2003
Mi ha preso la borsetta
Giugno 2003


Mi ha preso la borsetta

Non essendo sposata, sono abituata a stare sempre molto attenta alla mia incolumità. Ma nelle settimane precedenti il mio viaggio al Tempio di Atlanta, in Georgia, la mia solita preoccupazione sfociò in un incubo ricorrente nel quale un uomo mi rapinava portandosi via le mie carte di credito, gli assegni e la patente. La mia preoccupazione divenne così grande che, il giorno prima di partire per il tempio, controllai il mio portafogli per tre volte per assicurarmi che tutto, compresa la mia raccomandazione per il tempio, fosse ancora lì.

Quella sera stessa andai ad una festa. Il portafogli era nella mia borsa insieme a un piccolo specchio e al mio inseparabile rossetto. Dopo aver parcheggiato l’auto, misi le chiavi nella borsetta e mi diressi verso la chiesa, dove si teneva la festa. Ero sola in una grande città, ma non ero spaventata. Mi sentivo sicura perché avevo chiesto la protezione del Signore poco prima.

Mentre camminavo sentii qualcuno dietro di me e, quando mi voltai, vidi un uomo che correva verso di me alla velocità della luce. Un forte colpo fu diretto alla borsetta mentre una mano prese il mio braccio e sentii: «Dammi la borsetta!» Mentre provavo a liberarmi, la borsetta volò al di là del prato e cadde tra i cespugli. Urlai, ma l’uomo corse, recuperò la borsetta e scappò via.

Dopo aver chiamato la polizia, cercai una stanza vuota in chiesa e mi misi a pregare il Padre celeste. «Non capisco», pensai cercando di trattenere le lacrime. «Domani sarei dovuta andare al tempio! Ora la mia raccomandazione ce l’ha lui! Padre, perché non sono stata protetta?» Mi sentivo sconfitta e senza speranza. Poi uscii per incontrare i poliziotti.

«Mi dispiace, signora Thomas. Gli agenti non hanno trovato niente, né il ladro, né la sua borsetta», mi fu detto. Ma mentre mi avvicinavo alla mia macchina insieme agli agenti, ebbi una chiara impressione.

«Voglio guardare nell’erba per vedere se qualcosa è caduto dalla borsetta», dissi loro. Cercai di non illudermi troppo, ma quando vidi qualcosa riflettere le luci della strada, lo raccolsi e gridai con gioia: «Le mie chiavi! Le mie chiavi sono qui!» Così, mentre ci dirigevamo alla macchina, dissi una preghiera di ringraziamento in silenzio.

«Aspettate! Voglio guardare anche tra i cespugli».

Scuotendo la testa, l’agente che mi stava accompagnando rispose con una smorfia: «Faccia pure, ma sappia che nessuno ha quella fortuna».

Si sbagliava. Da dietro quel cespuglio, con ormai le lacrime agli occhi, urlai: «Il mio portafogli!» Al suo interno tutto era al suo posto, compresa la mia raccomandazione per il tempio. Gli agenti erano attoniti.

«Non ho mai visto una persona più fortunata», disse uno.

Senza pensarci risposi: «Non si tratta di fortuna. È stato Dio a proteggermi». Dubitando che gli agenti avrebbero capito l’importanza del mio viaggio al tempio, ruppi quel momento di silenzio creatosi aggiungendo scherzosamente: «Però una cosa di valore quel ragazzo l’ha presa… il mio rossetto!» Nessuno rise.

Sentendomi a disagio lanciai un ultimo sguardo al cespuglio dove era avvenuto l’ultimo ritrovamento. Ciò che vidi mi lasciò stupefatta. Proprio lì, dritto sul piccolo specchio che avevo nella borsetta, c’era il mio rossetto.

Prima dell’arrivo della polizia mi ero chiesta perché Dio non mi avesse protetta e benedetta. Ma mentre mi trovavo lì accanto a quegli agenti sbalorditi, capii che aveva fatto tutte e due le cose. Ora, ogni qualvolta dubito che il Padre nei cieli sia a conoscenza dei miei problemi, mi ricordo della sera in cui mi riportò le mie chiavi, il mio portafogli, la mia raccomandazione per il tempio e addirittura il mio rossetto.

Rebecca Thomas è membro del Rione di Clermont, Palo di Orlando, in Florida.

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