2010–2019
I poteri del cielo
Aprile 2012


2:3

I poteri del cielo

I detentori del sacerdozio, giovani e vecchi, necessitano sia dell’autorità che del potere — ossia il permesso necessario e la capacità spirituale per rappresentare Dio nell’opera di salvezza.

Miei cari fratelli, sono grato che possiamo rendere numerosi il culto insieme come detentori del sacerdozio. Vi voglio bene e vi ammiro per la vostra dignità e la vostra influenza benefica in tutto il mondo.

Invito ciascuno di voi a pensare a come risponderebbe a questa domanda fatta ai membri della Chiesa molti anni fa dal presidente David O. McKay: “Se in questo momento a ognuno di voi fosse chiesto di dichiarare in una frase o poche parole qual è la caratteristica che distingue maggiormente la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, cosa rispondereste?” (“The Mission of the Church and Its Members”, Improvement Era, novembre 1956, 781).

La risposta data dal presidente McKay alla sua stessa domanda è stata “l’autorità divina” del sacerdozio. La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni differisce da altre chiese che asseriscono che la loro autorità deriva da una successione storica, dalle Scritture o da una formazione teologica. Noi facciamo la peculiare dichiarazione che l’autorità del sacerdozio è stata conferita, tramite l’imposizione delle mani, direttamente da messaggeri celesti al profeta Joseph Smith.

Il mio messaggio verte su questo divino sacerdozio e sui poteri del cielo. Prego con fervore che lo Spirito del Signore mi assista, mentre apprendiamo insieme queste importanti verità.

Autorità e potere del sacerdozio

Il sacerdozio è l’autorità di Dio delegata agli uomini sulla terra per agire in ogni cosa per la salvezza dell’umanità (vedere Spencer W. Kimball, “The Example of Abraham”, Ensign, giugno 1975, 3). Il sacerdozio è il mezzo con cui il Signore opera tramite gli uomini per salvare le anime. Una delle caratteristiche distintive della Chiesa di Gesù Cristo, sia anticamente che oggi, è la Sua autorità. Non ci può essere alcuna Chiesa vera senza autorità divina.

L’autorità del sacerdozio viene data a uomini comuni: dignità e volontà — non esperienza, competenza o istruzione — sono i requisiti dell’ordinazione al sacerdozio.

Il modello che si segue per ottenere l’autorità del sacerdozio è descritto nel quinto articolo di fede: “Noi crediamo che un uomo deve essere chiamato da Dio, per profezia, e mediante l’imposizione delle mani da parte di coloro che detengono l’autorità, per predicare il Vangelo e per amministrarne le ordinanze”. Quindi, un ragazzo o un uomo ricevono l’autorità del sacerdozio e sono ordinati a un ufficio specifico da qualcuno che già detiene il sacerdozio ed è stato autorizzato da un dirigente che possiede le necessarie chiavi del sacerdozio.

Un detentore del sacerdozio deve esercitare questa sacra autorità secondo la mente, la volontà e i propositi santi di Dio. Niente nel sacerdozio è egocentrico. Il sacerdozio viene sempre usato per servire, benedire e rafforzare le altre persone.

Il sacerdozio superiore si riceve con una solenne alleanza che comprende l’obbligo di agire nell’autorità (vedere DeA 68:8) e nell’ufficio (vedere DeA 107:99) che si sono ricevuti. Quali detentori della santa autorità di Dio, noi abbiamo la libertà di agire da noi stessi; non siamo oggetti che devono subire (vedere 2 Nefi 2:26). Il sacerdozio è per natura attivo, non passivo.

Il presidente Ezra Taft Benson insegnò:

“Non è sufficiente ricevere il sacerdozio e poi rimanere passivi e aspettare che qualcuno ci inciti all’azione. Quando riceviamo il sacerdozio, abbiamo l’obbligo di impegnarci attivamente e ansiosamente nel promuovere la causa della rettitudine sulla terra, poiché il Signore dice:

‘Colui che non fa nulla finché non gli sia comandato, e accetta un comandamento con cuore dubbioso e lo rispetta con indolenza, è dannato’ [DeA 58:29]” (So Shall Ye Reap [1960], 21).

Il presidente Spencer W. Kimball, inoltre, rimarcò enfaticamente la natura attiva del sacerdozio, dicendo: “Si viola l’alleanza del Sacerdozio con la trasgressione ai comandamenti — ma anche con il mancato espletamento dei propri doveri. Di conseguenza, per violare questa alleanza, è sufficiente che una persona non faccia nulla” (Il miracolo del perdono, [1974], 93).

Se facciamo del nostro meglio per adempiere le nostre responsabilità del sacerdozio, possiamo essere benedetti con il potere del sacerdozio. Il potere del sacerdozio è il potere di Dio che opera per mezzo di uomini e ragazzi come noi e richiede rettitudine personale, fedeltà, obbedienza e diligenza. Un ragazzo o un uomo possono ricevere l’autorità del sacerdozio mediante l’imposizione delle mani, ma non avranno potere nel sacerdozio se sono disobbedienti, indegni o non disposti a servire.

