Messaggio della Prima Presidenza
Seguite la rotta sicura
I giorni di cui hanno parlato i nostri antenati sono quelli che viviamo noi oggi, l’inizio del 21mo secolo. Questi sono i giorni in cui si adempiono le profezie; e io, insieme a voi, sono grato di prendere parte a quest’opera emozionante e meravigliosa che sta influenzando positivamente tante persone in molte parti del mondo.
Questo progresso non è una vittoria degli uomini: è una manifestazione del potere di Dio. Mi auguro che nessuno di noi pensi di doversene attribuire il merito, sentendosi orgoglioso o facendosi grande per i risultati ottenuti. Prego che saremo sempre umili e riconoscenti.
I frutti della Prima Visione
Quest’opera ebbe inizio con la grandiosa apparizione del Padre e del Figlio al giovane Joseph Smith in una mattina di primavera dell’anno 1820. Tutte le cose buone che vediamo nella Chiesa oggi sono frutto di quella visione meravigliosa, la cui testimonianza ha toccato il cuore di milioni di persone in molte nazioni. Aggiungo la mia testimonianza personale, dettatami dallo Spirito, che la descrizione fatta dal Profeta di quel meraviglioso avvenimento è vera, che Dio, il Padre Eterno, e il risorto Signore Gesù Cristo parlarono con lui in quell’occasione, conversando tanto realmente e intimamente quanto da lui descritto. Levo la mia voce per testimoniare che Joseph era un profeta e che l’opera da lui iniziata come strumento nelle mani di Dio è l’opera di Dio.
Negli anni sono arrivato ad apprezzare il resoconto, fatto da un collaboratore del Profeta, dell’opera di Joseph Smith e la dichiarazione dell’obbligo che abbiamo di farla progredire. Queste parole di bellezza poetica furono scritte nel 1845 dall’anziano Parley P. Pratt, membro del Quorum dei Dodici Apostoli, meno di un anno dopo la morte di Joseph:
«Egli ha organizzato il regno di Dio: noi ne amplieremo i confini.
Egli ha restaurato la pienezza del Vangelo: noi la proclameremo al mondo.
Egli ha fatto sorgere l’alba di un giorno di gloria: noi lo porteremo allo splendore del suo meriggio.
Egli era un ‹solo piccolo essere›, e diventò migliaia. Noi siamo piccoli, ma diventeremo una nazione forte.
In breve, egli cavò la pietra… noi la faremo diventare una grande montagna che riempia la terra intera».1
Stiamo vedendo oggi la realizzazione di quel sogno. Spero che saremo fedeli e degni della sacra fiducia che ci è stata data per edificare questo regno. I nostri sforzi non saranno privi di dispiaceri e contrattempi. Dobbiamo aspettarci un’opposizione decisa e astuta.
La nostra migliore difesa
Mentre il lavoro procede, possiamo aspettarci una intensificazione degli sforzi dell’avversario contro di esso. La nostra migliore difesa è l’umile obbedienza agli insegnamenti che abbiamo ricevuto da coloro che abbiamo sostenuto come profeti di Dio.
Il profeta Joseph Smith ci impartì precise istruzioni riguardo alla situazione in cui ci troviamo. Egli disse: «Andate in completa umiltà e sobrietà, e predicate Gesù Cristo e Lui crocifisso; non contendete con gli altri a causa della loro fede o credo religioso, ma perseguite una rotta sicura. Ho impartito queste istruzioni come comandamento, e tutti coloro che non le osservano richiameranno sul loro capo la persecuzione, mentre coloro che vi obbediscono saranno sempre ripieni dello Spirito Santo; questo io l’ho detto come profezia».2
Voglio scegliere alcune parole di quella dichiarazione e usarle come tema per noi, membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, oggi.
Prego affinché il Signore ci ispiri a comprendere la saggezza contenuta in questo consiglio del Profeta: Non contendete con gli altri, ma perseguite una rotta sicura.
Perseguire una rotta sicura
Viviamo in un’epoca in cui i valori si perdono, in cui cambiano le regole, in cui programmi fatui sbocciano la mattina e muoiono la sera. Lo vediamo nel governo, lo vediamo nella moralità pubblica e privata, lo vediamo nelle case della gente, lo vediamo nelle chiese e lo vediamo anche tra alcuni dei nostri fedeli che si lasciano sviare dai sofismi degli uomini.
