Missionari senior: necessari, benedetti e amati
Prestare servizio come coppia missionaria può rivelarsi molto più flessibile, meno costoso e più gioioso di ciò che si crede.
“Potete venire ad aiutare?”
È una domanda a cui Gerald e Lorna Malmrose di Washington, negli USA, avevano già risposto in passato. Risposero di sì quando il vescovo di allora, in seguito presidente di missione, chiese loro se potevano prestare servizio con lui nelle Indie Occidentali. Risposero ancora di sì quando il presidente di palo li chiamò a svolgere una missione di servizio presso la sede centrale della Chiesa a Salt Lake City, nello Utah (USA), per lavorare con i computer e le risorse umane.
Quando l’ex-vescovo dei Malmrose, poi presidente di missione, Reid Robison, li chiamò nuovamente, questa volta in qualità di presidente del centro di addestramento per i missionari di Accra, in Ghana, chiese loro se fossero disposti ad aiutare ancora una volta.
“Sapevamo che potevamo avere fiducia nel Signore”, dice l’anziano Malmrose. “Così abbiamo deciso di confidare in Lui ancora una volta”. Risposero di sì, completarono i moduli di raccomandazione, ricevettero la loro chiamata e presto partirono alla volta del Ghana.
Servire come coniugi
L’esperienza dei Malmrose mostra alcuni principi sulle coppie senior impegnate in missioni di servizio che potrebbero non essere ben compresi:
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Ci sono due tipi di missioni: (1) Il presidente della Chiesa chiama le coppie senior a prestare servizio da casa o in luoghi lontani. (2) Il presidente di palo chiama le coppie di missionari di servizio della Chiesa a ricoprire ruoli di cui c’è bisogno a livello locale o regionale su base part-time, da 8 a 32 ore alla settimana. Queste coppie normalmente vivono e prestano servizio vicino a casa ma a volte possono essere chiamate a servire in posti lontani.
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I presidenti di missione vengono esortati a cercare coppie che possano soddisfare le esigenze della loro missione, mentre le coppie possono esprimere le proprie preferenze. “Questo non vuol dire che le coppie possono scegliere in tutta libertà le proprie destinazioni missionarie”, spiega l’anziano Jeffrey R. Holland del Quorum dei Dodici Apostoli. “Una chiamata è sempre una chiamata. [Ma] discutiamo con le coppie senior delle loro preferenze, che vengono poi prese in considerazione per permettere loro di prestare servizio dove e come preferiscono”.1
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I presidenti di missione danno consigli alle coppie su come sfruttare al meglio le proprie abilità e capacità. “Per rendere significativa l’esperienza vissuta come coppia missionaria senior”, dice il presidente Robison, “bisogna avere l’opportunità di lavorare in settori per cui si ha interesse e dove le proprie capacità possono dare la certezza di potersi rendere utili”.
Ad esempio, il presidente Robison sapeva che l’anziano Malmrose conosce il francese, cosa utile in quanto molti africani parlano francese. “Ho pensato che avrebbe potuto aiutare con i viaggi e i visti”, dice il presidente Robison. “Ma una volta che è arrivato qui, ho capito che quello non era il suo vero interesse. Così l’ho invitato a utilizzare le sue conoscenze informatiche. Ci ha risparmiato ore e ore di lavoro”. Inoltre l’anziano Malmrose aiuta i missionari, in particolare quelli che parlano francese, a preparare nomi e a svolgere il lavoro di tempio per le loro famiglie. La sorella Malmrose, assistente sanitaria qualificata, è stata incaricata di lavorare con il dottore e l’infermiera della missione.
Egli prepara la via
Come i Malmrose, altre coppie scoprono che quando si affidano al Signore, Egli prepara la via per loro. Questo è successo anche ad Alvin e Corazon Rieta di Kawit, nella provincia filippina di Cavite.
“Due anni prima della nostra decisione di prestare servizio, abbiamo cominciato a mettere in atto piani precisi per l’attività di famiglia”, spiega l’anziano Rieta. “I nostri figli si erano oramai laureati e potevano prendere il nostro posto. Tuttavia, ci chiedevamo chi avrebbe risolto i problemi dell’azienda e quale sarebbe stata la reazione dei clienti ai nostri piani”.
La sorella Rieta era anche preoccupata di lasciare la madre anziana. “Avevo paura di perderla mentre noi eravamo lontani”, dice. “Inoltre non mi sentivo all’altezza di insegnare il Vangelo”.
Chiesero consiglio al vescovo e a una coppia che aveva recentemente prestato servizio a Davao. “Tutti loro hanno portato una forte testimonianza di come il Signore guidi ogni coppia nella gestione della propria casa, della famiglia e dei fondi per la missione”, dice la sorella Rieta.
