Preparazione nel sacerdozio: “Ho bisogno del tuo aiuto”
Non preoccupatevi di quanto inesperti siete o pensate di essere, ma pensate a cosa, con l’aiuto del Signore, potete diventare.
Miei cari fratelli, è una gioia per me essere con voi in questo incontro mondiale del sacerdozio di Dio. Stasera parlerò della preparazione per il sacerdozio, sia il nostro che quello che aiutiamo gli altri a ricevere.
Molti di noi, a volte, si chiedono: “Sono pronto per questo incarico nel sacerdozio?”. La mia risposta è: “Sì, siete stati preparati”. Il mio scopo oggi è di aiutarvi a riconoscere tale preparazione e a trarre coraggio da essa.
Come sapete, il Sacerdozio di Aaronne è definito sacerdozio preparatorio. È composto per la maggior parte da giovani diaconi, insegnanti e sacerdoti tra i 12 e i 19 anni.
Potremmo pensare, quindi, che la preparazione per il sacerdozio avvenga negli anni del Sacerdozio di Aaronne, ma il nostro Padre Celeste ci ha preparato sin da quando fummo istruiti alla Sua presenza nel Suo regno prima di nascere. Ci sta preparando questa sera e continuerà a prepararci fintantoché Glielo permetteremo.
Lo scopo di tutta la preparazione al sacerdozio, nella vita pre-terrena e in questa vita, è quello di rendere idonei noi e coloro che serviamo per Lui alla vita eterna. Alcune delle prime lezioni ricevute nella vita pre-terrena di sicuro comprendevano il piano di salvezza, il cui fulcro era Gesù Cristo con la Sua Espiazione. Non solo venimmo istruiti sul piano, ma fummo riuniti in consigli nei quali lo accettammo.
Poiché quando siamo nati è stato posto sulla nostra mente un velo di dimenticanza, abbiamo dovuto trovare un modo per riapprendere in questa vita quello che una volta sapevamo e difendemmo. Parte della nostra preparazione in questa vita è consistita nel trovare questa preziosa verità, per poi riceverla nuovamente mediante alleanza. Questo processo ha richiesto fede, umiltà e coraggio da parte nostra e aiuto da parte di persone che avevano trovato questa verità e poi l’hanno condivisa con noi.
Possono essere stati genitori, missionari o amici, ma quell’aiuto rientrava nella nostra preparazione. La nostra preparazione al sacerdozio include sempre altre persone che sono già state preparate, così da fornirci l’opportunità di accettare il Vangelo e poi di scegliere di agire tenendo fede alle alleanze per interiorizzarle. Per poterci qualificare per la vita eterna, il nostro servizio in questa vita deve vederci impegnati con tutto il nostro cuore, facoltà, mente e forza e dediti a preparare gli altri a ritornare a Dio assieme a noi.
Dunque, parte della preparazione al sacerdozio in questa vita si concretizza in opportunità di servire e istruire il prossimo. Può voler dire essere insegnanti nella Chiesa, padri saggi e affettuosi, membri di un quorum e missionari per il Signore Gesù Cristo. Il Signore fornirà le occasioni, ma il nostro grado di preparazione dipenderà da noi. Il mio intento stasera è di evidenziare alcune delle scelte importanti che sono necessarie affinché la preparazione al sacerdozio abbia successo.
Le scelte corrette, sia da parte della persona che istruisce che di quella istruita, dipendono da una certa comprensione di come il Signore prepara i Suoi servitori nel sacerdozio.
Primo, Egli chiama persone, vecchie e giovani, che agli occhi del mondo, e perfino a sé stesse, appaiono deboli e semplici. Il Signore può trasformare queste mancanze apparenti in punti di forza. Ciò cambierà il modo in cui il dirigente saggio sceglie chi istruire e come farlo. Può anche cambiare il modo in cui il detentore del sacerdozio risponde alle opportunità di crescita che gli vengono offerte.
Consideriamo alcuni esempi. Ero un sacerdote inesperto in un grande rione. Una domenica pomeriggio, il mio vescovo mi chiamò al telefono e, quando risposi, disse: “Hai tempo per venire con me? Ho bisogno del tuo aiuto”. Mi spiegò solo che mi voleva come collega per andare a visitare una donna che non conoscevo, ma che era senza cibo e aveva bisogno di imparare a gestire le sue finanze in maniera migliore.
