Trasmissioni annuali
Empatia


17:49

Empatia

Trasmissione annuale di addestramento S&I 2021

26 gennaio 2021

Ho apprezzato ciò che il fratello Wilkinson ha detto riguardo a coloro che hanno perso i propri cari e che hanno sofferto in altri modi durante questo periodo, e desidero che sappiate che vi siamo davvero vicini.

Inoltre, vorrei iniziare semplicemente ringraziandovi per il vostro impegno in un periodo di grande cambiamento. Il vostro duro lavoro per insegnare efficacemente online è stato straordinario. So che certi giorni sono stati scoraggianti nel tentativo di aiutare i vostri studenti a rimanere coinvolti nonostante le tante distrazioni. Perciò, grazie per il vostro impegno costante. Siamo grati anche per la vostra disponibilità ad adattarvi ad altri cambiamenti considerevoli, come un nuovo calendario di studi e i nuovi requisiti di lettura. Sono molto grato per la vostra enorme capacità di affrontare tutto questo con grande fede e per la vostra disponibilità a farlo.

Nei periodi di cambiamento, c’è una capacità, forse addirittura un dono dello Spirito, che secondo me è importante che ciascuno di noi abbia. Nasce dalla fede in Gesù Cristo. È la capacità di avere fiducia nei successi del passato e allo stesso tempo attendere con impazienza l’ulteriore luce che il Signore desidera fornire. L’anziano Jeffrey R. Holland ne ha parlato in questi termini:

“Il passato serve per imparare non per viverci dentro. […] Quando poi abbiamo imparato ciò che dobbiamo imparare e abbiamo portato con noi il meglio di ciò che abbiamo vissuto, allora guardiamo avanti e ricordiamo che la fede è rivolta sempre al futuro. […]

La fede costruisce sul passato ma non anela mai a restare lì. La fede ha fiducia che Dio abbia grandi cose in serbo”1.

Pur tenendoci strette le cose buone del passato, dovremmo cercare di edificare su questo impegno tentando di scoprire il passo successivo che il Signore desidera che facciamo Dovremmo essere disposti a chiederci: “Che mi manca ancora?”2 e provare a migliorare la nostra conoscenza, il nostro atteggiamento, il nostro carattere e la nostra prestazione. Anche questa è una dimostrazione di fede.

Forse ricordate che più di cinque anni fa l’anziano Kim B. Clark ci ha detto:

“[Quale che] sia il livello di spiritualità di cui godiamo attualmente nella nostra vita; [quale che] sia il grado di fede in Gesù Cristo che abbiamo ora; [quale che] sia il vigore del nostro impegno e della nostra consacrazione; [quale che] sia il nostro grado di obbedienza, di speranza o di carità; [quale che] sia il livello di competenza o abilità professionale che possiamo aver conseguito, tutto ciò non sarà sufficiente per l’opera che ci attende. […]

Il Signore Gesù Cristo ha una grande opera da farci compiere con la nuova generazione. È un’opera più grande di quanto abbiamo mai fatto prima”3.

Sono grato per come avete risposto a questo invito. Ho visto molti di voi accrescere la propria spiritualità, il proprio impegno e le proprie competenze e abilità. Abbiamo capito i molti motivi per cui questo era così importante e perché continuerà ad essere necessario rafforzare queste qualità in futuro.

Posso farvi un esempio? Ultimamente abbiamo parlato della necessità di essere più incentrati su Cristo e più concentrati sugli studenti. Questa non è solo una frase ad effetto o una tecnica di insegnamento. Essere incentrati su Cristo e concentrati sugli studenti è un modo di mettere in atto i due grandi comandamenti.4 Deve forgiare i nostri sforzi di invitare più giovani e giovani adulti a partecipare. E deve forgiare i nostri sforzi di incrementare l’energia del nostro insegnamento.

Quando ci impegniamo sinceramente ad applicare il primo grande comandamento al nostro insegnamento, non facciamo semplicemente riferimento al Salvatore alla fine di una lezione. Cogliamo, invece, ogni opportunità per rendere testimonianza di Lui e per esprimere la nostra gratitudine per Lui. Passiamo dal semplice riportare fatti su Lui al parlare di Lui come nostro Redentore personale che abbiamo imparato a conoscere e ad amare e di cui abbiamo imparato a fidarci.

