2020
Perfezionismo – Un gioco deleterio del “Trova le differenze”
Novembre 2020


Giovani Adulti

Perfezionismo – Un gioco deleterio del “Trova le differenze”

L’autore vive in Tasmania, in Australia.

Ci sono momenti in cui tutti pensiamo di non essere all’altezza, ma dobbiamo assicurarci di autovalutarci correttamente.

people in a crowd

Illustrazioni di Kelsey Garrity Riley

Quando ero più giovane, mi piaceva giocare a “Trova le differenze” nel giornale locale. Due immagini quasi identiche, l’una accanto all’altra, presentavano la sfida di trovare le piccole differenze tra le stesse. Se ci si concentrava abbastanza attentamente sui singoli elementi dell’immagine, si poteva trovare la maggior parte delle differenze, se non tutte. Lo scopo di questa attività non era quello di apprezzare le immagini e neanche quello di completare la seconda figura; lo scopo era quello di individuare ogni imperfezione nella copia incompleta della prima immagine.

Una difficoltà comune per noi giovani adulti è avere la sensazione di non essere all’altezza degli standard che immaginiamo di dover raggiungere. Facciamo sempre più paragoni tra di noi e vediamo una persona che dà inizio a una carriera brillante, un’altra che ottiene ottimi voti negli studi, un’altra ancora con una vasta cerchia di amici e un’altra che consideriamo più gentile, più saggia, più generosa e più cortese di noi. E queste persone, probabilmente, sono anche più giovani di noi! È sicuramente facile giocare a “Trova le differenze” tra noi e le persone che ci stanno intorno e, invariabilmente, siamo in grado di elencare una lunga lista di motivi per cui gli altri sono “migliori” di noi.

Questo modo di pensare è particolarmente pericoloso se crediamo che la nostra autostima sia determinata dai nostri conseguimenti, dalle nostre caratteristiche o da quello che riusciamo ad accumulare in termini di ricchezza materiale. Inoltre, il nostro gioco del “Trova le differenze” identifica di rado i punti di forza e le qualità cristiane che abbiamo sviluppato nella vita e omette la verità fondamentale secondo cui tutti noi abbiamo il potenziale di essere perfetti come Cristo… un giorno. Credo che quando ha detto: “[Siate] perfetti, come me, o come il Padre vostro che è in cielo è perfetto” (3 Nefi 12:48), il Salvatore abbia cercato di elevare la nostra visione e di darci speranza — dopo tutto, i Suoi inviti sono sia una chiamata al pentimento che un’espressione della fiducia che ripone in noi riguardo al fatto che possiamo compiere quello che ci chiede di fare. La nostra grande sfida è quella di vincere la tendenza dell’uomo naturale a essere geloso, risentito, disperato e incerto e scegliere l’umiltà, il pentimento, la fede e la speranza.

Retti adesso, perfetti dopo

Un aspetto del vincere il “perfezionismo” negativo spacciato dall’avversario è capire che cos’è veramente la perfezione. In un discorso sull’argomento della perfezione, il presidente Russell M. Nelson ha spiegato che, nell’originale greco, la parola perfetto in Matteo 5:48 significa “completo”.1 Nessuno di noi sarà “completo” in questa vita terrena; la completezza arriverà nelle eternità.

Quando ci sentiamo sopraffatti dalla perfezione, possiamo fare dei passi lungo il sentiero che conduce alla perfezione: per esempio, quando paghiamo la decima per intero, possiamo obbedire completamente alla legge della decima. Pregando quotidianamente, possiamo scoprire di essere perfetti nello scegliere di pregare ogni giorno. Ogni passo che compiamo sul sentiero della perfezione (noto anche come sentiero delle alleanze) è concepito per portarci gioia. Fare un inventario personale regolare riconfermerà che stiamo progredendo e che nostro Padre è soddisfatto dello slancio spirituale preso dalla nostra vita.

Rettitudine e perfezione non sono sinonimi. Mentre la perfezione è un risultato, la rettitudine è un modello di fede e di pentimento che scegliamo ogni giorno. Se la perfezione è una destinazione, allora le nostre alleanze sono il nostro passaporto e la rettitudine sono i passi che compiamo. Se questa è la nostra prospettiva sulla perfezione, possiamo sperare nelle cose buone a venire mentre sviluppiamo modelli retti con pazienza e costanza.

Aspettatevi il fallimento, amate il pentimento

Di recente ho riflettuto su una dichiarazione dell’anziano Lynn G. Robbins dei Settanta: “Il pentimento non è il […] piano di riserva [di Dio] in caso di fallimento. Il pentimento è il Suo piano, dato per assodato il nostro fallimento”2. Questa vita è un periodo di prova datoci per prepararci per l’eternità. Il pentimento ci prepara cambiando il modo in cui vediamo noi stessi e ci porta più vicino a Dio e al Salvatore. Dobbiamo aspettarci di fallire o di commettere errori, probabilmente ogni giorno; questo non dovrebbe essere una sorpresa, né dovrebbe portarci alla disperazione. Infatti, quando ci rendiamo conto dei nostri limiti o dei nostri errori, dovremmo essere felici perché abbiamo l’opportunità di collaborare con Cristo nel trasformare le nostre debolezze in punti di forza.