“I diritti del sacerdozio sono inseparabilmente connessi con i poteri del cielo, e… i poteri del cielo non possono essere controllati né adoperati se non in base ai principi della rettitudine.

Che essi possano essere conferiti su di noi, è vero; ma quando cominciamo a coprire i nostri peccati, o a gratificare il nostro orgoglio, la nostra vana ambizione, o a esercitare controllo, o dominio, o coercizione sull’anima dei figlioli degli uomini con un qualsiasi grado di ingiustizia, ecco, i cieli si ritirano, lo Spirito del Signore è afflitto; e quando si è ritirato, amen al sacerdozio, ossia all’autorità di quell’uomo” (DeA 121:36–37; corsivo dell’autore).

Fratelli, che un ragazzo o un uomo ricevano l’autorità del sacerdozio ma trascurano di fare quanto necessario per qualificarsi per il potere del sacerdozio è inaccettabile per il Signore. I detentori del sacerdozio, giovani e vecchi, necessitano sia dell’autorità che del potere — ossia il permesso necessario e la capacità spirituale per rappresentare Dio nell’opera di salvezza.

Una lezione appresa da mio padre

Sono cresciuto in una casa con una madre fedele e un padre meraviglioso. Mia mamma era discendente di pionieri che hanno sacrificato tutto per la Chiesa e il regno di Dio. Mio papà non era membro della nostra Chiesa e da giovane aveva aspirato a diventare un prete cattolico. Alla fine, ha scelto di non andare al seminario teologico, ma di perseguire la carriera di utensilista.

Per gran parte del suo matrimonio, mio padre ha partecipato alle riunioni della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni col resto della famiglia. A dire il vero, molte persone nel nostro rione non avevano idea che non fosse un membro della Chiesa. Giocava e allenava la squadra di softball del nostro rione, dava una mano nelle attività degli Scout e sosteneva mia madre nelle sue varie chiamate e responsabilità. Voglio raccontarvi una delle grandi lezioni che ho imparato da mio padre sull’autorità e il potere del sacerdozio.

Da ragazzo chiedevo a mio papà, molte volte alla settimana, quando si sarebbe battezzato. Lui, amorevolmente, ma fermamente, ogni volta che lo assillavo rispondeva: “David, non mi unirò alla Chiesa per la mamma, per te né per nessun altro. Mi unirò alla Chiesa quando saprò che è la cosa giusta da fare”.

Credo di essere stato adolescente quando ci fu quest’altra conversazione con mio padre. Eravamo appena tornati a casa dopo essere andati insieme alle riunioni domenicali, e chiesi a mio papà quando si sarebbe battezzato. Lui sorrise e disse: “Sei quello che mi chiede sempre di battezzarmi. Oggi ho una domanda per te”. Emozionato pensai subito tra me e me che stavamo smuovendo la situazione!

Mio papà continuò: “David, la tua chiesa insegna che il sacerdozio è stato tolto dalla terra nell’antichità e restaurato da messaggeri celesti al profeta Joseph Smith, giusto?” Replicai che l’affermazione era corretta. Poi mi disse: “Ecco la mia domanda. Ogni settimana, alla riunione del sacerdozio, ascolto il vescovo e gli altri dirigenti del sacerdozio rammentare, supplicare e implorare gli uomini di fare l’insegnamento familiare e di assolvere i loro doveri del sacerdozio. Se la tua chiesa ha davvero il sacerdozio restaurato di Dio, perché così tanti uomini della tua chiesa non sono diversi dagli uomini della mia chiesa nello svolgere il proprio dovere religioso?”. La mia giovane mente ebbe un improvviso vuoto: non avevo una risposta plausibile per mio papà.

Credo che mio padre sbagliasse a valutare la validità della rivendicazione della nostra Chiesa di avere l’autorità divina sulla base delle mancanze degli uomini che conosceva nel nostro rione. Tuttavia, insito nella domanda che mi pose c’era il presupposto che gli uomini che detengono il santo sacerdozio di Dio dovrebbero essere differenti dagli altri uomini. Gli uomini che hanno il sacerdozio non sono intrinsecamente migliori di altri uomini, ma dovrebbero agire diversamente. Gli uomini che hanno il sacerdozio devono non solo riceverne l’autorità, ma anche diventare canali degni e fedeli tramite cui fluisce il potere di Dio. “Siate puri, voi che portate i recipienti del Signore” (DeA 38:42).

Non ho mai dimenticato le lezioni sull’autorità e sul potere del sacerdozio che ho imparato da mio padre, un buon uomo che non era della nostra fede, che si aspettava di più da uomini che proclamavano di avere il sacerdozio di Dio. La conversazione avuta quella domenica pomeriggio con mio papà molti anni fa produsse in me il desiderio di essere un “bravo ragazzo”. Non volevo essere un brutto esempio e una pietra di inciampo per il progresso di mio padre nel suo apprendimento del vangelo restaurato. Volevo solo essere un bravo ragazzo. Il Signore ha bisogno che tutti noi, in qualità di detentori della Sua autorità, siamo onorevoli, virtuosi e bravi ragazzi in ogni momento e in ogni luogo.

