Capitolo 4
Il miracolo del perdono
Tramite il sincero pentimento ed il potere redentore del Salvatore, possiamo sperimentare il miracolo del perdono.
Dalla vita di Spencer W. Kimball
Il presidente Spencer W. Kimball insegnò che «il pentimento è sempre la chiave per una vita migliore e più felice. Tutti noi ne abbiamo bisogno».1
Egli osservò anche che «la speranza… è il grande incentivo al pentimento, poiché senza di essa nessuno farebbe lo sforzo difficile e continuato che il pentimento richiede». Per illustrare questo punto, egli raccontò di un’esperienza avuta nell’aiutare una donna che venne a lui sentendosi avvilita dal peccato da lei commesso. Ella disse: «So quello che ho fatto; ho letto le Scritture e conosco le conseguenze del mio atto. So che sono dannata e non potrò mai ricevere perdono; e perché, allora, dovrei cercare di pentirmi?»
Il presidente Kimball rispose: «Mia cara sorella, lei non conosce le Scritture. Lei non conosce il potere di Dio, né la Sua bontà. Lei può essere perdonata per questo terribile peccato, ma ci vorrà un pentimento molto sincero perché ciò avvenga».
Dopodiché egli le citò diversi versetti riguardo il perdono che giunge a coloro che si pentono sinceramente e obbediscono ai comandamenti di Dio. Continuando ad istruirla, egli vide una speranza risvegliata quando finalmente ella esclamò: «Grazie, grazie! Io le credo. Mi pentirò veramente, laverò la mia veste nel sangue dell’Agnello ed otterrò questo perdono».
Il presidente Kimball ricordò che quando quella donna ritornò nel suo ufficio era «una persona nuova—con gli occhi splendenti, il passo leggero—piena di speranza, mentre mi dichiarava che da quel giorno memorabile, quando la speranza era entrata nel suo cuore, ella non aveva più commesso [il peccato], né aveva mai pensato di farlo».2
Insegnamenti di Spencer W. Kimball
Il miracolo del perdono porta pace e ci aiuta ad avvicinarci a Dio.
C’è un glorioso miracolo che aspetta ogni anima che è disposta a cambiare. Il pentimento e il perdono rendono splendente anche la notte più scura. Quando le anime rinascono, quando le vite cambiano—allora avviene quel grande miracolo che abbellisce, riscalda e rallegra. Quando dopo la minaccia della morte spirituale abbiamo la risurrezione, quando la vita scaccia la morte—quando questo avviene, allora assistiamo al miracolo dei miracoli. E questi grandi miracoli non cessano mai di avverarsi sino a quando vi sarà una persona che applica i principi di redenzione del Salvatore e compie le buone opere necessarie per rinascere.
L’essenza del miracolo del perdono è che esso porta pace all’anima che prima era ansiosa, inquieta, frustrata e forse tormentata. In un mondo di turbamenti e di contese, questo è davvero un dono prezioso.3
Non è facile essere in pace nel mondo di oggi. La pace è necessariamente una acquisizione personale… Per i membri della Chiesa questa è l’essenza della loro preparazione, essere pronti ad incontrare il Salvatore quando Egli tornerà… Coloro che sono pronti avranno la pace nei loro cuori. Essi riceveranno la benedizione che il Signore ha promesso ai Suoi apostoli: «Io vi lascio pace, vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti» (Giovanni 14:27).
[Una delle missioni] della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è quella di chiamare tutti i popoli del mondo al pentimento. Coloro che ascoltano questa chiamata, siano o no membri della Chiesa, possono ricevere i benefici del miracolo del perdono. Dio asciugherà le loro lacrime di angoscia, di rimorso, di costernazione, di timore e di colpa. Le lacrime cederanno il posto a sorrisi di soddisfazione, e le espressioni ansiose a espressioni di pace e di gioia.