Dappertutto gli uomini sembrano vagare nelle tenebre, poiché hanno scartato le tradizioni che costituivano la forza della nostra società la quale, purtroppo, non ha nuove tradizioni che li guidino.
Ricordo la forza morale perorata da un rappresentante del governo giapponese che parlò durante la dedicazione del padiglione della Chiesa in occasione della fiera mondiale tenuta nel 1970 in Giappone. Egli si complimentò calorosamente con la Chiesa per la sua partecipazione alla fiera e deplorò l’influenza sempre più debole della religione nella vita delle persone della sua stessa nazione, con un conseguente deterioramento delle norme e degli ideali.
Sembra essere così ovunque. Qualche tempo fa lessi un articolo provocatorio scritto dalla storica Barbara W. Tuchman, vincitrice del premio Pulitzer. Ella diceva: «Quando prendiamo in considerazione i capi che abbiamo, vediamo se non altro un eccessivo desiderio… di guidare il popolo. Questi uomini corrono di qua e di là per raccogliere consensi, per ottenere il favore della gente. Ma ciò che evidentemente non fanno, è fermarsi un attimo e dire: ‹Questo è ciò in cui credo. Questo è ciò che farò o non farò. Questo è il mio codice di comportamento e questo invece non ne fa parte. Questa è una cosa eccellente, e quest’altra invece è solo spazzatura›. C’è un rifiuto di guida morale nel senso di una generale riluttanza a definire le proprie norme».
Ella continuava: «Di tutti i mali ereditati dalla nostra povera… società, il più grave, dal quale scaturisce una parte tanto grande del nostro disagio e della nostra confusione, è assenza di norme. Siamo troppo insicuri di noi stessi per dichiararle, per rispettarle e, se necessario, come nel caso di coloro che occupano posizioni di autorità, per imporle. Sembra che siamo affetti da una dilagante e corrosiva riluttanza a prendere una qualsiasi posizione su qualsiasi valore morale o comportamentale.
Anche se le norme, in generale, possono traballare, tuttavia noi che apparteniamo alla Chiesa non abbiamo scuse se ci lasciamo trasportare dalla corrente. Noi abbiamo delle norme, norme sicure, collaudate ed efficaci. Il nostro progresso è direttamente proporzionale alla fedeltà con la quale le osserviamo. Se le trascuriamo, il nostro progresso si fermerà e ostacoleremo inoltre il lavoro del Signore. Queste norme ci sono pervenute da Lui. Alcune possono sembrare un po’ fuori moda nella nostra società, ma questo non toglie nulla alla loro validità né attenua gli effetti della loro applicazione. I sottili ragionamenti degli uomini, per quanto intelligenti, per quanto plausibili possano sembrare, non possono limitare la profonda saggezza di Dio.
Una volta sentii dire ad Hans Kindt, il saggio patriarca del Palo di Milwaukee Nord, nel Wisconsin: «Dio non è un politico celeste alla ricerca del nostro voto. Siamo noi che invece dobbiamo cercare Dio e obbedire a Lui».
La cosa più bella è che l’obbedienza ci porta la felicità; ci porta la pace; ci porta il progresso. E questo vale per ogni singolo individuo il cui buon esempio fa nascere il rispetto per l’istituzione di cui fa parte.
Non c’è bisogno di contendere
La nostra aderenza a queste norme di divina provenienza non deve mai assumere carattere offensivo nei confronti di coloro che ci circondano. Non è necessario contendere con loro, ma se seguiremo una rotta sicura, proprio il nostro esempio diventerà l’argomentazione più efficace che mai potremmo presentare a favore dei pregi della causa nella quale siamo impegnati.
Il Signore ci ha impartito consigli e comandamenti in merito a così tanti argomenti da non lasciare spazio ad equivoci per nessun membro di questa chiesa. Egli ha stabilito le nostre linee di condotta in merito alla virtù personale, alle regole di buon vicinato, all’obbedienza alle leggi, alla lealtà verso lo Stato, all’osservanza della santità della domenica, alla sobrietà e all’astinenza dall’alcol e dal tabacco, al pagamento delle decime e delle offerte, alla cura dei bisognosi, alla cura della casa e della famiglia, alla condivisione del Vangelo—per menzionare soltanto alcuni aspetti.
