2000–2009
I nostri cuori legati in unità
Ottobre 2008


16:39

I nostri cuori legati in unità

I santi possono far avverare qualunque proposito del Signore, quando sono pienamente uniti nella rettitudine.

Miei amati fratelli e sorelle, sono molto lieto di essere insieme a voi, questa domenica mattina. Viviamo in circostanze assai diverse tra loro. Proveniamo da ogni nazione e con molti diversi bagagli culturali nel regno di Dio e il raduno annunciato dalle profezie procederà ancor più rapidamente.

Intorno a noi vediamo un crescendo di conflitti tra i popoli del mondo. Queste divisioni e differenze potrebbero contagiarci. Ecco perché il mio messaggio di speranza, oggi, è che si prepara un giorno di grande unità. Il Signore, Geova, ritornerà a vivere con coloro che saranno diventati il Suo popolo e li troverà uniti, d’un sol cuore, stretti a Lui e al Padre celeste.

Mi avete sentito parlare più di una volta di questo messaggio di unità e, molto probabilmente, ne parlerò ancora, in futuro. Ne ho sentito parlare da tutti i profeti di Dio nell’arco della mia vita. Un sentito appello all’unità è stato l’ultimo messaggio che ricordo da parte del presidente David O. McKay. I profeti del Signore hanno sempre predicato l’unità. La necessità che questo dono ci venga dato e la sfida di mantenerlo diventeranno sempre maggiori nei tempi futuri, durante i quali verremo preparati, come popolo, per il nostro glorioso futuro.

Il mio messaggio è che stiamo migliorando. I padri e le madri pregano fervidamente per avere l’unità nelle loro case e queste preghiere vengono esaudite. Le famiglie pregano insieme la sera e la mattina. Una sera, prima di coricarci, fui invitato ad inginocchiarmi insieme alla famiglia di cui ero ospite. Il figlio più piccolo disse la preghiera. Pregò, come un patriarca, per ogni membro della famiglia, nome per nome. Per un attimo aprii gli occhi per vedere le espressioni degli altri figli e dei genitori. Mi resi conto che erano uniti nella fede e nel cuore nella preghiera di quel bambino.

Alcune sorelle della Società di Soccorso, non molto tempo fa, pregarono insieme mentre si preparavano a visitare per la prima volta una giovane vedova il cui marito era deceduto improvvisamente. Desideravano sapere cosa fare e come lavorare insieme per dare una mano a preparare la casa per i famigliari e gli amici che sarebbero arrivati per il funerale. Esse avevano bisogno di sapere quali parole di conforto il Signore avrebbe voluto che dicessero. Una risposta giunse alla loro preghiera. Quando arrivarono alla casa, ciascuna sorella si occupò di una faccenda diversa. La dimora fu sistemata così rapidamente che alcune sorelle si rammaricarono di non poter fare di più. Furono espresse parole di conforto del tutto appropriate. Esse avevano offerto il servizio del Signore insieme, i loro cuori legati in unità.

Come me, anche voi avrete visto la prova che stiamo diventando uno. Il miracolo dell’unità ci viene accordato, se preghiamo e lavoriamo per ottenerlo nel modo voluto dal Signore. I nostri cuori saranno legati in unità. Dio ha promesso questa benedizione ai Suoi santi fedeli, a prescindere dalle differenze che hanno alle spalle e dai conflitti che si accendono attorno a loro. Egli pregava per noi, oltre che per i Suoi discepoli quando chiese al Padre che noi possiamo essere uno.1

La ragione per cui noi preghiamo e ricerchiamo questa benedizione è la stessa per cui il Padre ce la concede. Dalla nostra esperienza, impariamo che la gioia giunge quando siamo benedetti con l’unità. Come figli del Padre celeste desideriamo ardentemente quella gioia della quale godevamo, insieme a Lui, nella vita premortale. Egli vuole esaudire questo sacro desiderio di unità, a motivo del Suo grande amore per noi.

Non può farlo per noi individualmente. Quella che desidera offrirci non è una felicità solitaria. Noi dobbiamo ricercarla e qualificarci per essa insieme agli altri. Non ci sorprende, perciò, che Dio ci spinga ad unirci, così che possa benedirci. Egli vuole che ci uniamo in famiglie. Ha costituito classi, rioni e rami e ci ha comandato di riunirci spesso. è in queste adunanze, stabilite da Dio per noi, che risiede la nostra grande opportunità. Possiamo pregare e adoperarci per l’unità, ed essa ci porterà gioia e moltiplicherà il nostro potere di servire.

Ai tre Nefiti il Salvatore promise gioia nell’essere uno con Lui, quale ricompensa finale per il loro fedele servizio. Egli disse: «Avrete una pienezza di gioia; e vi siederete nel regno di mio Padre; sì, la vostra gioia sarà completa, proprio come il Padre ha dato a me una pienezza di gioia; e sarete proprio come sono io, e io sono proprio come il Padre; e il Padre e io siamo uno».2

Il Signore ci ha fornito delle guide per conoscere cosa fare per ricevere la benedizione e la gioia di una sempre crescente unità. Il Libro di Mormon ci racconta un momento di successo. Accadde ai tempi di Alma, alle acque di Mormon. Ciò che fecero quelle persone in circostanze così difficili e pericolose ci è, al tempo stesso, di guida e di incoraggiamento.

