1990–1999
«Donna, perché piangi?»
Ottobre 1996


«Donna, perché piangi?»

Dalla profondità della nostra fede nella resurrezione e nell’espiazione del Salvatore dipende, a mio avviso, la quantità di coraggio e di determinazione con cui affrontiamo le sfide della vita.

Miei cari fratelli, sorelle e amici, la consapevolezza dell’importanza del compito di parlarvi oggi mi spinge a chiedervi il sostegno della vostra fede e delle vostre preghiere.

Oggi mi rivolgo a coloro che devono affrontare tante difficoltà. Mi rivolgo a coloro che soffrono, a coloro che hanno il cuore afflitto dal dolore. Mi rivolgo a chi soffre di dolori fisici, mentali o emotivi. Mi rivolgo a chi è nato zoppo o che lo è diventato. Mi rivolgo a chi è nato cieco o che non potrà più vedere un tramonto. Mi rivolgo a chi non è mai stato o non sarà più in grado di udire il canto di un uccello. Mi rivolgo a chi ha il lodevole compito di aiutare coloro i quali hanno impedimenti mentali o fisici. E mi rivolgo pure a tutti coloro che possono avere commesso una grave trasgressione.

Ho preso come titolo del mio discorso le parole del Salvatore a Maria Maddalena che «se ne stava di fuori presso il sepolcro a piangere». Come si voltò indietro, ella «vide Gesù in piedi», ma non sapeva che era Gesù. Gesù le disse: «Donna, perché piangi?» Il Salvatore non si rivolgeva solo a Maria; si rivolgeva a tutti – uomini, donne e bambini, a tutta l’umanità già venuta al mondo o ancora da nascere, a chi piange lacrime di dolore, a chi prova rimorso.

La complessità della vita tende a volte a creare situazioni disumane e sconvolgenti. Taluni hanno troppo, mentre altri conducono un’esistenza travagliata con pochissimi mezzi a disposizione.

È davvero una gioia incontrarmi con i santi di questa chiesa di tutto il mondo. Anche se alcuni di loro devono affrontare grandi difficoltà e sono in possesso di pochi beni materiali, sembra comunque che vivano felicemente e siano in grado di procedere con fede nel loro cammino lungo l’ardua strada della vita. Quando ci incontriamo con loro, la loro fede rafforza la nostra.

Tutti quelli che pensano che la vita sia ingiusta, non riescono ad avere una prospettiva più vasta di ciò che il Salvatore ha fatto per noi tramite l’Espiazione e la Resurrezione.

Ciascuno di noi può avere momenti di immenso dolore e disperazione durante i quali dobbiamo, come Giobbe, ritrovare le radici della nostra fede. Dalla profondità della nostra fede nella resurrezione e nell’espiazione del Salvatore dipende, a mio avviso, la quantità di coraggio e di determinazione con cui affrontiamo le sfide della vita.

Le prime parole che il Signore risorto rivolse ai Suoi discepoli furono: «Pace a voi». Egli promise anche: «Pace in questo mondo e vita eterna nel mondo a venire». L’Espiazione e la Resurrezione sono fatti realmente accaduti. Il nostro Signore e Salvatore soffrì una spaventosa agonia nel Getsemani. Compì il Suo sacrificio morendo sulla croce e spezzando i legami della morte.

Tutti noi beneficiamo delle grandissime benedizioni che provengono dall’Espiazione e dalla Resurrezione, tramite le quali possiamo usufruire del divino processo di guarigione. Le sofferenze possono essere sostituite dalla gioia che il Salvatore promise. A Toma, che dubitava, Gesù disse: «Non essere incredulo, ma credente». Attraverso la fede e la giustizia tutte le iniquità, le offese, i dolori di questa vita possono essere pienamente cancellati. I benefici che ci sono negati in questa vita ci saranno pienamente restituiti nell’eternità. Tramite il completo pentimento i nostri peccati possono essere perdonati e noi possiamo godere della vita eterna. Così le nostre sofferenze in questa vita possono diventare un fuoco purificatore che ci prepara per scopi ben più nobili. Le sofferenze del nostro cuore possono essere guarite e la nostra anima può percepire una gioia e una felicità che vanno al di là di ogni sogno o aspettativa.

