2010–2019
Non avere altri dii
Ottobre 2013


16:44

Non avere altri dii

Stiamo servendo priorità o dèi prima del Dio che professiamo di adorare?

I Dieci comandamenti sono alla base della religione cristiana e di quella ebraica. Dati da Dio ai figli d’Israele tramite il profeta Mosè, i primi due comandamenti ci indicano chi adorare e quali debbano essere le nostre priorità. Nel primo il Signore ha comandato: “Non avere altri dii nel mio cospetto” (Esodo 20:3). Secoli dopo, quando a Gesù fu chiesto: “Qual è, nella legge, il gran comandamento?”, Egli rispose: “Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua” (Matteo 22:36–37).

Il secondo dei Dieci comandamenti elabora il precetto di non avere altri dèi e identifica ciò che dovrebbe essere la nostra massima priorità nella nostra vita come Suoi figli. “Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose” che sono in cielo o sulla terra (Esodo 20:4). Il comandamento poi aggiunge: “Non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro” (Esodo 20:5). Oltre al mero divieto di avere idoli fisici, esso fissa una priorità fondamentale sempre valida. Geova spiega: “Perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso, […] e uso benignità […] verso quelli che m’amano e osservano i miei comandamenti” (Esodo 20:5–6). Il significato del termine geloso è illuminante. Nella sua versione originale ebraica vuol dire possedere sentimenti profondi e suscettibili (Esodo 20:5, vedere nota b nella versione inglese di re Giacomo della Bibbia). Offendiamo Dio quando ci “prostr[iamo]” davanti ad altri dèi e li “serv[iamo]”, quando abbiamo altre priorità rilevanti.1

I.

Quali priorità “servono” ai nostri giorni le persone — anche quelle religiose — prima di servire Dio? Riflettete su queste possibilità, tutte comuni nel nostro mondo:

  • Tradizioni culturali e familiari

  • Avere un atteggiamento politicamente corretto

  • Aspirazioni lavorative

  • Beni materiali

  • Attività ricreative

  • Potere, influenza e prestigio

Se nessuno di questi esempi si applica a noi, probabilmente possiamo suggerirne altri che lo fanno. Il principio è più importante dei singoli esempi. Il punto non è se abbiamo altre priorità. La domanda posta dal secondo comandamento è: “Qual è la nostra massima priorità?” Stiamo servendo priorità o dèi prima del Dio che professiamo di adorare? Ci siamo dimenticati di seguire il Salvatore che ci ha insegnato che se Lo amiamo, osserviamo i Suoi comandamenti? (Vedere Giovanni 14:15). Se così è, le nostre priorità sono state capovolte dall’apatia spirituale e dagli appetiti indisciplinati così comuni ai giorni nostri.

II.

Per i Santi degli Ultimi Giorni, i comandamenti divini si basano sul piano di Dio per i Suoi figli — il grande piano di salvezza — da cui sono inscindibili. Questo piano, a volte chiamato il “grande piano di felicità” (Alma 42:8), spiega la nostra origine e il nostro destino come figli di Dio — da dove veniamo, perché siamo qui e dove stiamo andando. Il piano di salvezza illustra lo scopo della creazione e le condizioni della mortalità, inclusi i comandamenti di Dio, la necessità di un Salvatore e il ruolo vitale della famiglia terrena ed eterna. Se noi, Santi degli Ultimi Giorni, a cui è stata data questa conoscenza, non stabiliamo le nostre priorità secondo tale piano, corriamo il rischio di servire altri dèi.

La conoscenza del piano di Dio per i Suoi figli fornisce ai Santi degli Ultimi Giorni una prospettiva unica sul matrimonio e sulla famiglia. Siamo giustamente conosciuti come una chiesa incentrata sulla famiglia. La nostra teologia inizia con genitori celesti e la nostra massima aspirazione è quella di raggiungere la pienezza dell’Esaltazione eterna. Sappiamo che questo è possibile solo grazie ai legami familiari. Sappiamo che il matrimonio tra un uomo e una donna è necessario per l’adempimento del piano di Dio. Solo un tale matrimonio fornirà il contesto sancito per la nascita su questa terra e per preparare i membri della famiglia alla vita eterna. Guardiamo al matrimonio, e al generare e al crescere i figli quali elementi del piano di Dio e come doveri sacri per coloro cui è stata data l’opportunità di prendervi parte. Noi crediamo che il tesoro più grande in terra e in cielo siano i nostri figli e i nostri posteri.

III.

Per effetto di ciò che comprendiamo del ruolo potenzialmente eterno della famiglia, ci rattristiamo per il rapido declino del numero di nascite e di matrimoni in numerosi paesi occidentali di cultura storicamente cristiana ed ebraica. Fonti attendibili riportano quanto segue:

  • In questo momento gli Stati Uniti hanno il tasso di natalità più basso nella loro storia2 e in molte nazioni dell’Unione Europea e in altri paesi sviluppati esso è inferiore al livello necessario alla sopravvivenza delle popolazioni,3 minacciandone le culture e persino la sussistenza delle nazioni stesse.