Potreste essere interessati a sapere che parecchi anni dopo mio padre si battezzò e, al momento giusto, ebbi l’opportunità di conferirgli il Sacerdozio di Aaronne e quello di Melchisedec. Una delle grandi esperienze della mia vita è stata osservare mio papà ricevere l’autorità e poi anche il potere del sacerdozio.

Condivido con voi questa profonda lezione che ho imparato da mio padre per sottolineare una semplice verità. Ricevere l’autorità del sacerdozio tramite l’imposizione delle mani è un inizio importante, ma non basta. L’ordinazione conferisce autorità, ma è necessaria la rettitudine per agire con potere nei nostri sforzi atti a sollevare le anime, a insegnare e testimoniare, a benedire e consigliare, e a far avanzare l’opera di salvezza.

In questa stagione di grande importanza nella storia della terra, voi ed io, in qualità di detentori del sacerdozio, dobbiamo essere uomini retti e strumenti efficaci nelle mani di Dio. Dobbiamo ergerci come uomini di Dio. Voi ed io faremmo bene ad imparare e a seguire l’esempio di Nefi, il nipote di Helaman e il primo dei dodici discepoli chiamati dal Salvatore al principio del Suo ministero tra i Nefiti. “E [Nefi] insegnò loro molte cose… [e]… insegnò con potenza e con grande autorità” (3 Nefi 7:17).

“La prego di aiutare mio marito a comprendere”

Al termine delle interviste per la raccomandazione per il tempio che facevo come vescovo e presidente di palo, spesso chiedevo alle sorelle sposate come potevo servire meglio loro e la loro famiglia. Il fatto che le risposte di queste fedeli sorelle fossero simili è stato sia istruttivo che allarmante. Queste sorelle raramente si lamentavano o criticavano, ma spesso rispondevano così: “La prego di aiutare mio marito a comprendere la sua responsabilità come dirigente del sacerdozio nella nostra casa. Sono felice di essere io a prendere l’iniziativa nello studio delle Scritture, nella preghiera familiare e nella serata familiare, e continuerò a farlo. Ma desidererei che anche mio marito facesse la sua parte e fornisse quella forte guida del sacerdozio che solo lui può dare. La prego di aiutare mio marito a capire come diventare nella nostra casa un patriarca e un dirigente del sacerdozio che presiede e protegge”.

Spesso rifletto sulla sincerità di quelle sorelle e sulla loro richiesta. I dirigenti del sacerdozio ascoltano esternazioni simili anche oggi. Molte mogli supplicano che i mariti abbiano non solo autorità nel sacerdozio, ma anche potere. Desiderano lavorare alla pari con un marito fedele e un compagno che detiene il sacerdozio per creare una casa incentrata su Cristo e sul Vangelo.

Fratelli, vi prometto che, se voi ed io considereremo in preghiera le suppliche di queste sorelle, lo Spirito Santo ci aiuterà a vedere noi stessi come siamo veramente (vedere DeA 93:24) e a riconoscere le cose che dobbiamo cambiare e migliorare. Il momento di agire è adesso!

Siate esempi di rettitudine

Stasera ribadisco gli insegnamenti del presidente Thomas S. Monson che ci ha invitato, come detentori del sacerdozio, a essere degli “esempi di rettitudine”. Ci ha ripetutamente ricordato che siamo al servizio del Signore e che abbiamo diritto a ricevere il Suo aiuto in base alla nostra dignità (vedere “Esempi si rettitudine”, Liahona, maggio 2008, 65–68). Voi ed io deteniamo l’autorità del sacerdozio che è stata restituita alla terra in questa dispensazione mediante messaggeri celesti, ossia Giovanni il Battista e Pietro, Giacomo e Giovanni. Pertanto, ogni uomo che riceve il Sacerdozio di Melchisedec può far risalire la propria linea di autorità direttamente al Signore Gesù Cristo. Spero che siamo grati per questa benedizione meravigliosa. Prego che saremo puri e degni di rappresentare il Signore nell’esercizio della Sua sacra autorità. Mi auguro che ognuno di noi si renda idoneo a ricevere il potere del sacerdozio.

Attesto che il santo sacerdozio è stato davvero restaurato sulla terra in questi ultimi giorni e si trova nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Attesto, inoltre, che il presidente Thomas S. Monson è il sommo sacerdote presiedente del sommo sacerdozio della Chiesa (vedere DeA 107:9, 22, 65–66, 91–92) e l’unica persona sulla terra che detiene ed è autorizzata a esercitare tutte le chiavi del sacerdozio. Di queste verità rendo solenne testimonianza, nel sacro nome di Gesù Cristo. Amen.