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Fede in ogni passo


Capitolo sei

Fede in ogni passo

I preparativi per lasciare Nauvoo

Almeno dal 1834 i dirigenti della Chiesa parlavano di trasferire i santi a ovest, nelle Montagne Rocciose, dove essi avrebbero potuto vivere in pace. Col passare degli anni i dirigenti della Chiesa parlarono delle zone in cui potevano trasferirsi con gli esploratori di quella regione e studiarono varie carte geografiche per trovare il posto giusto in cui stabilirsi. Alla fine del 1845 i dirigenti della Chiesa possedevano le informazioni più aggiornate disponibili sull’Ovest.

Man mano che le persecuzioni a Nauvoo si intensificavano, diventava evidente che i santi sarebbero stati costretti a lasciare la città. Nel novembre 1845 a Nauvoo fervevano i preparativi. Furono nominati comandanti di gruppi di cento, cinquanta, e dieci persone che avrebbero guidato i santi nell’esodo. Ogni gruppo di cento persone istituì una o più officine per la costruzione di carri. Carrai, falegnami e carpentieri lavoravano fino alle ore piccole per preparare il legname e costruire i carri. Alcuni membri della Chiesa furono inviati all’Est per acquistare del ferro e i fabbri costruirono gli oggetti necessari per il viaggio e gli attrezzi agricoli richiesti per colonizzare una nuova Sion. Le famiglie raccolsero cibo e utensili domestici e riempirono barili e altri contenitori di frutta secca, riso, farina e medicinali. Lavorando insieme per il bene comune i santi realizzarono più di quanto sembrava possibile fare in un periodo così breve.

Le difficoltà di un viaggio nel cuore dell’inverno

L’evacuazione di Nauvoo originariamente era programmata per l’aprile 1846. Ma in seguito alle minacce della milizia di stato che intendeva impedire ai santi di andare all’Ovest, i Dodici Apostoli e i cittadini più in vista si riunirono affrettatamente in consiglio il 2 febbraio 1846. Concordarono che era imperativo iniziare immediatamente il viaggio verso l’Ovest e l’esodo iniziò il 4 febbraio. Sotto il comando di Brigham Young il primo gruppo di santi iniziò con entusiasmo il viaggio. Tuttavia quell’entusiasmo sarebbe stato messo a dura prova, poiché c’erano molti chilometri da percorrere prima che degli accampamenti permanenti dessero loro sollievo dall’inclemenza di un inverno che non sembrava mai finire e di una primavera eccezionalmente piovosa.

Per cercare un luogo al sicuro dai loro persecutori, migliaia di santi per prima cosa dovettero attraversare il grande Fiume Mississippi per raggiungere il territorio dell’Iowa. I pericoli di quel viaggio si manifestarono subito quando un bue aprì con un calcio una falla nella barca che trasportava un numeroso gruppo di santi e il natante affondò. Un osservatore vide gli sfortunati passeggeri aggrapparsi a materassi di piume, pezzi di legno, «travi e qualsiasi altra cosa riuscivano ad afferrare ed essere sballottati qua e là nell’acqua gelida, colpiti continuamente dalle onde… Alcuni salirono sul tetto del carro che non era del tutto affondato e trovarono una certa sicurezza, mentre le mucche e i buoi che erano a bordo stavano nuotando verso la sponda dalla quale erano venuti».1 Finalmente tutti furono aiutati a salire su altre barche e furono trasportati dall’altra parte del fiume.

Due settimane dopo la prima traversata il fiume gelò per qualche tempo. Il ghiaccio, sebbene scivoloso, era in grado di sostenere i carri e i tiri di buoi, cosicché l’attraversamento diventò più facile. Ma il freddo causò molte sofferenze ai santi che avanzavano nella neve. Nell’accampamento installato a Sugar Creek, dall’altra parte del fiume, un vento impetuoso sospingeva la neve che cadde fino a raggiungere l’altezza di quasi venti centimetri. Poi un innalzamento della temperatura fece sciogliere la neve e il terreno si trasformò in un pantano. Attorno, sopra e sotto, gli elementi concorsero a creare un ambiente molto disagevole per i duemila santi che affollavano tende, carri e rifugi improvvisati mentre attendevano l’ordine di proseguire il viaggio.

