Agire con ogni diligenza
Dobbiamo imparare il nostro dovere dal Signore e poi dobbiamo agire con ogni diligenza, senza essere pigri o indolenti.
Fratelli, sono grato di essere con voi questa sera. La conoscenza del vostro fedele servizio sacerdotale mi rende umile. Questa sera vi parlerò della diligenza nel servizio del Signore. La scelta mi è stata suggerita da alcune esperienze recenti.
Una è stata il mio studio attento del nuovo meraviglioso opuscolo per il Sacerdozio di Aaronne, di cui ha parlato il fratello David L. Beck, dal titolo Adempiere il mio dovere verso Dio. Quando ho letto e meditato su ciò che ci si aspetta che i giovani uomini facciano e diventino, ho capito che stava descrivendo ciò che il presidente Brigham Young promise ai detentori del sacerdozio che sono diligenti tutta la vita: «L’individuo che fa parte del sacerdozio, che continua a operare fedelmente nella sua chiamata, che si compiace di fare continuamente le cose che Dio gli chiede e che per tutta la vita continua a compiere ogni dovere, si assicurerà non soltanto il privilegio di ricevere le cose di Dio, ma anche di sapere come riceverle, talché potrà conoscere la mente divina in continuazione».1
Qualche settimana fa, ho visto un nuovo diacono avviarsi sul cammino della diligenza. Suo padre mi ha mostrato un diagramma creato da suo figlio che mostrava ogni fila di panche della cappella, un numero assegnato a ciascun diacono incaricato di distribuire il sacramento e il percorso da fare per arrivare a tutti i membri. Io e il padre abbiamo sorriso al pensiero che questo ragazzo, senza che gli fosse chiesto, aveva creato un piano per assicurarsi di avere successo nel suo servizio sacerdotale.
Nella sua diligenza ho riconosciuto il modello illustrato nel nuovo opuscolo Dovere verso Dio. Esso prevede che impariamo ciò che il Signore si aspetta da noi, che facciamo un piano per compierlo, che seguiamo il piano con diligenza e che condividiamo con gli altri il modo in cui la nostra esperienza ha cambiato noi e benedetto gli altri.
Quel diacono ha fatto un diagramma per essere sicuro di riuscire a fare ciò che il Signore lo ha chiamato a fare. All’inizio del suo servizio sacerdotale, il Signore gli stava insegnando a provare gioia nel «fare continuamente le cose che Dio gli chiede».2
L’altra esperienza che mi ha portato a parlare della diligenza stasera è stata guardare un uomo prossimo alla fine del suo servizio sacerdotale in questa vita. Aveva servito due volte come vescovo. La prima volta, anni prima che lo conoscessi, era stata quando era giovane. Ora, ormai anziano, veniva rilasciato per la seconda volta come vescovo. Le sue limitazioni fisiche crescenti rendevano molto difficile qualsiasi servizio nel sacerdozio.
Ciò nonostante egli aveva un piano per agire con diligenza. Quando riusciva ad andare in chiesa, si sedeva nella fila più vicina alla porta che la maggior parte delle persone usavano per entrare per la riunione sacramentale. Arrivava presto per essere sicuro che ci fosse un posto libero. Tutti coloro che entravano potevano vedere uno sguardo d’amore e di benvenuto, proprio come accadeva quando sedeva dietro al pulpito come vescovo. La sua influenza ci scaldava e ci sollevava, perché conoscevamo il prezzo che pagava per servire. Il suo incarico come vescovo era terminato; il suo servizio nel sacerdozio non aveva fine.
Anche voi avete visto esempi di grandi servitori nel sacerdozio. Questa sera proverò a dirvi ciò che ho imparato riguardo a loro. Tutto inizia acquisendo una consapevolezza di chi si sta servendo e per quale motivo. Quando questa comprensione si radica nel cuore, si vede la differenza.
