Il Sacerdozio di Melchisedec e le chiavi
Nella Chiesa l’autorità del sacerdozio viene esercitata sotto la direzione di un dirigente del sacerdozio che detiene le chiavi di tale sacerdozio.
Ho scelto di parlare ulteriormente del sacerdozio di Dio, l’argomento già trattato da tre precedenti oratori che ci hanno insegnato in che modo il sacerdozio benedice la vita di donne, giovani donne e giovani uomini.
Il sacerdozio è un potere divino e un’autorità divina dato in amministrazione fiduciaria per essere usato per l’opera di Dio a beneficio di tutti i Suoi figli. Il sacerdozio non sono coloro che sono stati ordinati a un ufficio del sacerdozio né coloro che ne esercitano l’autorità. Gli uomini che detengono il sacerdozio non sono il sacerdozio. Se è vero che non dobbiamo riferirci agli uomini che sono stati ordinati definendoli il sacerdozio, è appropriato riferirsi a loro come detentori del sacerdozio.
Il potere del sacerdozio esiste sia nella Chiesa sia nell’organizzazione familiare. Tuttavia, il potere del sacerdozio e l’autorità del sacerdozio operano diversamente nella Chiesa rispetto a quanto avviene nella famiglia. Tutto ciò è secondo i principi stabiliti dal Signore. Lo scopo del piano di Dio è condurre i Suoi figli alla vita eterna. Le famiglie terrene sono essenziali per tale piano. La Chiesa esiste per fornire la dottrina, l’autorità e le ordinanze necessarie per perpetuare i rapporti familiari nelle eternità. Pertanto, l’organizzazione familiare e la Chiesa di Gesù Cristo hanno un rapporto di rafforzamento reciproco. Le benedizioni del sacerdozio — quali ad esempio la pienezza del Vangelo e ordinanze come il battesimo, la confermazione e il ricevimento del dono dello Spirito Santo, l’investitura del tempio e il matrimonio eterno — sono a disposizione tanto degli uomini quanto delle donne.1
Il sacerdozio di cui parliamo qui è il Sacerdozio di Melchisedec, restaurato agli inizi della restaurazione del Vangelo. Joseph Smith e Oliver Cowdery furono ordinati da Pietro, Giacomo e Giovanni, i quali si proclamarono “in possesso delle chiavi del regno e della dispensazione della pienezza dei tempi” (Dottrina e Alleanze 128:20). Questi che avevano un ruolo di preminenza tra gli Apostoli ricevettero tale autorità dal Salvatore in persona. Tutte le altre autorità o tutti gli altri uffici nel sacerdozio sono appendici al Sacerdozio di Melchisedec (vedere Dottrina e Alleanze 107:5), poiché esso “detiene il diritto di presidenza, e ha potere e autorità su tutti gli uffici nella chiesa, in tutte le epoche del mondo” (Dottrina e Alleanze 107:8).
Nella Chiesa, l’autorità del sacerdozio maggiore, il Sacerdozio di Melchisedec, e quella del sacerdozio minore o Sacerdozio di Aaronne vengono esercitate sotto la direzione di un dirigente del sacerdozio, come un vescovo o un presidente, che detiene le chiavi di tale sacerdozio. Per comprendere l’esercizio dell’autorità del sacerdozio nella Chiesa, dobbiamo comprendere il principio delle chiavi del sacerdozio.
Le chiavi del regno del Sacerdozio di Melchisedec furono conferite da Pietro, Giacomo e Giovanni, ma ciò non completò la restaurazione delle chiavi del sacerdozio. Alcune chiavi del sacerdozio vennero in seguito. Dopo la dedicazione del primo tempio di questa dispensazione a Kirtland, nell’Ohio, tre profeti — Mosè, Elias ed Elia — restaurarono “le chiavi di questa dispensazione”, tra cui le chiavi relative al raduno d’Israele e al lavoro svolto nei templi del Signore (vedere Dottrina e Alleanze 110), come il presidente Eyring ha appena descritto in modo così efficace.
L’esempio più noto della funzione delle chiavi è nella celebrazione delle ordinanze del sacerdozio. Un’ordinanza è un atto solenne che indica la stipula di alleanze e la promessa di benedizioni. Nella Chiesa, tutte le ordinanze vengono celebrate dietro autorizzazione del dirigente del sacerdozio che detiene le chiavi per quell’ordinanza.
