Conosco Colui in cui ho riposto la mia fiducia
Ogni chiamata, ogni servizio nella causa del Signore ci santifica.
Sapendo che forse sarei stato invitato a parlare oggi, mia figlia questa mattina mi ha lasciato un biglietto di incoraggiamento, aggiungendo alla fine le parole: «P.S. Non impappinarti!». Finora mi è andata bene.
Poco tempo dopo la mia ordinazione a diacono, il vescovo Leon Walker mi chiamò nel suo ufficio per affidarmi un incarico. Mi consegnò una bella chiave lucida e il compito di collaborare a chiudere l’edificio per la notte. Mi consideravo uno dei ragazzi più fortunati del mondo per quell’incarico che mi era stato affidato dal mio presidente del sacerdozio. Pensavo che non sarebbe stato un compito difficile. La mia casa si trovava ad appena un minuto di bicicletta dalla cappella. Ma imparai presto quello che immagino tutti i vescovi sappiano, ossia che tutti i membri del rione sembrano avere una chiave della cappella. La sera avevo appena finito di chiudere l’edificio, che qualcuno veniva dopo di me e apriva una porta. Non facevo in tempo ad aprire la porta di un’aula della Primaria, che qualche anima diligente dietro di me la chiudeva di nuovo. Non riuscivo a svolgere il mio incarico in modo soddisfacente.
Ma cominciai allora a imparare, e ho imparato molto bene da allora, che ogni chiamata, ogni servizio nella causa del Signore ci santifica; sia che lo svolgiamo sotto gli occhi del pubblico o in un angolo nascosto, conosciuto soltanto da Dio, ha poca importanza. Ciò che conta è che svolgiamo il nostro lavoro, poiché svolgendolo teniamo fede alle nostre alleanze con la Divinità, e in quelle alleanze c’è la promessa della salvezza.
Oggi onoro ed esprimo il mio affetto a coloro che mi hanno insegnato le alleanze e in tante maniere mi hanno aiutato: un nobile padre, una madre benedetta, nonni, bisnonni e altri parenti, insegnanti e amici dentro e fuori della Chiesa. I miei figli non possono ancora capire quanto rallegrano la mia vita con la loro lealtà verso il Salvatore e verso il Suo vangelo. Li onoro per questo. Coloro che conoscono la mia Kathy vedono che ho sposato una donna molto superiore a me, conclusione con la quale sono perfettamente d’accordo. Il nostro matrimonio è un rapporto gratificante, ed io non trovo parole per esprimerle il mio amore.
In queste ultime ore ho sofferto molte angosce per il dubbio di non essere all’altezza di servire Colui che dette tutto Se stesso nella posizione alla quale sono stato chiamato. Per questo devo impegnarmi in questo lavoro, cercare di servire il Suo gregge e perdermi in questo servizio, onde poter godere della Sua grazia. E a questo mi impegno senza riserve.
Proclamo la realtà e la grandezza del nostro Dio, della Sua bontà e della Sua grazia, della Sua giustizia e misericordia, della verità del Suo vangelo, del potere del Suo sacerdozio e dell’autenticità della chiamata dei Suoi veggenti degli ultimi giorni. All’inizio di questo ministero sono consapevole che qualsiasi cosa io possa fare, sarà in virtù del potere, della grazia e del dono di Dio. Per usare le parole di Isaia, io non sono la scure che si gloria contro colui che la maneggia (vedi Isaia 10:15). Come Nefi, «io so in chi ho riposto la mia fiducia» (2 Nefi 4:19).
Sono particolarmente lieto, e ciò è di grande importanza per me, perché in qualsiasi momento e in qualsiasi circostanza posso rivolgermi mediante la preghiera al trono della grazia, sicuro che il mio Padre celeste udrà la mia petizione; che il mio Avvocato presso di Lui, Che non commise peccato, Che versò il Suo sangue, perorerà la mia causa. Confido pienamente in questo mezzo per accedere a Dio, mezzo che Egli ha dato a tutti i Suoi figli; poiché Egli invero non ha riguardo alla qualità delle persone, e colui che chiede riceverà. Di questo io rendo testimonianza nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9