Non è necessario che in nessuno di questi campi vi siano discussioni o contese. Se seguiremo una rotta sicura nella pratica della nostra religione, faremo avanzare la causa più efficacemente che in qualsiasi altro modo.
Forse ci saranno delle persone che cercheranno di tentarci e di allontanarci dalla retta via. Forse ci saranno quelle che cercheranno di provocarci. Potremmo essere screditati. Potremmo essere disprezzati. Potremmo subire le proteste degli altri. Potremmo essere messi in ridicolo davanti al mondo.
Ci sono persone dentro e fuori della Chiesa che vorrebbero obbligarci a cambiare la nostra posizione in merito ad alcune questioni, come se fosse nostra prerogativa usurpare l’autorità che appartiene soltanto a Dio.
Non abbiamo alcun desiderio di litigare con gli altri. Noi insegnamo il Vangelo di pace, ma non possiamo abbandonare la parola del Signore così come ci è pervenuta per mezzo di coloro che abbiamo sostenuto quali profeti. Dobbiamo alzarci e dire, citando nuovamente le parole affermative raccomandate da Barbara Tuchman: «Questo è ciò in cui credo. Questo è ciò che farò o non farò. Questo è il mio codice di comportamento e questo invece non ne fa parte».
Potranno esserci momenti di scoraggiamento e di gravi preoccupazioni. Sicuramente ci saranno giorni di decisione nella vita di ognuna di noi. È sempre stato così.
L’esempio dei pionieri
Ogni uomo e donna di questa chiesa conosce almeno in parte il prezzo pagato dai nostri antenati per la loro fede. Me ne sovvengo quando leggo la storia scritta da Mary Goble Pay, nonna di mia moglie. Vorrei raccontarvi parte della storia di una ragazzina di tredici anni. Ella parla della sua infanzia a Brighton, deliziosa cittadina posta sulla costa meridionale dell’Inghilterra, dove le dolci e verdi colline del Sussex corrono verso il mare.
Fu lì che la sua famiglia venne battezzata. La loro conversione avvenne naturalmente perché lo Spirito sussurrò alle loro anime che il Vangelo era vero. Ma dei parenti e dei vicini li criticarono e persino dei gruppi di facinorosi li derisero e sollevarono gli altri contro di loro. Ci volle molto coraggio, quella rara qualità descritta come coraggio morale, per dichiarare pubblicamente la loro fede ed essere battezzati e riconosciuti come mormoni.
La famiglia si recò a Liverpool dove, insieme ad altri novecento passeggeri, s’imbarcò sulla nave Horizon.
Mentre il vento gonfiava le vele, cantarono «Addio, mia terra natia, addio». Dopo sei settimane di navigazione—il tempo necessario per percorrere la distanza che oggi un jet sorvola in sei ore—sbarcarono a Boston e proseguirono con il treno a vapore per Iowa City, dove si attrezzarono per il viaggio verso Ovest.
Acquistarono due tiri di buoi, una coppia di mucche, un carro e una tenda. Furono assegnati a viaggiare insieme a una delle compagnie di carretti a mano e ad assisterla.
Ad Iowa City ebbe luogo la loro prima tragedia. Il loro figlio più piccolo, che aveva meno di due anni, morì per assideramento e fu sepolto in una tomba presso la quale nessuno di loro avrebbe mai più potuto recarsi.
Permettetevi di riportare le esatte parole scritte da quella ragazza di tredici anni:
«Percorrevamo dai 25 ai 40 chilometri al giorno… finché non arrivammo al fiume Platte… Quel giorno raggiungemmo i gruppi con i carretti a mano. Li osservammo attraversare il fiume sul quale galleggiavano grossi blocchi di ghiaccio. La temperatura era molto rigida… Ritornammo all’accampamento per dire le preghiere, [e]… cantammo l’inno ‹Santi, venite, senz’alcun timor›. Mi chiedevo perché mia madre piangesse [quella notte]… La mattina seguente, è nata la mia sorellina. Era il 23 settembre. La chiamammo Edith. Ella visse sei settimane e poi morì… Fu sepolta nelle vicinanze dell’ultimo guado del fiume Sweetwater.
