2010–2019
Osate stare soli
Ottobre 2011


2:3

Osate stare soli

Possiamo noi sempre essere coraggiosi e preparati a difendere ciò in cui crediamo.

Miei amati fratelli, è un immenso privilegio essere con voi stasera. Noi che deteniamo il sacerdozio di Dio costituiamo un grande legame e fratellanza.

In Dottrina e Alleanze, sezione 121, versetto 36, leggiamo “che i diritti del sacerdozio sono inseparabilmente connessi con i poteri del cielo”. Che dono meraviglioso ci è stato dato: detenere il sacerdozio, che è “inseparabilmente connesso con i poteri del cielo”. Questo dono prezioso, tuttavia, porta con sé non solo benedizioni speciali, ma anche solenni responsabilità. Dobbiamo condurre la nostra vita in maniera tale da essere sempre degni del sacerdozio che deteniamo. Viviamo in un periodo in cui siamo circondati da molte cose che hanno lo scopo di attirarci su sentieri che possono portarci alla distruzione. Per evitare tali sentieri sono necessari determinazione e coraggio.

Ricordo il periodo, come anche alcuni di voi qui questa sera, in cui le norme seguite dalla maggioranza della gente erano molto simili alle nostre norme. Ciò non è più vero. Recentemente ho letto un articolo nel New York Times su uno studio fatto nell’estate del 2008, in cui un illustre sociologo della Notre Dame ha guidato una squadra di ricerca che ha condotto interviste approfondite a 230 giovani adulti in tutta l’America. Credo che possiamo tranquillamente presumere che i risultati sarebbero simili in gran parte del mondo.

Condivido con voi solo un estratto di questo articolo molto eloquente:

“Gli intervistatori hanno posto domande aperte concernenti il bene e il male, i dilemmi morali e il significato della vita. Nelle risposte sconnesse… si vedono i giovani brancolare nel tentativo di dire qualcosa di sensato su queste questioni. Essi, però, semplicemente non hanno le nozioni o il vocabolario per farlo.

Alla richiesta di descrivere un dilemma morale che avevano affrontato, due terzi dei giovani non è stato in grado di rispondere alla domanda, oppure ha fatto riferimento a problemi che non sono per nulla morali, come ad esempio se potevano permettersi un certo appartamento in affitto o avevano abbastanza monete da inserire nel parcometro di un parcheggio”.

L’articolo continua:

“La visione predominante, cui la maggioranza giungeva ripetutamente, è che le scelte morali non sono che una questione di gusto individuale. ‘È una cosa personale’, dicevano di solito gli intervistati. ‘Dipende dall’individuo. Chi sono io per dirlo?’

Rifiutando la cieca deferenza all’autorità, molti dei giovani sono passati all’estremo opposto, [dicendo]: ‘Farei ciò che crederei rendermi felice o ciò che mi sentirei di fare. Non ho altro modo di sapere cosa fare se non per come mi sento internamente’”.

Coloro che hanno condotto le interviste hanno sottolineato che alla maggioranza dei giovani con cui hanno parlato non erano “state date le risorse, attraverso la scuola, le istituzioni [o] la famiglia, per sviluppare le proprie intuizioni morali”.1

Fratelli, nessuno che sia alla portata del suono della mia voce deve avere dubbi riguardo a ciò che è morale e a ciò che non lo è, né deve avere dubbi su quello che ci si aspetta da noi come detentori del sacerdozio di Dio. Siamo stati e continuiamo a essere istruiti riguardo alle leggi di Dio. Nonostante quello che possiate vedere o udire altrove, queste leggi sono immutabili.

Nel nostro vivere quotidiano, è quasi inevitabile che la nostra fede venga messa alla prova. Talvolta, pur essendo circondati da altre persone, possiamo ritrovarci in minoranza o perfino da soli quando si tratta di ciò che è accettabile e di ciò che non lo è. Abbiamo noi il coraggio morale di restare fermi nelle nostre credenze, anche se farlo significa restare soli? In qualità di detentori del sacerdozio di Dio, è essenziale che siamo in grado di affrontare, con coraggio, qualsiasi difficoltà si presenti sul nostro cammino. Ricordate le parole di Tennyson: “La mia forza è la forza di dieci, perché il mio cuore è puro”.2

Sempre più, alcune celebrità e altri che, per una ragione o per l’altra, sono nel mirino dell’attenzione pubblica, hanno la tendenza a ridicolizzare la religione in generale e a volte la Chiesa nello specifico. Se la nostra testimonianza non è salda abbastanza, tali critiche possono farci dubitare delle nostre credenze o vacillare nelle nostre certezze.

