90. Thomas S. Monson, “Guardare indietro e procedere in avanti”, Liahona, maggio 2008, 90.

  91. Thomas S. Monson, “Ci rincontriamo”, Liahona, novembre 2011, 4.

  92. Vedere Thomas S. Monson, “Il sacro tempio: un faro per il mondo”, Liahona, maggio 2011, 93.

  93. Thomas S. Monson, “Ci rincontriamo”, 4.

  94. Thomas S. Monson, “Affrettare l’opera”, Liahona, giugno 2014, 4.

  95. Thomas S. Monson, “Il sacro tempio: un faro per il mondo”, 93.

  96. Thomas S. Monson, “Il sacro tempio: un faro per il mondo”, 92.

  97. Thomas S. Monson, “Il sacro tempio: un faro per il mondo”, 94.

  98. Thomas S. Monson, “Benvenuti alla conferenza”, Liahona, novembre 2012, 5.

  99. Neil L. Andersen, “È un miracolo”, Liahona, maggio 2013, 78.

  100. Presidente Thomas S. Monson, “Benvenuti alla conferenza”, Liahona, maggio 2013, 5.

  101. Vedere presidente Thomas S. Monson, “Benvenuti alla conferenza”, Liahona, novembre 2014, 5.

  102. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith (2007), 437.

  103. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 132.

  104. Thomas S. Monson, “Principi fondamentali del benessere personale e familiare”, La Stella, febbraio 1987, 2.

  105. Thomas S. Monson, “La maniera del Signore”, La Stella, aprile 1978, 10.

  106. Thomas S. Monson, “Il vescovo: il ruolo principale nei servizi di benessere”, 187.

  107. Thomas S. Monson, “Principi fondamentali del benessere personale e familiare”, 2–3.

  108. Spencer W. Kimball, “Un rapporto sul mio ministero”, La Stella, ottobre 1981, 6.

  109. Verbale, riunione della Prima Presidenza, 29 agosto 2008.

  110. Manuale 2 – L’amministrazione della Chiesa (2010), 2.2.

  111. Vedere Welfare Fact Sheets, 2008–2016; le schede per il 2012–2016 sono disponibili su ChurchofJesusChrist.org/topics/welfare/the-church-welfare-plan.

  112. Thomas S. Monson, “Fino al giorno in cui ci rivedrem”, Liahona, maggio 2009, 114.

  113. Thomas S. Monson, “Fino al giorno in cui ci rivedrem”, Liahona, novembre 2008, 107.

  114. Gerry Avant, “Church Welfare Program”, Church News, 16 aprile 2011, 4.

  115. Thomas S. Monson, “È di nuovo tempo di Conferenza”, Liahona, maggio 2011, 6.

  116. Vedere Welfare Fact Sheets, 2008–2016.

  117. Thomas S. Monson, “Principi fondamentali del benessere personale e familiare”, 3.

  118. Vedere “Essere autosufficienti e indipendenti”, Liahona, ottobre 2017, 33.

  119. Thomas S. Monson, “Guardare indietro e procedere in avanti”, 89.

  120. Jeffrey R. Holland, “Il presidente Thomas S. Monson”, La Stella, ottobre 1986, 18.

  121. Jeffrey R. Holland, “Il presidente Thomas S. Monson: Finiamo la corsa, serbiamo la fede”, La Stella, ottobre 1994, 22.

  122. Thomas S. Monson, “Guardare indietro e procedere in avanti”, 89.

  123. Dorothy O. Rea, “Frances Johnson Monson”, Church News, 30 maggio 1964, 6.

  124. Jeffrey R. Holland, “Il presidente Thomas S. Monson: Finiamo la corsa, serbiamo la fede”, 22, 23.

  125. Thomas S. Monson, “‘Io non ti lascerò e non ti abbandonerò’”, Liahona, novembre 2013, 85.

  126. Thomas S. Monson, “Benvenuti alla conferenza”, Liahona, novembre 2013, 4.

  127. Thomas S. Monson, “Affrettare l’opera”, 4.

  128. Jeffrey R. Holland, “Presidente Thomas S. Monson: Sulle orme del Maestro”.

  129. Jeffrey R. Holland, “Il presidente Thomas S. Monson: Finiamo la corsa, serbiamo la fede”, 17.

  130. Heidi S. Swinton, To the Rescue, 525.

  131. Jeffrey R. Holland, “Presidente Thomas S. Monson: Sulle orme del Maestro”.

  132. Thomas S. Monson, “Io so che vive il Redentor!”, Liahona, maggio 2007, 25.

  133. Russell M. Nelson, “Siamo migliori grazie a lui”.

  134. Russell M. Nelson, “Siamo migliori grazie a lui”.

  135. Citato da Sheri Dew, in Tad Walch, “Tears, Pain, Joyful Memories as Mormon Leaders Remember President Monson”, Deseret News, 3 gennaio 2018, deseret.com/2018/1/3/20637926.

  136. Sarah Jane Weaver, “Those with Much Should Reach Out”, Church News, 6 febbraio 2010, 5, thechurchnews.com/archives/2010-02-06/helping-hand-should-reach-out-66954.

  137. Gerry Avant, “Oct. 4 Is President Monson’s 50-Year Anniversary as Apostle”, Church News, 3 ottobre 2013, 4, ChurchofJesusChrist.org/church/news/oct-4-is-president-monsons-50-year-anniversary-as-apostle.