Prima di tutto, parlerò direttamente ai giovani del Sacerdozio di Aaronne. Voi diventerete più diligenti quando avvertirete la grandezza della fiducia che Dio ha riposto in voi. Nell’opuscolo Dovere verso Dio c’è un messaggio della Prima Presidenza per voi: «Il Padre celeste ripone una grande speranza e fiducia in te e ha una missione importante da farti compiere. Ti aiuterà quando ti volgerai a Lui in preghiera, quando ascolterai i suggerimenti dello Spirito, obbedirai ai comandamenti e osserverai le alleanze fatte».3
Giovanni Battista è tornato sulla terra per restaurare il sacerdozio che voi giovani uomini detenete. Egli detiene le chiavi del Sacerdozio di Aaronne. Fu da Giovanni che Gesù andò per essere battezzato. Giovanni sapeva chi lo aveva chiamato. Egli disse al Signore: «Son io che ho bisogno d’esser battezzato da te».4
Quando il 15 maggio 1829, il Signore lo mandò a ordinare Joseph Smith e Oliver Cowdery, Giovanni sapeva che il Sacerdozio di Aaronne «detiene le chiavi del ministero degli angeli, del Vangelo di pentimento e del battesimo per immersione per la remissione dei peccati».5 Egli sapeva chi lo aveva chiamato e per quale scopo glorioso era stato mandato.
La vostra chiamata nel sacerdozio vi permette di offrire il sacramento della cena del Signore ai membri della Sua chiesa oggi. Questo è lo stesso privilegio che il Salvatore concesse ai Dodici Apostoli durante il Suo ministero terreno. Lo fece di nuovo quando, dopo la Sua resurrezione, chiamò dodici discepoli a guidare la Sua chiesa.
Fu lo stesso Signore, come descritto nel Libro di Mormon, a fornire gli emblemi del Suo sacrificio infinito e a darli al popolo. Pensate a Lui e a come Egli onora voi quando espletate il vostro servizio nel sacerdozio. Se vi ricordate di Lui, sarete determinati a offrire questo servizio tanto bene e fedelmente quanto fece Lui.6
Questo può diventare un modello ricorrente nella vostra vita che accrescerà il vostro potere di essere diligenti in ogni servizio reso nell’ambito del sacerdozio, cosa per cui il Signore vi sta preparando e per la quale vi chiamerà. Questa determinazione vi aiuterà a prepararvi per ricevere il Sacerdozio di Melchisedec, che originariamente era chiamato «il Santo Sacerdozio secondo l’ordine del Figlio di Dio».7
Adesso vorrei parlarvi di coloro che sono stati chiamati a servire nel Sacerdozio di Melchisedec e ne sono stati onorati. Come il Sacerdozio di Aaronne, il Sacerdozio di Melchisedec è più che una semplice dimostrazione di fiducia che faremo ciò che farebbe il Signore. È un invito a diventare come è Lui. Questa è la Sua promessa:
«Poiché, chiunque è fedele così da ottenere questi due sacerdozi di cui ho parlato e magnificare la sua chiamata, è santificato dallo Spirito a rinnovamento del suo corpo.
Essi divengono i figli di Mosè e di Aaronne, e la posterità di Abrahamo, e la chiesa, il regno e gli eletti di Dio.
E inoltre, tutti coloro che ricevono questo sacerdozio accettano me, dice il Signore;
Poiché colui che accetta i miei servitori, accetta me;
E colui che accetta me, accetta mio Padre;
E colui che accetta mio Padre, riceve il regno di mio Padre; perciò, tutto quello che mio Padre ha gli sarà dato».8
C’è un percorso che permette a tutti i detentori del sacerdozio di elevarsi a questa gloriosa benedizione. Uno dei posti nelle Scritture in cui il Signore mostra questo percorso è la sezione 107 di Dottrina e Alleanze:
«Pertanto, che ora ognuno con ogni diligenza apprenda il suo dovere e impari ad agire nell’ufficio a cui è nominato.