Nella visione di Lehi dell’albero della vita, che si trova in 1 Nefi 8, Lehi vede, tra gli altri, coloro che si tengono alla verga di ferro finché non arrivano a mangiare del frutto dell’albero della vita, che noi sappiamo essere una rappresentazione dell’amore di Dio. Poi, tristemente, dopo che hanno mangiato del frutto, alcuni si vergognano a causa di coloro che sono nell’“edificio grande e spazioso”, che rappresenta l’orgoglio dei figlioli degli uomini, i quali puntano il dito verso di loro e si burlano di loro; ed essi si sviano su cammini proibiti e si perdono.3 Che potente strumento dell’avversario sono la derisione e lo scherno! Chiedo di nuovo, fratelli, se abbiamo il coraggio di rimanere forti a dispetto di una opposizione così aspra.

Credo che la mia prima esperienza in cui ebbi il coraggio delle mie convinzioni risale a quando servivo nella marina degli Stati Uniti alla fine della seconda guerra mondiale.

Il centro di addestramento della marina non fu un’esperienza facile per me, né per nessuno che ci passò. Per le prime tre settimane ero convinto che la mia vita fosse in pericolo. La marina non stava cercando di addestrarmi: stava cercando di ammazzarmi.

Ricorderò sempre quando arrivò la domenica dopo la prima settimana. Ricevemmo una lieta notizia dal capo sottufficiale. Stando sull’attenti sul terreno di esercitazione sotto una vivace brezza californiana, udimmo l’ordine: “Oggi tutti andranno in chiesa: tutti, ossia tranne me. Io vado a rilassarmi!”. Poi gridò: “Voi tutti cattolici, andate a Camp Decatur, e non tornate fino alle tre. Avanti, marsch!”. Un contingente piuttosto corposo si mosse. Poi sbraitò il suo ordine successivo: “Voi che siete ebrei, andate a Camp Henry, e non tornate fino alle tre. Avanti, marsch!”. Un contingente di reclute di gran lunga più piccolo si avviò. Poi disse: “Il resto di voi protestanti, andate negli auditorium di Camp Farragut e non tornate fino alle tre. Avanti, marsch!”.

Subito, mi balenò il pensiero: “Monson, non sei cattolico; non sei ebreo; non sei protestante. Sei mormone, dunque resta lì dove sei!”. Posso assicurarvi che mi sentii completamente solo. Coraggioso e determinato, sì, ma solo.

A questo punto udii le parole più dolci che abbia mai sentito dire da un capo sottufficiale. Guardò nella mia direzione e chiese: “E voi come vi definite?”. Fino a quel momento non mi ero accorto che ci fosse qualcuno accanto o dietro di me sul terreno di esercitazione. Quasi all’unisono, ciascuno di noi replicò: “Mormoni!” È difficile descrivere la gioia che riempì il mio cuore quando mi girai e vidi un gruppetto di altri marinai.

Il capo sottufficiale si grattò il capo con un’espressione disorientata, ma alla fine disse: “Beh, trovatevi un posto dove riunirvi; e non tornate prima delle tre. Avanti, marsch!”.

Mentre marciavamo, pensai alle parole di una filastrocca che avevo imparato in Primaria anni prima:

Osa esser mormone;

osa stare solo.

Osa avere un proposito fermo;

osa farlo sapere.

Anche se l’esperienza si rivelò differente da quella che mi ero aspettato, ero stato disposto a rimanere da solo, se ce ne fosse stato bisogno.

Da quel giorno ci sono state volte in cui non c’era nessuno dietro di me e quindi sono stato davvero da solo. Sono estremamente grato di aver preso la decisione molto tempo fa di rimanere forte e fedele, sempre pronto e preparato a difendere la mia religione, se ce ne fosse stato bisogno.

Per timore che in qualsiasi momento vi sentiate non all’altezza dei compiti che vi attendono, fratelli, desidero condividere con voi una dichiarazione fatta nel 1987 dall’allora presidente della Chiesa Ezra Taft Benson in un discorso tenuto di fronte a un folto gruppo di membri della California. Il presidente Benson disse:

“In tutte le epoche, gli occhi dei profeti hanno corso lungo i corridoi del tempo fino ai nostri giorni. Miliardi tra defunti e coloro che devono ancora nascere hanno lo sguardo puntato su di noi. Non abbiate alcun dubbio, voi siete una generazione particolare…

Per quasi seimila anni Dio vi ha tenuto in serbo perché faceste la vostra apparizione negli ultimi giorni precedenti la seconda venuta del Signore. Alcune persone si svieranno, ma il regno di Dio rimarrà intatto per accogliere il suo capo, Gesù Cristo, al Suo ritorno.