La parte più difficile del viaggio fu questo stadio iniziale attraverso l’Iowa. Hosea Stout scrisse: «Mi preparai per la notte innalzando una tenda improvvisata, utilizzando alcune coperte. Mia moglie era appena in grado di alzarsi a sedere e il mio figlioletto era ammalato con una forte febbre e non era neppure consapevole di quello che stava accadendo».2 Anche molti altri santi soffrirono grandemente.

Tutto ben

La fede, il coraggio e la determinazione di cui erano dotati consentirono a quei santi di superare il freddo, la fame e la morte dei loro cari. William Clayton fu chiamato a far parte di uno dei primi gruppi che partirono da Nauvoo e lasciò la moglie Diantha con i genitori di lei, poiché mancava soltanto un mese al termine della sua prima gravidanza. Il cammino lungo piste fangose e le notti trascorse sotto una tenda al freddo e all’umido lo abbattevano poiché era anche preoccupato per la salute di Diantha. Due mesi dopo non sapeva ancora se ella aveva dato alla luce il loro primo bambino e se era in buona salute. Finalmente ricevette la gioiosa notizia che gli era nato «un bel maschietto robusto». Immediatamente William si sedette e scrisse un inno che non soltanto aveva per lui un particolare significato, ma che sarebbe diventato un canto di ispirazione e di gratitudine per i membri della Chiesa di molte generazioni. L’inno era «Santi, venite» e le sue strofe, ormai famose, esprimevano la sua fede e la fede di migliaia di santi che lo cantarono in mezzo alle avversità: «Tutto ben! Tutto ben!»3 Essi, come i membri della Chiesa che li seguirono, trovarono la gioia e la pace che sono la ricompensa per i sacrifici e l’obbedienza nel regno di Dio.

Winter Quarters

I santi impiegarono centotrentuno giorni per percorrere i cinquecento chilometri che separavano Nauvoo dagli insediamenti dell’Iowa occidentale, dove essi avrebbero trascorso l’inverno 1846–1847 e si sarebbero preparati per il viaggio verso le Montagne Rocciose. Quell’esperienza insegnò loro molte cose sui viaggi, cose che li avrebbero aiutati ad attraversare più rapidamente i milleseicento chilometri delle grandi praterie americane, traversata che l’anno successivo fu compiuta in circa centoundici giorni.

Numerosi insediamenti di santi si estendevano lungo entrambe le sponde del Fiume Missouri. L’insediamento più importante, Winter Quarters, stava sulla sponda occidentale, nel Nebraska. Arrivò rapidamente ad accogliere circa tremilacinquecento membri della Chiesa che vivevano in capanne di tronchi e in rifugi improvvisati fatti con rami di salice e fango. Circa duemilacinquecento santi vivevano anche nell’insediamento chiamato Kanesville, sulla sponda orientale del Fiume Missouri, nell’Iowa, e nei dintorni. La vita in questi insediamenti era impegnativa quasi come lo era stata lungo il cammino. D’estate soffrivano per la malaria. Quando venne l’inverno e il cibo fresco non fu più disponibile, soffrirono a causa delle epidemie di colera, scorbuto, mal di denti, nictalopia e gravi forme di diarrea. Centinaia di persone morirono.

Tuttavia la vita continuava. Le donne passavano il giorno intente a pulire, stirare, lavare, fare trapunte, scrivere lettere, preparare i pasti con le loro magre provviste e provvedere ai figli, secondo quando scrive Mary Richards, il cui marito Samuel si trovava in missione in Scozia. Ella descrive con buonumore le attività dei santi a Winter Quarters, che erano discussioni teologiche, balli, riunioni della Chiesa, feste e spettacoli.

