2019
Aspettare ai semafori della vita
Giugno 2019


Aspettare ai semafori della vita

L’autrice vive in Texas, USA.

Subire un aborto spontaneo dopo l’altro è stato come trovarsi a una serie di semafori ma, quando mi sono rivolta al Signore, ho scoperto che ciascuna perdita era accompagnata da pace, prospettiva e crescita.

woman standing on tree-lined road

Le dita erano serrate sul volante mentre fissavo ansiosa il rosso al semaforo. Quando è finalmente diventato verde, sono partita a razzo solo per aspettare per un tempo apparentemente infinito a un altro semaforo. Ero ancora a dieci minuti dal luogo della lezione con le sorelle missionarie, che sarebbe dovuta iniziare da cinque minuti. Se fossi stata una madre più saggia, avrei potuto immaginare i quindici minuti di capricci a cui la mia figlioletta di quasi tre anni si è lasciata andare appena uscite da casa, ma non l’ho fatto. Sì, il mondo sarebbe andato avanti se io fossi stata in ritardo, ma, dato che stavo cercando di fare qualcosa di buono, non meritavo che almeno qualche semaforo mi desse una mano? Mentre aspettavo impaziente all’ennesimo semaforo, riuscivo a percepire che la mia frustrazione si stava trasformando in rabbia. “Sto cercando di fare qualcosa di buono; cerco di fare del mio meglio! Dov’è l’aiuto di cui ho bisogno?”.

Venti mesi prima, mi sono ritrovata a farmi domande simili in una situazione simile, solo che mi trovavo in un posto in cui c’era tutta la pace e la serenità che mi mancavano in quel momento al semaforo.

Nel Bosco Sacro, a Palmyra, New York, le gemme coprivano appena il marrone dei rami intorno a me. Il verde dei nuovi arbusti che cospargevano il terreno sembrava un respiro di vita nell’aria. Alle orecchie mi giungeva solo il fruscio di una delicata brezza, del passeggino e dei miei passi — niente auto, niente strade e nessuna conversazione a voce alta. Eppure, nonostante la serenità, la mia mente era scossa da domande e incertezza. Io e mio marito, Lance, aspettavamo da settantadue lunghe ore la telefonata del mio medico con i risultati di un’ecografia e di un esame del sangue dell’ultimo minuto. Avevo un disperato bisogno di risposte e di consolazione.

Ricevere conforto

“Il Signore li visitò con il suo Spirito, e disse loro: Consolatevi. Ed essi furono consolati” (Alma 17:10).

Mi sono ritrovata a fissare le aiuole del Tempio di Palmyra, a New York, sopravvissute all’inverno. La mia mente ha articolato appieno le domande a cui stavo pensando: “Se perdo questo bambino, quale sarà il motivo? E che cosa succederà dopo?”. Con la stessa delicatezza della brezza primaverile che mi circondava, il Signore ha comunicato alla mia mente il conforto a cui anelavo da tempo. Non avevo più bisogno che me lo dicesse il medico; sapevo che avrei perso il bambino, ma in quel momento ho capito che questa piccola anima era nelle mani perfette e amorevoli del Padre Celeste. Tutto d’un tratto, la disperazione che mi aveva consumata è stata sostituita da una pace rassicurante che mi ha sostenuta durante le settimane e i mesi successivi.

Aspettare la luce verde

“Sono stato grato per i molti modi in cui il Signore mi ha fatto visita mediante il Consolatore quando ho avuto bisogno di pace. Tuttavia, il nostro Padre nei cieli non ha a cuore solo il nostro conforto, ma anche e soprattutto il nostro progresso verso l’alto”1. — Presidente Henry B. Eyring

Diversi giorni dopo la mia visita a Palmyra, ho subito un aborto traumatico. Anche se il senso di pace continuava a sostenermi, la perdita mi aveva indebolita fisicamente ed emotivamente e mi sentivo impreparata per l’attesa che è seguita. Prima ho aspettato i risultati del laboratorio, che indicavano una gravidanza molare rara e parziale. Poi ho aspettato di effettuare gli esami del sangue prima una volta a settimana, poi una volta ogni due settimane e poi finalmente una volta al mese per essere sicuri che non ci fossero tracce di un possibile cancro. Anche durante i lunghi mesi di attesa, Lance e io abbiamo potuto riconoscere facilmente la mano del Signore che ci ha confortati e rassicurati per tutto il tempo. La gravidanza molare parziale non ha avuto effetti duraturi e, dopo solo sei mesi, il mio medico ha detto che potevamo provare ad avere un altro bambino. Ero tornata sul mio cammino verso il progresso; la luce rossa si era finalmente spenta ed era scattato il verde.

Ma dopo solamente tre mesi e diversi esami del sangue, ho abortito di nuovo — questa volta è successo solo una settimana prima del Natale. Sono passati altri tre mesi e le mie speranze si sono accese dopo un altro test di gravidanza positivo, seguito da un aborto dopo una settimana — ancora un altro semaforo.

Mettere alla prova la fede

“Persino con una forte fede, molte montagne non verranno mosse. […] Se tutte le avversità fossero ridotte, se tutte le malattie venissero rimosse, allora gli scopi principali del piano del Padre verrebbero frustrati”2. — Anziano David A. Bednar

Sono rimasta di nuovo incinta, e la data del parto sarebbe caduta proprio nel periodo del successivo Natale. Avevo un buon presentimento riguardo a questa gravidanza. Avevamo visto il battito cardiaco in una prima ecografia e sapevamo che i membri della famiglia stavano pregando per noi. Un giorno, mentre stavamo partecipando a una sessione di investitura nel tempio, ho avuto un flusso distinto di pensieri: “Se perdessi questo bambino, la mia fede rimarrebbe ferma? Certo che sì. Ma, ovviamente, non avrò un altro aborto perché questa volta sono pronta ad accettare la volontà del Signore a prescindere da ciò che che accadrà”.