Quale sollievo, quale conforto, quale gioia! Coloro che barcollano sotto il peso delle trasgressioni, dei dolori e dei peccati possono essere perdonati, lavati e purificati, se solo ritorneranno al loro Signore, per imparare da Lui e per osservarne i comandamenti. E tutti noi, che abbiamo necessità di pentirci dei nostri errori e delle nostre debolezze quotidiane, possiamo essere nello stesso modo beneficiari di questo miracolo.4
Abbiamo tutti bisogno del pentimento.
«… Nessuna cosa impura può entrare nel regno di Dio…» (1 Nefi 15:34). Ed ancora, «… nessuna cosa impura può dimorare con Dio» (1 Nefi 10:21). Per i profeti in questo contesto il termine impuro significa quello che significa per Dio. Per l’uomo questa parola può avere un significato relativo—un piccolo granello di polvere non rende impura una camicia bianca o un vestito, ma per Dio, che è la perfezione, la purezza significa purezza morale e personale. Qualsiasi cosa che per un motivo o per l’altro sia meno che pura, è impura e, pertanto, non può dimorare con Dio.
Se non fosse per il benedetto dono del pentimento e del perdono questa sarebbe per l’uomo una situazione senza speranza, poiché nessuno, eccetto il Maestro, visse mai sulla terra una vita senza peccato.5
Non c’è mai un giorno nella vita di un uomo in cui il pentimento non sia essenziale al suo benessere e al suo progresso eterno.
Ma quando la maggior parte di noi pensa al pentimento, tende a restringere la propria visione e a considerarlo buono soltanto per i mariti, le mogli, i genitori, i figli, i vicini, gli amici, il mondo, in effetti tutti, ad eccezione di loro stessi. Similmente prevale il sentimento, forse a livello subcosciente, che il Signore abbia disposto il pentimento soltanto per coloro che commettono assassinio, adulterio, furto o altri crimini orribili. Naturalmente non è così. Se noi siamo umili e desideriamo applicare il Vangelo, dobbiamo pensare al pentimento come applicabile a tutto quanto facciamo nella nostra vita, sia esso di natura spirituale o temporale. Il pentimento è per ogni anima che non ha raggiunto la perfezione.6
Il pentimento è la chiave del perdono; apre la via alla felicità e alla pace e indica la strada che porta alla salvezza nel regno di Dio. Esso libera lo spirito di umiltà nell’anima dell’uomo e lo rende contrito di cuore e sottomesso alla volontà di Dio.
«Il peccato è la trasgressione della legge» (1 Giovanni 3:4), e per tale trasgressione viene fissato un castigo in base alla legge eterna. Ogni individuo normale è responsabile dei peccati che commette, e quindi è soggetto al castigo per la violazione di quelle leggi. Tuttavia, la morte di Cristo sulla croce ci offre l’esenzione dal castigo eterno per la maggior parte dei peccati. Egli prese su di Sé il castigo dei peccati di tutto il mondo, e pertanto ne consegue che coloro che si pentono e vanno a Lui riceveranno il perdono dei loro peccati e saranno liberi dal castigo.7
Riconoscere il peccato e provare la tristezza secondo Dio, fa parte del vero pentimento.
Il pentimento è una legge generosa e misericordiosa. Si estende sino ad abbracciare ogni cosa… è composto di molti elementi, ognuno dei quali è indispensabile…
Non c’è alcuna autostrada che porta al pentimento, non c’è alcuna corsia privilegiata. Ogni uomo deve seguire lo stesso corso, sia ricco o povero, educato o ignorante, alto o basso, nobile o plebeo. «Poiché dinanzi a Dio non c’è riguardo a persone» (Romani 2:11)…
Prima di poter mettere in moto i vari elementi del pentimento, si deve compiere un primo passo. Questo primo passo è il punto di svolta in cui il peccatore riconosce coscientemente il suo peccato. Questo è il risveglio. La convinzione della colpa. Senza questo passo non vi può essere vero pentimento, poiché non c’è alcun riconoscimento del peccato…
Quando diventiamo coscienti della gravità dei nostri peccati, allora possiamo condizionare la nostra mente a seguire quei processi che ci libereranno dagli effetti del peccato. Alma cercò di convincere Corianton, dicendogli: «… e che ti lasci turbare soltanto dai tuoi peccati, con quel turbamento che ti porterà al pentimento… Non cercare più di giustificarti minimamente a causa dei tuoi peccati…» (Alma 42:29–30).8
Lo Spirito Santo ha un ruolo molto importante nel convincere il peccatore dei propri errori. Egli lo aiuta a fargli conoscere «la verità di ogni cosa» (Moroni 10:5); lo aiuta ad apprendere e a ricordare ogni cosa (Giovanni 14:26) ed a biasimare il mondo del peccato (Giovanni 16:8).
