Nati di nuovo
La rinascita spirituale ha origine dalla fede in Gesù Cristo per la cui grazia siamo cambiati.
Quindici anni fa, salii per la prima volta al pulpito del Tabernacolo come Settanta appena sostenuto. Avevo quarant’otto anni; e tanti capelli scuri. Pensavo di aver capito cosa volesse dire sentirsi inadeguato. Alla fine del mio discorso di cinque minuti, la mia camicia era completamente bagnata. All’epoca sembrava qualcosa di terribile. Oggi, guardando indietro, al confronto sembra un’esperienza piacevole.
Quando il presidente Dieter F. Uchtdorf e l’anziano David A. Bednar furono sostenuti quali membri del Quorum dei Dodici Apostoli, durante la sessione ricevetti una testimonianza dell’origine divina della loro chiamata. In quel momento compresi anche la sacralità della chiamata e del servizio di un apostolo del Signore Gesù Cristo. Non ho parole per esprimere quella comprensione perché fu comunicata da Spirito a spirito, senza parole. Pensarci adesso mi rende umile come mai prima, e io prego il mio Padre celeste di sostenermi come ha sempre fatto, affinché possa misurarmi con qualcosa che va al di là delle mie innate capacità e possa concentrarmi sul mio prossimo, perdendomi nel vostro servizio. Ho fiducia in Lui e so che la Sua grazia è sufficiente: quindi senza riserve mi impegno a dare tutto ciò che ho e che sono a Dio e al Suo diletto Figlio. Mi impegno anche a dare me stesso, la mia lealtà, il mio servizio e il mio amore alla Prima Presidenza e ai miei fratelli dei Dodici.
La mia benedizione patriarcale, ricevuta a tredici anni da un nonno affettuoso, comprende questa dichiarazione: «[Il tuo Padre celeste] ti ha mandato in questa ultima e gloriosa dispensazione perché tu potessi nascere sotto la nuova ed eterna alleanza da buoni e giusti genitori». Con profondo apprezzamento riconosco che questa è stata la grande benedizione fondamentale della mia vita. Rendo onore ai miei genitori e, con amore, riconosco il mio debito nei loro confronti e verso i loro genitori e le generazioni precedenti. Non molto tempo dopo la mia chiamata nei Settanta, ho avuto la possibilità di trovarmi presso la tomba di un mio antenato, morto anni prima che io nascessi. Nel contemplare i sacrifici compiuti da lui e la sua famiglia per accettare il vangelo restaurato di Gesù Cristo, un senso di gratitudine inondò il mio cuore, insieme al desiderio di impegnarmi a onorare il suo sacrificio e quello di coloro che vennero dopo di lui, vivendo una vita fedele a Dio e alle alleanze del Vangelo.
Nel riconoscere le mie benedizioni, includo i miei cari fratelli e le loro mogli, che sono presenti qui oggi. Io e mia moglie abbiamo quattro figli e una figlia, ognuno sposato a un magnifico coniuge o, nel caso del più figlio più giovane, che si sposerà presto a una ragazza fantastica. Amiamo loro e i nostri nipoti e apprezziamo le benedizioni che portano nella nostra vita con la loro lealtà al Salvatore e al Suo vangelo. Soprattutto c’è mia moglie Kathy, la creatrice della casa, la luce della mia vita, una compagna ferma e saggia, con intuizioni spirituali, buon umore, buona volontà e carità. La amo più di quanto possa esprimere e spero di dimostrarlo più convincentemente nei giorni e anni a venire.
Da giovane, ho avuto la benedizione di svolgere una missione a tempo pieno in Argentina sotto due presidenti di missione eccezionali, Ronald V. Stone e Richard G. Scott, con le rispettive mogli, Patricia e Jeanene. Ringrazio Dio per l’influenza che hanno avuto su di me. Dopo la mia laurea in giurisprudenza, io e Kathy con i nostri figli abbiamo abitato negli stati del Maryland, Tennessee, Virginia, North Carolina e, ora, dello Utah. Siamo stati in Messico per tre preziosi anni. In tutti questi luoghi, siamo stati benedetti con cari amici, dentro e fuori della Chiesa, noi e i nostri figli, che ci hanno voluto bene e ci hanno insegnato, e che continuano a farlo. Colgo quest’occasione per ringraziare tutti loro pubblicamente.
Il mio affetto per i miei fratelli dei Settanta e del Vescovato Presiedente non ha limiti. Sono felice che la continuazione del mio servizio mi terrà vicino a loro e che ci saranno spesso occasioni di lavorare insieme. Le rivelazioni dei nostri giorni che hanno permesso di costituire i Settanta nella Chiesa costituiscono uno dei più profondi, e forse il più sottostimato, miracoli nella storia dell’opera degli ultimi giorni. I Settanta sono la chiave del successo dell’opera ora e nel futuro, e mi sento onorato oltre misura che il mio nome sia stato incluso tra i loro. Dio vi benedica, miei cari fratelli.