Sapevo che aveva due competenti consiglieri nel vescovato: entrambi erano uomini maturi di grande esperienza. Uno di loro, titolare di una grossa impresa, in seguito divenne presidente di missione e Autorità generale; l’altro era un noto giudice in città.
Io ero il nuovo primo assistente del vescovo nel quorum dei sacerdoti. Lui sapeva che avevo una scarsa conoscenza dei principi del benessere, e ne sapevo ancor meno di gestione delle finanze; non avevo ancora mai compilato un assegno, non avevo un conto corrente e nemmeno avevo visto un bilancio personale. Eppure, nonostante la mia inesperienza, percepii che era del tutto serio quando disse: “Ho bisogno del tuo aiuto”.
Ho capito cosa aveva in cuore quel vescovo ispirato. Vedeva in me un’opportunità d’oro per preparare un detentore del sacerdozio. Sono sicuro che non aveva previsto che quel ragazzo inesperto in futuro sarebbe diventato un membro del Vescovato Presiedente, ma quel giorno, e sempre per tutti gli anni in cui lo conobbi, mi trattò come se fossi un cantiere aperto degno di grandi aspettative.
Sembrava farlo con piacere, ma gli costò fatica. Quando ritornammo a casa mia, dopo aver visitato quella vedova bisognosa, parcheggiò la macchina, aprì le sue Scritture, che erano consunte ed evidenziate dappertutto, e mi corresse con gentilezza. Mi disse che dovevo studiare le Scritture e imparare di più, ma dovette aver compreso che ero sufficientemente debole e semplice per ascoltare. Ricordo ancora oggi quello mi ha insegnato quel pomeriggio, ma soprattutto ricordo la sua fiducia nel fatto che avrei potuto imparare ed essere migliore, e che l’avrei fatto.
Vedeva oltre la realtà di chi ero, scorgendo le possibilità che sono latenti in un individuo che si sente sufficientemente debole e semplice da volere l’aiuto del Signore e da credere che lo riceverà.
I vescovi, i presidenti di missione e i padri possono scegliere di sfruttare queste possibilità. Di recente l’ho visto accadere in una riunione di digiuno quando un presidente del quorum dei diaconi ha portato la sua testimonianza. Stava per diventare insegnante e dunque per lasciare il suo quorum.
Ha testimoniato con grande emozione nella voce della crescita in bontà e potere dei membri del suo quorum. Non ho mai sentito una persona elogiare un’organizzazione in modo più meraviglioso di quanto abbia fatto lui. Ha elogiato il loro servizio e poi ha detto di sapere che era stato in grado di aiutare i nuovi diaconi quando avevano sentito di non essere all’altezza perché anche lui si era sentito allo stesso modo al momento di entrare nel sacerdozio.
I suoi sentimenti di debolezza lo hanno reso più paziente, più bendisposto e quindi più capace di rafforzare e servire gli altri. In quei due anni di Sacerdozio di Aaronne, a mio parere, è diventato più esperto e saggio. Ha imparato che, come presidente del quorum, poteva trarre aiuto dal ricordo chiaro e nitido delle sue necessità quando era due anni più giovane. Sia nei suoi futuri incarichi di dirigente che nei nostri arriveranno le difficoltà, quando tali ricordi si affievoliranno e si annebbieranno col passare del tempo e col successo.
Paolo deve aver visto questo pericolo nel suo giovane compagno nel sacerdozio, Timoteo. Lo incoraggiò e lo istruì sia nella sua preparazione al sacerdozio che nell’aiutare il Signore a preparare gli altri.
Ascoltate cosa disse Paolo a Timoteo, suo compagno più giovane:
“Nessuno sprezzi la tua giovinezza; ma sii d’esempio ai credenti, nel parlare, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella castità.
Attendi finché io torni, alla lettura, all’esortazione, all’insegnamento.
