Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato
Impegniamoci a essere fedeli a ciò in cui abbiamo creduto e a ciò che sappiamo.
Cari fratelli e care sorelle, apprezzo molto la possibilità di esprimervi alcuni dei miei sentimenti.
Diversi anni fa io e mia moglie abbiamo preso parte alla cerimonia inaugurale della mostra interattiva per bambini del Museo di storia della Chiesa a Salt Lake City. Al termine della cerimonia il presidente Thomas S. Monson si è avvicinato a noi e, stringendoci la mano, ha detto: “Perseverate e trionferete”, un insegnamento profondo di cui tutti ovviamente possiamo attestare la veridicità.
Gesù Cristo ci ha rassicurato dicendoci che “chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato”.
Perseverare significa “rimanere fermi nell’impegno di osservare i comandamenti di Dio nonostante le tentazioni, l’opposizione e le avversità”.
Persino coloro che hanno vissuto forti esperienze spirituali e che hanno reso un servizio fedele potrebbero un giorno sviarsi o diventare inattivi, se non perseverano fino alla fine. Spero che terremo sempre e categoricamente presente nella mente e nel cuore la frase: “Questo a me non succederà”.
Mentre Gesù Cristo insegnava a Capernaum, “molti de’ suoi discepoli si ritrassero indietro e non andavan più con lui.
Perciò Gesù disse ai dodici: Non ve ne volete andare anche voi?”.
Credo che oggi Gesù Cristo ponga a tutti noi che abbiamo stretto sacre alleanze con Lui questa domanda: “Non ve ne volete andare anche voi?”.
Prego che tutti noi, riflettendo profondamente su ciò che le eternità hanno in serbo per noi, possiamo rispondere come fece Simon Pietro: “Signore, a chi ce ne andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna”.
Impegniamoci a essere fedeli a ciò in cui abbiamo creduto e a ciò che sappiamo. Se non abbiamo vissuto in modo consono a ciò che sappiamo, allora cambiamo. I peccatori che persistono nei loro peccati e non si pentono sprofondano sempre più nell’impurità fino a quando Satana li rivendica come suoi, mettendo seriamente a rischio la loro possibilità di pentirsi, di essere perdonati e di essere benedetti con tutte le benedizioni dell’eternità.
Ho udito molte giustificazioni da parte di coloro che hanno smesso di essere attivamente partecipi nella Chiesa e che hanno smarrito la giusta prospettiva dello scopo del nostro viaggio sulla terra. Io li esorto a riflettere e a ritornare, perché credo che nessuno sarà in grado di trovare delle scuse dinanzi al nostro Signore, Gesù Cristo.
Quando siamo stati battezzati abbiamo stretto delle alleanze, non con una persona a caso, bensì con il Salvatore, accettando di “prendere su di [noi] il nome di Gesù Cristo [ed essendo] determinati a servirlo fino alla fine”.
La partecipazione alle riunioni sacramentali è uno dei modi fondamentali in cui possiamo valutare la nostra determinazione a servirLo, la nostra forza spirituale e la crescita della nostra fede in Gesù Cristo.
Prendere il sacramento è la cosa più importante che facciamo nel giorno del Signore. Il Signore spiegò questa ordinanza ai Suoi apostoli poco prima della Sua morte e fece la stessa cosa nel continente americano. Egli ci dice che, se vi prendiamo parte, questa ordinanza sarà una testimonianza al Padre che ci ricordiamo sempre di Suo Figlio, il quale ci promette che, di conseguenza, avremo con noi il Suo Spirito.
Negli insegnamenti di Alma il Giovane a suo figlio Shiblon troviamo saggi consigli e avvertimenti che ci aiutano a restare fedeli alle nostre alleanze:
“Bada di non elevarti nell’orgoglio; sì, bada di non vantarti della tua saggezza né della tua grande forza.
Sii intrepido, ma non arrogante; e bada anche di tenere a freno tutte le tue passioni, affinché tu possa essere pieno d’amore; bada di astenerti dall’ozio”.