Tutto ciò che Alma e il suo popolo furono ispirati a fare aveva come fine aiutare le persone a scegliere di mutare il loro cuore tramite l’espiazione di Gesù Cristo. Solo in virtù di questo, Dio ci può accordare la benedizione di essere di un solo cuore.

Nel libro di Mosia leggiamo:

«E da quel tempo in poi furono chiamati la chiesa di Dio, ossia la chiesa di Cristo. E avvenne che chiunque era battezzato per il potere e l’autorità di Dio, veniva aggiunto alla sua chiesa…

E comandò loro di non insegnar null’altro se non le cose che egli aveva insegnato, e che erano state dette dalla bocca dei santi profeti.

Sì, ed egli comandò loro di non predicar null’altro se non il pentimento e la fede nel Signore, che aveva redento il suo popolo.

E comandò loro che non vi fossero contese gli uni con gli altri, ma che guardassero innanzi con un solo scopo, avendo una sola fede ed un solo battesimo, e avendo i loro cuori legati in unità e in amore gli uni verso gli altri.

E così egli comandò loro di predicare. E così essi divennero i figlioli di Dio».3

Questa è la ragione per la quale Alma ordinò al popolo di insegnare la fede e il pentimento. Questa è la ragione per la quale i miei figli finirono per aspettarsi, ad ogni lezione tenuta alla serata familiare, che io trovassi un modo per incoraggiare qualcuno a testimoniare del Salvatore e della Sua missione. Talvolta lo facevamo noi genitori. Nelle serate di maggior successo riuscimmo a incoraggiare i nostri figli a farlo, o esponendo la lezione o rispondendo alle domande. Quando veniva portata una testimonianza sul Salvatore, lo Spirito Santo la confermava. In quelle serate, sentivamo che i nostri cuori erano legati in unità.

In aggiunta alle ordinanze, noi come popolo seguiamo i principi che ci stanno portando ad una maggiore unità.

Uno di questi principi è la rivelazione. La rivelazione è il solo modo in cui possiamo sapere come seguire insieme la volontà del Signore. Richiede la luce dal cielo. Lo Spirito Santo farà sapere al nostro cuore, e al cuore di coloro che sono attorno a noi, ciò che Egli vuole che facciamo. E obbedendo ai Suoi comandamenti i nostri cuori saranno uniti insieme.

Un secondo principio che guida il nostro progresso verso l’unità è l’umiltà. L’orgoglio è il grande nemico dell’unità. Avete visto e provato i suoi terribili effetti. Proprio alcuni giorni fa, ho osservato due persone—due brave persone—iniziare con un lieve disaccordo, che è incominciato come una discussione su cosa fosse vero, ma che è poi diventato una disputa su chi avesse ragione. Le voci sono diventate sempre più alte, i loro volti sempre più rossi. Anziché continuare a ragionare sull’argomento, i due hanno cominciato a parlare di loro stessi, ognuno cercando di dimostrare perché la sua opinione avrebbe dovuto essere quella più giusta.

Vi sareste allarmati, proprio come me. Abbiamo visto gli effetti di questi tragici conflitti distruggere la vita. Voi ed io conosciamo persone che hanno abbandonato la compagnia dei santi per colpa dell’orgoglio ferito.

Fortunatamente, vedo sempre più operatori di pace capaci di calmare le acque agitate, prima che il danno si compia. Voi potreste essere uno di loro, che siate coinvolti nel conflitto o che siate degli osservatori.

Un modo in cui l’ho visto fare è cercare qualsiasi cosa sulla quale siamo d’accordo. Per poter essere un pacificatore, dovete avere la semplice fede che, come figli di Dio, con tutte le nostre differenze, molto probabilmente ci saranno elementi di verità nelle diverse posizioni. Un grande pacificatore, colui che riporta l’unità, è qualcuno che trova il modo di aiutare le persone a vedere quella verità condivisa. La verità condivisa è sempre maggiore e più importante delle differenze. Aiuterete voi stessi e gli altri a vedere quel punto in comune, se chiederete aiuto a Dio e poi agirete. Egli esaudirà la vostra preghiera per riportare la pace, come esaudì la mia.

Lo stesso principio si applica per costruire l’unità tra persone che hanno bagagli assai diversi tra loro. I figli di Dio hanno più cose in comune che differenze. Perfino le diversità possono essere viste come opportunità. Dio ci aiuterà a vedere le differenze non come una fonte di irritazione, ma come un contributo. Il Signore vi può aiutare a vedere e apprezzare ciò che un’altra persona aggiunge e che a voi manca. Più di una volta il Signore mi ha mostrato la Sua bontà nel mettermi accanto qualcuno, le cui peculiari differenze erano proprio ciò di cui io avevo bisogno. Questo è stato il mezzo con cui il Signore ha aggiunto qualcosa che mi mancava per servirLo meglio.

