Esempi di rettitudine
È nostro dovere vivere in maniera tale da essere un esempio di rettitudine.
Stasera mi rendo conto che voi, fratelli miei, sia qui nel Centro delle conferenze che in migliaia di altri luoghi, rappresentate il più grande raduno del sacerdozio che si sia mai riunito. Facciamo parte della più grande fratellanza di tutto il mondo. Siamo molto fortunati e benedetti a essere detentori del sacerdozio di Dio.
Siamo stati istruiti e edificati nell’ascoltare messaggi ispirati. Prego che mi sosteniate con la vostra fede e le vostre preghiere mentre vi esprimo quei pensieri e sentimenti che ho avuto in mente mentre preparavo il mio discorso per voi.
Come detentori del sacerdozio, siamo stati posti sulla terra in un periodo agitato. Viviamo in un mondo complesso in cui si possono trovare conflitti ovunque. Le macchinazioni politiche rovinano la stabilità delle nazioni, i tiranni prendono potere, e parti della società sembrano calpestate per sempre, private di opportunità e lasciate con una sensazione di insuccesso.
Noi che siamo stati ordinati al sacerdozio di Dio possiamo fare la differenza. Quando ci qualifichiamo per aiutare il Signore, possiamo formare i ragazzi, trasformare gli uomini, possiamo compiere miracoli al Suo sacro servizio. Le nostre possibilità sono infinite.
È nostro compito dare l’esempio. Siamo rafforzati dal principio che la forza più grande in questo mondo oggi è il potere di Dio che opera tramite l’uomo. Se stiamo svolgendo l’opera del Signore, abbiamo diritto al Suo aiuto. Non dimenticatelo mai. Questo aiuto divino, ovviamente, è condizionato dalla nostra dignità. Ognuno di noi deve chiedersi: le mie mani sono innocenti? Il mio cuore è puro? Sono un degno servitore del Signore?
Siamo circondati da così tante cose destinate a distrarre la nostra attenzione da ciò che è virtuoso e buono e a tentarci con ciò che ci porterebbe ad essere indegni di esercitare il sacerdozio che deteniamo. Non parlo solo ai giovani del Sacerdozio di Aaronne, ma alle persone di tutte le età. Le tentazioni giungono in varie forme nel corso di tutta la nostra vita.
Fratelli, siamo pronti in ogni momento a svolgere i sacri compiti inerenti al sacerdozio che deteniamo? Giovani uomini, voi che siete sacerdoti, siete puri nel corpo e nello spirito quando vi sedete al tavolo del sacramento la domenica per benedire gli emblemi del sacramento? Giovani uomini che siete insegnanti, siete degni di preparare il sacramento? Diaconi, mentre distribuite il sacramento ai membri della Chiesa, lo fate con la consapevolezza di essere spiritualmente qualificati a farlo? Ognuno di voi comprende pienamente l’importanza di tutti i sacri compiti che svolgete?
Miei giovani amici, siate forti. Le filosofie degli uomini ci circondano. Oggi il volto del peccato indossa spesso la maschera della tolleranza. Non siate ingannati; dietro a quella facciata ci sono tristezza, infelicità e dolore. Voi sapete che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, e nessuna maschera, per quanto attraente, può cambiare questo fatto. Il carattere della trasgressione rimane lo stesso. Se i cosiddetti amici vi spingono a fare qualsiasi cosa che sapete essere sbagliata, voi dovete scegliere ciò che è giusto, anche se siete i soli a farlo. Abbiate il coraggio morale di essere una luce che gli altri possano seguire. Non c’è amicizia più preziosa della vostra coscienza pulita, la vostra purezza morale, ed è un sentimento glorioso sapere che potete stare al vostro posto con purezza e sicurezza di poter essere degni di farlo.
Fratelli del Sacerdozio di Melchisedec, vi sforzate diligentemente ogni giorno di vivere come dovreste? Siete gentili e affettuosi verso vostra moglie e i vostri figli? Siete onesti nei vostri rapporti con le persone che vi circondano, in ogni momento e circostanza?
Se qualcuno di voi è inciampato lungo la via, ci sono persone che vi aiuteranno a tornare ad essere puri e degni. Il vostro vescovo o presidente di ramo è ansioso e disposto ad aiutarvi e, con comprensione e compassione, farà tutto quanto è in suo potere per aiutarvi nel processo di pentimento affinché possiate tornare ad essere retti dinanzi al Signore.