Spesso la gente crede di essersi pentita solo perché ha espresso rincrescimento per una cattiva azione. Ma il vero pentimento è contraddistinto da quel dolore divino che cambia, trasforma e salva. Essere dispiaciuti non è abbastanza… Ai Santi di Corinto Paolo disse:
«Ora mi rallegro, non perché siete stati contristati, ma perché siete contristati a ravvedimento; poiché siete stati contristati secondo Iddio, onde non aveste a ricever alcun danno da noi.
Poiché, la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che mena alla salvezza e del quale non c’è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte» (2 Corinzi 7:9–10).9
Infatti c’è una condizione per ogni perdono. La medicazione deve ricoprire tutta la ferita. Il digiuno, la preghiera e l’umiltà devono essere uguali o maggiori del peccato. Deve esserci un cuore spezzato ed uno spirito contrito. Devono esservi vestiti di sacco e cenere nei capelli. Devono esserci lacrime ed un sincero cambiamento di intendimenti.10
L’abbandono del peccato include il creare una nuova vita.
Naturalmente, neanche la convinzione di colpa è sufficiente. Questo sentimento potrebbe essere devastante e distruttivo, se non fosse accompagnato dagli sforzi per liberarsi di tale colpa. Pertanto, la convinzione deve essere accompagnata dal sincero desiderio di purificarsi e di riparare.11
C’è una prova cruciale del pentimento. Questa prova è l’abbandono del peccato. Se una persona cessa di peccare per i motivi giusti—a causa di una sempre maggiore conoscenza della gravità del peccato e della sua volontà di rispettare la legge del Signoresi sta pentendo veramente. Questo criterio è stato messo in risalto dal Signore: «Da questo potrete sapere se un uomo si pente dei suoi peccati: ecco, egli li confesserà e li abbandonerà» (DeA 58:43; corsivo dell’autore).
In altre parole, sino a quando non si abbandona l’errore e non si inizia a percorrere una nuova via, non si è veramente pentiti… Il potere di salvezza non raggiunge colui che si limita soltanto a desiderare di cambiare la sua vita. Il vero pentimento invece spinge l’uomo ad agire.
Non ci dobbiamo sorprendere che sia necessario uno sforzo, e non il semplice desiderio. Dopo tutto, sono le opere che sviluppano i nostri muscoli morali oltre a quelli fisici.12
Per abbandonare il peccato non basta semplicemente desiderare condizioni migliori. Spetta a noi creare queste condizioni. è necessario arrivare ad odiare il peccato ed ogni cosa collegata ad esso. Dobbiamo essere sicuri non solo di aver abbandonato il peccato, ma di aver cambiato anche l’ambiente che circonda il peccato. Dobbiamo evitare i luoghi, le condizioni e le circostanze ove è avvenuto il peccato, poiché sono appunto questi fattori che favoriscono l’insorgere di nuovi peccati. Dobbiamo abbandonare la gente insieme alla quale il peccato è stato commesso. Possiamo non odiare queste persone, ma dobbiamo evitarle, come dobbiamo evitare qualsiasi cosa che sia legata ad esse. Dobbiamo distruggere ogni cosa; lettere, ricordi, memorie dei «vecchi giorni» e dei «vecchi tempi». Dobbiamo dimenticare indirizzi, numeri di telefono, persone, luoghi e situazioni del passato peccaminoso, ed edificarci una nuova vita. Dobbiamo eliminare qualsiasi cosa che possa dar luogo al ritorno dei vecchi ricordi.13
Per abbandonare il male, per trasformare la nostra vita, per cambiare personalità, per plasmare il nostro carattere, noi abbiamo bisogno dell’aiuto del Signore, e, se faremo la nostra parte, abbiamo la sicurezza che lo riceveremo. L’uomo che si appoggia completamente sul Signore, diventa padrone di se stesso e può conseguire qualsiasi cosa egli desideri, sia che si tratti del recupero delle tavole di bronzo, della costruzione di una nave, del superamento di una cattiva abitudine, o del pentimento di una trasgressione incallita.14
La confessione rimuove i fardelli.