Diversi anni fa, mentre ero in vacanza, volevo andare in kayak per la prima volta. Ne affittai uno e, pieno di entusiasmo, mi avventurai in mare.
Dopo pochi minuti un’onda rovesciò il kayak. Con grande fatica, riuscii a raddrizzarmi tenendo con un mano il remo e con l’altra il kayak.
Provai nuovamente a remare, ma pochi minuti dopo il kayak si capovolse di nuovo. Continuai testardamente a provarci — senza successo — fino a quando qualcuno che era esperto di questo sport mi disse che doveva esserci un’incrinatura nello scafo e che probabilmente il kayak si era riempito d’acqua, diventando instabile e impossibile da controllare. Trascinai il kayak a riva, tolsi il tappo ed effettivamente ne fuoriuscì una grande quantità d’acqua.
Penso che a volte, nella vita, ci portiamo dietro dei peccati che, come la falla nel mio kayak, impediscono il nostro progresso spirituale.
Se persistiamo nei nostri peccati, dimentichiamo le alleanze stipulate con il Signore anche se continuiamo a ribaltarci a causa dello sbilanciamento che tali peccati creano nella nostra vita.
Come quelle del mio kayak, le incrinature della nostra vita vanno sistemate. Sarà più impegnativo pentirsi di alcuni peccati che di altri.
Pertanto, dovremmo chiederci: “A che punto siamo riguardo al nostro atteggiamento nei confronti del Salvatore e della Sua opera? Siamo nella situazione in cui si trovava Pietro quando rinnegò Gesù Cristo? Oppure abbiamo progredito a tal punto da avere l’atteggiamento e la determinazione che Pietro aveva dopo aver ricevuto il grande incarico dal Salvatore?”.
Dobbiamo sforzarci di obbedire a tutti i comandamenti e prestare molta attenzione a quelli che ci risultano più difficili da osservare. Il Signore sarà al nostro fianco, ci aiuterà nei momenti di bisogno e di debolezza e, se dimostriamo un desiderio sincero e agiamo di conseguenza, farà in modo che “le cose deboli divengano forti”.
L’obbedienza ci darà la forza di vincere il peccato. Dobbiamo anche capire che la prova della nostra fede ci richiede di obbedire, spesso senza conoscerne i risultati.
Vorrei suggerire una formula che ci aiuterà a perseverare sino alla fine:
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Preghiamo e leggiamo le Scritture ogni giorno.
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Prendiamo il sacramento con cuore spezzato e spirito contrito ogni settimana.
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Paghiamo la nostra decima e la nostra offerta di digiuno ogni mese.
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Rinnoviamo la nostra raccomandazione per il tempio ogni due anni; nel caso dei giovani, ogni anno.
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Serviamo nell’opera del Signore per tutta la nostra vita.
Possano le grandi verità del Vangelo rendere salda la nostra mente e possiamo noi mantenere la nostra vita priva delle incrinature che possono impedirci di attraversare in sicurezza il mare di questa vita.
Ottenere dei risultati alla maniera del Signore ha un prezzo e l’unico modo per riuscirci è pagare tale prezzo.
Sono molto grato del fatto che il nostro Salvatore abbia perseverato sino alla fine, portando a compimento il Suo grande sacrificio espiatorio.
Egli ha sofferto per i nostri peccati, i nostri dolori, la nostra depressione, le nostre angosce, le nostre infermità e le nostre paure, e pertanto sa come aiutarci, come ispirarci, come confortarci e come rafforzarci cosicché possiamo perseverare e ottenere la corona tenuta in serbo per coloro che non vengono sconfitti.
La vita è diversa per ognuno di noi. Per tutti noi c’è un tempo per affrontare le prove, un tempo per essere felici, un tempo per prendere decisioni, un tempo per superare gli ostacoli e un tempo per cogliere le opportunità.
Quali che siano le nostre situazioni personali, attesto che il nostro Padre Celeste dice costantemente: “Ti amo. Ti sostengo. Sono con te. Non arrenderti. Pentiti e persevera sul cammino che ti ho mostrato, e ti garantisco che ci rivedremo di nuovo nella nostra dimora celeste”. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.