La famiglia eterna
Il piano del Padre è che l’amore e l’amicizia che regnano nella famiglia continuino nell’eternità.
Desidero parlare a tutti quelli che vorrebbero conoscere la dottrina dell’eternità delle famiglie. Un anno fa la Prima Presidenza e il Quorum dei Dodici Apostoli della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni emanarono un Proclama al mondo riguardo alla famiglia. In questo proclama si riassumevano i principi eterni del Vangelo, insegnati sin dai primordi della storia, prima ancora che il mondo fosse creato.
La dottrina della famiglia trova le sue origini nei genitori celesti. La nostra più alta aspirazione è quella di essere come loro. L’apostolo Paolo spiegò che Dio è il padre dei nostri spiriti (vedi Ebrei 12:9). Nel Proclama leggiamo: «Nel regno preterreno i figli e le figlie di spirito conoscevano e adoravano Dio come loro Padre Eterno e accettarono il Suo piano, mediante il quale i Suoi figli potevano ricevere un corpo fisico e fare un’esperienza terrena per progredire verso la perfezione, e infine realizzare il loro destino divino come eredi della vita eterna». Il proclama ribadisce anche al mondo che «il matrimonio tra l’uomo e la donna è ordinato da Dio e che la famiglia è il cardine del piano del Creatore per il destino eterno dei Suoi figli» («La famiglia: un proclama al mondo», La Stella, gennaio 1996, pag. 116). Fin dal principio Dio istituì la famiglia e la rese eterna. Adamo ed Eva furono suggellati in matrimonio per il tempo e per l’eternità: «E così tutte le cose furono confermate a Adamo da una sacra ordinanza, e il Vangelo fu predicato, ed il decreto emanato che esso sarebbe stato presente nel mondo fino alla fine di questo. E così fu … E Adamo conobbe sua moglie, ed essa gli diede dei figli e delle figlie, e cominciarono a moltiplicarsi e a riempire la terra» (Mosè 5:59; Mosè 5:2).
Il Salvatore parlava di questa sacra alleanza e promessa del matrimonio quando conferì ai Suoi discepoli l’autorità di legare in cielo le sacre alleanze fatte sulla terra. «Io ti darò le chiavi del regno de’ cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato ne’ cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne’ cieli» (Matteo 16:19).
In questi ultimi giorni la promessa dell’eternità della famiglia fu restaurata nel 1829, quando i poteri del Sacerdozio di Melchisedec furono restaurati sulla terra. Sette anni dopo, nel Tempio di Kirtland, furono restaurate le chiavi delle ordinanze di suggellamento, come è descritto in Dottrina e Alleanze: «Elia, il Profeta, che fu rapito in cielo senza sentire la morte, stette dinanzi a noi, e disse: Ecco, è pienamente arrivato il tempo di cui parlò la bocca di Malachia … Le chiavi di questa dispensazione sono dunque messe fra le vostre mani» (DeA 110:13, 14, 16).
La restaurazione di queste chiavi e autorità del sacerdozio dà a tutti coloro che sono degni di riceverlo il dono dell’eternità della famiglia. «Sì, il cuore di migliaia e di decine di migliaia gioirà grandemente in conseguenza delle benedizioni che si riceveranno e della dotazione della quale i miei servitori sono stati dotati in cotesta casa» (DeA 110:9).
Qual è la promessa che accompagna questi suggellamenti che vengono celebrati nei templi? Il Signore descrive tale promessa e i requisiti in questo sacro versetto: «E inoltre, in verità Io ti dico, se un uomo sposa una donna mediante la mia parola, che è la mia legge, e secondo la nuova ed eterna alleanza, e la loro unione è suggellata su di loro dal Santo Spirito di promessa, mediante colui che è unto ed al quale ho dato questo potere e le chiavi di questo sacerdozio, e sarà detto loro – Voi vi leverete nella prima risurrezione – e se è dopo la prima risurrezione, nella risurrezione seguente; e voi erediterete troni, regni, principati, poteri e domini, nella loro altezza e profondità – allora sarà scritto nel Libro della Vita dell’Agnello … e ciò avrà pieno vigore quando sono fuori del mondo; ed essi passeranno accanto agli angeli e accanto agli dei che sono là preposti per entrare nella loro esaltazione e gloria in ogni cosa, come è stato suggellato sulle loro teste, gloria che sarà una pienezza ed una continuazione dei loro posteri in eterno» (DeA 132:19).