Gli uomini lavoravano insieme e spesso si riunivano per esaminare i programmi di viaggio e le località per il prossimo insediamento di santi. Essi collaboravano spesso per radunare il bestiame al pascolo nelle praterie attorno all’accampamento. Lavoravano nei campi, pattugliavano i confini dell’insediamento, costruirono e gestirono un mulino e pre-paravano i carri per il viaggio, anche se spesso erano esausti e ammalati. Una parte del loro lavoro era un atto di amore altruista, poiché essi lavoravano la terra e seminavano raccolti di cui avrebbero goduto i santi che li avrebbero seguiti.

Il figlio di Brigham Young, John, chiamò Winter Quarters «la Valley Forge del Mormonismo» per gli eventi che vi ebbero luogo, non meno decisivi di quelli che a Valley Forge determinarono l’esito della rivoluzione americana. Egli abitava vicino al cimitero e assisteva ai «piccoli cortei funebri che tanto spesso passavano davanti alla nostra porta». Egli ricorda «quanto era povera e monotona» la dieta della sua famiglia, che consisteva di pane, granturco, pancetta e un po’ di latte. Egli disse che la polenta e la pancetta diventarono così nauseanti che mangiarli era come prendere una medicina, e incontrava difficoltà a inghiottirli.4 Soltanto la fede e la dedizione aiutarono i santi a superare quel periodo difficile.

Il Battaglione mormone

Mentre i santi si trovavano nell’Iowa, i rappresentanti dell’esercito degli Stati Uniti addetti al reclutamento chiesero ai dirigenti della Chiesa di fornire un contingente di uomini che prendessero parte alla guerra contro il Messico, iniziata nel maggio 1846. Quegli uomini, che divennero noti come Battaglione mormone, dovevano marciare attraverso la parte occidentale del Paese per raggiungere la California e avrebbero ricevuto, oltre la paga, anche l’uniforme e il vitto. Brigham Young incoraggiò gli uomini a partecipare a quella spedizione per raccogliere il denaro necessario per aiutare i poveri a lasciare Nauvoo e per mantenere le famiglie dei soldati. La collaborazione con il governo in quella iniziativa avrebbe anche dimostrato la lealtà dei membri della Chiesa verso il loro paese e dato loro un giustificato motivo per accamparsi temporaneamente su terre appartenenti al demanio e agli Indiani. Infine cinquecentoquarantuno uomini seguirono il consiglio dei loro dirigenti e si arruolarono nel battaglione. Erano accompagnati da trentatré donne e quarantadue bambini.

Per i componenti del Battaglione mormone il timore della guerra che li aspettava era aggravato dal dispiacere di dover lasciare soli le mogli e i figli in un momento tanto difficile. William Hyde scrive:

«I pensieri che provai quando dovetti lasciare la mia famiglia in quel momento tanto difficile sono indescrivibili. Essi erano lontani dal loro paese natio. Si trovavano in una desolata prateria con un carro come dimora, sotto i raggi di un sole cocente, consapevoli che i gelidi venti dell’inverno probabilmente li avrebbero trovati nello stesso triste e disagevole luogo.

La mia famiglia era composta da mia moglie e da due bambini in tenera età. Li lasciai in compagnia di padre e madre anziani e di un fratello. La maggior parte dei componenti del Battaglione lasciò la famiglia in circostanze simili… soltanto Dio sapeva quando li avremmo rivisti; nondimeno non sentivamo il desiderio di mormorare»15

Il Battaglione marciò per oltre tremiladuecento chilometri verso sudest per raggiungere la California, soffrendo per la mancanza di cibo e acqua, senza concedersi un adeguato riposo, mancando delle cure mediche necessarie, soffrendo anche per il rapido ritmo della marcia. Servirono come truppe di occupazione a San Diego, San Luis Rey e Los Angeles. Alla fine dell’anno di ferma furono congedati e fu concesso loro di riunirsi alle famiglie. Gli sforzi compiuti e la lealtà dimostrata verso il governo degli Stati Uniti guadagnarono loro il rispetto degli ufficiali comandanti.

