Missionari nella metropolitana
Il primo Natale che trascorsi in Francia quando ero missionario fu molto bello. Fummo invitati a pranzo da una famiglia di fedeli meravigliosi, e mi sentii molto a mio agio, come se fossi stato a casa. Ma il secondo Natale rimane nella mia memoria e ne conserverò sempre un caro ricordo.
Nella cittadina francese dove stavo lavorando si sentiva nell’aria l’arrivo delle festività natalizie: musica natalizia nei negozi, pubblicità ovunque, cartoline di Natale inviate per posta.
Qualche giorno prima di Natale i missionari della nostra zona andarono a cantare le carole natalizie negli autobus, nelle stazioni della metropolitana e nei centri commerciali. Provammo a condividere la gioia del Natale con i nostri fratelli e sorelle francesi cantando gli inni natalizi, distribuendo opuscoli e regalando copie del Libro di Mormon avvolte con carta da regalo natalizia. Augurammo alle persone un felice Natale. Proprio come avevamo fatto l’anno precedente, stavamo programmando di trascorrere la vigilia di Natale a casa di una famiglia di membri della Chiesa. Io e il mio collega avevamo ricevuto un invito e non vedevamo l’ora di andare a questa meravigliosa cena natalizia preparata in un ambiente familiare.
Il 24 dicembre lavorammo moltissimo tutta la mattina. Quando tornammo a casa per pranzo, ricevemmo una telefonata dalla famiglia che ci aveva invitati a cena quella sera. Dovevano annullare l’appuntamento con noi a causa di un decesso avvenuto in famiglia. Non potevamo andare a casa loro per i loro impegni familiari, e così cercammo al meglio delle nostre possibilità di confortarli per telefono. Dopo aver riagganciato il telefono, capii che quella sarebbe stata una vigilia di Natale molto triste. Gli altri anziani che vivevano nel nostro appartamento erano stati invitati altrove. Pranzammo e uscimmo di nuovo per svolgere il nostro lavoro.
La sera scese e soffiava un vento freddo. Mentre guardavo gli alberi di Natale illuminati nelle case riscaldate, case piene di volti felici, i miei pensieri andarono alla mia famiglia, a casa mia, nei Paesi Bassi. Li immaginai seduti tutti insieme che cantavano gli inni natalizi e leggevano la storia della Natività. Ascoltavano la musica natalizia mentre mio padre accendeva le candele sull’albero di natale. Tutto ad un tratto sentii una grande nostalgia di casa.
Tornammo al nostro appartamento e io mi sedetti alla mia scrivania con un grande dispiacere nel cuore. Accesi il mangianastri per ascoltare una cassetta natalizia del Coro del Tabernacolo Mormone e iniziai a scrivere nel mio diario.
Una delle molte cose che imparai durante la missione fu che c’era sempre una ragione per cui mi veniva dato un particolare collega con cui servire. In quel caso ero con l’anziano Wagner. Dopo un po’ si alzò dalla sua scrivania e disse che aveva un’idea. «Perché non prendiamo alcune copie del Libro di Mormon confezionate e andiamo alla stazione della metropolitana a parlare con altre persone che si sentono sole in questa notte di Natale?», suggerì. Gli dissi che lo avrei accompagnato, anche se ero molto restio. Volevo sol- tanto sedermi sulla mia sedia e compiangermi.
Lasciammo il nostro appartamento e iniziammo a camminare verso la metropolitana. Più ci avvicinavamo alla stazione, più pensavo che non era una brutta idea e che poteva diventare una bella esperienza. Quando salimmo sul metro, era quasi vuoto. C’erano poche persone qua e là. Avvicinai un uomo che sedeva da solo vicino a un finestrino. Mi presentai e gli chiesi se potevamo unirci a lui. Egli acconsentì. Cominciammo a parlare delle famiglie, la sua e la mia, e del Natale. Mi disse di essere un rifugiato e che aveva dovuto lasciare il suo paese e la sua famiglia. Mi parlò di sua moglie e di suo figlio e di quanto gli mancassero. Anche se le nostre situazioni erano diverse, simpatizzavo con lui perché anche la mia famiglia era lontana. Poi cominciai a parlare di Gesù Cristo, di quanto Egli fosse importante per me e di quello che il Natale significasse per me. «Il Salvatore venne sulla terra», gli testimoniai.
All’istante sentii un fuoco ardere nella mia anima. Ebbi la stessa sensazione più tardi, quella sera, mentre parlavo e testimoniavo di Gesù Cristo ad altre persone sul metro. Quando finalmente io e il mio collega tornammo al nostro appartamento, avevo in cuore un profondo senso di gratitudine. Parlando tra di noi degli eventi accaduti quella sera, venni a sapere che il mio collega provava gli stessi sentimenti. Avevamo veramente sentito lo spirito di Natale, e il mio cuore sembrava dovesse scoppiare dalla gioia. Il Salvatore era nato a Betlemme per me e per il mondo intero! Quanto mi sentii benedetto di conoscere il Vangelo e di aver sentito il Suo amore per me quella sera.
Fu un Natale che ricorderò caramente, poiché fu in quella notte di Natale che compresi finalmente il significato vero del Natale. Si tratta della nascita di Cristo e del condividere la mia preziosa testimonianza del Figlio vivente di Dio.
Rémy van der Put è membro del Secondo Rione di Kirkland, Palo di Kirkland, Washington.