Molti di voi ricorderanno il presidente N. Eldon Tanner, che servì come consigliere di quattro presidenti della Chiesa. Egli offrì un esempio costante di rettitudine nella sua carriera nell’industria, durante il servizio prestato per il governo canadese e nella sua vita privata. Ci diede questo consiglio ispirato:
«Nulla vi porterà gioia e successo più grandi nella vita dell’osservanza degli insegnamenti del Vangelo. Siate di esempio, siate un’influenza per il bene…
Ognuno di noi è stato preordinato a un determinato compito come Suo servo cui Egli ha ritenuto opportuno conferire il sacerdozio ed il potere di agire in Suo nome. Ricordate sempre che gli uomini si rivolgono a voi per avere una guida e che voi state influenzando la vita dei vostri simili per il bene o per il male. La vostra influenza sarà sentita per molte generazioni».1
Fratelli miei, ribadisco che come detentori del sacerdozio di Dio, è nostro dovere vivere in modo tale da poter essere esempi di rettitudine che gli altri possano seguire. Mentre meditavo su come possiamo meglio offrire tale esempio, ho pensato a un’esperienza vissuta alcuni anni fa in occasione di una conferenza di palo. Durante la sessione generale osservai un giovane seduto con la sua famiglia nella prima fila del centro di palo. Io sedevo sul podio. Mentre la riunione proseguiva, iniziai a notare che se io accavallavo una gamba, il ragazzo faceva lo stesso. Se io facevo il contrario con l’altra gamba, lui mi imitava. Mettevo una mano sulle ginocchia, e lui faceva lo stesso. Poggiavo il mento sulla mano, e lo faceva anche lui. Qualsiasi cosa facessi, lui imitava le mie azioni. Questo continuò fino al momento in cui dovetti parlare alla congregazione. Decisi di metterlo alla prova. Lo guardai fissamente, certo di avere la sua attenzione, e mossi le orecchie. Lui fece un vago tentativo di imitarmi, l’avevo in pugno! Lui non riusciva tanto a farle muovere. Si voltò verso il padre, che gli era seduto accanto, e gli sussurrò qualcosa. Mentre il padre guardava nella mia direzione, ovviamente per veder muovere le mie orecchie, io stavo solennemente seduto senza muovere un muscolo. Il padre guardò il figlio con scetticismo, e lui sembrò essere sconfitto. Alla fine mi fece una smorfia imbarazzata e fece spallucce.
Nel corso degli anni ho pensato a quell’esperienza prendendo in considerazione che, in particolare da giovani, tendiamo a imitare l’esempio dei nostri genitori, dei nostri dirigenti e coetanei. Il profeta Brigham Young disse: «Non dovremmo mai permetterci di fare nulla che non siamo disposti a veder fare dai nostri figli. Dovremmo dar loro un esempio che desideriamo possano imitare».2
A voi che siete padri o dirigenti dei giovani, dico di cercare di essere il tipo di esempio di cui i ragazzi hanno bisogno. Il padre ovviamente dovrebbe essere il principale esempio, e il ragazzo che ha la benedizione di avere un padre degno è davvero fortunato. Anche una famiglia esemplare, con un padre e una madre diligenti e fedeli, può tuttavia usare tutto il supporto che può ottenere da bravi uomini che si preoccupano sinceramente. C’è anche il ragazzo che non ha padre, o il cui padre attualmente non gli sta fornendo il tipo di esempio necessario. Per quel giovane, il Signore ha fornito una serie di aiutanti nella Chiesa: vescovi, consulenti, insegnanti, capi Scout e insegnanti familiari. Quando il programma del Signore viene seguito e funziona bene, nessun giovane della Chiesa rimane senza l’esempio di un brav’uomo nella sua vita.
L’efficacia di un vescovo, un consulente o un insegnante ispirato, ha poco a che fare con i simboli esteriori del potere o l’abbondanza di prosperità in questo mondo. I dirigenti che hanno maggiore influenza sono di solito quelli che desiderano essere devoti alla verità, che fanno dell’obbedienza un dovere essenziale dell’uomo adulto, che trasformano la solita routine in uno scenario in cui vediamo la persona che aspiriamo diventare.
Da non trascurare come nostro principale Esempio, c’è il nostro Salvatore, Gesù Cristo. La Sua nascita fu predetta dai profeti; gli angeli annunciarono il Suo ministero terreno. Lui «cresceva e si fortificava, essendo ripieno di sapienza; e la grazia di Dio era sopra lui».3
Battezzato da Giovanni nel fiume Giordano, Egli cominciò il suo ministero terreno tra gli uomini. Ai sofismi di Satana, Gesù voltò le spalle. Al dovere stabilito da Suo Padre, Egli rivolse il volto, dedicò il cuore e diede la vita. E la sua fu una vita senza peccato, altruista, nobile e divina. Gesù lavorava. Gesù amava. Gesù serviva. Gesù testimoniava. Non c’è esempio migliore che potremmo emulare. Iniziamo adesso, proprio stasera, a farlo. Gettiamo via per sempre la vecchia persona, e con lei i fallimenti, la disperazione, il dubbio e l’incredulità. Giungiamo a una novità di vita—una vita di fede, speranza, coraggio e gioia. Nessun compito sembra troppo grande, nessuna responsabilità troppo pensante, nessun dovere un fardello. Tutte le cose diventano possibili.