Questo ci porta ad un altro principio dell’unità. Si tratta del parlare bene gli uni degli altri. Pensate all’ultima volta in cui vi è stato chiesto un parere sul comportamento di qualcuno nella vostra famiglia o nella Chiesa. Mi è successo più di una volta la settimana scorsa. Ci sono occasioni in cui dobbiamo formulare giudizi sugli altri. A volte ci viene richiesto di esprimere questi giudizi. Più sovente, tuttavia, possiamo fare una scelta. Supponete, ad esempio, che qualcuno vi chieda cosa pensate del nuovo vescovo.

Se diventeremo sempre più bravi a creare l’unità, quando sentiremo la domanda ci verrà alla mente un passo scritturale: «Ed ora, fratelli miei, visto che conoscete la luce mediante la quale potete giudicare, luce che è la luce di Cristo, vedete di non giudicare in modo sbagliato; poiché con lo stesso giudizio con cui giudicate sarete anche voi giudicati».4

Rendervi conto che vedete gli altri sotto una luce imperfetta, dovrebbe disporvi ad essere un po’ più generosi in quello che dite. Oltre a quel versetto, forse ricordate che vostra madre vi ha detto, come fece la mia: «Se non puoi dire niente di buono di una persona, non dire nulla».

Questo vi aiuterà a cercare la parte migliore del lavoro e del carattere del vostro vescovo. Il Salvatore, quale vostro amorevole giudice, lo farà sicuramente quando giudicherà il vostro operato e il mio. Le Scritture e quello che vi ha detto vostra madre vi porteranno a descrivere il meglio nelle azioni e nelle buone intenzioni del vescovo. Vi prometto uno spirito di pace e di gioia quando parlate degli altri con riguardo, nella luce di Cristo. Sentirete unità tra voi e il vescovo e tra voi e la persona che vi ha chiesto un’opinione, non perché il vescovo sia perfetto, o perché chi ve lo ha chiesto condivida il vostro giudizio generoso. Succederà perché il Signore vi farà sentire il Suo apprezzamento per avere scelto di non seminare discordia.

Dobbiamo seguire lo stesso principio, mano a mano che il Signore raduna sempre più persone che non sono uguali a noi. Ciò che diventerà sempre più evidente ai nostri occhi è che l’Espiazione porta gli stessi cambiamenti in tutti noi. Come discepoli diventiamo miti, amorevoli, facili da trattare e allo stesso tempo coraggiosi e fedeli in ogni cosa. Continuiamo a vivere in paesi diversi, ma entriamo a far parte della Chiesa attraverso un processo che ci cambia. Per i doni dello Spirito diventiamo quello che vide l’apostolo Paolo:

«Poiché per mezzo di lui e gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito.

Voi dunque non siete più né forestieri né avventizi; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio».5

Con l’unità che io vedo crescere, il Signore potrà realizzare quello che il mondo penserà sia un miracolo. I santi possono far avverare qualunque proposito del Signore, quando sono pienamente uniti nella rettitudine.

Ho sentito presidenti di nazioni, governatori e dirigenti di organizzazioni umanitarie mondiali lodarci con parole come queste: «La vostra Chiesa è stata la prima a portare soccorso dopo il disastro. Centinaia del vostro popolo sono arrivati, portando tutto quello che serviva ai sopravissuti. Hanno portato persino tende e viveri di loro proprietà. Erano instancabili e sorridenti. Sembravano sapere dove e quando muoversi». Seguiva, poi, un commento di questo tipo: «La vostra Chiesa sa come organizzarsi per fare le cose».

Io li ringrazio, senza dire che il miracolo non sta nella sola organizzazione, ma nel cuore delle persone. I santi sono andati nel nome del Signore per offrire il soccorso che Egli avrebbe dato. Sono andati ascoltando le direttive dei dirigenti scelti dal Signore. Poiché i loro cuori erano uniti, il loro potere è stato magnificato.

Rendo solenne testimonianza che l’unità che c’è tra noi ora crescerà. Dio Padre vive. Egli ascolta e risponde alle nostre preghiere con amore. Il Salvatore Gesù Cristo, risorto e glorioso, vive e tende a noi le Sue braccia con amore. Questa è la Sua vera chiesa. Il presidente Monson è il profeta vivente di Dio. Se saremo uniti nel sostenerlo con tutto il cuore, con la volontà di obbedire a Dio, avanzeremo insieme, con il potere di andare ovunque Dio vorrà che andiamo e di diventare ciò che Egli vuole che siamo.

Vi lascio la mia benedizione che godrete dell’unità nelle vostre case e nella Chiesa e vi lascio la promessa del Signore che i giusti desideri del vostro cuore per tale gioia nell’unità saranno esauditi. Nel sacro nome di Gesù Cristo. Amen.

  1. Vedere Giovanni 17:21; vedere anche Dottrina e Alleanze 50:43; 93:3.

  2. 3 Nefi 28:10.

  3. Mosia 18:17, 19–22.

  4. Moroni 7:18.

  5. Efesini 2:18–19.