Come è spiegato in questo passo delle Scritture, un legame eterno non si avvera come semplice conseguenza delle alleanze di suggellamento che facciamo nel tempio. Dal modo in cui ci comportiamo in questa vita dipende ciò che saremo per tutte le eternità a venire. Per ricevere il dono del suggellamento che il nostro Padre celeste ci ha dato, dobbiamo osservare i comandamenti e comportarci in maniera tale che le nostre famiglie vorranno vivere con noi nell’eternità. I rapporti familiari che abbiamo qui sulla terra sono importanti, ma essi sono molto più importanti per il loro effetto sulla nostra famiglia per intere generazioni sulla terra e per tutta l’eternità.
Per comandamento divino ai coniugi è richiesto di amarsi reciprocamente al di sopra di ogni altra persona. Il Signore lo indica chiaramente: «Tu amerai la moglie tua con tutto il tuo cuore, e ti attaccherai ad essa e a nessun’altra» (DeA 42:22). Il Proclama dichiara: «Per disegno divino i padri devono presiedere alle loro famiglie con amore e rettitudine e hanno il dovere di provvedere alle necessità di vita e alla protezione delle loro famiglie (vedi DeA 83:2–4; 1 Timoteo 5:8). Per disegno divino la principale responsabilità delle madri è quella di educare i figli» (Proclama sulla famiglia). Per disegno divino marito e moglie sono soci a pari diritti nel matrimonio e nello svolgimento dei loro doveri familiari. Per esplicito comandamento di Dio «i genitori hanno il sacro dovere di … insegnare (ai figli) ad amarsi e ad aiutarsi l’un l’altro, a osservare i comandamenti di Dio e ad essere cittadini obbedienti (dei paesi in cui vivono)» (La Stella, gennaio 1996, pag. 116; corsivo dell’autore; vedi DeA 68:25–28; Mosia 4:14–15).
Data l’importanza della famiglia nel piano eterno di felicità, Satana compie ogni sforzo possibile per distruggere la santità della famiglia, sminuire l’importanza del ruolo degli uomini e delle donne, incoraggiare l’immoralità e la violazione della sacra legge della castità e per dissuadere i genitori dallo svolgere uno dei loro compiti principali: quello di generare e allevare i figli.
Il nucleo familiare è talmente basilare per il piano di salvezza, che Dio ha rivolto un ammonimento a quelle persone che «violano le alleanze della castità, che maltrattano il coniuge o i figli, che mancano di assolvere i loro doveri familiari, che un giorno saranno chiamati a renderne conto dinanzi a Dio (loro creatore) … La disintegrazione della famiglia richiamerà sugli individui, sulle comunità e sulle nazioni le calamità predette dai profeti antichi e moderni» (Proclama sulla famiglia).
Anche se la nostra salvezza individuale è basata sull’obbedienza individuale, tuttavia è altrettanto importante che comprendiamo che ognuno di noi è un elemento importante e integrante della famiglia, e che le più grandi benedizioni si possono ricevere soltanto nell’ambito di una famiglia eterna. Quando le famiglie funzionano come è stato stabilito da Dio, i loro rapporti interni sono quelli più preziosi della vita terrena. Il piano del Padre è che l’amore e l’amicizia che regna nella famiglia continuino nell’eternità. Fare parte di una famiglia comporta il grande dovere di curare, amare, edificare e rafforzare ogni suo componente, in modo che tutti possano perseverare rettamente sulla terra e dimorare insieme nell’eternità. Non basta salvare noi stessi. È ugualmente importante che genitori, fratelli e sorelle siano salvati con tutta la famiglia. Se torniamo da soli al nostro Padre celeste, ci sarà chiesto: «Dov’è il resto della tua famiglia?» Questo è il motivo per cui noi insegniamo che la famiglia è eterna.