“Mentre cercavamo una guida,” dice l’anziano Rieta, “Le nostre paure sono state placate: gli affari sono andati bene nonostante le difficoltà, i clienti ci esprimevano gioia e supporto e la famiglia si è unita ancora di più per assistere la nostra madre malata. Abbiamo così cominciato a capire che il Signore ci avrebbe davvero aiutati”.
Oggi i Rieta prestano servizio a supporto di membri e dirigenti nella Missione Cagayan de Oro, nelle Filippine.
Ci sono molte cose che potete fare
Alcune coppie pensano che le limitazioni fisiche siano un impedimento, ma non Keith e Jennilyn Mauerman dello Utah, negli USA. Anni fa, quattro mesi dopo essersi sposati nel Tempio di Los Angeles, in California, Keith venne chiamato alle armi e inviato al fronte. Al comando di una squadra aerotrasportata, camminava davanti agli altri soldati quando una mina esplose. Keith perse entrambe le gambe. Tornato a casa, Jennilyn gli stette premurosamente a fianco.
“Sapevo che non avevo nulla di cui preoccuparmi”, racconta Keith, “perché abbiamo un matrimonio eterno. Mia moglie mi ha sostenuto per tutto il tempo. E lo fa ancora oggi, ogni giorno”.
Raggiunta la pensione, la sorella Mauerman e suo marito decisero di dedicarsi a una missione di servizio. Il fatto, però, che l’anziano Mauerman avesse perso le gambe sarebbe stato un problema? “Ci sono sempre cose che non posso fare”, dice, “ma ce ne sono anche tante che invece posso fare. Sapevamo che ci sarebbe stato un posto per noi”.
Mentre compilavano i moduli di raccomandazione, Keith spuntò una casella che indicava la sua esperienza di servizio nell’esercito. Così ricevette subito una chiamata dalle Relazioni con i militari della Chiesa. “Avevo una tessera di riconoscimento che ci avrebbe permesso di accedere alle basi militari, perciò ci hanno chiesto il permesso di raccomandarci per una missione nell’ambito delle relazioni con i militari”.
I Mauerman vennero chiamati a prestare servizio in una base militare in North Carolina, negli USA. L’anziano Mauerman racconta: “L’insegna all’entrata diceva ‘Fort Bragg, sede della Divisione aerotrasportata’. La guardia ci ha salutato con il motto dell’aerotrasportata ‘Fino alla meta!’ ed erano anni che non lo sentivo. Mi sono sentito a casa anche se non ero mai stato a Fort Bragg. Sapevo che questa missione era perfetta per noi e il Signore aveva pensato a me”.
“Abbiamo tenuto lezioni su come diventare autosufficienti e resilienti e su come rafforzare un matrimonio”, racconta la sorella Mauerman. “All’inizio non ce la sentivamo di condividere la nostra storia, ma poi abbiamo capito quanto fosse importante che lo facessimo. I soldati e le loro mogli ci guardavano e dicevano ‘se ce l’hanno fatta loro, possiamo farcela anche noi’”.
L’esperienza dei Mauerman in North Carolina fu così positiva che chiesero di servire ancora. Oggi percorrono circa 64 chilometri dalla loro casa di Orem a Salt Lake City, due volte a settimana, per prestare servizio nell’ufficio delle Relazioni con i militari della Chiesa. Inoltre, insegnano alle coppie senior nel centro di addestramento per i missionari di Provo, dove scoprono che in quasi ogni gruppo c’è qualcuno che ha superato degli ostacoli per poter servire.
Linguaggi universali
Chiamati nella Missione di Cuiabá, in Brasile, Randy e Lou Ellen Romrell dello Utah erano preoccupati. Benché l’anziano Romrell avesse servito in Brasile da giovane, aveva oramai dimenticato il portoghese. La sorella Romrell, invece, non lo aveva mai imparato. Tuttavia, lo studio e l’impegno aiutarono l’anziano Romrell a recuperare il proprio portoghese e la sorella Romrell a fare progressi nell’apprendimento della lingua. Anche l’ukulele fu loro d’aiuto:
“Non che avessi pianificato di portarlo con me”, racconta la sorella Romrell, “ma l’anziano Romrell sentiva che dovevo ed è incredibile quello che questo strumento è stato capace di fare. Quando insegniamo ai simpatizzanti e ci dedichiamo alla riattivazione e all’integrazione, è divertente usarlo per far cantare gli inni alle persone. Noi impariamo la lingua, mentre gli inni portano un forte spirito”.