La riconciliazione promessa tramite l’Espiazione e la Resurrezione continua nell’eternità. Le menomazioni fisiche saranno eliminate. Le parole di Alma ci sono di conforto: «L’anima sarà restituita al corpo e il corpo all’anima; sì, ogni membro e giuntura saranno restituiti al loro corpo; sì, non si perderà neppure un capello del capo; ma tutte le cose saranno restituite nella loro forma corretta e perfetta».

La riconciliazione avviene per mezzo dell’intercessione del Salvatore. Nella Sua grande preghiera sacerdotale, che troviamo nel diciassettesimo capitolo di Giovanni, è scritto: «E questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo». Quindi il Salvatore pregò per i Suoi apostoli e per tutti i santi dicendo: «Non prego per il mondo, ma per quelli che tu m’hai dato, perché son tuoi; e tutte le cose mie sono tue, e le cose tue sono mie; ed io sono glorificato in loro».

Tutti noi abbiamo fatto delle scelte sbagliate nella vita. Ma credo che il nostro Iddio misericordioso, di cui siamo figli, ci giudicherà nel modo più benevolo possibile per le cose sbagliate, mentre ci elargirà il massimo delle benedizioni per tutto il bene che avremo fatto. Le sublimi parole di Alma sembrano confermare tutto questo: «E tra non molti giorni da adesso il Figlio di Dio verrà nella sua gloria; e la sua gloria sarà la gloria dell’Unigenito del Padre, pieno di grazia, di equità e di verità, pieno di pazienza, di misericordia e di longanimità, pronto a udire le grida del suo popolo e a rispondere alle sue preghiere».

È molto importante venire fuori dalle trasgressioni ed essere guariti col pentimento. Come ci ricorda il Presidente Kimball: «Il principio del pentimento, quello che ci risolleva dopo ogni caduta, ripulendoci e mettendoci di nuovo in grado di riprendere il cammino, è la base della nostra speranza. È tramite il nostro pentimento che Gesù può far avvenire in noi guarigioni miracolose, infondendoci forza dove c’è debolezza, salute dove c’è malattia, speranza dove c’è scoraggiamento, amore quando ci sentiamo svuotati, comprensione quando cerchiamo la verità.»

Uno degli episodi più commoventi del Libro di Mormon è quello in cui Alma parla a suo figlio Corianton, il quale era caduto in trasgressione mentre era in missione presso gli Zoramiti. Mentre lo esorta ad abbandonare i propri peccati e a riconciliarsi con il Signore, si rende conto che Corianton si preoccupa di sapere cosa avverrà di lui nella risurrezione. Poi segue una descrizione dettagliata dello stato probatorio di questa vita e della differenza fra giustizia e misericordia nel piano di Dio per la nostra salvezza, culminante in questo versetto: «E la misericordia reclama il penitente, e la misericordia viene a causa dell’espiazione; e l’espiazione fa avverare la resurrezione dei morti; e la resurrezione dei morti riconduce gli uomini alla presenza di Dio; e così essi sono restituiti alla sua presenza, per essere giudicati secondo le loro opere, secondo la legge e la giustizia».

ll Salvatore ci fornisce un mezzo efficace tramite il quale possiamo affrontare con successo le gravi tensioni del mondo. Egli dice: «Io non ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno». Questo significa che, indipendentemente dall’estensione della malvagità che ci circonda, noi dobbiamo restare incontaminati dai mali del mondo. La preghiera del Salvatore ci esorta a tenerci lontano dal male e offre a questo fine il Suo aiuto. E tenendoci lontani dal male diventiamo più uniti con il Signore. In preghiera il Salvatore nel Getsemani chiede questo: «Che siano tutti uno; come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch’essi siano in noi; affinché il mondo creda che tu m’hai mandato.»