Molti anni fa parlai di una persona che prendeva esempio dal Salvatore, che rimase fedele, saldo e degno durante le tempeste della vita. Egli magnificò con coraggio le sue chiamate nel sacerdozio. Egli dà un esempio a ognuno di noi. Il suo nome era Thomas Michael Wilson, figlio di Willie e Julie Wilson di Lafayette, in Alabama.
Quando era appena adolescente, e né lui, né la sua famiglia appartenevano ancora alla Chiesa, fu colpito dal cancro, ci fu una lunga e dolorosa radioterapia, e infine la guarigione. La malattia fece comprendere alla sua famiglia che la vita non soltanto è preziosa, ma che può essere anche breve. La famiglia si rivolse alla religione per avere conforto in quel tempo di tribolazione. In seguito conobbero la Chiesa e alla fine tutti, tranne il padre, furono battezzati. Dopo aver accettato il Vangelo, il giovane fratello Wilson desiderava ardentemente di poter essere un missionario, anche se era più vecchio della maggior parte dei ragazzi quando iniziano il servizio missionario. A 23 anni gli arrivò la chiamata a servire nella Missione di Salt Lake City.
I colleghi missionari dell’anziano Wilson dissero che la sua fede era assoluta, costante e incrollabile. Egli era d’esempio a tutti. Ciononostante, dopo undici mesi di servizio missionario, la malattia tornò. Il cancro alle ossa richiese l’amputazione di un braccio e di una spalla. Tuttavia egli perseverò nel suo lavoro di missionario.
Il coraggio e l’irresistibile desiderio dell’anziano Wilson di rimanere in missione commossero suo padre e lo indussero a studiare gli insegnamenti della Chiesa e a convertirsi anche lui.
Fui informato che una simpatizzante alla quale l’anziano Wilson aveva insegnato si era battezzata, ma desiderava essere confermata dall’anziano Wilson che ella tanto ammirava. Insieme a poche altre persone si recò al capezzale dell’anziano Wilson in ospedale; e, questi, ponendo la mano che gli rimaneva sul capo della donna, la confermò membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.
L’anziano Wilson continuò un mese dopo l’altro il suo prezioso ma doloroso servizio di missionario. Furono impartite benedizioni, furono offerte preghiere. Grazie al suo esempio di dedizione, gli altri missionari si avvicinarono di più a Dio.
Le condizioni dell’anziano Wilson si deteriorarono. La fine si stava avvicinando e lui stava per tornare a casa. Chiese di servire ancora un altro mese, e gli fu accordato. Egli ripose la sua fede in Dio, e Colui in cui Thomas Michael Wilson aveva riposto silenziosamente la fiducia aprì le cateratte del cielo e lo benedisse abbondantemente. I suoi genitori, Willie e Julia Wilson, e suo fratello Tony vennero a Salt Lake City per aiutare il ragazzo a tornare a casa nell’Alabama. Rimaneva tuttavia da conferire una benedizione per cui la famiglia aveva pregato e desiderava intensamente. Mi invitarono ad andare con loro al Tempio di Jordan River, dove furono celebrate le ordinanze che legano le famiglie per l’eternità oltre che per questa vita.
Salutai la famiglia Wilson. Vedo ancora l’anziano Wilson mentre mi ringraziava di essere andato là con lui e con i suoi cari. Egli disse: «Non ha importanza cosa sarà di noi in questa vita, finché avremo il vangelo di Gesù Cristo e lo metteremo in pratica. Non ha importanza se insegnerò il Vangelo da questa parte del velo o dall’altra, l’importante è insegnarlo» Quale coraggio. Quale fiducia. Quale amore. I Wilson fecero il lungo viaggio di ritorno alla loro casa di Lafayette, dove l’anziano Thomas Michael Wilson passò da qui all’eternità. Egli fu sepolto con la targhetta missionaria.
Fratelli, mentre ci apprestiamo a lasciare questa riunione generale del sacerdozio, decidiamo di prepararci per il nostro tempo di opportunità, e di onorare il sacerdozio che deteniamo tramite il servizio che rendiamo, le vite che benediciamo, e le anime che abbiamo il privilegio di contribuire a salvare. Voi siete «una generazione eletta, un real sacerdozio, una gente santa»4 e potete fare la differenza. Di questi principi rendo testimonianza nel nome di Gesù Cristo. Amen.