Acqua viva per placare la sete spirituale
Mettendo in pratica il vangelo di Gesù Cristo sviluppiamo dentro di noi una fonte d’acqua viva che placherà per sempre la nostra sete di felicità, pace e vita eterna.
Agli inizi del ministero terreno del Salvatore Egli e i Suoi discepoli, recandosi dalla Giudea alla Galilea, si trovarono a passare per la Samaria. Stanchi, affamati e assetati per il lungo viaggio, si fermarono alla fonte di Giacobbe nelle vicinanze della città di Sichar. Mentre i discepoli andavano in cerca di cibo, il Salvatore rimase accanto alla fonte. Chiese da bere a una donna samaritana che era venuta ad attingere l’acqua. Poiché i Giudei e i Samaritani erano divisi da un profondo rancore e spesso non parlavano fra loro, la donna rispose alla richiesta del Salvatore con una domanda: «Come mai tu che sei giudeo chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?»11
Nel Nuovo Testamento il Salvatore approfittò di questo incontro casuale alla fonte per esporre dei principi possenti ed eterni. Anche se stanco e assetato, il Maestro approfittò di questa occasione per portare testimonianza del Suo ruolo divino di Redentore del mondo e per proclamare con autorità la Sua vera identità di Messia lungamente atteso. Con pazienza e cura rispose alla donna: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli t’avrebbe dato dell’acqua viva».2
Incuriosita ma scettica, vedendo che Gesù non aveva recipiente con cui attingere l’acqua, la donna gli chiese ancora: «Donde hai dunque cotest’acqua viva?».3 Facendo una possente promessa Gesù allora si proclamò la fonte dell’acqua viva, la fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna. Egli disse: «Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo;
Ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi l’acqua che io gli darò, diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna».4
Mancando del tutto di comprendere il significato spirituale della dichiarazione del Signore, la donna, pensando soltanto alla soddisfazione della sua sete fisica e alla propria convenienza, chiese: «Signore, dammi di cotest’acqua, affinché io non abbia più sete, e non venga più sin qua ad attingerne».5
A commento della conversazione tra il Salvatore e la donna l’anziano Robert L. Simpson ha dichiarato:
«Durante tutta la storia gli uomini hanno sempre cercato la via più facile. Alcuni hanno dedicato la vita alla ricerca della ‹fontana della giovinezza›, dell’acqua miracolosa che avrebbe dato loro l’eterna giovinezza. Oggi vi sono molti che cercano ancora una fontana magica che dia loro successo, ricchezza e felicità. Ma la maggior parte delle loro ricerche sono vane …È soltanto questa ‹acqua viva›, il vangelo di Gesù Cristo, che può portare la felicità, il successo e la vita eterna ai figliuoli degli uomini».6
La promessa fatta dal Salvatore alla donna samaritana è fatta a tutti i figli del Padre celeste. Mettendo in pratica il vangelo di Gesù Cristo sviluppiamo dentro di noi una fonte d’acqua viva che placherà per sempre la nostra sete di felicità, pace e vita eterna. Il Signore spiega chiaramente in Dottrina e Alleanze che soltanto la fedele obbedienza ci consente di attingere alla fonte d’acqua viva che rinfresca e ravviva la nostra anima: «Ma a colui che osserva i miei comandamenti io rivelerò i misteri del mio regno, ed essi saranno in lui una fonte d’acqua viva, zampillante in vita eterna».7
Quando la donna disse di sapere che il Messia doveva venire, Gesù disse: «Io che ti parlo, son desso».8 Egli dimostrò il Suo potere di discernimento profetico rivelando alla donna dei particolari sulla sua vita personale, che soltanto una persona dotata di percezione divina poteva conoscere. In preda allo stupore la donna samaritana lasciò alla fonte la sua secchia e si affrettò a tornare in città per riferire sul suo colloquio con il Signore, dicendo: «Venite a vedere un uomo che m’ha detto tutto quello che ho fatto; non sarebb’egli il Cristo?»9 Mentre ella raccoglieva attorno a sé gli abitanti disposti ad ascoltarla, Gesù spiegava ai suoi discepoli, che nel frattempo erano ritornati con il cibo, che Egli aveva già mangiato un cibo che essi non conoscevano.10 Poi spiegò ai discepoli confusi da queste parole: «Il mio cibo è di far la volontà di Colui che mi ha mandato, e di compiere l’opera sua».11
Quando una folla di Samaritani curiosi arrivò sul posto per vedere e udire l’uomo che aveva dichiarato essere il Messia, «lo pregarono di trattenersi da loro; ed egli si trattenne quivi due giorni».12 Le Scritture dicono che molti credettero negli insegnamenti del Salvatore; e, ascoltandolo, la loro curiosità iniziale si trasformò in una testimonianza. Essi dichiararono: «Abbiamo udito da noi, e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo».13
Questi ultimi giorni sono un periodo di grande sete spirituale. Molte persone al mondo cercano, spesso intensamente, una fonte di rinnovamento che possa placare la loro ansia di trovare un significato e una direzione nella vita. Essi bramano una bevanda fresca e soddisfacente che dia loro la prospettiva e la conoscenza che presto calmeranno la loro anima assetata. Il loro spirito invoca esperienze di pace e di calma che possono nutrire e ravvivare il loro cuore appassito.