Dopo il congedo molti componenti del Battaglione rimasero in California per qualche tempo per lavorare. Alcuni di loro risalirono il Fiume American verso nord e lavoravano presso il mulino di John Sutter quando, nel 1848, là fu scoperto l’oro. Questa scoperta dette inizio alla famosa corsa all’oro della California. Ma i fratelli non rimasero in California per approfittare di questa possibilità di arricchirsi rapidamente. Il loro cuore era rivolto ai loro fratelli e sorelle che lottavano procedendo attraverso le praterie americane per raggiungere le Montagne Rocciose. Uno dei componenti del Battaglione, James S. Brown, scrive:

«Non ho più rivisto quella ricca località della terra, né mi dispiace, poiché nella mia vita c’è sempre stato un obiettivo più nobile dell’oro… Alcuni possono pensare che non sapevamo fare i nostri interessi, ma dopo più di quaranta anni volgo indietro lo sguardo senza rincrescimento, anche se là vedemmo delle persone arricchirsi in poco tempo e avevamo molti motivi per rimanervi. Le persone dicevano: ‹Qui c’è l’oro nei fiumi, sulle colline, nei ruscelli, c’è oro dappertutto… e possiamo arricchirci entro breve tempo›. Eravamo consapevoli di tutto questo; tuttavia il dovere ci chiamava. Era in palio il nostro onore. Ci eravamo impegnati reciprocamente. Dovevamo rispettare un principio; poiché per noi veniva prima Dio e il Suo regno. Avevamo amici e parenti nel deserto, sì, in una terra inesplorata e desertica; e chissà qual era la loro condizione! Non lo sapevamo. Pertanto c’era il dovere prima del piacere, prima della ricchezza; e animati da questi sentimenti iniziammo il nostro viaggio».6 Quei fratelli sapevano chiaramente che il regno di Dio aveva molta più importanza delle cose materiali di questo mondo, e scelsero di conseguenza.

I santi del Brooklyn

Mentre la maggior parte dei santi raggiunse le Montagne Rocciose via terra partendo da Nauvoo, un gruppo di membri della Chiesa provenienti dalla parte orientale degli Stati Uniti seguì un percorso via mare. Il 4 febbraio 1846 settanta uomini, sessantotto donne e cento bambini si imbarcarono sulla nave Brooklyn e salparono dal porto di New York per compiere un viaggio di ventottomila chilometri fino alle coste della California. Durante il viaggio nacquero due bambini, ai quali fu dato nome Atlantico e Pacifico, e morirono dodici persone.

Il viaggio, che richiese sei mesi, fu molto difficile. La nave era affollata e di conseguenza molto disagevole sotto il caldo dei tropici; i passeggeri avevano soltanto cibo cattivo e acqua. Dopo aver doppiato Capo Horn fecero una sosta di cinque giorni nell’Isola di Juan Fernandez. Caroline Augusta Perkins ricorda che «vedere e sentire di nuovo sotto i piedi la terra ferma fu un grande sollievo dopo la vita di bordo; fu una sosta che apprezzammo e godemmo enormemente». Fecero il bagno e lavarono i loro indumenti in acqua dolce, raccolsero frutti e patate, presero pesci e anguille e fecero lunghe passeggiate sull’isola esplorando «la grotta di Robinson Crusoe».7

Il 31 luglio 1846, dopo un viaggio caratterizzato da violente tempeste, scarsità di cibo e lunghi giorni di navigazione, arrivarono a San Francisco. Alcuni rimasero in quella città e si stabilirono in una colonia chiamata New Hope, mentre altri proseguirono verso est al di là delle montagne per unirsi ai santi nel grande bacino.