Quando ci impegniamo sinceramente ad applicare il secondo grande comandamento nel nostro insegnamento, non ci concentriamo solamente sul coprire il materiale o sull’impiegare alcuni particolari metodi di insegnamento per stimolare la partecipazione degli studenti. Ci concentriamo sulle singole persone e sulle loro necessità, e aspiriamo ad aiutarle a progredire verso la vita eterna. Passiamo dal vedere una classe di studenti al vedere ogni studente come un beneamato figlio di Dio con un potenziale divino.

Non sono concetti nuovi. Abbiamo sempre voluto farlo. Pertanto, la mia domanda è: “Come possiamo edificare sul successo del passato per farlo in maniera ancora più efficace in futuro?”.

Benché abbia parlato di questi argomenti in altre occasioni, nella speranza di continuare a edificare su ciò che di buono si sta facendo, vorrei condividere un’altra riflessione su ciascuna metà di questa dichiarazione, cominciando dall’essere più incentrati su Cristo. Ho cercato di comprendere meglio ciò che significa e come potrebbe concretizzarsi nelle nostre case e nelle nostre aule. Certamente, dovremmo continuare a impegnarci per aiutare gli studenti a concentrarsi sui titoli, sulle qualità e sull’esempio di Gesù Cristo.5 Posso suggerire un altro modo? Il profeta del Signore, il presidente Russell M. Nelson, ha rammentato sia a voi sia a me che “contare le nostre benedizioni è molto meglio che tenere il conto dei nostri problemi”6. Da lui ho appreso le benedizioni disponibili a Israele, il popolo dell’alleanza, e ho imparato che, quando facciamo prevalere Dio, sperimentiamo la guarigione, troviamo risposte, riceviamo il coraggio per affrontare le tentazioni e la forza per combattere le nostre battaglie. Come ha inoltre affermato il presidente Nelson, noi “[sperimenteremo] personalmente che il nostro Dio è ‘un Dio di miracoli’ [Mormon 9:11]”7. Perciò, un altro modo per concentrarsi sul Salvatore è aiutare i nostri studenti a riconoscere la maniera in cui Egli tende la mano con amore e misericordia a tutti i figli del Padre Celeste.

Di recente ho partecipato a una classe virtuale. Per prepararsi alla lezione, gli studenti hanno letto Ether 2:25: “Ed ecco, io vi preparo per queste cose; poiché non potete attraversare questo grande abisso, salvo che vi prepari contro le onde del mare”8. I membri della classe hanno parlato di questo versetto e di come il Signore aveva preparato i Giarediti per il loro viaggio. Una studentessa ha raccontato di trovarsi nel bel mezzo di una prova, descrivendola come la cosa più devastante che avesse mai vissuto.

Poi è stata posta una domanda, a mio avviso ispirata dallo Spirito Santo: “Che cosa ha già fatto il Signore per prepararti per questa prova, ancora prima che accadesse? Quali esperienze ti ha già fatto vivere e quali lezioni ti ha già insegnato delle quali ora puoi valerti?”. Una domanda davvero notevole che ci porta a riflettere su come il Salvatore ci tende la mano con amore, anche quando questo significa anticipare le nostre necessità. La persona che stava affrontando la prova ha parlato dei molti modi in cui il Signore l’aveva preparata. Si è resa conto di avere esperienze a cui attingere e una profonda comprensione e testimonianza dei principi che doveva conoscere per reagire a questa prova con grande fede. Alcuni altri membri della classe hanno parlato di come sono stati sostenuti dal Signore durante le loro prove e di come sono riusciti a sapere che Egli li ama e desidera benedirli.

Quando voi e i vostri studenti vedete la mano del Signore nel benedire le persone che impariamo a conoscere nelle Scritture, riuscire ad aiutarli anche a riconoscere l’attuale ruolo che Egli ha nella loro vita. Come ci esorta il Libro di Mormon, possiamo aiutarli “a ricordare quanto misericordioso è stato il Signore verso i figlioli degli uomini”9.

Ora, una considerazione sul secondo elemento di quell’affermazione: la necessità di concentrarci sui nostri studenti. Viviamo in un periodo in cui molti giovani e molti giovani adulti si scontrano con domande irrisolte e si sentono confusi dalle molte voci presenti nel mondo. Per metterle a tacere, devono comprendere la vera dottrina. Proprio come è sempre stato, hanno bisogno che noi abbiamo il coraggio morale di insegnare la verità eterna e di renderne testimonianza. Perciò, come possiamo tenerci stretti ad essa — e edificare su di essa — per soddisfare le loro esigenze in futuro? Come possiamo concentrarci meglio non solo sull’insegnare la verità ma anche sull’aiutare i nostri studenti a imparare la verità?

