Affidata alla sua cura
Una mattina di gennaio, io e mio marito ci recammo in ospedale per la nascitadella nostra quinta figlia, Charlotte. Ero stata ansiosa durante il periododella mia gravidanza e ora chiedevo agitatamente a mio marito: «Cosa faremo se non sarà tutto a posto con la bambina?»
«L’ameremo allo stesso modo», mi rispose consolandomi.
Quando finalmente mia figlia fu posta accanto a me, nella sala parto, la esaminai. Sembrava perfetta. Tuttavia quando fu portata via velocemente, io chiesi allarmata: «Che cosa sta succedendo? Mia figlia sta bene?»
«Il dottore le parlerà», rispose l’infermiera. Il mio stomaco si aggrovigliò e affiorarono in me le paure peggiori.
Poco dopo, il dottore ci disse che la nostra bambina era affetta dalla sindrome di Down. Fummo sopraffatti da dispiacere, incredulità, paura e senso di colpa.
«Perché noi? Perché Charlotte»? Mi chiesi. La mia vita sembrava cambiata per sempre e non sapevo come comportarmi.
La nascita di Charlotte fu l’inizio di un periodo difficile. Poco tempo dopo mia suocera ebbe un ictus, due delle nostre auto si ruppero, ci furono problemi finanziari, Charlotte necessitò di un intervento chirurgico agli occhi, alle orecchie e al cuore e subentrarono molte spese mediche.
Un giorno in cui ero particolarmente scoraggiata, portai Charlotte nella nostra camera da letto e pronunciai una preghiera costernata. «Padre celeste, questo è più di quanto io possa sopportare. Ti prego, aiutami». Lentamente mi rialzai e mi misi a guardare il telegiornale, cercando una distrazione.
La notizia più importante riguardava un disastro aereo in cui tutti i passeggeri erano morti. Per la prima volta ascoltai le notizie in modo differente. «Il marito di qualcuno è morto in quell’incidente», pensai. «Se avessi la facoltà di cambiare la mia condizione, mi piacerebbe essere una vedova?»
La notizia successiva parlava di un uomo giovane arrestato per spaccio di droga. Pensai: «Costui è il figlio di qualcuno. Mi piacerebbe essere sua madre?» Quando iniziai a comprendere, realizzai qualcosa di semplice ma importante: tutti affrontiamo difficoltà che ci aiutano a progredire.
Guardai Charlotte e alcune parole affiorarono chiare nella mia mente: «Perché sei così triste, quando il tuo Padre celeste ti ha inviato una piccola, dolce bambina da amare?» Questa fu la mia risposta. Non avevo subito incidenti aerei o tragedie dovute alla droga, avevo una piccola Charlotte da amare. Il Padre celeste non mi aveva abbandonato ma mi aveva affidato una bambina che aveva bisogno di cure speciali. Mi resi conto della fiducia che Egli aveva riposto in me e sentii che la mia amarezza spariva.
Charlotte ci ha insegnato la pace e la gratitudine. Sebbene ci siano momenti difficili, lei è parte integrante della nostra famiglia. Lei è un pezzettino di cielo inviatoci per essere amato.
Annette Candland Alger è membro del Secondo Rione di Enterprise, Palo di Enterprise, Utah.