2000–2009
Il servizio
Ottobre 2007


Il servizio

Cerchiamo… i modi per aiutare gli altri attraverso gesti di servizio apparentemente semplici.

Il presidente David O. McKay una volta citò Abraham Lincoln: «Tutto quello che sono o spero di diventare lo devo a quell’angelo di mia madre».1 Queste parole esprimono bene i sentimenti che provo per mia madre. Viola Jean Goates Snow, Jeanie per tutti coloro che la conoscevano, nacque nel 1929 e morì nel 1989, poco dopo il suo sessantesimo compleanno. Ella m’istruì e m’incoraggiò. Mi convinse veramente che potevo conseguire qualsiasi cosa volessi. Ella, inoltre, mi disciplinò. Come dicono i miei figli della loro madre: «era l’agenzia di viaggio per il paese del senso di colpa». La mamma era una madre meravigliosa, che esemplificava il suo ruolo. Quasi mai trascorre un giorno senza che io pensi a lei e mi manchi.

Qualche anno prima di morire le fu diagnosticato un cancro, che ella combatté con grande coraggio. Come famiglia apprendemmo, strano a dirsi, che il cancro è una malattia d’amore, che offre occasioni per abbattere le barriere, salutare ed esprimere affetto. Qualche settimana prima che morisse, ci ritrovammo nella stanza di famiglia della mia casa d’infanzia. La mamma aveva un gusto raffinato e le piacevano le cose belle. Aveva anche una gran voglia di viaggiare, ma la famiglia non aveva grandi mezzi economici e questi sogni non si realizzarono. Sapendolo, le chiesi se avesse dei rimpianti. Mi aspettavo di sentire che aveva sempre desiderato una casa più grande e più bella; o forse un’espressione della sua tristezza per non aver mai viaggiato. Ci pensò per qualche momento, poi rispose semplicemente: «Vorrei aver prestato più servizio».

Rimasi sbalordito. Mia madre aveva sempre accettato le chiamate ecclesiastiche. Era stata presidentessa della Società di Soccorso del rione, insegnante della Scuola Domenicale, insegnante in visita e aveva servito nella Primaria. Noi figli portavamo sempre ai vicini e ai membri del rione stufati, marmellata e frutta sciroppata. Pur ricordandole tutto ciò, non cambiò il suo punto di vista: «Avrei potuto fare di più», fu quanto aggiunse. Mia madre aveva condotto un’esistenza piena ed esemplare. Era amata dai familiari e dagli amici. Aveva conseguito molte cose in una vita spesso dura e provata dalle malattie. Nonostante tutto questo, il suo maggior rimpianto era di non aver reso abbastanza servizio. Io non ho alcun dubbio che il sacrificio terreno di mia madre sia stato accettato dal Signore e che ella sia stata accolta da Lui. Ma perché fu questo il pensiero che solo pochi giorni prima di morire la preoccupava maggiormente? Che cos’è il servizio e perché è tanto importante nel vangelo di Gesù Cristo?

Innanzi tutto, ci è comandato di servirci l’un l’altro. Il primo comandamento è amare Iddio. «Il secondo, simile ad esso, è: Ama il tuo prossimo come te stesso».2

Dimostriamo l’amore aiutandoci e servendoci a vicenda.

Il presidente Gordon B. Hinckley proferì: «Nessuno può essere un vero Santo degli Ultimi Giorni se è scortese e non tende la mano per assistere e aiutare gli altri. Fare questo è inerente alla natura stessa del Vangelo. Miei fratelli e sorelle, non possiamo vivere per noi stessi».3

In Matteo il Salvatore insegnò ai discepoli un principio importante:

«Signore, quando mai t’abbiam veduto aver fame e t’abbiam dato da mangiare? o aver sete e t’abbiam dato da bere?

Quando mai t’abbiam veduto forestiere e t’abbiamo accolto? o ignudo e t’abbiam rivestito?

Quando mai t’abbiam veduto infermo o in prigione e siam venuti a trovarti?

E il Re, rispondendo, dirà loro: In verità vi dico che in quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me».4

Il servizio va donato altruisticamente senza pensare a un vantaggio o a una ricompensa personale. Va reso quando necessario, non quando è conveniente. Le occasioni per servire potrebbero non sempre essere ovvie, poiché è tipico della natura umana preoccuparsi dei propri desideri e necessità. Dobbiamo resistere a tali tendenze e cercare le occasioni di servizio. Quando andiamo a trovare le persone che soffrono per via di malattie, lutto o dolori, non basta semplicemente dire: «Chiamami se c’è qualcosa che posso fare». Cerchiamo, invece, i modi per aiutare gli altri attraverso gesti di servizio apparentemente semplici. È meglio fare anche solo cose di poco conto che non fare nulla.