Voglio rendere la mia testimonianza di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, e del potere del Suo infinito sacrificio espiatorio. Nel farlo, vi racconto un’esperienza avuta negli anni trascorsi nel Tennessee. Una sera ricevetti una telefonata da un signore che non conoscevo. Si presentò come ministro di un’altra fede da poco andato in pensione e chiese di incontrarmi privatamente la domenica seguente. Quando ci incontrammo, il mio ospite dichiarò francamente che era mosso dalla preoccupazione per il bene della mia anima. Tirò fuori dalla sua cartella un elenco piuttosto lungo di citazioni scritturali tratte dal Nuovo Testamento e disse che voleva analizzarle con me per vedere se poteva aiutarmi ad essere salvato. Rimasi un po’ sorpreso dalla sua franchezza, ma capii che era sincero e rimasi commosso dal suo genuino interesse nei miei confronti.
Parlammo più di un’ora ed egli fu aperto a sentire le mie spiegazioni riguardo alla mia fede, come pure a leggere con me alcuni insegnamenti del Libro di Mormon che non conosceva. Scoprimmo che avevamo tante credenze in comune e alcune diversità. Sentimmo un legame di amicizia e pregammo insieme prima che se ne andasse. Ricordo bene la nostra discussione sull’essere nati di nuovo. La mia testimonianza su Gesù Cristo si basa sulla rinascita spirituale tramite Lui.
Fu Gesù a dichiarare che per entrare nel regno di Dio bisogna essere nati di nuovo, nati d’acqua e di Spirito (vedere Giovanni 3:3–5). Il suo insegnamento sul battesimo fisico e spirituale ci aiuta a comprendere che sono necessari sia le nostre azioni che l’intervento del potere divino perché avvenga questa rinascita: per cambiare dall’uomo naturale al santo (vedere Mosia 3:19). Paolo descrisse tale rinascita con questa semplice espressione: «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura» (2 Corinzi 5:17).
Prendiamo in considerazioni due esempi del Libro di Mormon. Circa un secolo prima della nascita di Cristo, re Beniamino insegnò al suo popolo l’avvento e l’espiazione di Cristo. Lo Spirito del Signore operò un potente cambiamento nel cuore del popolo, «cosicché non [aveva] più alcuna disposizione a fare il male, ma a fare continuamente il bene» (Mosia 5:2). Per via della loro fede in Cristo, essi dissero: «Siamo disposti ad entrare in alleanza con il nostro Dio di fare la sua volontà e di essere obbedienti ai suoi comandamenti… per tutto il resto dei nostri giorni» (Mosia 5:5; corsivo dell’autore). Il re rispose: «A motivo dell’alleanza che avete fatto, sarete chiamati figlioli di Cristo, suoi figli e sue figlie; poiché ecco, in questo giorno egli vi ha spiritualmente generati, poiché dite che il vostro cuore è cambiato, tramite la fede nel suo nome» (Mosia 5:7; vedere anche DeA 76:24).
Anche il caso di Alma è istruttivo. Mentre lui e i suoi compagni cercavano di distruggere la chiesa di Cristo, furono rimproverati da un angelo. Per Alma seguirono tre giorni e tre notti che lui stesso descrisse così: «Ero angosciato da un tormento eterno… Sì, ricordavo tutti i miei peccati e tutte le mie iniquità, per le quali ero tormentato dalle pene dell’inferno» (Alma 36:12–13). Infine, dopo essersi pentito «quasi fino alla morte» (Mosia 27:28), giunse nella sua mente il dolce messaggio di Gesù Cristo e della Sua espiazione. Alma supplicò: «O Gesù, tu, Figlio di Dio, abbi misericordia di me che sono nel fiele dell’amarezza e sono circondato dalle catene eterne della morte» (Alma 36:18). Giunse il perdono, ed egli si alzò e confessò pubblicamente:
«Mi sono pentito dei miei peccati, e sono stato redento dal Signore; ecco, sono nato dallo Spirito.
E il Signore mi ha detto: Non ti meravigliare, che tutta l’umanità, sì, uomini e donne, tutte le nazioni, stirpi, lingue e popoli debbano nascere di nuovo; sì, nascere da Dio mutati dal loro stato carnale e decaduto a uno stato di rettitudine, essendo redenti da Dio, divenendo suoi figli e sue figlie;
E così essi diventano delle nuove creature» (Mosia 27:24–26).
Se riflettiamo su questi esempi ed altri passi scritturali, appare chiaro che la rinascita spirituale ha origine dalla fede in Gesù Cristo per la cui grazia siamo cambiati. Più precisamente, è la fede in Cristo come Colui che ha espiato, il Redentore che può purificarci dal peccato e renderci santi (vedere Mosia 4:2–3).