Un modo di farlo è mediante la qualità cristiana dell’empatia. L’empatia è la capacità di comprendere e condividere i sentimenti di un’altra persona. L’empatia sincera avvicina le persone, crea legami e aiuta le persone a capire di non essere sole. È un ingrediente essenziale per suscitare un senso di appartenenza. Questa qualità è fondamentale per reagire efficacemente di fronte a uno studente che ha una domanda e per guidare efficacemente una discussione di gruppo, in cui molti studenti ascoltano con attenzione e con domande inespresse.

Le ricerche dimostrano che coloro che hanno problemi di fede di solito non si allontanano a causa della dottrina. Si allontanano perché le domande che pongono nascono nel contesto di esperienze personali che li portano a vedere queste perplessità attraverso determinate lenti, spesso attraverso le lenti del non sentirsi integrati oppure attraverso il dolore e le aspettative deluse. Se noi rispondiamo alle loro domande senza empatia, senza comprendere il contesto, rischiamo di non prestare l’aiuto di cui hanno bisogno. Peggio ancora, se li liquidiamo, li giudichiamo o stiamo sulla difensiva, perderemo la loro fiducia e l’opportunità di avere un’influenza positiva nella loro vita.

Il Salvatore ha dato l’esempio perfetto di come affermare la verità con amore.10 Le Sue interazioni con gli altri erano ricche di empatia, sempre personalizzate alle esigenze e al livello di comprensione individuali. Di conseguenza, chi non si sentiva all’altezza o non sentiva di corrispondere al modello di discepolo ideale percepiva comunque il Suo amore ed era attratto verso di Lui. Riconosceva di aver bisogno di Lui.

Un altro bellissimo esempio si trova nello studio di quest’anno di Dottrina e Alleanze. La sezione 88 riporta le istruzioni date dal Signore per la Scuola dei profeti. L’insegnante doveva arrivare prima degli studenti, prepararsi e preparare la stanza. Secondo le istruzioni, doveva anche salutare gli studenti con queste parole:

“Io vi saluto nel nome del Signore Gesù Cristo come simbolo o come ricordo dell’eterna alleanza, nella quale alleanza io vi accolgo come membri, con la determinazione ferma, inamovibile ed inalterabile di essere vostro amico e fratello tramite la grazia di Dio nel vincolo dell’amore”11.

Per quanto non sarebbe appropriato iniziare ogni lezione di Seminario o Istituto così, questo saluto è particolarmente istruttivo e ricco di significato. La sorella Virginia Pearce ha chiesto: “Riuscite a immaginare un ambiente di apprendimento basato su una tale asserzione di amore e di impegno da parte dei vostri compagni di studio e verso di loro? Riuscite a immaginare la sicurezza personale che devono aver provato — e l’energia che altrimenti sarebbe stata impiegata per difendersi e proteggersi e invece era a loro disposizione per apprendere, crescere e cambiare? Riuscite a immaginare il potere dello Spirito Santo in una stanza in cui tutti i presenti avevano promesso di essere amici e fratelli, mediante la grazia di Dio, nei vincoli dell’amore?”12.

Pensate a come questo cambierebbe le nostre lezioni e a come benedirebbe ogni singolo studente. Immaginate, ad esempio, un giovane uomo di nome Alex che chiede: “Che cosa devo fare se non sono d’accordo con tutte le direttive della Chiesa?”. Come potreste rispondere in modo da dimostrare il vostro amore e la vostra empatia? Ovviamente, il ragazzo dovrà comprendere il ruolo dei profeti e l’importanza dell’obbedienza. Tuttavia, questa potrebbe non essere la risposta immediata di maggior valore e potrebbe non essere sufficiente per qualcuno che è sinceramente impegnato in una battaglia. Prima di rispondere a una domanda o di dirigere una discussione, faremmo bene per prima cosa a cercare di capire la persona che sta facendo la domanda o il gruppo coinvolto nella discussione. Perciò, se aveste davvero l’opportunità di parlare con Alex, voi cos’altro dovreste sapere e di cos’altro avrebbe bisogno lui da parte vostra?

Per cominciare, possiamo ascoltare e possiamo pregare per avere la capacità di metterci nei suoi panni e cercare di immaginare ciò che prova. Probabilmente Alex non sta facendo questa domanda come mero esercizio intellettuale o solo per capire la dottrina. Alex ha una storia. Ha vissuto esperienze e relazioni, alcune delle quali sono state positive e altre no. Infatti, in questo caso, Alex si sente un po’ escluso quando va in chiesa o all’Istituto. Durante le discussioni sul Vangelo, prova cose diverse rispetto a molte delle persone che parlano. Si chiede se qualcun altro si senta come lui, ma sembra che mai nessuno menzioni le sue specifiche domande. Queste esperienze lo hanno portato a sentirsi solo in Chiesa. Quando ha cercato di esprimere la sua opinione, non si è sentito né ascoltato né capito. In un’occasione, un insegnante ha fatto un commento sulla sua barba. Poi, un compagno di classe ha sminuito una questione che Alex riteneva molto importante. Alex ha iniziato a sentirsi giudicato e a volte persino arrabbiato.