Un’ordinanza viene più comunemente officiata da persone ordinate a un ufficio nel sacerdozio che agiscono sotto la direzione di colui che detiene le chiavi del sacerdozio. Ad esempio, i detentori dei vari uffici del Sacerdozio di Aaronne officiano nell’ordinanza del sacramento sotto le chiavi e la direzione del vescovo, il quale detiene le chiavi del Sacerdozio di Aaronne. Lo stesso principio si applica alle ordinanze del sacerdozio in cui le donne officiano nel tempio. Anche se non detengono un ufficio nel sacerdozio, le donne celebrano sacre ordinanze del tempio dietro autorizzazione del presidente del tempio, il quale detiene le chiavi per le ordinanze del tempio.
Un altro esempio di autorità del sacerdozio sotto la direzione di chi detiene le chiavi sono gli insegnamenti di uomini e donne chiamati a insegnare il Vangelo, che ciò avvenga nelle classi dei loro rioni di appartenenza oppure sul campo di missione. Altri esempi sono coloro che detengono posizioni di dirigenza nel rione e che esercitano l’autorità del sacerdozio nella loro dirigenza a motivo della loro chiamata e sotto la messa a parte e la direzione del dirigente del sacerdozio che detiene le chiavi nel rione o nel palo. Questo è il modo in cui ne La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni si esercitano l’autorità e il potere del sacerdozio e se ne beneficia.2
L’autorità del sacerdozio viene esercitata e le sue benedizioni si realizzano anche nelle famiglie di Santi degli Ultimi Giorni. Con famiglie intendo un uomo detentore del sacerdozio e una donna sposati, e i loro figli. Includo anche le varianti rispetto al rapporto ideale, come quelle causate dalla morte o dal divorzio.
Il principio secondo cui l’autorità del sacerdozio può essere esercitata soltanto sotto la direzione di colui che detiene le chiavi per una data funzione è un principio fondamentale nella Chiesa, ma non si applica all’interno della famiglia. Ad esempio, un padre presiede ed esercita il sacerdozio nella sua famiglia in virtù dell’autorità del sacerdozio che detiene. Non ha bisogno della guida o dell’approvazione di colui che detiene le chiavi del sacerdozio per poter svolgere le sue varie funzioni all’interno della famiglia, che comprendono consigliare i membri della sua famiglia, tenere riunioni di famiglia, impartire benedizioni del sacerdozio alla moglie e ai figli, oppure impartire benedizioni di salute ai membri della famiglia o ad altri.3 Le autorità della Chiesa istruiscono i membri della famiglia, ma non dirigono l’esercizio dell’autorità del sacerdozio nella famiglia.
Lo stesso principio si applica quando un padre è assente e la madre è il capofamiglia. Lei presiede in casa sua e ha un ruolo determinante nel portare il potere e le benedizioni del sacerdozio nella sua famiglia tramite la sua investitura e il suo suggellamento nel tempio. Sebbene non sia autorizzata a impartire le benedizioni del sacerdozio che possono essere date soltanto da una persona che detiene un determinato ufficio nel sacerdozio, lei può svolgere tutte le altre funzioni di guida della famiglia. Nel farlo, esercita il potere del sacerdozio a beneficio dei figli su cui presiede nella sua posizione di guida nella famiglia.4
Se i padri magnificassero il loro sacerdozio all’interno della propria famiglia, questo farebbe avanzare la missione della Chiesa tanto quanto qualsiasi altra cosa che potrebbero fare. I padri che detengono il Sacerdozio di Melchisedec devono esercitare la loro autorità “per persuasione, per longanimità, per gentilezza e mitezza, e con amore non finto” (Dottrina e Alleanze 121:41). Questa norma elevata per l’esercizio di tutta l’autorità del sacerdozio è di grandissima importanza nella famiglia. I detentori del sacerdozio devono anche osservare i comandamenti in modo da avere il potere del sacerdozio per impartire benedizioni ai loro familiari. Devono coltivare relazioni familiari amorevoli in modo che i familiari vogliano chiedere loro delle benedizioni. Inoltre, i genitori devono farsi promotori di più benedizioni del sacerdozio nella famiglia.5
In queste riunioni della Conferenza, mentre cerchiamo un breve rifugio dalle nostre preoccupazioni terrene riguardanti una pandemia devastante, ci sono stati insegnati grandi principi dell’eternità. Esorto ciascuno di noi ad avere l’occhio “sano” per poter ricevere queste verità dell’eternità così che il nostro corpo “sarà pieno di luce” (3 Nefi 13:22).