L’eterna natura del nostro corpo e del nostro spirito è un argomento sul quale gli uomini meditano spesso. Tutte le persone che mai vivranno sulla terra appartengono a una famiglia umana e sono eterni figli di Dio, nostro affettuoso Padre celeste. Dopo la nascita e la morte su questa terra, tutti risorgeremo per merito dell’espiazione operata da Gesù Cristo, l’Unigenito Figlio di Dio Padre. Secondo l’obbedienza personale alle leggi, ordinanze e comandamenti di Dio, ogni essere mortale può godere della benedizione della vita eterna, ossia di poter tornare a vivere alla presenza del Padre celeste e di Suo figlio Gesù Cristo e avere una progenie per tutta l’eternità a venire. Se fanno e mantengono le sacre alleanze delle ordinanze del tempio, le persone possono ritornare alla presenza di Dio e saranno riunite alle loro famiglie per l’eternità.
La casa è il luogo in cui siamo allevati e ci prepariamo a vivere sulla terra. È anche il luogo in cui ci prepariamo per la morte e per l’immortalità, per la nostra ferma convinzione che c’è una vita dopo la morte non soltanto per il singolo individuo, ma anche per la famiglia.
Alcune delle più grandi lezioni dei principi evangelici riguardo alla natura eterna della famiglia si impararono osservando come i membri della Chiesa, quando si trovano davanti alle avversità, mettono in pratica i principi del Vangelo nella vita quotidiana, in casa e fuori di casa. Durante l’anno passato ho veduto la gioia di cui godono coloro che onorano e riveriscono gli insegnamenti del Vangelo sull’eternità della famiglia durante i periodi di avversità.
Alcuni mesi fa ho avuto l’occasione di fare visita a un malato incurabile, un devoto detentore del sacerdozio, che si trovava di fronte alla realtà della morte. Egli tuttavia trovava forza nell’esempio del Salvatore il quale, nella Sua preghiera, dice: «Voi dunque pregate così … Sia fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta nel cielo» (Matteo 6:9–10). Il mio amico trovava un incoraggiamento nella consapevolezza che a Gesù era stato chiesto di sopportare grandi dolori e sofferenze nel giardino di Getsemani per compiere il sacrificio espiatorio. Egli disse queste parole: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza ch’io ne beva, sia fatta la tua volontà» (Matteo 26:42).
Il mio amico arrivò ad accettare l’espressione: «Sia fatta la tua volontà» accettando le proprie dolorose prove e tribolazioni. Come fedele membro della Chiesa egli aveva davanti a sé alcune serie preoccupazioni. Particolarmente commoventi erano le sue domande: «Ho fatto tutto ciò che dovevo per perseverare fedelmente sino alla fine? Come sarà morire? I miei familiari sono preparati a perseverare nella fede e a provvedere a loro stessi dopo che me ne sarò andato?»
Ebbi l’occasione di parlare con lui di questi argomenti che trovano una chiara risposta nella dottrina insegnata dal Salvatore. Parlammo di come egli si era sempre sforzato di essere fedele e di fare ciò che Dio gli aveva chiesto, di essere onesto in tutti i rapporti con il prossimo e di provvedere amorevolmente alla sua famiglia. Non è questo che significa perseverare sino alla fine? Parlammo di quello che accade subito dopo la morte, di ciò che Dio ci ha insegnato riguardo al mondo degli spiriti. È un luogo paradisiaco, felice, per coloro che sono vissuti rettamente. Non è una cosa di cui dobbiamo aver paura.
Dopo la nostra conversazione egli chiamò a sé la moglie e gli altri familiari, figli e nipoti, per spiegare di nuovo la dottrina dell’Espiazione, per ribadire il fatto che tutti risorgeremo. Tutti i suoi familiari capirono che, proprio come disse il Signore, anche se vi è il lutto per la temporanea separazione, tuttavia non c’è dolore per coloro che muoiono nel Signore (vedi Apocalisse 14:13; DeA 42:46). La benedizione che ricevette gli prometteva conforto e rassicurazione che tutto sarebbe andato bene, che non avrebbe sofferto e che avrebbe avuto il tempo necessario per preparare i familiari alla sua morte, e anzi avrebbe saputo quando sarebbe venuto il momento del suo decesso. I suoi familiari mi riferirono che la sera prima di morire egli disse che se ne sarebbe andato l’indomani. Egli se ne andò in pace durante il pomeriggio, avendo accanto tutta la famiglia. Questo è il sollievo e il conforto di cui godiamo noi che conosciamo il piano del Vangelo e sappiamo che le famiglie sono eterne.