Colui che è indolente non sia ritenuto degno di rimanere, e colui che non apprende il suo dovere e si dimostra disapprovato non sia ritenuto degno di rimanere. Così sia. Amen».9
Dobbiamo imparare il nostro dovere dal Signore e poi dobbiamo agire con ogni diligenza, senza essere pigri o indolenti. Il percorso è semplice, ma non facile da seguire. Veniamo distratti molto facilmente. Lo studio delle notizie del giorno può sembrare più interessante dello studio del manuale del sacerdozio. Starsene seduti a riposare può attrarci di più della necessità di prendere appuntamenti per visitare coloro che hanno bisogno del nostro servizio sacerdotale.
Quando mi ritrovo lontano dai doveri del sacerdozio a causa di altri interessi e quando il mio corpo mi implora di farlo riposare, mi incoraggio dicendo: «Ricordati di Lui». Il Signore è il nostro esempio perfetto di diligenza nel servizio nel sacerdozio. Egli è il nostro capitano. È stato lui a chiamarci e ci precede nel cammino. Ci ha scelti perché Lo seguissimo e portassimo altri con noi.
Questa sera mi ricordo di Lui e ciò mi commuove profondamente. È sabato sera, il giorno prima della domenica di Pasqua, giorno in cui ricordiamo la Sua resurrezione. Nei giorni che precedono questa data ricordo il Suo esempio.
A motivo del Suo amore per il Padre e per noi, permise a Se stesso di soffrire oltre ogni capacità umana. Ci ha detto qualcosa in merito a quel sacrificio infinito richiestoGli. Ricorderete le parole:
«Poiché ecco, io, Iddio, ho sofferto queste cose per tutti, affinché non soffrano, se si pentiranno;
Ma se non volessero pentirsi, essi dovranno soffrire proprio come me;
E queste sofferenze fecero sì che io stesso, Iddio, il più grande di tutti, tremassi per il dolore e sanguinassi da ogni poro, e soffrissi sia nel corpo che nello spirito—e desiderassi di non bere la coppa amara e mi ritraessi—
Nondimeno, sia gloria al Padre, bevvi e portai a termine i miei preparativi per i figlioli degli uomini».10
Dalla croce sul Calvario, il Salvatore annunciò: «È compiuto!»11 Il Suo spirito lasciò il corpo e i Suoi resti mortali furono posti amorevolmente in un sepolcro. Mediante ciò che fece in quei tre giorni nel mondo degli spiriti, prima della Sua resurrezione, ci ha insegnato una lezione che ricordo ogni qualvolta sono tentato di pensare di aver portato a termine qualcosa di difficile mentre sono al Suo servizio e di meritarmi un po’ di riposo.
L’esempio del Salvatore mi dà il coraggio di continuare. Le Sue fatiche sulla terra erano terminate, ma Egli entrò nel mondo degli spiriti determinato a continuare la Sua opera gloriosa per salvare anime. Egli organizzò il lavoro degli spiriti fedeli per salvare coloro che potevano ancora essere resi partecipi della misericordia messa a disposizione dal Suo sacrificio espiatorio. Ricordate le parole della sezione 138 di Dottrina e Alleanze:
«Ma ecco, di fra i giusti Egli organizzò le sue forze e nominò dei messaggeri, rivestiti di potere e di autorità, e li incaricò di andare a portare la luce del Vangelo a coloro che erano nelle tenebre, sì, a tutti gli spiriti degli uomini; e così il Vangelo fu predicato ai morti.
E i messaggeri scelti uscirono a proclamare il giorno accettevole del Signore e ad annunciare la libertà ai prigionieri che erano legati, sì, a tutti coloro che si fossero pentiti dei loro peccati e avessero accettato il Vangelo».12
Quando ci ricordiamo di Lui, diventa più facile resistere alla tentazione di volerci riposare dal servizio nel sacerdozio. Oggi dobbiamo esserci ricordati di Lui e siamo qui per imparare i nostri doveri, determinati a fare ciò che abbiamo fatto alleanza di fare, con ogni diligenza. E grazie al Suo esempio, resisteremo fino alla fine dell’opera che Egli ci ha affidato in questa vita e ci impegniamo a fare sempre la volontà di Suo Padre, proprio come fece e fa Lui.
