2000–2009
Il grande piano di felicità
Ottobre 2006


9:18

Il grande piano di felicità

Proprio come un pesce ha bisogno dell’acqua, voi avete bisogno del Vangelo e della compagnia dello Spirito Santo per essere davvero profondamente felici.

Quando ero un diacono come molti di voi giovani uomini, io e mio padre facemmo un’escursione fino a un ruscello in montagna per pescare trote. Mentre mio padre metteva l’esca all’amo della mia canna da pesca mi disse che avrei dovuto fare in modo che l’amo si fissasse bene alla bocca del pesce mentre avrebbe cercato di mangiarsi l’esca o l’avrei perso. Non sapevo cosa significasse fissare l’amo perciò mi spiegò che c’era bisogno che l’amo si conficcasse nella bocca del pesce quando questo si fosse avventato sull’esca in modo da non perdere la presa e il modo di fissarlo per bene era di ritrarre la canna quando il pesce avrebbe tentato di prendere l’esca. Ora avevo un gran desiderio di prendere un pesce e così stavo in piedi sulla riva di quel ruscello di montagna come una molla, ogni muscolo teso, ad aspettare quel movimento alla fine della mia canna che avrebbe indicato che il pesce stava tentando di prendere l’esca. Dopo qualche minuto notai un movimento alla fine della mia canna e, in quello stesso istante,ritrassi la canna con tutta la mia forza aspettandomi quasi di dover lottare con quel pesce. Fui sorpreso quando vidi quella povera trota, con l’amo ben saldo in bocca, balzare fuori dall’acqua, passarmi sopra la testa e finire a terra dietro di me mentre si dimenava battendo su ogni lato.

Quell’esperienza mi ha suggerito due osservazioni: primo, un pesce fuori dall’acqua è perso. Sebbene le sue branchie, le sue pinne e la sua coda funzionino benissimo nell’acqua, sono del tutto inutili al di fuori di essa. Secondo, lo sfortunato pesce che presi quel giorno morì perché ingannato dall’idea di poter ritenere che qualcosa di così pericoloso, addirittura fatale, avesse del valore o almeno fosse intrigante abbastanza da giustificare un’occhiata e forse anche un assaggio.

Miei cari fratelli del Sacerdozio di Aaronne, ci sono un paio di lezioni che possiamo imparare da questa esperienza. La prima è che, come insegnò Lehi, lo scopo principale della vostra vita è «provare gioia» (2 Nefi 2:25). Per provare gioia dovete capire che, in quanto figli del vostro Padre nei cieli, voi avete ereditato tratti divini e necessità spirituali e, proprio come un pesce ha bisogno dell’acqua, voi avete bisogno del Vangelo e della compagnia dello Spirito Santo per essere davvero profondamente felici. Poiché siete progenie di Dio (vedere Atti 17:28) è incompatibile con la vostra natura eterna fare il male e sentirvi bene. Non può accadere. Nel vostro DNA spirituale, in qualche modo, c’è scritto che pace, gioia e felicità possono essere vostre solo nella misura in cui vivete il Vangelo.

Al contrario, nella misura in cui scegliete di non vivere il Vangelo sarete persi come un pesce fuori dall’acqua (vedere Mosia 4:30). Come Alma dichiarò a suo figlio Corianton:

«Ecco, io ti dico, la malvagità non fu mai felicità.

Ed ora, figlio mio, tutti gli uomini… in uno stato carnale… sono senza Dio nel mondo, e sono andati contro la natura di Dio; perciò sono in una condizione contraria alla natura della felicità» (Alma 41:10–11).

Notate che essere «senza Dio nel mondo», ovvero rifiutarsi di vivere il Vangelo e perciò privarsi della compagnia dello Spirito, significa essere in uno stato contrario alla natura della felicità. Il vangelo di Gesù Cristo è infatti il—notate che è singolare a significare il solo—«grande piano di felicità» (Alma 42:8). Se adottate un qualsiasi altro stile di vita o provate a vivere solamente quelle parti del Vangelo che vi sembrano convenienti, tale scelta vi priverà della gioia piena e splendente e della felicità a cui siete stati destinati dal nostro amorevole Padre nei cieli e da Suo Figlio.

E ora passiamo alla seconda lezione tratta dalla mia esperienza di pesca. Come un pesce in un ruscello di montagna deve stare attento alle insidie davanti a lui per evitare di essere portato via dall’acqua, così voi ed io dobbiamo essere saggi per evitare di essere portati via da una vita felice e incentrata sul Vangelo. Ricordate che, come disse Lehi, il diavolo «cerca di rendere tutti gli uomini infelici come lui» e di ottenere «il potere di far[ci] schiavi» (2 Nefi 2:27, 29) quando ci intratteniamo con cose impure e malvagie. Pertanto non lasciatevi ingannare fino ad avvicinarvi a ciò che è impuro perché Satana è pronto a prendervi all’amo. è proprio il rischio di ritrovarsi improvvisamente appesi all’amo che spinse il profeta dell’antichità Moroni, che infatti vide i nostri giorni (vedere Mormon 8:35), a mettere me e voi in guardia così: «Non toccare i doni malvagi, né le cose impure» (Moroni 10:30; corsivo dell’autore).