  • In America la percentuale di giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 29 anni già sposati è scesa dal cinquantanove per cento nel 1960 al venti per cento nel 2010.4 L’età media per il primo matrimonio è ora al suo massimo storico: 26 anni per le donne e quasi 29 anni per gli uomini.5

  • In molti paesi e in varie culture (1) la famiglia tradizionale, composta da madre e padre sposati e da figli, sta diventando un’eccezione invece della regola, (2) il perseguimento di una carriera, piuttosto che il desiderio di sposarsi e avere figli, è la scelta sempre più frequente di molte giovani donne e (3) il ruolo e la percepita necessità di un padre è sempre minore.

Tra queste tendenze preoccupanti, siamo consapevoli che il piano e l’amore di Dio sono rivolti a tutti i Suoi figli, ovunque si trovino.6 Nel primo capitolo del Libro di Mormon viene detto che “il […] potere, la […] bontà e la […] misericordia [di Dio] sono su tutti gli abitanti della terra” (1 Nefi 1:14). In un altro capitolo si afferma che Egli ha dato la Sua salvezza “liberamente a tutti” e che “tutti sono privilegiati, gli uni come gli altri, e a nessuno è proibito” (2 Nefi 26:27–28). Quindi, le Scritture ci insegnano che abbiamo la responsabilità di essere compassionevoli e caritatevoli (pieni d’amore) verso tutti (vedere 1 Tessalonicesi 3:12; 1 Giovanni 3:17; DeA 121:45).

IV.

Inoltre, rispettiamo le convinzioni religiose di tutte le persone, anche di quelle che, in numero sempre maggiore, dichiarano di non credere in Dio. Sappiamo che, per il potere di scegliere dato da Dio, molti non credono in ciò in cui crediamo noi, ma speriamo che gli altri rispettino analogamente le nostre convinzioni religiose e capiscano che esse ci spingono verso scelte e comportamenti diversi dai loro. Per esempio, crediamo che, come parte essenziale del Suo piano di salvezza, Dio abbia stabilito una norma eterna in base alla quale i rapporti sessuali devono aver luogo soltanto tra un uomo e una donna uniti in matrimonio.

Il potere di creare la vita sulla terra è il più nobile potere che Dio abbia concesso ai Suoi figli. Il suo uso è stato ordinato dal primo comandamento di Dio ad Adamo ed Eva (Genesi 1:28), ma sono stati dati altri comandamenti importanti per vietarne un impiego improprio (vedere Esodo 20:14; 1 Tessalonicesi 4:3). L’enfasi che noi diamo alla legge di castità è spiegata dalla nostra conoscenza dello scopo dei nostri poteri di procreare nell’adempimento del piano di Dio. Fuori dal vincolo matrimoniale tra un uomo e una donna, qualunque uso del potere di procreazione è, in un modo o nell’altro, peccaminoso e contrario al piano di Dio per l’Esaltazione dei Suoi figli.

L’importanza che attribuiamo alla legge di castità spiega la nostra dedizione allo schema di matrimonio che ha avuto origine con Adamo ed Eva ed è continuato nel tempo come schema di Dio per i rapporti volti alla procreazione tra i Suoi figli e le Sue figlie e per crescere i Suoi figli. Fortunatamente, molte persone affiliate ad altre denominazioni od organizzazioni concordano con noi sulla natura e sull’importanza del matrimonio, alcune sulla base della propria dottrina religiosa, altre sulla base di ciò che credono essere migliore per la società.

La nostra conoscenza del piano di Dio per i Suoi figli7 spiega perché siamo angosciati dal fatto che sempre più bambini nascono fuori dal vincolo matrimoniale — attualmente il quarantuno per cento di tutte le nascite negli Stati Uniti8 — e il numero di coppie che convivono è aumentato drasticamente nell’ultimo mezzo secolo. Cinquant’anni fa solo una percentuale minima di matrimoni era preceduta dalla convivenza. Ora la convivenza precede il sessanta percento dei matrimoni9 ed è sempre più diffusa, soprattutto tra gli adolescenti. I dati di una recente indagine mostrano che il cinquanta percento degli adolescenti dichiara che la gravidanza fuori dal matrimonio è uno “stile di vita opportuno”10.

V.

Ci sono molte pressioni politiche e sociali per cambiamenti legali e di condotta per far valere comportamenti contrari alle norme divine in merito alla moralità sessuale e contrari alla natura e allo scopo eterni del matrimonio e della procreazione. In molti stati e nazioni, queste pressioni hanno già aperto la via al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Altre influenze vorrebbero confondere le identità sessuali oppure livellare quelle differenze tra uomini e donne che sono essenziali per l’adempimento del grande piano di felicità di Dio.

La nostra comprensione del piano di Dio e della Sua dottrina ci dà una prospettiva eterna che non ci permette di condonare tali comportamenti o di trovare giustificazioni nelle leggi che li consentono. A differenza delle altre organizzazioni, che possono cambiare le loro linee di condotta e persino le loro dottrine, le nostre norme vengono delineate da principi che Dio ha definito immutabili.