Confrontiamo questi avvenimenti con quello che mi accadde quando ero un giovane poco più che ventenne. Mentre ero arruolato nell’Aviazione, un pilota del mio squadrone morì precipitando con il suo aereo durante un addestramento. Ebbi il compito di accompagnare la bara del mio amico caduto, a Brooklyn per la sepoltura. Ebbi l’onore di stare accanto ai suoi familiari durante l’esposizione del feretro e le onoranze funebri. In rappresentanza dello Stato consegnai la bandiera che aveva avvolto la bara alla vedova dolente. La cerimonia funebre fu triste e dimessa. Nessuno menzionò le buone azioni o i successi ottenuti dal defunto. Il suo nome non fu pronunciato una sola volta. Alla fine della cerimonia la vedova si voltò verso di me e chiese: «Bob, cosa accadrà veramente a Don?» Potei parlarle della dolce dottrina della risurrezione e del fatto che se essi fossero stati battezzati e suggellati nel tempio, sarebbero rimasti insieme per sempre nell’eternità. Il sacerdote che si trovava accanto a lei esclamò: «È la dottrina più bella che abbia mai sentito».
La pienezza del vangelo di Gesù Cristo ci dà grande conforto nell’incalzare della vita moderna. Porta luce là dove vi sono tenebre e infonde calma nell’anima turbata. Dà speranza eterna dove c’è la disperazione terrena. È qualcosa di più di una bella dottrina; è per noi una realtà il fatto che possiamo obbedire e ricevere le ricompense eterne che Dio ci concede se ci avviciniamo a Lui e accettiamo la Sua eterna dottrina.
Un altro episodio che recentemente mi ha toccato da vicino riguarda la morte di un giovane a causa di un male incurabile. Egli era consapevole che il male, prima di ucciderlo, lo avrebbe privato della capacità di usare le braccia e di camminare, poi avrebbe perduto la capacità di parlare, e infine la morte sarebbe sopravvenuta per insufficienza respiratoria. Ma egli aveva la ferma convinzione che le famiglie sono eterne, e forte di questa conoscenza egli incideva su una videocassetta per ognuno dei suoi figli i messaggi che voleva lasciare loro. Consegnava queste videocassette ai suoi figli in occasione di momenti importanti della loro vita, come battesimi, ordinazioni al sacerdozio e matrimoni. Parlava loro del suo tenero amore di padre, consapevole che, anche se la sua famiglia sarebbe esistita per l’eternità, per un certo periodo egli sarebbe stato fisicamente lontano da loro, mentre spiritualmente non li avrebbe mai lasciati soli.
La conoscenza della dottrina che Dio vive e che Gesù è il Cristo, e che noi abbiamo la possibilità di risorgere e di vivere alla presenza di Dio Padre e di Suo Figlio Gesù Cristo, ci rende possibile sopportare gli avvenimenti più tragici. Questa dottrina porta una gloriosa speranza in un mondo altrimenti oscuro e triste. Risponde alle semplici domande: da dove veniamo, perché siamo qui e dove stiamo andando. Questi sono principi che devono essere insegnati a messi in pratica nelle nostre case.
Dio vive; Gesù è il Cristo. Tramite la Sua espiazione noi avremo la possibilità di risorgere. Questo non è un dono fatto al singolo; è qualcosa di più: è un dono fatto a ognuno di noi e ai nostri familiari. Prego che possiamo essere eternamente grati di poter vivere alla presenza di Dio Padre Eterno per tutta l’eternità affinché possiamo conoscere la gioia, e che non ci limiteremo a predicare questa dottrina, ma anche la metteremo in pratica nella vita quotidiana, in casa e fuori. Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9