Ci sono molte cose malvagie e impure nella musica, nell’Internet, nei film, nelle riviste e nell’alcol, nelle droghe e nel fumo. Per quel che riguarda tutto ciò che è malvagio e impuro, miei giovani amici, non toccatelo neanche! Nascosto in queste cose c’è un amo che si conficca con molta maestria e più improvvisamente di quanto possiate immaginare e può richiedere un processo molto doloroso per essere estratto. Alma descrisse il suo processo di pentimento come «quasi fino alla morte» (Mosia 27:28). Invero dichiarò che non avrebbe potuto esservi «nulla di così intenso e così amaro quanto lo furono le [sue] pene» (Alma 36:21).

Potrebbero esservi alcuni di voi che si sono lasciati andare a ciò che è malvagio e impuro. Trovate speranza nel fatto dottrinale e storico che la fede di Alma nel Signore lo portò a pentirsi e che come risultato diretto del suo pentimento provò una tale gioia, attraverso il potere dell’espiazione di Cristo che, come lui stesso disse: «Non può esservi nulla di così intenso e dolce quanto lo fu la mia gioia» (Alma 36:21). Questa sarà la vostra esperienza se cercherete il Signore tramite il pentimento.

Ognuno di noi ha necessità di pentirsi di qualcosa. Pentirsi significa fare nella vostra vita quei cambiamenti che il Signore desidera che facciate per la vostra felicità. Il pentimento è il grande principio attivatore del Vangelo; quando la vostra fede nel Salvatore porta al cambiamento personale, questo pentimento, come dice Helaman, vi «porta al potere del Redentore, alla salvezza delle [vostre] anime» (Helaman 5:11). Mentre vi sforzate di cambiare, ricordatevi che il nostro amorevole Salvatore, come dice Alma, «ha tutto il potere per salvare ogni uomo che creda nel suo nome e che produca frutti adatti al pentimento» (Alma 12:15). Questa è una dottrina possente, liberatrice e piena di speranza!

Il profeta Joseph Smith imparò in prima persona che il Signore si aspetta che evitiamo una condizione miserevole vivendo il Suo vangelo e vuole che capiamo che possiamo pentirci. Quando perse le 116 pagine del manoscritto della traduzione del Libro di Mormon cedendo alle persuasioni degli uomini, Joseph Smith era desolato. Il Signore gli disse: «Tu avresti dovuto essere fedele; e [Dio] avrebbe steso il suo braccio e ti avrebbe sostenuto contro tutti i dardi infuocati dell’avversario; e sarebbe rimasto con te in ogni momento di difficoltà» (DeA 3:8). Questo vale per ognuno di voi, giovani uomini. Siate fedeli e sarete sostenuti dalla mano di Dio. Al Profeta fu poi rammentato che, come ognuno di noi, egli sarebbe stato perdonato se si fosse pentito. Immaginate la gioia che dovette provare quando il Signore dichiarò: «Ma ricorda: Dio è misericordioso; perciò pentiti di quello che hai fatto, che è contrario al comandamento che ti diedi, e sei ancora scelto» (DeA 3:10).

Il mio invito per ciascuno di voi stasera è di vivere il Vangelo per essere davvero felici, di evitare il male e la tristezza che porta con sé e, se vi siete lasciati andare al male e a ciò che è impuro, fate quei cambiamenti che il Signore desidera facciate per la vostra felicità e io vi porto testimonianza che Egli farà in modo che abbiate successo grazie al Suo infinito potere.

Se accetterete questo invito mieterete una felicità durevole e costruirete le fondamenta della vostra vita sulla «roccia del nostro Redentore» in modo che, quando gli strali del malvagio e le tempeste del mondo vi assaliranno, cosa che capiterà, come insegnò Helaman, non avranno «su di voi alcun potere di trascinarvi nell’abisso di infelicità e di guai senza fine, a motivo della roccia sulla quale siete edificati, che è un fondamento sicuro, un fondamento sul quale se gli uomini edificano, non possono cadere» (Helaman 5:12; corsivo dell’autore). Del Signore Gesù Cristo porto la mia ardente testimonianza. Egli è la Roccia, l’unico fondamento sicuro per la felicità e la guarigione. Egli vive, ha ogni potere in cielo e in terra, conosce il vostro nome e vi ama. Nel sacro nome del Signore Gesù Cristo. Amen.