Anche se ha ancora molto da imparare in fatto di lingua portoghese, la sorella Romrell ha un’ottima conoscenza della musica. “La musica unisce le persone”, dice. “Anche se non riesco a cogliere tutto quello che la gente dice durante una visita, quando cantiamo, siamo tutti connessi”. Invitati a tenere incontri nelle scuole sulla festa americana del Ringraziamento, i Romrell hanno cantato inni di gratitudine, accompagnati dall’ukulele. La sorella Romrell usa anche uno strumento molto più convenzionale per accompagnare gli inni in chiesa: il pianoforte.
E il portoghese? “Anche se non si parla perfettamente una lingua, conoscere qualche parola aiuta”, dice. “Un semplice saluto può fare già un’enorme differenza. Fai loro sapere che stai imparando. Rendi il tutto semplice e affidati allo Spirito”. E lo Spirito è di certo un’altra lingua che tutti possono condividere.
Prestare servizio da casa
Paul e Mar Jean Lewis dello Utah hanno già prestato servizio insieme in tre missioni (nel Tempio di Palmyra, nello Stato di New York; nel Tempio di Hong Kong, in Cina; e per i Seminari e gli Istituti in Croazia, Serbia e Slovenia). Si stavano preparando per svolgerne un’altra quando il loro presidente di palo ha chiesto loro: “Vi interesserebbe prestare servizio proprio qui nel vostro palo, a supporto della missione in cui viviamo?”.
“Non eravamo qui da tanto tempo e per noi era una grandiosa opportunità”, racconta la sorella Lewis. “Serviamo con giovani anziani e sorelle, lavoriamo fianco a fianco con il presidente di missione, partecipiamo alle riunioni di distretto e di zona e collaboriamo con i dirigenti dei rioni”. L’anziano e la sorella Lewis, inoltre, fanno visita ai simpatizzanti e ai membri meno attivi.
“Abbiamo incontrato persone meravigliose che non avremmo altrimenti mai potuto conoscere”, racconta la sorella Lewis, “tra cui alcuni che si erano allontanati dalla via. Vederli ritornare, ricevere le ordinanze e andare al tempio è una benedizione meravigliosa”.
“Molte coppie che pensano di prestare servizio sono preoccupate di che cosa faranno della casa e della macchina o degli eventi familiari che si perderanno”, dice l’anziano Lewis. “Noi abbiamo potuto stare a casa nostra e guidare la nostra macchina. Siamo incoraggiati a partecipare alle attività familiari se non interferiscono con i doveri missionari. Ed eravamo lì quando è nato il nostro nipotino”.
Le benedizioni familiari
Di contro, Jill e Kent Sorensen, provenienti dallo stesso palo, dicono che uno dei modi migliori per loro di rafforzare i legami familiari è stato servire lontano da casa. La sorella Sorensen dice: “Una delle tipiche scuse utilizzate dalle coppie per non prestare servizio sono i nipotini, i figli sposati con problemi, le figlie incinte, i genitori che invecchiano e chi più ne ha più ne metta. La famiglia è una priorità e i nostri cari ci mancano ogni giorno. Andare in missione, però, trasmette il potente messaggio che anche l’opera missionaria è importante”.
Tra l’altro, sottolinea l’anziano Sorensen, “ci sono così tanti modi per rimanere in contatto, oggi, che puoi avere notizie in ogni momento”.
Il viaggio missionario dei Sorensen è cominciato tre anni fa, quando il vescovo ha chiesto loro di tenere caminetti mensili per coppie intenzionate a prestare servizio missionario. “Dopo averne parlato continuamente”, dice la sorella Sorensen, “è giunto il momento che siamo noi a partire!”. Hanno ricevuto una chiamata per servire nelle Isole Cook, dove i genitori di Jill erano stati in missione cinquanta anni prima.
Oggi, oltre ad altri doveri, viene chiesto loro di tenere corsi sulla Bibbia nelle scuole.
“Parliamo di come Cristo sia la roccia”, dice l’anziano Sorensen. “Diamo agli studenti una piccola pietra e li incoraggiamo a rimenare saldi come una roccia in Cristo. Adesso, ovunque andiamo, quando la gente ci vede, dice: ‘Saldi come una roccia!’”.
Venite ad aiutare
Se state pensando a una missione a tempo pieno o a una missione di servizio della Chiesa, tutte queste coppie vi farebbero la stessa domanda che il presidente Robison pose a Gerald e Lorna Malmrose: “Potete venire ad aiutare?”. Vi diranno che, indipendentemente dal modo in cui partecipate, una cosa è certa: siete necessari, potete dare il vostro contributo e sarete benedetti e amati.