Quando questa vera fede ha radice in una persona, conduce inevitabilmente al pentimento. Amulec insegnò che il sacrificio del Salvatore avrebbe portato «la salvezza a tutti coloro che crederanno nel suo nome; poiché essendo questo l’intento di questo ultimo sacrificio: richiamare le viscere della misericordia, la quale vince la giustizia e procura agli uomini i mezzi perché possano aver fede fino a pentirsi» (Alma 34:15, corsivo dell’autore).
Tuttavia per essere completo il pentimento richiede un’alleanza di obbedienza. Questa è l’alleanza espressa dal popolo di Beniamino «di fare la… volontà [di Dio] e di essere obbedienti ai suoi comandamenti» (Mosia 5:5). Questa è l’alleanza testimoniata dal battesimo nell’acqua (vedere Mosia 18:10), a cui talvolta si fa riferimento nelle Scritture come al «battesimo di pentimento» o «battesimo di ravvedimento», in quanto è l’apice, il coronamento del nostro pentimento (vedere, ad esempio, Atti 19:4; Alma 7:14; 9:27; DeA 107:20).
Allora come promesso il Signore ci battezza «con il fuoco e con lo Spirito Santo» (3 Nefi 9:20). Nefi lo espresse in questo modo: «Poiché ecco, la porta per la quale dovrete entrare è il pentimento e il battesimo mediante l’acqua; e allora viene la remissione dei vostri peccati mediante il fuoco e mediante lo Spirito Santo» (2 Nefi 31:17).1 Quindi, «confidando interamente nei meriti di Colui che è potente nel salvare» (2 Nefi 31:19), noi siamo «vivificat[i] nell’uomo interiore» (Mosè 6:65) e se non ancora pienamente rinati, sicuramente sulla strada della rinascita spirituale.
Ma il Signore ci avverte di prestare ascolto, poiché «c’è la possibilità che l’uomo possa decadere dalla grazia» (DeA 20:32), anche coloro che sono santificati (vedere i versetti 32–34). Nefi consigliò: «Voi dovete spingervi innanzi con costanza in Cristo, avendo un perfetto fulgore di speranza e amore verso Dio e verso tutti gli uomini. Pertanto, se vi spingerete innanzi nutrendovi abbondantemente della parola di Cristo, e persevererete fino alla fine, ecco, così dice il Padre: Avrete la vita eterna» (2 Nefi 31:20).
Potreste chiedervi: «Perché questo potente cambiamento a me non accade più velocemente?» Dovete ricordare che gli straordinari esempi del popolo di re Beniamino, di Alma e di altri che possono essere citati, sono proprio straordinari, non tipici.2 Per molti di noi, i cambiamenti sono graduali e accadono col passare del tempo. Nascere di nuovo, a differenza della nascita fisica, è più un processo che un evento. E iniziare quel processo è lo scopo principale della vita terrena.
Allo stesso tempo, non giustifichiamoci per uno sforzo casuale. Non accontentiamoci di serbare una certa disposizione a fare il male. Prendiamo degnamente il sacramento ogni settimana e continuiamo ad avvicinarci allo Spirito Santo per sradicare le ultime tracce di impurità che sono in noi. Rendo testimonianza che, se continuate lungo il sentiero della rinascita spirituale, la grazia espiatoria di Gesù Cristo porterà via i vostri peccati e le macchie di quei peccati in voi, che le tentazioni perderanno la loro attrazione e che, tramite Cristo, diverrete santi, come Lui e il Padre sono santi.
So che Gesù Cristo è il Figlio risorto e vivente di Dio.
«E noi sappiamo che la giustificazione tramite la grazia del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è giusta e vera;
E sappiamo pure che la santificazione tramite la grazia del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è giusta e vera per tutti coloro che amano e servono Dio con tutta la loro facoltà, mente e forza» (DeA 20:30–31; vedere anche Moroni 10:32–33).
Gioisco che per il rimanente della vita potrò continuamente offrire a tutto il mondo Cristo, la buona novella di Cristo. Rendo testimonianza della realtà e dell’amore di Dio, il nostro Padre celeste, a cui Gesù diede tutta la gloria. Amo e rendo testimonianza del profeta Joseph Smith. Tramite la sua associazione personale con il Signore, la sua traduzione e la pubblicazione del Libro di Mormon, e il suggellamento della sua testimonianza con il suo sangue di martire, Joseph Smith è diventato il principale rivelatore di Gesù Cristo nel Suo vero carattere di Redentore divino. Gesù non ebbe miglior testimone né amico di Joseph Smith. Dichiaro la mia testimonianza della chiamata del presidente Thomas S. Monson come profeta e presidente della Chiesa di Gesù Cristo in questo periodo e giuro a lui e ai suoi consiglieri la mia lealtà in questo sacro ruolo. Prego che le benedizioni del Signore siano con noi tutti. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.