L’amor regna qui sovran
Possa ciascuno di noi imparare a comunicare e a sentire il Suo amore qui, nel proprio cuore e nella propria casa, e nelle chiamate evangeliche, nelle attività, nel ministero e nel servizio.
I nostri bambini della Primaria cantano “L’amor regna qui sovran”1.
Una volta ho regalato alla sorella Gong un piccolo medaglione. Vi ho fatto incidere punto-punto, punto-punto, punto-punto-trattino. Chi ha familiarità con il codice Morse riconoscerà le lettere I, I, U. Ma io ho incluso un secondo codice. In cinese mandarino, “ai” (come la “i” in inglese) significa “amore”. Quindi, con una doppia decodifica, il messaggio era “I love you” (“Ti amo”). Susan, tesoro: “I, ai (爱), U”.
Esprimiamo l’amore in molte lingue. Si dice che la famiglia umana parli 7.168 lingue vive.2 Nella Chiesa parliamo 575 lingue primarie documentate, e molti dialetti. Comunichiamo intenzioni, inflessioni ed emozioni anche attraverso l’arte, la musica, la danza, i simboli logici, l’espressione interpersonale e intrapersonale.3
Oggi parliamo di tre linguaggi dell’amore evangelico: il linguaggio del calore e della riverenza, il linguaggio del servizio e del sacrificio, e il linguaggio dell’appartenenza all’alleanza.
Il primo: il linguaggio evangelico del calore e della riverenza.
Con calore e riverenza, la sorella Gong chiede ai bambini e ai giovani: “Come fate a sapere che i vostri genitori e la vostra famiglia vi amano?”.
In Guatemala i bambini dicono: “I miei genitori lavorano duro per sfamare la nostra famiglia”. Nel Nord America i bambini dicono: “I miei genitori mi leggono le favole e mi rimboccano le coperte la sera”. In Terra Santa i bambini dicono: “I miei genitori mi tengono al sicuro”. In Ghana, nell’Africa occidentale, i bambini dicono: “I miei genitori mi aiutano con le mete per il programma Bambini e giovani”.
Una bambina ha detto: “Anche se è stanchissima dopo aver lavorato tutto il giorno, mia madre esce a giocare con me”. Sua madre ha pianto quando ha sentito che i sacrifici che compie ogni giorno sono importanti. Una giovane donna ha detto: “Anche se a volte io e mia madre non siamo d’accordo, mi fido di lei”. Anche sua madre ha pianto.
A volte abbiamo bisogno di sapere che l’amore che regna qui viene ascoltato e apprezzato.
Con calore e riverenza, le nostre riunioni sacramentali e di altro tipo sono incentrate su Gesù Cristo. Parliamo con riverenza dell’Espiazione di Gesù Cristo, personale e reale, non solo dell’Espiazione in senso astratto. Chiamiamo la chiesa restaurata di Gesù Cristo con il Suo nome: La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Usiamo un linguaggio di preghiera riverente quando ci rivolgiamo al Padre Celeste, e un caloroso rispetto quando parliamo tra di noi. Riconoscendo Gesù Cristo come fulcro delle alleanze del tempio, parliamo meno di “andare al tempio” e più di “venire a Gesù Cristo nella casa del Signore”. Ogni alleanza sussurra: “L’amor regna qui sovran”.
I nuovi membri dicono che spesso il vocabolario della Chiesa va decifrato. Ridiamo al pensiero che parlando di un “palo” si possa pensare al palo della luce; “rione” potrebbe indicare un quartiere della città; “esercizi di apertura” potrebbe invitarci a fare ginnastica nel parcheggio della chiesa. Ma, per favore, cerchiamo di essere comprensivi e gentili mentre impariamo insieme nuovi linguaggi dell’amore. Nuova in chiesa, una donna convertita si è sentita dire che le sue gonne erano troppo corte. Invece di offendersi, ha risposto: “Il mio cuore si è convertito; vi prego di essere pazienti mentre le mie gonne si adeguano”4.
