1990–1999
Veri seguaci
Aprile 1999


Veri seguaci

Il Salvatore vuole che noi, come Suoi veri seguaci, amiamo gli altri come Egli li ama: incondizionatamente, con maggiore purezza, con maggiore perfezione.

Solo con gli undici apostoli nella sala superiore, Gesù utilizza gli ultimi momenti del Suo ministero per insegnare: «Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Com’Io v’ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri...Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.».1 Egli parla della Sua imminente morte e risurrezione. «Nessuno ha amore più grande che quello di dar la sua vita per i suoi amici».2 Egli ribadisce la Sua natura di Figlio di Dio: «Io son la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre, se non per mezzo di me».3 E poi promette che il Padre manderà un altro consolatore, lo Spirito Santo: «Egli v’insegnerà ogni cosa».4

L’amore incondizionato che Gesù ha per noi fu il motivo del Suo sacrificio espiatorio per i nostri peccati. Senza il Suo amore non potremmo ritornare al nostro Padre celeste. Il modo in cui Egli condusse la Sua vita è l’esempio che dobbiamo emulare. La Sua via deve essere la nostra via. «Dunque, che sorta di uomini dovreste essere? In verità, vi dico: così come sono Io».5 Egli ci mostrò che dobbiamo andare intorno facendo del bene, che il benessere materiale e spirituale dei nostri simili è tanto importante quanto il nostro e che dobbiamo dimostrare interesse genuino e compassione per tutti i figli del nostro Padre celeste. Gesù definisce l’amore cristiano come carità. «Ed ora so che questo amore che hai avuto per i figlioli degli uomini è la carità; pertanto, a meno che gli uomini non abbiano carità, non possono ereditare il posto che tu hai preparato nelle dimore di tuo Padre».6 Non basta dire che crediamo e che amiamo Dio; Egli ci dovrà trovare pervasi da questo genere di amore per il prossimo in quell’ultimo giorno. Non è necessario che doniamo la vita per gli altri come Egli fece, ma come Lui dobbiamo aiutare gli altri dando la sostanza della nostra vita: il nostro tempo, i nostri talenti, i nostri mezzi e noi stessi.

Mormon ci esorta a pregare il Padre con tutta la forza del nostro cuore, «per poter essere riempiti di questo amore, che Egli ha conferito a tutti coloro che sono veri seguaci di Suo Figlio Gesù Cristo».7 Come la fede, l’amore cristiano è un dono dello Spirito ed è conferito sulla base della rettitudine personale e secondo il nostro grado di obbedienza alle leggi sulle quali è basato. Come la fede, l’amore per crescere deve essere messo in pratica. Tutti noi viviamo un giorno alla volta e ognuno di voi, a prescindere dalla sua età e situazione, si vede presentare ogni giorno delle scelte per quanto riguarda i suoi rapporti con gli altri. Se dimentichiamo noi stessi e ci adoperiamo per servire gli altri, lo Spirito ci perfezionerà e ci istruirà, e arriveremo a conoscere il significato delle parole di Paolo: «Il frutto dello Spirito, invece, è amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà».8 Il servizio di carità che prestiamo agli altri si trasformerà in noi in amore divino e ci cambierà, e «quando apparirà, saremo simili a Lui».9

Brigham Young disse: «Il nostro lavoro d’amore e di gentilezza dovrebbe cominciare nell’ambito della famiglia a cui apparteniamo, e quindi estendersi agli altri».10 Re Beniamino esortò i genitori a insegnare ai loro figli «ad amarsi l’un l’altro e a servirsi l’un l’altro».11 Questi due elementi—amore e servizio—vanno di pari passo. Il presidente Kimball spiegò che «Dio si occupa di noi e veglia su di noi. Ma di solito è tramite un altro essere umano che Egli soddisfa le nostre necessità. Pertanto è indispensabile che ci serviamo l’un l’altro».12

Nel gennaio scorso un terremoto devastò la città di Armenia nella regione montagnosa nel centro della Colombia. I presidenti di palo, preoccupati, telefonarono alla presidenza dell’area a Quito per informarsi sulle necessità dei fedeli che vivevano ad Armenia. Il presidente del distretto confermò che molti membri della Chiesa che avevano perduto la casa avevano trovato rifugio nelle quattro cappelle non danneggiate dal sisma; ma era necessario ricevere con urgenza cibo e indumenti. I dirigenti della Società di Soccorso e del sacerdozio si misero al lavoro e le donazioni di cibo e indumenti fatte dai membri di tutta la Colombia furono convogliate in una cappella designata di ogni città. La piccola Neidi, di sette anni, era venuta con i suoi genitori nella cappella della città di Cali e aveva osservato il vescovo Villareal che riceveva le donazioni dei membri.

«Vescovo, posso aiutare i bambini di Armenia?»

«Neidi, i tuoi genitori hanno già dato un valido aiuto».

La bambina andò all’altra estremità della cappella e osservò che stavano mettendo nelle scatole indumenti per bambini, ma non c’erano scarpe. Neidi tornò dal vescovo tenendo in mano le sue scarpe: «Ora so come posso dare un aiuto. Per favore, dia queste scarpe a un’altra bambina di Armenia che ha perduto le sue». I suoi piedi nudi non fecero rumore mentre usciva dalla cappella.