Per rimanere leali e fedeli in questa valle di lacrime dobbiamo amare Dio con tutto il nostro cuore, mente e facoltà e amare il nostro prossimo come noi stessi. Dobbiamo inoltre essere uniti come famiglie, come membri dei rioni e dei rami, dei pali e dei distretti, e come popolo della Chiesa. Con i nostri amici appartenenti alle altre religioni dobbiamo comportarci come il buon Samaritano che si prese cura del malcapitato vittima dei predoni. Dobbiamo trovare forza l’uno nell’altro. Dobbiamo anche «soccorrere i deboli, rialzare le braccia stanche, e fortificare le ginocchia vacillanti».

Paolo trattò con chiarezza questo argomento. Parlando ai Corinzi in merito al corpo, o chiesa, di Cristo, dice: «Che non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre. E se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; e se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui. Or voi siete il corpo di Cristo, e membra d’esso, ciascuno per parte sua». In questo modo, come individui e come popolo, possiamo tenerci lontano dal male. Sul nostro cammino, tra i travagli e le difficoltà, possiamo anche compiangerci e disperarci; ma con l’amore di Dio e dei santi, portando reciprocamente i fardelli gli uni e degli altri, possiamo vincere il male ed essere felici.

Ad alcune donne fedeli è stata negata la realizzazione dei loro sogni più ambiti. Nel piano eterno non sarà negato nulla alla sorella che è rimasta fedele. Nessuna donna dovrebbe domandarsi in che misura il Salvatore valuta la donna. Maria Maddalena fu la prima persona a visitare il sepolcro dopo la Crocifissione, e quando vide che la pietra era stata tolta e che la tomba era vuota, corse ad avvertire Pietro e Giovanni. Gli apostoli vennero a vedere, poi si allontanarono tristi. Ma Maria rimase. Era già rimasta accanto alla croce; aveva assistito alla deposizione. Ora stava là, piangendo davanti al sepolcro vuoto. E allora fu onorata dalla prima apparizione del Signore risorto. In quel momento Egli le disse: «Donna, perché piangi?» poi le impartì questo comandamento: «Va’ dai miei fratelli, e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, all’Iddio mio e Iddio vostro».

Durante il suo ministero terreno Gesù passò dalla Giudea alla Galilea. Arrivò alla fonte di Giacobbe, assetato e stanco per il viaggio. Una donna samaritana venne ad attingere acqua. La tradizione giudea di quei tempi proibiva ogni rapporto con i Samaritani; ma «Gesù le disse: Dammi da bere. Onde la donna samaritana gli disse: Come mai tu che sei giudeo chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?»

«Gesù rispose e le disse: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva».

Gesù allora le spiegò il significato della fonte d’acqua «che scaturisce in vita eterna». La donna samaritana rispose: «Signore, io vedo che tu sei un profeta». Poi «gli disse: Io so che il Messia (ch’è chiamato Cristo), ha da venire: quando sarà venuto, ci annunzierà ogni cosa». A questo punto Gesù le rivelò la propria identità: «Io che ti parlo, sono desso».

La resurrezione e l’espiazione del Salvatore possono essere un costante elemento che fortifica la nostra vita, come viene riportato dal racconto di Elizabeth Jackson, che faceva parte del gruppo dei carretti a mano comandato da Martin. Ella racconta la morte di suo marito Aaron, avvenuta nelle pianure del Wyoming nel 1856, con queste toccanti parole:

“Verso le nove andai a letto. Le coperte scarseggiavano e io non mi svestii. Dormii, credo, fino a mezzanotte. Avevo tanto, tanto freddo. La bufera infuriava. Provai ad ascoltare il respiro di mio marito che era assolutamente immobile. Non lo udii. Mi allarmai. Lo toccai e, con grande orrore, scoprii che i miei peggiori timori avevano avuto conferma. Mio marito era morto. Chiesi aiuto agli altri occupanti della tenda. Ma essi non erano in condizioni di darmelo e non c’era altra possibilità se non quella di rimanermene sola accanto al cadavere fino al mattino. Oh, che ore tristi dovetti passare! Quando si fece giorno alcuni uomini del gruppo prepararono il corpo per la sepoltura, e che triste sepoltura fu! Non gli tolsero nemmeno gli abiti perché ne aveva così pochi. Lo avvolsero in una coperta e lo deposero in un mucchio con altri tredici morti, poi lo ricoprirono di neve. Il terreno era gelato e così duro che non potevano neppure scavare una fossa. Fu lasciato là a riposare in pace finché la tromba di Dio risuonerà dal cielo e i morti in Cristo si sveglieranno e si leveranno nel mattino della prima resurrezione. Allora uniremo di nuovo i nostri cuori e le nostre vite, e l’eternità ci darà una felice esistenza per sempre».

Alla domanda: «Donna, perché piangi?» noi rispondiamo con le consolanti parole rivolte ai fedeli da Giovanni nel libro dell’Apocalisse:

«Essi son quelli che vengono dalla gran tribolazione, e hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. Perciò son davanti al trono di Dio, e gli servono giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono spiegherà su loro la sua tenda. Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura; perché l’Agnello che è in mezzo al trono li pasturerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita; e Iddio asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro».

Alla domanda: «Donna, perché piangi?» io rispondo rendendo testimonianza del sacrificio espiatorio che spezzò i legami della morte ad opera del Signore Gesù Cristo, che sicuramente asciugherà tutte le nostre lacrime. Io ho una grande testimonianza di queste cose, testimonianza che mi è stata data dallo Spirito Santo di Dio.

Porto testimonianza che il Signore Gesù Cristo è oggi a capo di questa chiesa. Vediamo la Sua mano onnipotente che guida questo santo lavoro. Porto inoltre testimonianza della chiamata di profeta e di capo del presidente Gordon B. Hinckley come Suo servo, sotto la cui ispirata guida noi tutti abbiamo il privilegio di servire. Il presidente Monson, io e i nostri beneamati collaboratori ne siamo testimoni.

Prego, come fece re Beniamino, che possiamo essere «costanti e fermi, abbondando sempre in buone opere, affinché Cristo, il Signore Iddio Onnipotente, possa suggellar[ci] come suoi affinché possia[mo] essere portati in cielo, affinché possia[mo] avere la salvezza eterna e la vita eterna, tramite la saggezza, il potere, la giustizia e la misericordia di colui che creò tutte le cose in cielo e in terra, che è Dio sopra tutti». Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9

  1. Giovanni 20:11.

  2. Giovanni 20:14–15.

  3. Giovanni 20:19.

  4. DeA 59:23.

  5. Giovanni 20:27.

  6. Alma 40:23.

  7. Giovanni 17:3.

  8. Giovanni 17:9–10.

  9. Alma 9:26.

  10. The Teachings of Spencer W. Kimball, a cura di Edward L. Kimball, [1982], pag. 106.

  11. Alma 42:23.

  12. Giovanni 17:15.

  13. Giovanni 17:21.

  14. Vedi Luca 10:29–37.

  15. DeA 81:5.

  16. 1 Corinzi 12:27.

  17. Vedi Matteo 27:56; Marco 15:40; Giovanni 19:25.

  18. Vedi Matteo 27:61; Marco 15:47.

  19. Vedi Giovanni 20:11.

  20. Giovanni 20:17.

  21. Vedi Giovanni 4:6–26.

  22. LeRoy R. Hafen e Ann W. Hafen, Handcarts to Zion [1976], pag. 111.

  23. Apocalisse 7:14–17.

  24. Mosia 5:15.