Questa è la chiesa del Signore. È stato Lui a chiamarci e ad avere fiducia in noi nonostante le debolezze che sa che abbiamo. Egli conosceva le prove che avremmo dovuto affrontare. Tramite il servizio fedele e la Sua espiazione possiamo arrivare a volere ciò che Egli vuole e a essere ciò che dobbiamo essere per benedire coloro che serviamo per Lui. Se Lo serviamo abbastanza a lungo e con diligenza, veniamo cambiati. Possiamo diventare sempre più simili a Lui.
Ho visto la prova di questo miracolo nella vita dei Suoi servitori. L’ho visto qualche settimana fa nel salotto di un detentore del sacerdozio fedele.
Lo conoscevo quando era un diacono, quando divenne padre, poi vescovo e membro di una presidenza di palo. Avevo osservato per decadi la sua diligenza nel servire i figli di Dio con il suo sacerdozio.
La sua famiglia era riunita attorno a lui in salotto. Vestito con la camicia bianca, un abito elegante e la cravatta, sorrideva. Ero sorpreso, dato che ero lì perché mi era stato detto che stava facendo cure mediche dolorose che non lo avevano ancora guarito.
Mi ha salutato come deve aver fatto con centinaia di altri visitatori nella sua lunga vita di servizio nel sacerdozio. Ero venuto ad aiutarlo nelle difficoltà che stava affrontando, ma, come spesso accade nel servizio sacerdotale, sono stato io a essere aiutato e a imparare.
Abbiamo scambiato qualche parola. Mi ha raccontato che suo padre si era preso cura di mia madre prima che la morte se la prendesse. Non lo avevo mai saputo. Mi sono reso conto allora che, ancora bambino, aveva imparato da suo padre come soccorrere. Quel pensiero mi ha fatto provare gratitudine per le volte in cui ho portato con me i miei figli piccoli durante le visite sacerdotali fatte per confortare e benedire.
Dopo qualche minuto, mi ha detto sottovoce: «Posso chiederti di darmi una benedizione?» Il suo presidente di palo, con il quale aveva servito per molti anni, gli ha unto il capo con l’olio consacrato mediante il potere del Sacerdozio di Melchisedec.
Quando ho suggellato la benedizione, lo Spirito Santo mi ha mostrato almeno una parte di ciò che il Signore aveva fatto per questo detentore del sacerdozio fedele. Era pulito; i suoi peccati erano stati lavati. La sua natura era stata mutata al punto che egli desiderava ciò che il Salvatore voleva. Non aveva paura della morte. Il desiderio del suo cuore era stato vivere al servizio della sua famiglia e degli altri figli del Padre celeste che avevano bisogno di lui.
Sono uscito da quella casa grato di aver visto la bontà del Signore verso i Suoi servitori nel sacerdozio diligenti e fermi. Egli muta il loro cuore al punto che essi vogliono ciò che Egli vuole e agiscono come agirebbe Lui.
Adesso chiudo con un consiglio per i servitori del Signore nel sacerdozio. Meditate profondamente e con diligenza le Scritture e le parole dei profeti viventi. Perseverate nella preghiera affinché lo Spirito Santo vi manifesti la natura di Dio Padre e del Suo Beneamato Figliolo. Implorate che lo Spirito vi mostri ciò che il Signore vuole che facciate. Programmate di farlo. PrometteteGli di obbedire. Agite con determinazione fino a quando avete fatto ciò che vi ha chiesto e poi pregate per rendere grazie dell’opportunità di servire e per sapere cosa dovete fare dopo.
Rendo testimonianza che il nostro Padre celeste e Gesù Cristo vivono. Essi sono esseri risorti e glorificati, che ci amano e vegliano su di noi. Le chiavi del sacerdozio sono state restaurate da messaggeri celesti tramite il profeta Joseph Smith e sono state tramandate al presidente Thomas S. Monson in una linea ininterrotta. Queste chiavi sono detenute da ciascuno degli apostoli viventi.
Lascio su di voi la mia benedizione che possiate arrivare a sentire, mediante lo Spirito, la grandezza della fiducia e delle promesse che avete ricevuto in quanto servitori nel sacerdozio ordinati nella vera chiesa del Signore. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.