Secondo, come membri della Chiesa abbiamo l’obbligo di accettare una chiamata a servire per edificare il regno di Dio sulla terra. Quando svolgiamo un incarico aiutiamo le altre persone. Nel lavoro missionario la vita delle persone cambia quando queste apprendono il Vangelo e ricevono una testimonianza della sua veridicità. Grazie al sacro lavoro di tempio gioviamo a coloro che sono dipartiti da questo mondo. Nel servizio nella Chiesa abbiamo la possibilità d’insegnarci a vicenda, di rafforzare i giovani e di sostenere i bambini piccoli che apprendono i semplici principi del Vangelo. In questo servizio impariamo a offrire noi stessi per aiutare gli altri.

Il presidente Spencer W. Kimball, un grande esempio di servizio, dichiarò: «Dio è cosciente di noi, veglia su di noi. Ma di solito soddisfa le nostre esigenze mediante un’altra persona. Pertanto, è necessario che in questo regno noi ci serviamo gli uni gli altri».5 La responsabilità del servizio ecclesiastico, tuttavia, non ci solleva dalla responsabilità di servire i parenti e i vicini. Il presidente Kimball proseguì ammonendoci: «Nessuno di noi deve mai essere troppo occupato dagli incarichi formali di Chiesa da non avere tempo per servire cristianamente il prossimo».6

Infine, abbiamo il dovere di rendere servizio nella comunità. Dovremmo adoperarci per migliorare il vicinato, le scuole, il quartiere e la città. Elogio coloro che tra noi, a prescindere dalla loro idea politica, si danno da fare nell’amministrazione locale, regionale e statale per migliorare la vita. Allo stesso modo, apprezzo coloro che offrono il proprio tempo e le proprie risorse per sostenere nella comunità degne cause caritatevoli, che sostengono la vita altrui e rendono migliore il mondo. Quando ero piccolo, mio nonno m’insegnò: «Il servizio pubblico che rendiamo è l’affitto che paghiamo per il nostro posto sulla terra».

Il servizio richiede altruismo, condivisione e donare. Io e mia moglie abbiamo appreso una lezione preziosa durante il nostro servizio in Africa. Fummo mandati a una conferenza di distretto a Jinja, Uganda. Sabato di buon’ora, prima dell’inizio delle riunioni, cogliemmo l’occasione per visitare una cappella nuova della zona. Quando arrivammo all’edificio, fummo accolti da un bambino di tre o quattro anni. Si era avvicinato per vedere che cosa succedeva. Colpita dal suo sorriso contagioso, mia moglie prese la borsetta e gli regalò un lecca lecca. Lui era felicissimo.

Trascorremmo qualche minuto a visitare la cappella, poi uscimmo. Ad attenderci c’erano più di una dozzina di bambini sorridenti, che volevano tutti incontrare la nuova signora dei dolci.

Phyllis era desolata, poiché aveva dato al bambino l’ultimo lecca lecca. Delusa, fece segno che non aveva più dolci. Il bambino che all’inizio ci aveva accolti portò quindi il suo lecca lecca da mia moglie, gesticolando per farselo scartare. Phyllis con tristezza lo scartò, pensando che sicuramente il nostro amico l’avrebbe messo in bocca davanti a tutti gli amichetti invidiosi.

Con nostra grande sorpresa, invece, andò a turno da tutti gli altri, che avevano la lingua di fuori, e glielo fece leccare. Il bambino continuò in cerchio, leccando a sua volta di tanto in tanto, fino a che il lecca lecca scomparve.

Ci potrebbe essere da ridire sulla mancanza d’igiene in questa condivisione, ma nessuno può mettere in discussione l’esempio dato da questo bambino. L’altruismo, la condivisione e il donare sono essenziali nel servizio. Questo bambino imparò bene la lezione.

Spero e prego che tutti noi possiamo fare di più nel servire. Se manchiamo di rendere servizio, manchiamo di ricevere la pienezza dei privilegi e dei benefici del vangelo restaurato. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Pathways to Happiness, Llewelyn R. McKay (1957), 183.

  2. Matteo 22:39.

  3. «Latter-day Prophets Speak: Service», Ensign, settembre 2007, 49.

  4. Matteo 25:37–40.

  5. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Spencer W. Kimball, 90.

  6. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Spencer W. Kimball, 91.

Stampa