Il dodicesimo articolo di fede illustra il nostro credo nell’essere soggetti all’autorità civile e al dover “obbedire, onorare e sostenere le leggi”. Ma le leggi degli uomini non possono far diventare virtuoso ciò che Dio ha dichiarato immorale. La dedizione alla nostra massima priorità — amare e servire Dio — richiede che noi facciamo riferimento alla Sua legge per le nostre norme di comportamento. Per esempio, rimaniamo vincolati dal comandamento divino di non commettere adulterio o fornicazione anche quando tali atti non sono più considerati crimini secondo la legge dello stato o della nazione in cui risediamo. Allo stesso modo, le leggi che legalizzano il cosiddetto “matrimonio tra persone dello stesso sesso” non modificano la legge di Dio sul matrimonio o i Suoi comandamenti e le Sue norme al riguardo. Noi rimaniamo vincolati dall’alleanza di amare Dio e di osservare i Suoi comandamenti, di astenerci dal servire altre priorità o altri dèi — anche quelli divenuti popolari adesso nel nostro mondo.

Per questa nostra determinazione possiamo essere fraintesi, incorrere in accuse di bigottismo, essere discriminati o dover subire invasioni del nostro libero esercizio della religione. Se così fosse, dobbiamo ricordare la nostra prima priorità — quella di servire Dio — e, come i pionieri, spingere i nostri personali carretti a mano con la stessa forza d’animo che avevano loro.

Un insegnamento del presidente Thomas S. Monson si applica bene a questa circostanza. Ventisette anni fa, in una conferenza come questa, egli dichiarò con audacia: “Dobbiamo avere il coraggio di sfidare l’opinione generale, il coraggio di difendere i giusti principi. Il coraggio, non il compromesso, ci merita l’approvazione di Dio. Il coraggio diventa una virtù viva e affascinante quando è considerato non soltanto come la disponibilità a morire da uomini, ma la decisione di vivere degnamente. Il codardo in campo morale è colui che teme di fare ciò che sa essere giusto perché gli altri lo disapproveranno o si faranno beffe di lui. Ricordate che tutti gli uomini hanno i loro timori, ma coloro che li affrontano con dignità hanno anche coraggio”11.

Prego che non permetteremo alle difficoltà momentanee della vita terrena di farci dimenticare i grandi comandamenti e le importanti priorità che ci sono state date dal nostro Creatore e dal nostro Salvatore. Non dobbiamo desiderare così ardentemente le cose del mondo e aspirare agli onori degli uomini (vedere DeA 121:35) al punto da smettere di provare a ottenere il nostro destino eterno. Noi che conosciamo il piano di Dio per i Suoi figli — noi che abbiamo stretto alleanze per prendervi parte — abbiamo una chiara responsabilità. Non dobbiamo mai deviare dal nostro sommo desiderio, cioè di ottenere la vita eterna.12 Non dobbiamo mai sminuire la nostra prima priorità: di non avere altri dèi e di non servire altre priorità prima di Dio Padre e di Suo Figlio, il nostro Salvatore, Gesù Cristo.

Possa Dio aiutarci a comprendere questa priorità e a essere compresi dagli altri mentre cerchiamo di perseguirla in modo saggio e affettuoso. Questa è la mia preghiera nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Vedere, per esempio, Dottrina e Alleanze 124:84.

  2. Vedere Joyce A. Martin and others, “Births: Final Data for 2011”, National Vital Statistics Reports, vol. 62, n. 1 (28 giugno 2013), 4; Gloria Goodale, “Behind a Looming Baby Bust”, Christian Science Monitor Weekly, 4 febbraio 2013, 21, 23.

  3. Vedere Population Reference Bureau, “2012 World Population Data Sheet”, www.prb.org/Publications/Datasheets/2012/world-population-data-sheet/data-sheet.aspx.

  4. Vedere D’Vera Cohn and others, “Barely Half of U.S. Adults Are Married — a Record Low”, Pew Research Center, Social and Demographic Trends, 14 dicembre 2011, disponibile su www.pewsocialtrends.org/2011/12/14/barely-half-of-u-s-adults-are-married-a-record-low; “Rash Retreat from Marriage”, Christian Science Monitor, 2 e 9 gennaio 2012, 34.

  5. U.S. Census Bureau, “Estimated Median Age at First Marriage, by Sex: 1890 to the Present”, disponibile su www.census.gov/population/socdemo/hh-fam/ms2.xls.

  6. Vedere Dallin H. Oaks, “A tutti gli uomini ovunque”, Liahona, maggio 2006, 77–80.

  7. Vedere Dallin H. Oaks, “Il grande piano di felicità”, La Stella, gennaio 1994, 83–87.

  8. Vedere Martin, “Births: Final Data for 2011”, 4.

  9. Vedere The State of Our Unions: Marriage in America, 2012 (2012), 76.

  10. Vedere The State of Our Unions, 101, 102.

  11. Thomas S. Monson, “Il coraggio è importante”, La Stella, gennaio 1987, 39.

  12. Vedere Dallin H. Oaks, “I desideri”, Liahona, maggio 2011, 42–45.