La confessione del peccato è un elemento necessario per il pentimento e, di conseguenza, per ottenere il perdono. È una delle prove del vero pentimento, poiché «da questo potrete sapere se un uomo si pente dei suoi peccati: ecco, egli li confesserà e li abbandonerà» (DeA 58:43; corsivo dell’autore)…
Per il peccatore pentito forse la confessione rappresenta uno degli ostacoli maggiori. Il suo senso di vergogna lo trattiene dal rendere nota la sua colpa e dal riconoscere i suoi errori. Qualche volta questa presunta mancanza di fiducia negli esseri mortali ai quali egli dovrebbe confessare il suo peccato, giustifica nella sua mente il mantenimento del segreto chiuso nel suo cuore…
Conoscendo il cuore degli uomini, le loro intenzioni e la loro capacità di pentirsi rigenerando sé stessi, il Signore aspetta a perdonare sino a quando il pentimento è maturo. Il trasgressore deve avere un «cuore spezzato ed un spirito contrito», ed essere disposto ad umiliarsi e a fare tutto quanto gli è richiesto. La confessione dei peccati più gravi alle debite autorità della Chiesa è uno dei requisiti imposti dal Signore. Questi peccati includono l’adulterio, la fornicazione, le altre trasgressioni carnali e quei peccati di uguale gravità. Questa procedura della confessione assicura il giusto controllo e la protezione per la Chiesa e il suo popolo, e riporta il trasgressore sulla via del vero pentimento.
Molti peccatori, per vergogna e orgoglio, hanno soddisfatto la loro coscienza, almeno temporaneamente, con alcune preghiere silenziose al Signore, razionalizzando che ciò è una sufficiente confessione dei loro peccati. «Ma io ho confessato il mio peccato al Padre celeste», dicono, «e in fondo questa è la cosa più importante». Questo non è affatto vero, in particolar modo se si tratta di un grave peccato. Quindi, due sono i [tipi di perdono] richiesti per portare la pace al trasgressore—quello delle debite autorità della Chiesa del Signore e quello del Signore stesso [vedere Mosia 26:29]…
La confessione ideale è volontaria, non forzata. Essa scaturisce dall’animo del peccatore e non dalla vergogna della scoperta del proprio peccato. Questa confessione… è un segno del pentimento crescente. Essa indica la convinzione che il peccatore ha del suo peccato e il suo desiderio di abbandonare le cattive abitudini. La confessione volontaria è infinitamente più accettabile agli occhi del Signore di quanto lo sia l’ammissione forzata, carente di umiltà, ed estorta all’individuo quando la colpa è ormai troppo evidente. Tale ammissione forzata non è una prova dell’umiltà di cuore che invoca la misericordia del Signore: «… poiché io, il Signore, perdono i peccati e sono misericordioso verso coloro che confessano i loro peccati con cuore umile» (DeA 61:2; corsivo dell’autore).15
Mentre i peccati più gravi, come quelli precedentemente elencati… richiedono la confessione alle autorità della Chiesa, tale confessione non è necessaria, né desiderabile, per tutti i peccati. I peccati più lievi che hanno causato offesa agli altri, come discussioni tra coniugi, piccole esplosioni di ira, disaccordi e altre cose simili, dovrebbero invece essere confessati alla persona o alle persone offese, ed ogni disaccordo dovrebbe essere risolto tra le persone interessate, senza ricorrere all’arbitrato delle autorità della Chiesa.16
La confessione porta la pace… La confessione non è soltanto la rivelazione di errori alle debite autorità, ma la condivisione dei fardelli per alleggerirli. Una persona si libera di almeno una parte del suo peso, passandolo a coloro che sono capaci e disposti ad aiutarla in questo. Poi ella sente la soddisfazione di aver intrapreso un altro passo per liberarsi dal peso della trasgressione.17
La riparazione è una parte necessaria del pentimento.