Il raduno continua

Provenienti da ogni parte dell’America e da molte altre nazioni con ogni mezzo di trasporto, a cavallo o a piedi, i fedeli convertiti lasciavano le loro case e terre natie per unirsi ai santi e iniziare il lungo viaggio verso le Montagne Rocciose.

Nel gennaio 1847 il presidente Brigham Young emanò l’ispirato decreto: «Parola e volontà del Signore in merito al Campo d’Israele» (DeA 136:1), che diventò la costituzione che avrebbe governato il trasferimento nell’Ovest dei pionieri. Furono organizzati gruppi e assegnati i compiti per provvedere alle vedove e agli orfani che erano tra i santi. I rapporti con le altre persone dovevano essere esenti dal male, dalla cupidigia e dalla contesa. Le persone dovevano essere felici e dimostrare la loro gratitudine mediante la musica, la preghiera e la danza. Tramite il presidente Young il Signore disse ai santi: «Andate per il vostro cammino e fate come vi ho detto, e non temete i vostri nemici» (DeA 136:17).

Mentre il primo gruppo di pionieri si apprestava a lasciare Winter Quarters, Parley P. Pratt ritornò dalla sua missione in Inghilterra e riferì che John Taylor lo stava seguendo con un dono dei santi inglesi. Il giorno dopo fratello Taylor arrivò con le decime versate da quei fedeli per aiutare i pionieri e come prova del loro amore e della loro fede. Egli portava con sé anche degli strumenti scientifici che si dimostrarono indispensabili per tracciare la strada ai pionieri e aiutarli a conoscere meglio l’ambiente in cui si trovavano. Il 15 aprile 1847 il primo gruppo, guidato da Brigham Young, lasciò Winter Quarters. Durante i due decenni successivi circa centosessantaduemila santi li avrebbero seguiti attraverso le praterie con carri e carretti per radunarsi a Sion.

Durante il viaggio i pionieri affrontarono immense difficoltà, ma videro anche meravigliosi spettacoli. Joseph Moenor ricorda di aver attraversato «un momento difficile» per arrivare nella Valle del Lago Salato. Ma vide cose che non aveva mai veduto: grandi branchi di bisonti e enormi cedri sulle colline.8 Altri ricordano di aver veduto vaste distese di girasoli in fiore.

I santi fecero anche molte esperienze che alleviarono le fatiche che dovevano sostenere. Dopo un lungo giorno di viaggio e un pasto cucinato su un fuoco da campo, uomini e donne si radunavano per esaminare le attività svolte durante il giorno. Parlavano dei principi del Vangelo, cantavano inni, ballavano e pregavano insieme.

La morte spesso visitava i santi che avanzavano lentamente verso ovest. Il 23 giugno 1850 i componenti della famiglia Crandall erano quindici. Prima della fine della settimana sette erano morti a causa del colera. Durante i giorni successivi morirono altri cinque membri di questa famiglia. Quindi il 30 giugno morì anche sorella Crandall, nel dare alla luce un bambino che morì a sua volta.

Anche se i santi soffrirono molto durante il viaggio verso la Valle del Lago Salato, tra loro esistevano forti sentimenti di unità, di collaborazione e di ottimismo. Legati dalla loro fede e dall’impegno verso il Signore, essi trovavano gioia nonostante le prove.

Questo è il posto giusto

Il 21 luglio 1847 Orson Pratt e Erastus Snow, che facevano parte del primo gruppo di pionieri, precedettero gli emigranti nella Valle del Lago Salato. Videro l’erba così alta che una persona doveva aprirsi la strada in mezzo ad essa, fatto che prometteva un terreno fertile per la coltivazione, e numerosi corsi d’acqua che scorrevano nella valle. Tre giorni dopo il presidente Brigham Young, ammalato, fu portato nel suo calesse all’imbocco di un canyon che si apriva sulla valle. Quando il presidente Young osservò il panorama che si apriva davanti a lui impartì la sua benedizione profetica sui loro viaggi: «Basta così. Questo è il posto giusto».