Nel Suo sermone alle folle riportato nella Bibbia e nel Libro di Mormon, il Salvatore ha insegnato che i corpi mortali possono essere pieni di luce oppure pieni di tenebre. Noi, ovviamente, vogliamo essere riempiti di luce, e il nostro Salvatore ci ha insegnato come possiamo far sì che questo avvenga. Dobbiamo ascoltare i messaggi sulle verità dell’eternità. Egli ha usato l’esempio del nostro occhio, tramite il quale facciamo entrare la luce nel nostro corpo. Se il nostro occhio “è sano” — in altre parole, se ci stiamo concentrando sul ricevere la luce e la comprensione eterne, Egli ha spiegato che “il [nostro] corpo intero sarà pieno di luce” (3 Nefi 13:22; vedere anche Matteo 6:22). Se invece il nostro “occhio è peccaminoso” — ovvero se cerchiamo il male e lo facciamo entrare nel nostro corpo — Egli ha avvertito che “il [nostro] corpo intero sarà pieno di tenebra” (versetto 23). In altre parole, la luce o le tenebre nel nostro corpo dipendono da come vediamo — o riceviamo — le verità eterne che ci vengono insegnate.
Dobbiamo seguire l’invito del Salvatore a cercare le verità dell’eternità e a chiedere di comprenderle. Egli promette che il nostro Padre nei cieli è disposto a insegnare a tutti le verità che cercano (vedere 3 Nefi 14:8). Se noi desideriamo questo e il nostro occhio è sano così da poter ricevere, il Salvatore promette che le verità dell’eternità si apriranno dinanzi a noi (vedere 3 Nefi 14:7–8).
D’altra parte, Satana è ansioso di confondere il nostro pensiero o di sviarci riguardo a questioni importanti come il funzionamento del sacerdozio di Dio. Il Salvatore ha messo in guardia da tali “falsi profeti che vengono a voi in abito di pecora, ma dentro sono lupi rapaci” (3 Nefi 14:15). Egli ci ha dato questo criterio per aiutarci a scegliere la verità fra insegnamenti diversi che potrebbero confonderci: “Li riconoscerete dai loro frutti”, ha insegnato (3 Nefi 14:16). “Un albero buono non può produrre frutti cattivi, né l’albero corrotto [può produrre] frutti buoni” (versetto 18). Pertanto, dovremmo guardare i risultati — “i frutti”— dei principi che vengono insegnati e delle persone che li insegnano. Questa è la risposta migliore a molte delle obiezioni che udiamo contro la Chiesa, le sue dottrine, le sue linee di condotta e i suoi dirigenti. Seguite il criterio insegnato dal Salvatore. Guardate i frutti, i risultati.
Quando pensiamo ai frutti del Vangelo e della Chiesa restaurata di Gesù Cristo, gioiamo per come la Chiesa, nel corso della vita dei suoi membri attuali, sia cresciuta da congregazioni locali nella regione intermontana dell’Ovest americano fino al punto in cui la maggioranza dei suoi oltre sedici milioni di membri vive in nazioni al di fuori degli Stati Uniti. Con tale crescita, abbiamo percepito un incremento della capacità della Chiesa di assistere i propri membri. Noi prestiamo assistenza nell’osservare i comandamenti, nell’assolvere le responsabilità di predicazione del vangelo restaurato, nel radunare Israele e nel costruire templi in tutto il mondo.
Siamo guidati da un profeta, il presidente Russell M. Nelson, la cui guida il Signore ha usato per compiere i progressi che abbiamo percepito durante tutti i due anni e più della sua dirigenza. Ora avremo la benedizione di ascoltare il presidente Nelson, che ci insegnerà come continuare, in questi tempi difficili, a progredire in questa Chiesa di Gesù Cristo restaurata.
Rendo testimonianza della verità di queste cose e mi unisco a voi nel pregare per il nostro profeta che ascolteremo ora. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.