C’è però un’altra cosa però che dovete sapere e ricordare di Alex: è ancora qui. È venuto a lezione. Partecipa perché ama il Vangelo e la Chiesa. Sta cercando di aggrapparsi alla sua fede e di fare ciò che è giusto. Sta anche cercando di capire, tra tutte le cose che ha sentito e vissuto in Chiesa, quali costituiscono la vera dottrina e quali sono aspetti culturali o addirittura inesattezze che membri ben intenzionati hanno diffuso. È intrappolato in una lotta emotiva e sta cercando di scoprire la volontà del Signore. Come potreste sapere tutto questo di Alex senza ascoltare e senza ricercare l’empatia? Ora che conoscete un po’ meglio Alex, vi rendete conto che la sua domanda non riguarda solo le direttive della Chiesa. La sua domanda non è solo: “La Chiesa è vera?”. Lui vuole sapere: “La Chiesa è una cosa buona?”, “C’è posto per me?” e “Come posso integrarmi se sembra che io sia l’unico ad avere dubbi e domande?”.

Potete aiutare Alex a riflettere sulle sue domande e a riformularle da una prospettiva eterna. A volte, porre la domanda giusta è un elemento importante nel ricevere risposte dal nostro Padre Celeste. Tuttavia, avere amore ed empatia sufficienti per capire Alex e per riconoscere il contesto della sua domanda vi aiuterà a offrire il sostegno e la guida di cui ha bisogno. Non è facile e può sembrare persino un po’ scoraggiante. Non vi sto chiedendo, però, di dirigere ogni discussione o rispondere a ogni domanda in modo perfetto. Vi sto chiedendo di ascoltare, di provare empatia e di aiutarli a sentire l’amore che il Padre Celeste prova per loro. Riuscite a immaginare la sicurezza personale che Alex e i suoi compagni proverebbero e l’energia che prima sarebbe stata impiegata per difendersi e proteggersi e invece ora è a loro disposizione per apprendere, crescere e cambiare? Riuscite a immaginare il potere dello Spirito Santo in un’aula piena di amicizia e di vincoli d’amore?

Ricordate il consiglio che l’anziano Dale G. Renlund ha dato all’ultima Conferenza generale? Egli ha raccontato di un paziente che era stato ricoverato molte volte per curare una malattia legata al consumo di alcol. Una dottoressa specializzanda disse che, secondo lei, non era giusto che dovesse trascorrere tantissime ore a prendersi cura di questo paziente dato che la sua malattia era autoinflitta.

L’anziano Renlund sentì un altro medico rispondere così: “Lei è diventata medico per curare le persone e adoperarsi per guarirle. Non è diventata medico per giudicarle. Se non capisce la differenza, non ha alcun diritto di studiare in questa istituzione”13.

Io e voi non siamo diventati insegnanti del vangelo di Gesù Cristo per giudicare i nostri studenti. Siamo diventati insegnanti perché volevamo guidarli al Grande Guaritore. Solo Gesù Cristo ha il diritto di giudicare e solo Lui può guarire. Soltanto concentrandoci ogni giorno su di Lui — sul Suo esempio, sui Suoi insegnamenti e sulle Sue promesse — possiamo aiutarli a scoprire la guarigione e la guida di cui hanno bisogno. Indipendentemente dai cambiamenti nel nostro approccio all’insegnamento e al relazionarci con gli studenti, una cosa non cambierà mai. Il modo più importante in cui possiamo contribuire ad accrescere la fede della generazione emergente è collocare più pienamente Gesù Cristo al centro del nostro insegnamento e apprendimento, aiutandoli a conoscerLo, a imparare da Lui e a cercare coscientemente di diventare come Lui. Quando il fuoco della vostra testimonianza è accompagnato da un profondo amore per i vostri studenti, sarete nella migliore posizione possibile per aiutarli a capire i Suoi insegnamenti e la Sua Espiazione, a fare affidamento su di essi e a qualificarsi per le Sue benedizioni promesse. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Ora, raggiungerò il fratello Bigelow e il fratello Smith.