Anche i santi che seguivano emersero dalle montagne, e anch’essi ammirarono la loro terra promessa. Quella valle, con il suo lago salato che splendeva sotto i raggi del sole al tramonto, era oggetto di una visione e di una profezia, la terra che essi e migliaia di altre persone avevano sognato. Quella era la terra del loro rifugio, dove essi sarebbero diventati un popolo possente tra le Montagne Rocciose.

Alcuni anni dopo una convertita proveniente dall’Inghilterra, Jean Rio Griffiths Baker, descrisse i sentimenti che provò quando vide la città del Lago Salato per la prima volta. «La città è disposta in quadrati, o isolati, come li chiamano qui; ognuno contiene quattro ettari ed è diviso in otto appezzamenti. Su ogni appezzamento c’è una casa. Mi fermai ad ammirare la scena e ancora oggi non so analizzare perfettamente i miei sentimenti. Ma credo che quelli prevalenti fossero di gioia e di gratitudine per la protezione che io e i miei cari avevamo ricevuto durante il lungo e pericoloso viaggio».9

I pionieri dei carretti

Dopo il 1850 i dirigenti della Chiesa decisero di formare dei gruppi di pionieri che viaggiavano con carretti a mano per ridurre le spese, in modo che si potesse aiutare economicamente un numero più grande di emigranti. I santi che viaggiavano con questo metodo caricavano soltanto cinquanta chili di farina e una quantità limitata di altre provviste e beni su un carretto, che poi trainavano attraverso le praterie. Tra il 1856 e il 1860 dieci gruppi di pionieri con i loro carretti raggiunsero l’Utah. Otto di essi arrivarono nella Valle del Lago Salato senza difficoltà mentre due, i gruppi di Martin e Willie, rimasero bloccati da un inverno precoce, e molti dei loro componenti perirono.

Nellie Pucell, che faceva parte di quegli sfortunati gruppi, compì dieci anni mentre attraversavano le praterie. Entrambi i suoi genitori morirono durante il viaggio. Quando il gruppo si avvicinò alle montagne il freddo era intenso e le loro provviste erano consumate. I santi erano ormai troppo deboli a causa della fame per continuare il viaggio. Nellie e sua sorella ebbero un collasso. Quando avevano rinunciato a ogni speranza, il capo del gruppo venne da loro con un carro. Mise Nellie nel cassone e disse a Maggie di camminare tenendosi ad esso per sostenersi. Maggie fu fortunata, perché camminando e muovendosi continuamente si salvò dal congelamento.

Quando raggiunsero Salt Lake City e tolsero a Nellie le scarpe e le calze che aveva indossato attraverso le praterie, a causa del congelamento venne via anche la pelle dei piedi. Si dovette procedere all’amputazione dei piedi di quella coraggiosa bambina, che dovette camminare sulle ginocchia per il resto della vita. Più tardi si sposò e dette alla luce sei figli, tenne in ordine la sua casa e allevò una retta posterità.10 La determinazione che l’animava nonostante la sua situazione e la bontà di coloro che si curarono di lei sono un esempio della fede e della disponibilità a sacrificarsi di quei primi membri della Chiesa. Il loro esempio è un retaggio di fede per tutti i santi che li hanno seguiti.

Un uomo che attraversò le praterie con il gruppo di Martin visse nell’Utah per molti anni. Un giorno era insieme ad alcune persone che cominciarono a criticare aspramente i dirigenti della Chiesa per aver consentito ai santi di attraversare le praterie con le sole provviste e la protezione che un gruppo di carretti a mano poteva offrire. Il vecchio ascoltò sino a quando non riuscì più a resistere, poi si alzò e disse con grande commozione:

«Facevo parte di quel gruppo insieme a mia moglie… soffrimmo più di quanto possiate immaginare. Molti di noi morirono per il freddo e la fame; ma avete mai udito un sopravvissuto di quel gruppo levare una sola parola di critica?… Noi superammo la prova con l’assoluta certezza che Dio vive, poiché noi imparammo a conoscerLo nella nostra distretta.