Quando una persona ha provato il profondo dolore e la profonda umiltà che derivano dalla convinzione del peccato, quando ella ha abbandonato il peccato ed ha deciso con fermezza di non ricaderci mai più, quando ella ha umilmente confessato il suo peccato a Dio e alle debite autorità sulla terra—quando ella ha fatto queste cose rimane ancora da fare la riparazione. Ella deve rimediare a quanto ha danneggiato, rubato o turbato.18
Il peccatore [penitente] deve effettuare una riparazione per quanto gli è possibile. Dico «per quanto gli è possibile», perché vi sono alcuni peccati per i quali è impossibile fare un’adeguata riparazione, e altri per i quali è possibile soltanto una riparazione parziale.
Un ladro può fare una parziale riparazione, restituendo quello che ha rubato. Un mentitore può rendere nota la verità e correggere in qualche modo il danno causato dalla sua menzogna. Il maldicente che ha calunniato la fama di un altro uomo può fare un’ammenda parziale tramite sforzi decisi per ridare il buon nome alla persona che ha offeso. Se volontariamente o per negligenza il malfattore ha distrutto le proprietà altrui, egli può farle riparare o ricomprarle.
Se le azioni di un uomo hanno portato dolore e vergogna a sua moglie e ai suoi figli, nella riparazione egli deve fare ogni sforzo per ridare loro fiducia e amore, con abbondanza di devozione… e fedeltà. Questo vale anche per le mogli e le madri. Similmente, se i figli hanno offeso i loro genitori, una parte del loro programma di pentimento deve essere quello di raddrizzare tali torti e di onorare i genitori.
Come regola, vi sono molte cose che un’anima pentita può compiere per fare ammenda. «Un cuore spezzato ed uno spirito contrito» riusciranno a trovare i modi in cui effettuare un’adeguata riparazione. Il vero spirito di pentimento richiede che colui che offende faccia tutto quanto è in suo potere per raddrizzare il torto fatto.19
Nel processo del pentimento noi dobbiamo riparare completamente ove è possibile, altrimenti dobbiamo fare quanto di meglio possiamo. In ogni momento dobbiamo ricordare che il peccatore pentito che desidera far riparazione per il male commesso, deve anche perdonare gli altri per tutte le offese commesse contro di lui. Il Signore non ci perdonerà, se i nostri cuori non saranno completamente liberi da ogni odio, amarezza e accusa contro i nostri simili.20
Il vero pentimento comprende l’impegno a vivere i comandamenti del Signore.
Nella Sua prefazione alle rivelazioni moderne, il Signore sottolineò quello che è uno dei requisiti più difficili del vero pentimento. Per alcuni è la parte più dura, poiché li mette in guardia per il resto della loro vita. Il Signore dice:
«… Io, il Signore, non posso considerare il peccato col minimo grado di tolleranza;
Nondimeno colui che si pente e rispetta i comandamenti del Signore sarà perdonato» (DeA 1:31–32. Corsivo dell’autore).