Nonostante il mio atteggiamento positivo, diverse settimane dopo ho riconosciuto i segnali, sono andata a fare un’ecografia ed è iniziato il processo doloroso che conoscevo fin troppo bene. La mia fede non è rimasta proprio ferma come mi aspettavo. Le risposte che mi avevano sostenuta durante gli aborti precedenti non sembravano più adeguate. È arrivata un’ondata di depressione. Mi sentivo a pezzi, vuota e persino leggermente tradita. Io e mio marito non eravamo gli unici ad aspettare il Signore; nostra figlia ci diceva spesso quanto desiderasse un fratellino o una sorellina. Il nostro cuore soffriva anche per lei. Mentre affidavo le mie emozioni vulnerabili al Signore in fervente preghiera, ho ricevuto di nuovo una chiara testimonianza del fatto che il Padre Celeste fosse più che consapevole del mio dolore e della mia situazione, e del fatto che mi amava. Anche se le mie circostanze sono rimaste le stesse, quella dolce e semplice esperienza ha alleggerito miracolosamente il fardello che sentivo di avere e mi ha dato la capacità di resistere e di sentirmi persino felice mentre affrontavo la vita quotidiana. Qualsiasi cosa avrebbe riservato il futuro, sarebbe andata bene.

Quando i risultati dei test genetici ricevuti diversi mesi dopo ci hanno lasciato senza risposte, ci siamo di nuovo sentiti confusi sullo scopo di queste battute di arresto nella nostra vita. Ho provato a fare del mio meglio per mettere da parte i miei desideri e ad allineare la mia volontà con quella del Signore, ma, durante i momenti difficili, il mio cuore gridava: “Che cosa devo imparare? Sto cercando di fare qualcosa di buono! Dov’è l’aiuto di cui ho bisogno?”.

Cambiare modo di reagire

couple walking and holding hands

“Le difficoltà sono la costante! Tutti abbiamo delle sfide. La nostra reazione di fronte alle difficoltà è la variabile”.3 —Elder Stanley G. Ellis

Otto mesi dopo il mio quarto aborto e diverse settimane dopo il mio stressante viaggio in macchina per incontrare le sorelle missionarie, attendevo con pazienza a un altro semaforo sulla strada verso casa quando è arrivata la mia risposta. Mentre guardavo le auto ferme accanto alla mia e quelle che procedevano verso di me nel senso opposto, ho acquisito una prospettiva eterna della mia vita. All’improvviso mi sono resa conto che tutto quello che contava nel mio percorso era che io rimanessi sul sentiero che mi avrebbe ricondotta alla mia dimora celeste. Tutti i “semafori” a cui mi sarei fermata non avrebbero avuto effetto sulla mia destinazione. Lo avrebbe avuto il modo in cui avrei reagito.

Ho iniziato ad apprezzare ogni semaforo della mia vita, sia metaforico che letterale. Invece di essere una perdita di tempo, ciascuno di essi è diventato un’opportunità per acquisire pazienza e ottenere la prospettiva che deriva solo dall’attesa. Proprio come a ogni luce rossa del semaforo ne corrisponde una verde in una direzione diversa, ho scoperto che ogni semaforo della mia vita ha aperto una via di progresso, solo non necessariamente nel modo in cui avevo programmato di crescere in quel preciso momento. Invece di pensare alle delusioni, ho iniziato ad amare l’opportunità di progredire che ogni svolta imprevista degli eventi mi forniva.

Concentrarsi sul Salvatore

“Una domanda importante su cui meditare è: ‘In che cosa riponiamo la nostra fede?’. La nostra fede è focalizzata semplicemente sul voler essere sollevati dal dolore e dalla sofferenza oppure è fermamente incentrata su Dio Padre e sul Suo piano sacro, su Gesù il Cristo e sulla Sua Espiazione?”4. — Anziano Donald L. Hallstrom

Due lunghi anni dopo il mio primo aborto spontaneo, ho avuto un maschietto bellissimo e sano. Nel periodo che ci ha portato a quel giorno gioioso per la nostra famiglia, mi sono resa conto che Gesù Cristo non ha sofferto per me per rimuovere tutta la sofferenza dalla mia vita. Al contrario, Egli ha sofferto perché io possa ottenere forza e crescere grazie alle difficoltà che affronto. Nonostante siano tuttora dolorosi da ricordare, i momenti strazianti di perdita e i lunghi mesi di attesa sono diventati un tesoro nella mia vita. In quei momenti sacri ho compreso quanto individualmente il Salvatore conosca la mia sofferenza. Egli mi ha soccorso in un modo in cui poteva soccorrermi solo chi conosce i miei dispiaceri personali. Anche se sembra che l’opposizione nella nostra vita contrasti i nostri piani riguardo al progresso, il Signore utilizza tale opposizione per spingerci innanzi verso un fine più elevato — conoscere il Suo amore e dimorare in esso.

Note

  1. Henry B. Eyring, “‘Vi do la mia pace’”, Liahona, maggio 2017, 17.

  2. David A. Bednar, “Accettare la volontà e i tempi del Signore”, Liahona, agosto 2016, 22.

  3. Stanley G. Ellis, “Noi ci fidiamo di Lui? Le difficoltà sono un bene”, Liahona, novembre 2017, 113.

  4. Donald L. Hallstrom, “È cessato il tempo dei miracoli?”, Liahona, novembre 2017, 89–90.