Non trascurare il dono che è in te, il quale ti fu dato per profezia quando ti furono imposte le mani…
Bada a te stesso e all’insegnamento;1 persevera in queste cose, perché, facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano”.2
Paolo diede un buon consiglio a tutti noi. Non preoccupatevi di quanto inesperti siete o pensate di essere, ma pensate a cosa, con l’aiuto del Signore, potete diventare.
La dottrina di cui Paolo ci esorta a nutrirci abbondantemente nella nostra preparazione per il sacerdozio si fonda sulle parole di Cristo e questo per essere degni di ricevere lo Spirito Santo. Allora possiamo sapere cosa il Signore vuole che facciamo nel nostro servizio e ricevere il coraggio per farlo, indipendentemente dalle difficoltà che affronteremo in futuro.
Ci stiamo preparando al servizio sacerdotale, che diventerà più duro col tempo. Per esempio, i nostri muscoli e il nostro cervello invecchiano con noi, la nostra capacità di imparare e ricordare cosa abbiamo letto diminuisce. Rendere il servizio sacerdotale che il Signore si aspetta da noi richiede ogni giorno sempre più autodisciplina. Possiamo essere pronti per questa prova incrementando la fede mediante il servizio continuo.
Il Signore ci ha dato l’opportunità di prepararci tramite quello che Lui ha chiamato “il giuramento e l’alleanza… [del] sacerdozio”.3
È un’alleanza che facciamo con Dio di rispettare tutti i Suoi comandamenti e di rendere servizio come lo farebbe Lui se fosse qui personalmente. Vivere all’altezza di questo principio fornisce la forza di cui abbiamo bisogno per perseverare fino alla fine.
Eccellenti istruttori nel sacerdozio mi hanno mostrato come accrescere questa forza: bisogna formare un’abitudine a resistere a quella fatica e a quel timore che fanno venire in mente il pensiero di lasciar perdere. I grandi mentori del Signore mi hanno mostrato che la resistenza spirituale si sviluppa quando ci spingiamo oltre quel punto in cui altri farebbero una pausa.
Voi grandi dirigenti del sacerdozio, che avete costruito questa forza spirituale in gioventù, ce l’avrete anche quando la forza fisica scemerà.
Mio fratello minore si trovava in una cittadina dello Utah per lavoro, Ricevette una telefonata al suo hotel dal presidente Spencer W. Kimball. Era già sera tardi dopo quella che era stata una dura giornata di lavoro per mio fratello e di sicuro anche per il presidente Kimball, il quale cominciò la conversazione dicendo: “Ho sentito che eri in città. So che è tardi e che sarai a letto, ma potresti venire a darmi una mano? Ho bisogno che mi accompagni a verificare la condizione di tutte le cappelle in questa città”. Mio fratello andò con lui quella sera, non avendo nessuna conoscenza di manutenzione o di qualsiasi altra cosa che avesse a che fare con le cappelle e non sapendo perché il presidente Kimball volesse fare una cosa del genere dopo una lunga giornata o perché gli servisse aiuto.
Anni dopo, di notte, ricevetti una telefonata simile in un hotel in Giappone. All’epoca ero il nuovo commissario dell’educazione della Chiesa. Sapevo che il presidente Gordon B. Hinckley si trovava in qualche stanza di quello stesso hotel per via di un diverso incarico in Giappone. Risposi al telefono proprio poco dopo essermi disteso a letto per dormire, esausto per aver terminato tutto quello che credevo di avere la forza di fare.
Con la sua piacevole voce, il presidente Hinckley chiese: “Perché tu dormi mentre io sono qui a leggere un manoscritto che ci è stato chiesto di controllare?”. Così mi alzai e andai a lavorare, anche se sapevo che il presidente Hinckley avrebbe potuto svolgere quel compito meglio di quanto non sarei stato in grado di fare io. Tuttavia, in qualche modo mi fece sentire che aveva bisogno del mio aiuto.
Il presidente Thomas S. Monson, al termine di quasi ogni riunione, chiede al segretario della Prima Presidenza: “Sono al passo col mio lavoro?”. Poi sorride sempre quando la risposta è: “Sì, Presidente”. Il sorriso compiaciuto del presidente Monson mi trasmette un messaggio, mi fa pensare: “C’è qualcosa in più che posso fare nei miei incarichi?”. Poi torno nel mio ufficio e mi rimetto al lavoro.
