Aiutami!
Tiffany Lewis, Texas, USA
La sera del mio secondo giorno di studio all’estero, a San Pietroburgo, in Russia, mi ero incontrata in centro con degli amici per giocare a football americano. Dopo la partita decisi di provare a ritornare a casa con l’autobus. Non l’avevo mai preso in Russia, ma la signora presso cui alloggiavo mi aveva detto che il numero 7 o il numero 1 mi avrebbero riportato a casa. Di conseguenza, quando il numero 7 arrivò, salii a bordo.
Durante il tragitto, guardavo i negozi e le persone che si incrociavano sul marciapiede. Poco a poco, la zona iniziò a non apparirmi più familiare. Controllai l’orologio e mi resi conto che ero sull’autobus da 30 minuti.
Improvvisamente l’autobus si fermò, le luci si spensero e tutti scesero. Tentando di non farmi prendere dal panico, mi guardai attorno in cerca di aiuto. Sapevo che se avessi trovato la metropolitana, sarei stata in grado di arrivare a casa sana e salva. Vidi una coppia in fondo alla strada e mi diressi verso di loro.
«Mi sono persa», dissi. «Sapete dove si trova la metropolitana?»
«La metropolitana è molto lontana da qui», rispose l’uomo. «Ma c’è una fermata dell’autobus laggiù. Sali sul numero 5. Ti porterà fino alla metropolitana».
Lo ringraziai e iniziai a camminare rapidamente verso la fermata. Quando arrivò l’autobus, però, non era il numero 5, ma il numero 1. Mi ricordai le parole che mi aveva detto la signora che mi ospitava: «Sali sull’autobus numero 7 o 1. Ti porteranno a casa».
Incerta, salii, ma di nuovo proseguimmo per un lungo tratto, fino a quando i passeggeri uno alla volta scesero tutti e io rimasi l’unica a bordo.
Alla fine l’autobus si fermò al lato della strada.
«Devi scendere», disse l’autista. «Questo è il capolinea».
Mi sentivo tremare nel tentativo di respirare e di trattenere le lacrime. Era tardi e se non fossi riuscita a trovare la metropolitana prima della chiusura avrei dovuto passare la notte per le strade di San Pietroburgo.
Pregai sommessamente: «Aiutami, Padre celeste», e cominciai a camminare. Poi, mettendomi a correre, iniziai a far segno di fermarsi ai taxi che passavano, ma non se ne fermò nessuno.
In breve tempo arrivai a un’altra fermata piena di gente e i fari di un autobus in lontananza, un numero 7, ci illuminarono. Esitai. Prendendo l’autobus non avevo fatto altro che perdermi; tuttavia una potente forza da dietro mi spinse a salire. Mi lasciai cadere su un sedile e guardai l’orologio: erano le 23:50 e la metropolitana avrebbe chiuso fra 10 minuti.
Chiusi gli occhi, bisbigliando nuovamente «aiutami». Quando li riaprii vidi il brillare delle luci di una fermata della metropolitana e l’autobus si fermò proprio lì. Scesi e di corsa mi diressi a prendere l’ultima metropolitana della notte.
Mentre sedevo, pensai a come il nostro Padre celeste conta tutti quanti i Suoi passeri (vedere Matteo 10:29–31) e silenziosamente Lo ringraziai. So che in quella notte buia, in quella grande città, Egli mi condusse a casa.