Benché questa generazione sia paragonabile in malvagità al tempo di Noè, quando il Signore purificò la terra col diluvio, questa volta c’è una differenza fondamentale, ed è che Dio ha risparmiato per le ultime battute della storia alcuni dei Suoi figli più forti, che contribuiranno a far trionfare il Regno”.4

Sì, fratelli, noi rappresentiamo alcuni dei Suoi figli più forti. Nostra è la responsabilità di essere degni di tutte le gloriose benedizioni che il nostro Padre nei cieli ha in serbo per noi. Ovunque andiamo, il nostro sacerdozio viene con noi. Ci stiamo tenendo in luoghi santi? Vi prego, prima di mettere a rischio voi stessi e il vostro sacerdozio, avventurandovi in luoghi o partecipando ad attività che non sono degne di voi o del sacerdozio, fermatevi a considerare le conseguenze. A ognuno di noi è stato conferito il Sacerdozio di Aaronne e, contestualmente, gli è stato dato il potere che detiene le chiavi del ministero degli angeli. Il presidente Gordon B. Hinckley disse:

“Non potete permettervi di fare una qualsiasi cosa che porrebbe una barriera tra voi e il ministero degli angeli in vostro favore.

Non potete essere immorali in alcun senso. Non potete essere disonesti. Non potete imbrogliare o mentire, non potete usare il nome di Dio in vano o usare un linguaggio volgare e avere ancora diritto al ministero degli angeli”.5

Se qualcuno di voi è inciampato nel suo cammino, voglio che capiate senza alcun dubbio che c’è un modo per rimediare: si chiama pentimento. Il nostro Salvatore ha dato la Sua vita per rendere disponibile a voi e a me questo dono benedetto. Nonostante il percorso del pentimento non sia facile, le promesse sono reali. Ci è stato detto: “Quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve”.6 “E non mi ricorderò più [di essi]”.7 Che dichiarazione! Che benedizione! Che promessa!

Ci potrebbero essere alcuni di voi che pensano tra sé e sé: “Beh, non sto rispettando tutti i comandamenti e non sto facendo tutto quello che dovrei, eppure la mia vita sta procedendo benissimo. Penso che non ci siano problemi a continuare così”. Fratelli, vi prometto che a lungo andare questo atteggiamento non porterà i suoi frutti.

Non molti mesi fa, ho ricevuto una lettera da un uomo che una volta pensava di poter vivere in questa maniera. Adesso si è pentito e ha allineato la sua vita con i principi e i comandamenti del Vangelo. Voglio condividere con voi un brano di questa lettera, perché rende bene la realtà di questo modo di pensare errato: “Ho dovuto apprendere da me stesso (la maniera più difficile) che il Salvatore aveva totalmente ragione quando disse: ‘Niuno può servire a due padroni; perché o odierà l’uno ed amerà l’altro, o si atterrà all’uno e sprezzerà l’altro. Voi non potete servire a Dio ed a Mammona.’8 Ho cercato, quanto mai nessun altro, di servire entrambi. Alla fine, mi sono ritrovato con il vuoto, l’oscurità e la solitudine che Satana dà a coloro che credono ai suoi inganni, illusioni e menzogne”.

Affinché possiamo essere forti e resistere a qualsiasi forza che ci spinga nella direzione sbagliata o a qualsiasi voce che ci incoraggi a imboccare il sentiero errato, dobbiamo avere una nostra testimonianza. Che abbiate 12 anni o 112—o qualsiasi altra età—potete sapere per voi stessi che il vangelo di Gesù Cristo è vero. Leggete il Libro di Mormon. Meditate sui suoi insegnamenti. Chiedete al Padre Celeste se è vero. Abbiamo la promessa che “se lo chiederete con cuore sincero, con intento reale, avendo fede in Cristo, egli ve ne manifesterà la verità mediante il potere dello Spirito Santo”.9

Quando sappiamo che il Libro di Mormon è vero, allora ne consegue che Joseph Smith era davvero un profeta e che vide Dio, il Padre Eterno, e Suo Figlio, Gesù Cristo. Ne consegue anche che il Vangelo fu restaurato in questi ultimi giorni tramite Joseph Smith e con esso sia il Sacerdozio di Aaronne che il Sacerdozio di Melchisedec.