Grandi insegnanti mi hanno mostrato come prepararmi a rispettare il giuramento e l’alleanza, quando il tempo e l’età lo renderanno più difficile. Mi hanno mostrato e insegnato come disciplinare me stesso a lavorare più di quello che pensavo di poter fare, fintantoché ne avrò la salute e la forza.
Non posso essere un servitore perfetto ogni singolo istante, ma posso provare a fare uno sforzo maggiore di quello che pensavo di poter fare. Con una simile abitudine, sviluppata presto, sarò pronto per le prove a venire. Io e voi possiamo essere preparati con la forza di tener fede al nostro giuramento e alleanza, a dispetto delle prove che sicuramente giungeranno mentre ci avviciniamo alla fine della vita.
Ho avuto una prova di questo fatto in una riunione del Consiglio per l’educazione della Chiesa. Il presidente Spencer W. Kimball aveva servito per anni pur soffrendo di una serie di problemi di salute che solamente Giobbe comprenderebbe. Quella mattina presiedeva alla riunione.
Improvvisamente, smise di parlare e si lasciò cadere sulla sedia. Gli occhi gli si chiusero e la testa gli si afflosciò sul petto. Io gli ero seduto accanto e vicino a noi c’era l’anziano Holland. Entrambi ci alzammo per aiutarlo. Nella nostra inesperienza con il primo soccorso, decidemmo di trasportarlo, seduto com’era sulla sedia, fino al suo vicino ufficio.
Nonostante il momento di difficoltà, divenne il nostro insegnante. Sollevando ciascuno un lato della sedia, uscimmo dalla sala della riunione nel corridoio dell’edificio amministrativo della Chiesa. Lui aprì appena gli occhi, ancora stordito, e disse: “Per favore, state attenti. Non fatevi male alla schiena”. Mentre ci avvicinavamo al suo ufficio, disse: “Mi dispiace tanto aver interrotto la riunione”. Pochi minuti dopo essere arrivati nell’ufficio, non sapendo ancora quale fosse il problema, ci guardò in volto e disse: “Non pensate che dovreste tornare alla riunione?”.
Ce ne andammo affrettandoci, sapendo che per qualche motivo la nostra presenza doveva importare al Signore. Il presidente Kimball, sin dall’infanzia, si era spinto oltre i suoi limiti di sopportazione per servire e amare il Signore. Era un’abitudine talmente radicata che riaffiorava quando ne aveva bisogno. Era preparato, per cui era in grado di insegnarci e indicarci come essere preparati a tener fede al giuramento e all’alleanza, attraverso una preparazione costante negli anni, tramite tutta la nostra forza in quelli che potevano sembrare piccoli compiti dalle conseguenze minime.
La mia preghiera è che possiamo tener fede alle nostre alleanze del sacerdozio per rendere degni della vita eterna noi stessi e coloro che siamo chiamati a istruire. Vi prometto che, se farete tutto quello che potete, Dio accrescerà la vostra forza e la vostra saggezza. Vi renderà pronti. Vi prometto che coloro che addestrerete e per i quali sarete un esempio elogeranno il vostro nome come ho fatto io per i grandi insegnanti che ho conosciuto.
Attesto che Dio Padre vive e vi ama. Vi conosce. Egli e Suo Figlio, Gesù Cristo, risorto e glorificato, apparvero a un ragazzo inesperto, Joseph Smith. Gli affidarono la restaurazione della pienezza del Vangelo e della vera Chiesa; lo incoraggiarono quando ne ebbe bisogno; gli inflissero un castigo amorevole che lo portasse in basso per poterlo elevare; lo prepararono, e stanno preparando anche noi ad avere la forza di continuare a procedere verso la gloria celeste, che è il fine e la ragione di tutto il servizio nel sacerdozio.
Vi lascio la mia benedizione affinché possiate riconoscere le gloriose opportunità che Dio vi ha concesso nel chiamarvi e prepararvi al Suo servizio e al servizio degli altri. Nel nome del nostro affettuoso capo e insegnante, Gesù Cristo. Amen.