Le parole che usiamo possono avvicinarci o allontanarci da altri cristiani e amici. A volte parliamo di opera missionaria, lavoro di tempio, programmi umanitari e di benessere in un modo che potrebbe indurre gli altri a pensare che crediamo di lavorare da soli. Parliamo sempre con calorosa e riverente gratitudine per l’opera e la gloria di Dio e per i meriti, la misericordia e la grazia di Gesù Cristo e del Suo sacrificio espiatorio.5
Il secondo: il linguaggio evangelico del servizio e del sacrificio.
Quando ci riuniamo di nuovo in chiesa ogni settimana per santificare il giorno del Signore e gioirne, possiamo esprimere il nostro impegno nell’alleanza sacramentale con Gesù Cristo e tra di noi tramite le chiamate nella Chiesa, la fratellanza, la socialità e il servizio.
Quando chiedo ai dirigenti della Chiesa locali che cosa li preoccupa, sia i fratelli che le sorelle dicono: “Alcuni dei nostri membri non accettano le chiamate nella Chiesa”. Le chiamate a servire il Signore e a servirci a vicenda nella Sua Chiesa sono un’opportunità per migliorare in compassione, competenza e umiltà. Quando siamo messi a parte, possiamo ricevere l’ispirazione del Signore per elevare e rafforzare gli altri e noi stessi. Naturalmente, le circostanze e le stagioni mutevoli della vita possono influenzare la nostra capacità di servire, ma speriamo non influenzino mai il nostro desiderio. Con re Beniamino, diciamo: “Se avessi darei”6 e offriamo tutto ciò di cui siamo capaci.
Dirigenti di palo e di rione, facciamo la nostra parte. Quando chiamiamo (e rilasciamo) i fratelli e le sorelle a servire nella Chiesa del Signore, facciamolo con dignità e ispirazione. Aiutate tutti a sentirsi apprezzati e a credere di riuscire nell’impresa. Consultate le sorelle dirigenti e ascoltatele. Ricordiamo, come ha insegnato il presidente J. Reuben Clark, che nella Chiesa del Signore serviamo laddove siamo stati chiamati, “posizione che [nessuno] chiede né rifiuta”7.
Quando io e la sorella Gong ci siamo sposati, l’anziano David B. Haight ci ha consigliato:“Abbiate sempre una chiamata nella Chiesa. Soprattutto quando la vita è piena di impegni”, ha detto, “avete bisogno di sentire l’amore del Signore per coloro che servite e per voi stessi mentre servite”. Prometto che l’amore regna sovrano qui, là e ovunque quando rispondiamo sì ai dirigenti della Chiesa per servire il Signore nella Sua Chiesa mediante il Suo Spirito e le nostre alleanze.
La Chiesa restaurata del Signore può essere un incubatore per una comunità di Sion. Man mano che adoriamo, serviamo, ci divertiamo e impariamo insieme il Suo amore, ci ancoriamo reciprocamente al Suo Vangelo. Possiamo essere in disaccordo dal punto di vista politico o sociale, ma troviamo armonia quando cantiamo insieme nel coro del rione. Nutriamo i legami e combattiamo l’isolamento mentre svolgiamo regolarmente con il cuore il nostro ministero gli uni in casa degli altri e nei nostri vicinati.
Durante le visite ai membri con i presidenti di palo, sento il profondo amore di questi ultimi per i membri in ogni circostanza. Mentre passavamo davanti alle case dei membri del suo palo, un presidente ha fatto notare che, sia che si viva in una casa con la piscina o in una casa con il pavimento in terra battuta, il servizio nella Chiesa è un privilegio che spesso comporta sacrifici. Eppure, ha saggiamente notato, quando serviamo e ci sacrifichiamo insieme nel Vangelo, troviamo meno difetti e più pace. Quando glieLo permettiamo, Gesù Cristo ci aiuta a far sì che il Suo amore regni qui sovran.