Una volta che abbiamo una testimonianza, è nostro dovere condividerla con gli altri. Molti di voi, fratelli, hanno servito come missionari in tutto il mondo. Molti di voi, giovani uomini, serviranno in futuro. Preparatevi adesso per questa opportunità; fate in modo di essere degni di servire.

Se saremo preparati a condividere il Vangelo, saremo pronti a seguire il consiglio dell’apostolo Pietro, che esortò: “[Siate] pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi”.10

Nel corso della nostra vita avremo occasione di condividere le nostre credenze, anche se non sempre sappiamo quando saremo chiamati a farlo. Mi capitò un’opportunità del genere nel 1957, quando lavoravo nell’editoria e mi fu chiesto di recarmi in Texas, a Dallas, talvolta soprannominata “la città delle chiese”, per parlare a una conferenza. Dopo la conferenza, feci un giro dei sobborghi della città a bordo di un autobus turistico. Ogni volta che passavamo davanti a una delle varie chiese, il conducente diceva: “Alla vostra sinistra potete vedere la chiesa metodista”, oppure, “Lì, sulla destra, c’è la cattedrale cattolica”.

Quando poi passammo davanti a un bell’edificio di mattoni rossi costruito su una collina, il conducente esclamò: “In quell’edificio si riuniscono i mormoni”. Una signora nel retro dell’autobus, allora, disse a voce alta: “Conducente, può dirci qualcosa di più sui mormoni?”.

Il conducente accostò e fermò l’autobus poi si girò e rispose: “Signora, tutto quello che so sui mormoni è che si riuniscono in quell’edificio di mattoni rossi. C’è qualcuno su quest’autobus che sappia qualcosa sui mormoni?”.

Attesi che qualcuno rispondesse. Osservai l’espressione sul volto di tutti i presenti per vedere se qualcuno si faceva avanti o aveva il desiderio di fare qualche commento. Niente. Mi resi conto che spettava a me fare ciò che aveva suggerito l’apostolo Pietro, ovvero: “[Essere] pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi”. Mi resi anche conto della verità dell’adagio: “Quando arriva l’ora della decisione, passata ormai l’ora della preparazione”.

Per un quarto d’ora, ebbi il privilegio di esporre, a quelli che si trovavano sull’autobus, la mia testimonianza riguardo alla Chiesa e alle nostre credenze. Fui grato della mia testimonianza e del fatto di essere stato pronto per condividerla.

Prego con tutto il cuore e con tutta l’anima che ogni uomo che detiene il sacerdozio vi faccia onore e si mostri all’altezza della fiducia che gli è stata concessa quando tale sacerdozio gli è stato conferito. Possa ciascuno di noi che detiene il sacerdozio di Dio sapere ciò in cui crede. Possiamo noi sempre essere coraggiosi e preparati a difendere ciò in cui crediamo, e se questo significa che dobbiamo stare da soli, allora facciamolo con coraggio, essendo rafforzati dalla consapevolezza che in realtà non siamo mai soli quando stiamo dalla parte del nostro Padre nei cieli.

Nel contemplare il grande dono che ci è stato dato—“i diritti del sacerdozio… inseparabilmente connessi con i poteri del cielo”—possa la nostra determinazione spingerci sempre a salvaguardarlo e difenderlo e ad essere degni delle sue promesse. Fratelli, possiamo noi seguire l’indicazione fornitaci dal Salvatore nel libro di 3 Nefi: “Tenete… alta la vostra luce affinché possa brillare dinanzi al mondo. Ecco, io sono la luce che dovete tenere alta—ciò che mi avete visto fare”.11

Che possiamo sempre seguire questa luce e tenerla alta affinché venga vista da tutto il mondo è la mia preghiera e la benedizione che lascio su tutti coloro che odono la mia voce. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

  1. David Brooks, “If It Feels Right… ”, New York Times, 12 settembre 2011, nytimes.com.

  2. Alfred, Lord Tennyson, “Sir Galahad”, in Poems of the English Race, selezionati da Raymond Macdonald Alden (1921), 296.

  3. Vedere 1 Nefi 8:26–28.

  4. Ezra Taft Benson, “In His Steps” (riunione al caminetto del Sistema educativo della Chiesa, 8 febbraio 1987); vedere anche “In His Steps”, in 1979 Devotional Speeches of the Year: BYU Devotional and Fireside Addresses (1980), 59.

  5. Gordon B. Hinckley, “La dignità personale per esercitare il sacerdozio”, Liahona, luglio 2002, 59.

  6. Isaia 1:18.

  7. Geremia 31:34.

  8. Matteo 6:24.

  9. Moroni 10:4.

  10. 1 Pietro 3:15.

  11. 3 Nefi 18:24.