Quindi, mentre la perfezione è l’obiettivo, il sentiero che percorriamo comprende pentirsi e andare avanti ogni giorno con un sorriso sul volto e la gratitudine nel cuore.

Guardate a Cristo

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È stato l’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004) del Quorum dei Dodici Apostoli a dire: “Ciò che desideriamo insistentemente nel corso degli anni è ciò che alla fine diverremo e ciò che stabilirà quello che riceveremo nell’eternità”3. Le nostre scelte quotidiane determinano chi diventiamo. Se il nostro desiderio sincero è quello di diventare come il Salvatore e la nostra motivazione è l’amore per Lui, le nostre scelte rifletteranno tale desiderio e noi cambieremo.

Quando urtiamo contro degli ostacoli, quando commettiamo un errore e quando cediamo alla tentazione, possiamo reagire distogliendo lo sguardo da Cristo oppure possiamo guardare a Cristo con fede, speranza, pazienza, con un cuore spezzato e uno spirito contrito. La soluzione, o risposta, alle nostre circostanze difficili si trova sempre in Cristo e nel Suo vangelo. Se guarderemo a Lui, Cristo ci istruirà e ci trasformerà.

Molte delle difficoltà della vita rientrano in due categorie: quelle che supereremo in questa vita e quelle che supereremo nella prossima, forse una disabilità, la depressione e l’ansia oppure una tentazione costante. Cristo ha il potere di renderci completi. Ha il potere di trasformarci. Quando scegliamo l’umiltà, accettiamo le tempistiche del Signore e la Sua volontà e se Gli chiediamo attivamente aiuto e guida, troviamo forza, incoraggiamento divino e pace.

Guardatevi dall’orgoglio

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L’avversario non offre mai buone soluzioni alle nostre difficoltà. Quando scopriamo i nostri fallimenti e le nostre debolezze, egli ci incoraggia a nasconderli agli altri perché vogliamo apparire quanto più impeccabili possibile. Questa è una forma di orgoglio. Cristo ci offre sempre buone soluzioni alle nostre difficoltà; tuttavia, ciò non rende semplici le Sue soluzioni. Per esempio, il Signore ci invita a confidare in Lui quando condividiamo il Vangelo, mentre Satana ci dice che non dovremmo condividere il Vangelo perché non siamo eloquenti. Eppure, il Signore ci promette che ci darà cosa dire “nell’ora stessa” (Dottrina e Alleanze 100:6). Infatti, l’avversario alimenta i nostri dubbi mentre il Signore nutre la nostra fede.

Invece di tenerci occupati giocando a “Trova le differenze” e a “Nascondi la debolezza”, Cristo vorrebbe che guardassimo a Lui e giocassimo a “Cambia la debolezza”. L’orgoglio è fondamentalmente competitivo; tuttavia, la vita non è mai stata intesa come una competizione. Quando scegliamo Cristo come nostro esempio, amico e sostegno, possiamo mettere da parte i paragoni dannosi e trovare pace lungo il sentiero che conduce alla perfezione.

Ricordate, nella vita affrontiamo tutti la sfida dell’imperfezione e delle sue relative debolezze. Se vediamo gli altri trovarsi in difficoltà, possiamo essere una forza positiva che li innalza più in alto. Se vediamo gli altri avere successo, possiamo offrire elogi sinceri. In nessun momento, però, trarremo vantaggio dal cercare di determinare se la nostra rettitudine o il nostro successo si confrontano favorevolmente o no con quelli di un’altra persona. Forse gli altri non vedranno il nostro valore, ma Dio sì: per Lui noi abbiamo un valore infinito. Saremo sempre i Suoi figli. Egli ci ama incondizionatamente e si compiace dei nostri sforzi retti per diventare come Lui.

Gesù Cristo non è uno spettatore assente della nostra vita. Egli è presente, è consapevole e si adopera per salvarci e per ricondurci a una dimora celeste. È nella Sua forza che possiamo fare ogni cosa ed è grazie a Lui che niente è impossibile. In questa vita definita dall’imperfezione, il Signore è la nostra speranza e il nostro esempio e non ci giudicherà paragonandoci ai nostri fratelli e alle nostre sorelle. Egli vede il nostro cuore e soffierà il vento nelle nostre vele nel nostro viaggio continuo verso la completezza. Agiamo con fede, pentendoci e guardando a Cristo con speranza nella Sua promessa secondo cui, alla fine, potremo “[essere] resi perfetti in lui” (Moroni 10:32).

Note

  1. Vedere Russell M. Nelson, “Perfezionamento in corso”, La Stella, gennaio 1996, 99.

  2. Lynn G. Robbins, “Fino a settanta volte sette”, Liahona, maggio 2018, 22.

  3. Neal A. Maxwell, “‘Secondo i desideri del nostro cuore’”, La Stella, gennaio 1997, 21.