Ho trainato il mio carretto quando ero così debole e stanco per le malattie e la mancanza di cibo che riuscivo appena a mettere un piede davanti all’altro. Guardavo in avanti e vedevo una zona sabbiosa o una salita e dicevo a me stesso: posso arrivare soltanto lassù, e poi dovrò rinunciare poiché non avrò mai la forza di superarla… arrivavo a quella zona sabbiosa, e quando l’avevo raggiunta il carretto cominciava a spingere me. Ho guardato molte volte per vedere chi stava spingendo il mio carretto, ma i miei occhi non vedevano nessuno. Seppi allora che gli angeli di Dio erano là.

Mi dispiaceva aver deciso di venire con un carretto a mano? No. Né allora, né mai per un attimo dopo di allora. Fu un privilegio per me pagare il prezzo richiesto per imparare a conoscere Dio, e sono grato di aver avuto il privilegio di viaggiare con il gruppo dei carretti a mano di Martin».11

Immagine
Martin Handcard Company rescue

I santi della Valle del Lago Salato rischiarono la vita per soccorrere i componenti del gruppo dei carretti a mano di Martin, bloccati nelle praterie da un inverno precoce.

Un nostro inno parla dei primi membri della Chiesa che accettarono coraggiosamente il Vangelo e fecero un lungo viaggio per poter vivere secondo la loro fede ai confini della civiltà:

Essi, i costruttori della nazione,

si aprirono la strada lungo il cammino;

le loro azioni quotidiane

furono trampolini per le generazioni future.

Costruendo nuove e ferme fondamenta,

spingendo indietro i confini del deserto,

procedendo in avanti, sempre in avanti,

benedetti, onorati pionieri!

Il loro esempio ci insegna a vivere con più fede e coraggio nei nostri rispettivi paesi:

Il servizio fu sempre il loro motto,

l’amore diventò la loro stella polare;

il coraggio, il loro faro che mai si spegne,

che illumina da vicino e da lontano.

Ogni giorno sollevavano un fardello,

ogni giorno rallegravano un’anima,

ogni giorno accendevano una speranza,

benedetti, onorati pionieri!

Note

  1. Juanita Brooks, On the Mormon Frontier: The Diary of Hosea Stout, 2 voll. (1964) 1:114.

  2. Juanita Brooks, On the Mormon Frontier, 1:117.

  3. James B. Allen, Trials of Discipleship: The Story of William Clayton, a Mormon (1987), 202.

  4. Russell R. Rich, Ensign to the Nations (1972), 92.

  5. Readings in LDS Church History: From Original Manuscripts, a cura di William E. Berrett e Alma P. Burton, 3 voll. (1965), 2:221.

  6. James S. Brown, Giant of the Lord: Life of a Pioneer (1960), 120.

  7. Caroline Augusta Perkins, citata in «The Ship Brooklyn Saints», Our Pioneer Heritage (1960), 506.

  8. Utah Semi-Centennial Commission, The Book of the Pioneers (1897), 2 voll., 2:54; LDS Church Archives.

  9. «Jean Rio Griffiths Baker Diary», 29 settembre 1851, LDS Church Archives.

  10. «Story of Nellie Pucell Unthank», Heart Throbs of the West, a cura di Kate B. Carter, 12 voll. (1939-1951), 9:418:420.

  11. William Palmer, citato da David O. McKay, «Pioneer Women», Relief Society Magazine, gennaio 1948, 8.

  12. «They, the Builders of the Nation», Hymns, No. 36.

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