Re Beniamino esortò il suo popolo a cedere ai richiami del Santo Spirito, a spogliarsi dell’uomo naturale e ad essere santificato tramite l’espiazione di Cristo, il Signore, per diventare «come un fanciullo, sottomesso, mite, umile, paziente, pieno d’amore».13

Sul finire della primavera del 1829, mentre si susseguivano i meravigliosi avvenimenti relativi alla restaurazione della Chiesa, il Signore disse a Joseph Knight tramite il profeta Joseph: «E nessuno può assistere a quest’opera, salvo che sia umile e pieno d’amore».14 Oggi a ogni giovane uomo degno viene chiesto di prepararsi a dedicare due anni della sua vita al servizio missionario a tempo pieno. Ai missionari che insegnano il vangelo del Signore e servono il prossimo vengono concessi i doni dello Spirito, compreso l’amore cristiano per coloro che essi servono. Il servizio missionario può e deve diventare il fondamento di una vita felice, permeata di amore e di servizio del prossimo.

La maternità, come il sacerdozio, è una divina chiamata a servire e aiutare gli altri. Chi, avendo visto il puro amore di una madre per suo figlio, può negare che questo genere di amore proviene da Dio? Sorelle, questo stesso genere di amore cristiano può e deve essere da voi dimostrato agli altri per tutta la vita.

Quando il giovane ricco venne da Gesù chiese: «Maestro, che farò io di buono per aver la vita eterna?» il Signore gli ripeté i comandamenti e il giovane disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora? Gesù gli disse: Se vuoi esser perfetto, va’, vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, ed avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguitami».15

Come Suoi discepoli oggi dobbiamo chiedere: «Che mi manca ancora?» Potete andare intorno facendo il bene, potete amare e servire gli altri in famiglia, nella Chiesa e nella comunità. A un certo punto dovete essere disposti ad «attribuire a Lui tutto ciò che avete e che siete».16

Alcuni dei più fedeli seguaci del Signore che conosco sono le coppie di coniugi che hanno rimandato il godimento delle comodità e dei piaceri della pensione e Lo hanno seguito svolgendo il servizio missionario a tempo pieno nel Suo regno. Se desiderate diventare insieme due discepoli più fedeli, parlate della missione con il vostro vescovo. Ogni missione della Chiesa ha bisogno di altre coppie di coniugi missionari, e i cento templi che presto saranno funzionanti hanno bisogno di addetti. Il presidente Hinckley ha detto:

«Perché i missionari sono felici? Perché dimenticano se stessi nel servire gli altri.

Perché coloro che lavorano nei templi sono felici? Perché il loro lavoro di amore è in profonda armonia con la grande opera di redenzione svolta dal Salvatore dell’umanità».17

Sono felice di essere circondato da persone care che mi hanno sostenuto con il loro affetto e servizio. Come i convertiti del tempo di Alma, se vogliamo essere chiamati Suo popolo, dobbiamo essere disposti «a portare i fardelli gli uni degli altri, affinché possano essere leggeri».18 Ognuno di noi ricorda alcuni veri seguaci che hanno portato i fardelli di molte persone mediante il loro amore e servizio cristiano. Ernest LeRoy Hatch era il medico condotto del piccolo centro in cui sono cresciuto, nel Messico Settentrionale. Fu anche il mio presidente di missione e aveva a sua volta svolto numerose missioni. Per gran parte della sua vita egli portò con sé le parole dell’inno «Più forza Tu dammi». Gli ultimi due versi di quest’inno dicono: «Padre, sempre dammi più sincerità; fammi, o Signore, più simile a Te».19

Il Salvatore vuole che noi, come veri seguaci, amiamo gli altri come Egli li ama: incondizionatamente, con maggiore purezza, con maggiore perfezione. Come in passato, i Suoi apostoli e profeti del nostro tempo continuano a insegnare con la parola e con l’esempio che questo amore cristiano è l’essenza stessa del Suo vangelo. Sono arrivato a conoscere e a sentire l’amore che hanno l’uno per l’altro e per ognuno di noi. Porto testimonianza che essi sono veri discepoli di Cristo. Questa chiesa è il Suo regno sulla terra. Noi abbiamo il Suo e il loro esempio di amore e di servizio. Possiamo anche noi essere veri discepoli. Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9

  1. Giovanni 13:34–35.

  2. Giovanni 15:13.

  3. Giovanni 14:6.

  4. Giovanni 14:26.

  5. 3 Nefi 27:27.

  6. Ether 12:34.

  7. Moroni 7:48; corsivo dell’autore.

  8. Galati 5:22.

  9. Moroni 7:48.

  10. Discorsi di Brigham Young, a cura di John A. Widtsoe, (1954) 271.

  11. Mosia 4:15.

  12. The Teachings of Spencer W. Kimball, a cura di Edward L. Kimball (1982), 252.

  13. Mosia 3:19.

  14. DeA 12:8.

  15. Matteo 19:16, 20–21.

  16. Mosia 2:34.

  17. Teachings of Gordon B. Hinckley (1997), 595.

  18. Mosia 18:8.

  19. Inni, No. 77.