Sì, «ve ne sono ancora molti sulla terra, fra tutte le sette, fra i partiti e le denominazioni, che sono acciecati dagli artifici sottili degli uomini, i quali stanno in agguato per ingannare, e che sono separati dalla verità soltanto perché non sanno ove trovarla».14 Lavoriamo dunque con tutto il nostro cuore, mente, forza e facoltà per mostrare ai nostri fratelli e sorelle assetati dove possono trovare l’acqua viva del Vangelo, perché possano venire a bere l’acqua «zampillante in vita eterna».
Il Signore offre l’acqua viva che può placare la sete ardente di coloro la cui vita è avvizzita da una siccità della verità. Egli si aspetta che noi forniamo loro la pienezza del Vangelo dando loro le Scritture e le parole dei profeti, e che portiamo testimonianza della verità del vangelo restaurato per alleviare la loro sete. Quando essi si abbeverano alla coppa della conoscenza del Vangelo, la loro sete è soddisfatta perché arrivano a capire il grande piano di felicità del nostro Padre celeste.
Come alla fonte di Giacobbe, così oggi il Signore Gesù Cristo è l’unica sorgente d’acqua viva. Essa placherà la sete di coloro che soffrono per la siccità della verità divina che tanto affligge il mondo. Le parole dette dal Signore all’antica Israele tramite il profeta Geremia descrivono le condizioni di molti figli di Dio del nostro tempo: «Il mio popolo … ha abbandonato me, la sorgente d’acqua viva, e s’è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l’acqua».15 Troppi figli del nostro Padre celeste sprecano la loro preziosa vita a scavare le cisterne screpolate dei profitti terreni, che non riescono a tenere l’acqua che potrebbe soddisfare pienamente la loro naturale sete di verità eterna.
L’ultimo giorno della festa delle capanne il Salvatore, ormai tornato a Gerusalemme, fece il suo eterno, universale invito: «Se alcuno ha sete, venga a me e beva».16
L’anziano McConkie definì acqua viva «le parole di vita eterna, il messaggio di salvezza, le verità di Dio e del Suo regno; sono le dottrine del Vangelo». Egli poi continua: «Là dove sono i profeti di Dio si troveranno fiumi d’acqua viva, pozzi pieni di eterne verità, sorgenti che zampillano offrendo l’acqua che salva dalla morte spirituale».17
Il Signore ha dichiarato, per quanto riguarda la Sua parola, «ch’essa sia stata data dalla [Sua] voce o dalla voce dei [Suoi] profeti, è lo stesso».18 Noi siamo fortunati di vivere in un’epoca in cui profeti e apostoli vivono sulla terra. Tramite loro siamo continuamente vivificati da un’abbondante corrente di principi eterni che, se obbediti, portano l’acqua viva del Signore nella nostra vita. Ripetendo le parole di quei Samaritani che vennero ad ascoltare il Salvatore alla fonte di Giacobbe, anche noi possiamo dire con fede e convinzione: «Abbiamo udito da noi, e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo».19
Sentiamo la mancanza della voce del presidente Howard W. Hunter. Sicuramente erano l’amore, la speranza e la compassione di Gesù Cristo che udivamo nella semplice eloquenza del presidente Hunter. Egli ci elevava a nuove altezze di conoscenza e ci esortava a rinnovare il nostro impegno a mantenere le nostre sacre alleanze. Egli ci ricordava che «il sacrificio supremo di Cristo può portare i suoi frutti nella nostra vita soltanto se accettiamo l’invito a seguirLo».20 Quando il presidente Hunter ci chiedeva di trattarci gli uni gli altri «con più gentilezza, più cortesia, più umiltà, più pazienza e disponibilità a perdonare»21, il suo esempio personale di queste virtù cristiane ci insegnava con un potere di persuasione che trascendeva anche le sue indimenticabili parole. Egli ci esortava ad abbeverarci più spesso e più profondamente all’acqua viva per portare nella nostra vita le ricchezze dello Spirito.
