2002
Salvato dalle tenebre
Aprile 2002


Salvato dalle tenebre

L’incidente accadde mentre stavo correndo a casa dopo una partita di calcio in una città a sud di Santiago del Cile. Mio fratello più giovane aveva giocato per una delle squadre e mentre i miei genitori erano rimasti ad aspettarlo andai avanti sulla mia bicicletta. Mio cugino di otto anni mi chiese se poteva venire con me, lo feci sedere sulla canna della bicicletta e filai via.

Come iniziai a pedalare sentii un dolore acuto. La sera prima, dopo aver celebrato il trionfo della mia squadra in una partita locale, mi ero ubriacato. Avevo 18 anni e non stavo facendo niente di buono nella vita.

Il vento soffiava contro i nostri volti e mio cugino si muoveva in modo disagevole. Quando si mosse uno dei suoi piedi si incastrò tra la ruota e il telaio della bicicletta che si impennò in avanti ed io per primo andai a sbattere con la faccia sull’asfalto ruvido. Quando toccai il mio viso pensai che il mio naso fosse talmente danneggiato da non poterlo più rimettere in sesto.

Fortunatamente mio cugino stava bene. Poco dopo arrivarono i miei genitori quindi un poliziotto e alla fine un’ambulanza. Fui portato al pronto soccorso dove ricucirono parte del mio naso e mi bendarono la fronte. Rimasi alcune ore in ospedale sotto osservazione, dopodiché mi mandarono a casa. Quella notte provai un intenso dolore che non mi fece dormire.

La notte seguente il dolore peggiorò. Alla fine, esausto per il forte dolore, mi addormentai. Feci un sogno spaventoso, mi sembrava di vedere me stesso sdraiato su un letto con le braccia incrociate sopra il petto, l’unica posizione comoda per me. Poi vidi un vapore tenebroso e sen- tii una mano che mi ci spingeva. Terrorizzato, lottavo per liberarmi.

Improvvisamente vidi mio fratello più giovane sull’altro lato che mi spingeva lontano dalle tenebre verso la luce, ma il suo sforzo non era sufficiente; ero disperato e cominciai a piangere, dopodiché mi svegliai. Mio padre venne e mi calmò, risentii il dolore e per la prima volta nella mia vita, vidi mio padre piangere.

Mi spostarono nella stanza dei miei genitori, accanto a mia madre. Alcuni mesi prima, mia madre e mio fratello erano stati battezzati nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e avevo constatato quanto amassero il Libro di Mormon. Mia madre mi lesse alcune righe del libro finché non mi riaddormentai.

Quasi immediatamente feci lo stesso sogno. Questa volta, quando mio fratello cominciò a tirarmi le braccia, capii quale fosse il significato. Le tenebre rappresentavano il mondo nel suo stato decaduto e mio fratello rappresentava il Vangelo e una vita di speranza: la vita che lui voleva che io avessi. Capii che ero scivolato in cattive abitudini, non avevo aperto il mio cuore a quello che i missionari ci avevano insegnato e non avevo mai pregato per scoprire se quello che ci avevano insegnato era vero. In quel momento promisi al mio Padre celeste che sarei stato battezzato.

Mi svegliai piangendo. Anche mia madre pianse e pregò per me.

Il dolore continuò anche il giorno seguente e mia madre chiese ai missionari di darmi una benedizione del sacerdozio. Dopo aver ricevuto la benedizione, cominciai a stare meglio. Durante la mia convalescenza, il mio desiderio di essere battezzato divenne sempre più forte.

Rifeci nuovamente i colloqui con i missionari e questa volta aprii il mio cuore. Non avevo ancora ricevuto una grande conoscenza del Vangelo, ma il sogno che avevo avuto, associato alla fede di mia madre e alla benedizione del sacerdozio, mi aiutarono a sapere che Dio mi amava e che mi aveva fornito un modo per ottenere la vita eterna. Io feci un passo importante verso quella meta il giorno in cui fui battezzato.

Ero solito pensare di avere un sacco di tempo per trovare la vera Chiesa, se esisteva. Ma quell’incidente mi aiutò a capire che non dobbiamo procrastinare le nostre scelte giuste.

Heri Castro Veliz è un membro del Primo Rione di Puente Alto, Palo di Santiago del Cile.