Quest’estate la nostra famiglia ha incontrato meravigliosi membri della Chiesa e amici a Loughborough e a Oxford, in Inghilterra. Questi incontri significativi mi hanno ricordato che le attività sociali e di servizio del rione possono creare legami nuovi e duraturi all’insegna del Vangelo. Da tempo ho la sensazione che, in molti luoghi nella Chiesa, qualche attività di rione in più, ovviamente programmata e realizzata con uno scopo evangelico, potrebbe unirci con un senso di appartenenza e di unità ancora maggiore.
Un presidente e un comitato delle attività di rione ispirati rafforzano gli individui e la comunità dei santi. Le loro attività ben programmate aiutano tutti a sentirsi valorizzati, inclusi e invitati a svolgere un ruolo necessario. Queste attività creano un ponte tra le età e i vissuti, generano ricordi duraturi e possono essere svolte a costi bassi o nulli. Le attività evangeliche piacevoli coinvolgono anche i vicini e gli amici.
Socialità e servizio vanno spesso insieme. I giovani adulti sanno che se si vuole davvero conoscere qualcuno, allora bisogna imbiancare fianco a fianco in un progetto di servizio.
Naturalmente, nessun individuo e nessuna famiglia sono perfetti. Abbiamo tutti bisogno di aiuto perché l’amore regni qui sovran. “L’amor perfetto caccia via la paura”8. La fede, il servizio e il sacrificio ci spingono oltre i nostri limiti e ci avvicinano al Salvatore. Quanto più il nostro servizio e il nostro sacrificio resi nel Suo nome sono compassionevoli, fedeli e altruistici, tanto più potremo iniziare a comprendere la compassione e la grazia espiatrici di Gesù Cristo nei nostri confronti.
E questo ci porta al linguaggio evangelico dell’appartenenza all’alleanza.
Viviamo in un mondo egocentrico. Spesso e volentieri il principio è: “Scelgo me”. È come se credessimo di essere noi a conoscere meglio il nostro interesse personale e il modo in cui perseguirlo.
Ma in fondo non è vero. Gesù Cristo incarna questa potente verità sempre attuale:
“Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà.
E che gioverà egli a un uomo [o una donna] se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua?”9.
Gesù Cristo offre una via migliore: rapporti fondati sull’alleanza divina, più forti delle corde della morte. L’appartenenza all’alleanza con Dio e tra di noi può guarire e santificare i nostri rapporti più cari. In verità, Egli ci conosce meglio e ci ama più di quanto noi conosciamo o amiamo noi stessi. In verità, quando offriamo per alleanza tutto ciò che siamo, possiamo diventare più di quello che siamo. Il potere e la saggezza di Dio possono benedirci con ogni buon dono, a Suo tempo e modo.
L’intelligenza artificiale generativa (IA) ha fatto grandi passi avanti nella traduzione linguistica. Sono lontani i tempi in cui un computer poteva tradurre la frase idiomatica “Lo spirito è pronto, ma la carne è debole” con “Il vino è buono, ma la carne è avariata”. È interessante notare che la ripetizione di esempi dettagliati di una lingua permette al computer di impararla in modo più efficace di quanto non faccia l’insegnargli le regole grammaticali.
Analogamente, le nostre esperienze dirette e ripetute possono essere il miglior modo spirituale per imparare i linguaggi evangelici del calore e della riverenza, del servizio e del sacrificio, e dell’appartenenza all’alleanza.
Allora, dove e come Gesù Cristo vi parla con amore?
Dove e come il Suo amore regna qui sovran?
Possa ciascuno di noi imparare a comunicare e a sentire il Suo amore qui, nel proprio cuore e nella propria casa, e nelle chiamate evangeliche, nelle attività, nel ministero e nel servizio.
Nel piano di Dio, un giorno ognuno di noi passerà da questa vita alla prossima. Quando Lo incontreremo, immagino che il Signore ci dirà, con parole di istruzione e di promessa: “L’amor regna qui sovran”. Nel sacro nome di Gesù Cristo. Amen.