Il presidente Howard W. Hunter disse: «È il più profondo desiderio del mio cuore che ogni membro della Chiesa sia degno di andare al tempio. Voglio sperare che ogni membro adulto sia degno di possedere e possieda una valida raccomandazione per il tempio, anche se la distanza gli impedisce di farne un uso immediato o frequente». Egli desiderava che ognuno di noi venisse rafforzato dalla «santità e sicurezza che viene data entro le mura sante e consacrate della casa del Signore».22 Quale modo migliore può esistere per imparare a conoscere meglio il Salvatore e rafforzare il nostro impegno ad essere più simili a Lui, che quello di visitare la Sua santa casa e bere abbondantemente l’acqua viva che ivi si trova? Il presidente Hunter voleva che ci qualificassimo, mediante il retto vivere, a godere i frutti della bellezza, rivelazione e pace che si possono godere nei nostri templi. Quindi l’invito che più spesso ripeteva era quello di «fare del tempio il grande simbolo della nostra appartenenza alla chiesa del Signore».23
Oggi abbiamo sostenuto il successore del presidente Hunter. Gioisco insieme a voi per la possibilità che abbiamo avuto, in questa solenne assemblea, di sostenere il presidente Gordon B. Hinckley come profeta, veggente e rivelatore e portavoce del nostro Signore Gesù sulla terra. Egli è l’unto del Signore. Egli detiene tutte le chiavi del sacerdozio ed è autorizzato a usarle nel guidare e dirigere il regno di Dio. Il presidente Hinckley è un fedele servo del Signore, il cui cuore e la cui voce noi conosciamo bene. Siamo arrivati ad amarlo durante il ministero di trentasette anni che ha svolto come Autorità generale della Chiesa. Quasi trentaquattro anni fa egli fu ordinato apostolo, testimone speciale del Signore Gesù Cristo. Egli è l’Autorità generale vivente con maggiore anzianità di servizio. Quando il presidente Hinckley fu chiamato a far parte dei Dodici la Chiesa aveva 1.900.000 fedeli e 336 pali, in confronto ai 9.000.000 di fedeli e più di 2.000 pali di oggi.
Nato da un nobile padre e da una santa madre, il presidente Hinckley imparò da bambino le verità del vangelo restaurato dai suoi fedeli genitori. Egli imparò a rispettare profondamente e ad apprezzare grandemente il retaggio dei suoi antenati pionieri. Egli servì diligentemente come missionario in Inghilterra. Durante tutta la sua vita da adulto egli ha lavorato fedelmente per edificare il Regno. Egli ha servito sotto otto presidenti della Chiesa, e per quattordici anni è stato consigliere degli ultimi tre: i presidenti Spencer W. Kimball, Ezra Taft Benson e Howard W. Hunter.
La preparazione del presidente Hinckley per il suo attuale incarico è durata un’intera vita. Come ci ha ricordato recentemente il presidente Boyd K. Packer, «nessun uomo arriva ad essere presidente di questa chiesa se non ha fatto un apprendistato che è durato tutta la vita».24 Dalle Scritture apprendiamo che coloro che servono come profeti sono stati «chiamati e preparati dalla fondazione del mondo, secondo la prescienza di Dio».25
Porto la mia testimonianza che il presidente Hinckley è stato preordinato, suscitato, preparato e chiamato da Dio «ad annunciare la Sua parola fra il Suo popolo, perché esso possa avere la vita eterna»26. Lo conosco sin dalla mia prima giovinezza e ho veduto in prima persona che nella trama e nell’ordito del suo carattere non v’è un solo filo difettoso. Il presidente Hinckley si è abbeverato profondamente all’acqua viva del Signore e del Suo vangelo restaurato per tutta la vita. Per la sua retta obbedienza, fiumi di acqua viva sono scaturiti e continueranno a scorrere da lui27 per placare la sete di un mondo spiritualmente inaridito.
Sono grato oggi di sostenere il presidente Thomas S. Monson e il presidente James E. Faust come consiglieri della Prima Presidenza. Anch’essi sono stati messi alla prova e collaudati per molti anni al servizio di Dio e dell’umanità. Essi sono coraggiosi e fedeli. Coloro che presiedono come sommi sacerdoti della Prima Presidenza meritano la nostra lealtà e devozione. Noi possiamo sostenerli e seguirli con assoluta fiducia. Come persona che è anch’essa un testimone speciale, unisco la mia testimonianza a quelle dei Samaritani di tanto tempo fa. Fratelli e sorelle, a voi e al mondo io porto testimonianza con parole sobrie che questo stesso Gesù di Nazaret che parlò con la donna samaritana alla fonte di Giacobbe «è veramente il Salvatore del mondo».28 Egli vive oggi. Egli è il nostro Redentore e il nostro Avvocato presso il Padre. Egli sta a capo di questa chiesa che porta il Suo nome. La Prima Presidenza e il Quorum dei Dodici Apostoli sono i Suoi servitori debitamente autorizzati e ordinati, incaricati di assolvere il sacro e solenne compito di guidare la Sua chiesa in questi ultimi giorni. Il nostro dovere è quello di «far la volontà di Colui che [ci] ha mandato»29 e di portare l’acqua viva a tutti coloro che la bramano. Di questo io porto testimonianza, nel sacro nome di Gesù Cristo. Amen. 9