«[Ci trovammo a viaggiare su molta neve. Un giorno mi persi nella neve]. Avevo i piedi e le gambe congelati; [gli uomini] mi massaggiarono con la neve. Poi mi misero i piedi a bagno in un mastello di acqua. Il dolore era terribile…
Quando arrivammo a Devils Gate il freddo era molto intenso. In quel luogo lasciammo molte delle nostre cose… Mio fratello James… stava bene [quella sera] come al solito quando andò a letto. La mattina seguente era morto…
Avevo i piedi gelati[;] anche mio fratello Edwin e mia sorella Caroline avevano i piedi gelati. Non c’era nient’altro che neve [neve dappertutto e il pungente vento del Wyoming]. Non riuscimmo neppure a piantare i picchetti della nostra tenda… Non sapevamo cosa ne sarebbe stato di noi. [Poi], una sera un uomo arrivò al nostro accampamento e ci disse… che Brigham Young aveva mandato uomini e squadre per aiutarci… Cantammo, alcuni ballarono e alcuni piansero…
Mia madre non si riprese più… Morì tra le piccole e le grandi montagne… Aveva quarantatre anni…
Arrivammo a Salt Lake City alle nove di sera dell’11 dicembre 1856. Tre persone vive su quattro erano assiderate. Mia madre giaceva, morta, nel carro….
Di buon ora, la mattina seguente… Brigham Young… venne… Quando vide le nostre condizioni, i nostri piedi congelati e nostra madre morta, le lacrime rigarono il suo volto…
Il dottore mi amputò le dita dei piedi… [mentre] le sorelle vestivano mia madre per seppellirla… Quando mi ebbero fasciato i piedi, ci [portarono]… dentro a vedere nostra madre per l’ultima volta. Come sopportammo tanto dolore? Quel pomeriggio ella fu sepolta…
[Ho pensato spesso alle parole che mia madre disse prima di lasciare l’Inghilterra]. ‹Polly, voglio andare a Sion fintanto che i miei figli sono piccoli, perché possano crescere nel vangelo di Gesù Cristo, poiché so che questa è la vera chiesa›».4
Concludo con questa domanda: Dovremmo stupirci se ci è chiesto di sopportare qualche critica, compiere qualche piccolo sacrificio per la nostra fede, quando i nostri antenati pagarono un prezzo tanto alto per la loro?
Senza contese, senza discussioni, senza offese, seguiamo una rotta sicura, procedendo innanzi all’edificazione del regno di Dio. Se ci sono dei problemi, affrontiamoli con calma. Vinciamo il male con il bene. Questa è l’opera di Dio, che continuerà a rafforzarsi sulla terra, per influire positivamente su innumerevoli migliaia di persone il cui cuore si aprirà al messaggio della verità. Nessun potere sotto il cielo può arrestarla.
Questa è la mia convinzione e questa la mia testimonianza.
Idee per gli insegnanti familiari
Dopo aver pregato ed esservi preparati, condividete questo messaggio usando un metodo che incoraggi la partecipazione di coloro a cui insegnate. Seguono alcuni esempi:
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Aiutate i membri della famiglia a memorizzare la prima frase della profezia del profeta Joseph Smith (vedere il secondo paragrafo della sezione intitolata «La nostra migliore difesa»). Potreste lodarli o dar loro una piccola ricompensa quando riescono a dirla a memoria. Elencate e analizzate le idee menzionate dal presidente Hinckley relative a che cosa significhi seguire una rotta sicura.
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Che cose dice il presidente Hinckley in merito alla forza morale quando cita Barbara W. Tuchman (vedere il quarto paragrafo della sezione intitolata «Seguire una rotta sicura»)? Invitate i membri della famiglia a recitare una scenetta che metta in evidenza la necessità della forza morale. Forse dovrete spiegare ai bambini più piccoli che questo significa non aver paura di fare quello che sappiamo essere giusto. Parlate dei modi in cui i membri della famiglia possono essere mansueti e allo stesso tempo mostrare coraggio morale.
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Come pensate che la promessa fatta alle persone giuste, contenuta nella profezia del profeta Joseph Smith, si sia adempiuta nella vita di Mary Goble Pay? Esaminate la domanda conclusiva del presidente Hinckley. Come possiamo vivere in maniera più fedele, secondo il consiglio del profeta Joseph?