Questo passo delle Scritture è molto preciso. In primo luogo, una persona deve pentirsi. Dopo aver raggiunto questo punto, ella deve osservare i comandamenti del Signore per conservare questo vantaggio. Ciò è necessario per ottenere il completo perdono…
Dato che tutti gli uomini sono peccatori in grado maggiore o minore, noi tutti sentiamo la necessità del costante pentimento, del costante miglioramento dei nostri obiettivi e della nostra prestazione. Non si può rispettare i comandamenti del Signore solo per un giorno, un mese o un anno. Questo è uno sforzo che deve durare per tutta la vita…
Il pentimento richiede una resa totale e completa al programma del Signore. Non è completamente pentito quel trasgressore che manca di pagare la sua decima, non partecipa alle riunioni, viola la santità della domenica, non tiene le preghiere familiari, non appoggia le autorità della Chiesa, viola la parola di saggezza e non ama il Signore e i suoi simili… Dio non può perdonare il trasgressore che non dimostra un vero pentimento che riguarda tutte le fasi della sua vita…
L’osservanza dei comandamenti include le molte attività richieste ai fedeli… Generalmente le buone opere e la devozione, accompagnate da un atteggiamento costruttivo, sono tutto ciò che viene richiesto. Inoltre, si richiede un modo efficace per neutralizzare gli effetti del peccato nella propria vita, e cioè, portare la luce del Vangelo a coloro che per ora non ne godono. Questo può significare lavorare sia con i membri inattivi della Chiesa che con i non membri—forse più frequentemente con questi ultimi. Notate come il Signore ha legato il perdono alla testimonianza dell’opera degli ultimi giorni:
«Poiché io vi perdonerò dei vostri peccati con questo comandamento: che restiate saldi nella vostra mente in solennità e nello spirito di preghiera, nel portare testimonianza a tutto il mondo delle cose che vi sono comunicate» (DeA 84:61; corsivo dell’autore).21
Riusciamo a comprendere perché il Signore ha implorato gli uomini per migliaia di anni [di] venire a Lui? Certamente il Signore parlava del perdono tramite il pentimento, e del sollievo che poteva subentrare alla tensione della colpa, quando fece seguire la Sua gloriosa preghiera al Padre con questo sublime invito e promessa:
«Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo.
Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;
poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero» (Matteo 11:28–30).
Spero e prego che gli uomini e le donne di ogni parte del mondo risponderanno positivamente a questo gentile invito, e lasceranno che il Maestro renda operante nella loro vita il grande miracolo del perdono.22
Suggerimenti per lo studio e l’insegnamento
Quando studi il capitolo o ti prepari a insegnare, rifletti sulle seguenti idee. Per avere ulteriori suggerimenti, consulta le pagine V–IX.
-
Il presidente Kimball definì il perdono «miracolo dei miracoli» (pagina 38). Sotto quali aspetti il perdono è un miracolo? (Per alcuni esempi, vedere le pagine 38–39).
-
Mentre leggete la sezione che inizia a pagina 39, ponderate riguardo a quali sarebbero le nostre condizioni senza il Salvatore e la Sua espiazione.
-
Leggete il quinto, il sesto e settimo paragrafo a pagina 41. In quali modi pensate che la «tristezza secondo Dio» sia differente da una espressione di rimpianto? Quali sono alcuni esempi scritturali di tristezza secondo Dio che si applicano a noi oggi?
-
Alle pagine 42–43 il presidente Kimball ci dà degli esempi di come abbandonare il peccato e «edificarci una nuova vita». Come possiamo applicare questo consiglio per altri peccati che stiamo cercando di superare, ad esempio la pornografia, le parole irriverenti o il gioco d’azzardo?
-
Ripassate le pagine 43–45. Perché alcuni considerano la confessione un passo molto difficile? Quali benedizioni derivano dal confessare al Signore, al vescovo o presidente di ramo e agli altri che abbiamo offeso?
-
Ponderate sul primo paragrafo a pagina 46. Cosa significa riparare ai peccati? Come può una persona penitente determinare al meglio cosa fare per riparare ai propri peccati?
-
In quale modo gli insegnamenti del presidente Kimball in questo capitolo differiscono dalla falsa idea che il pentimento è il compimento meccanico di una serie di azioni?
Ulteriori versetti di riferimento: Isaia 1:18; Mosia 4:3; Alma 36:12–26; DeA 19:15–20; 64:8–9.