Messaggio della Prima Presidenza
Una testimonianza di Cristo
Ciascuno di noi deve ricevere una propria testimonianza che Gesù è il Cristo. Non possiamo riceverla di seconda mano da qualcun altro. Credo che una testimonianza del nostro Redentore venga da una fonte divina, un dono spirituale. Come dichiarò Giovanni Battista: «L’uomo non può ricever cosa alcuna, se non gli è data dal cielo».1 Tale testimonianza data dal cielo ci infonde una sacra pace e forza interiore, anche se viviamo in un mondo caratterizzato dal tumulto e dalla tentazione. Ci dà il potere di divenire discepoli del Cristo. Avendo ricercato tale prova, desidero apporre il mio sigillo alla testimonianza che ho ricevuto della realtà del Signore Gesù Cristo.
Testimonianze del Nuovo Testamento
Chiunque affermi di essere un discepolo non può non nutrire particolare apprezzamento per la chiamata dei primi apostoli e la loro testimonianza della Sua divinità. Permettetemi di iniziare con Pietro. Nessuno era in una posizione migliore di quella dell’apostolo Pietro per sapere tale verità. La sua storia è credibile: lui c’era. Egli disse: «Poiché non è coll’andar dietro a favole artificiosamente composte che vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signor Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà».2
Nel Libro di Giovanni leggiamo di qualche altro tra i primi apostoli:
«Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due de’ suoi discepoli;
e avendo fissato lo sguardo su Gesù che stava passando, disse: Ecco l’Agnello di Dio!…
Andrea, il fratello di Simon Pietro, era uno dei due che aveano udito Giovanni ed avean seguito Gesù.
Egli pel primo trovò il proprio fratello Simone e gli disse: Abbiam trovato il Messia (che, interpretato, vuol dire: Cristo); e lo menò da Gesù».3
Pietro rese spesso testimonianza della divinità del Salvatore. Al tempo in cui molti dei Suoi discepoli si allontanarono, Gesù disse ai Dodici Apostoli: «Non ve ne volete andare anche voi?
Simon Pietro gli rispose: Signore, a chi ce ne andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna;
e noi abbiam creduto ed abbiam conosciuto che tu sei il Santo di Dio».4
Anche alle donne che vissero al tempo del Salvatore fu data una testimonianza della Sua divinità. Gesù arrivò a casa di Marta e Maria quattro giorni dopo la morte di Lazzaro, loro fratello.
«Marta dunque disse a Gesù: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto…
Gesù le disse: Tuo fratello risusciterà.
Marta gli disse: Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno.
Gesù le disse: Io son la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia, vivrà;
e chiunque vive e crede in me, non morrà mai. Credi tu questo?
Ella gli disse: Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio che dovea venire nel mondo…
E… gridò con gran voce: Lazzaro vieni fuori!
E il morto uscì, avendo i piedi e le mani legati da fasce, e il viso coperto d’uno sciugatoio. Gesù disse loro: Scioglietelo, e lasciatelo andare.
Perciò molti dei Giudei che eran venuti da Maria e avean veduto le cose fatte da Gesù, credettero in lui».5
Non c’è testimonianza più grande
Ci stiamo avvicinando alla Pasqua e non c’è testimonianza più grande di Gesù Cristo di quella che si trova nella storia della crocifissione e risurrezione. L’ultima settimana della Sua vita iniziò nella cittadina di Betania, dall’altro lato del Monte degli Ulivi rispetto a Gerusalemme. Il Salvatore superò la vetta del monte a Betfage. Del mercoledì non abbiamo alcun resoconto. Il giovedì sera era la preparazione della Pasqua.
«E quando l’ora fu venuta, egli si mise a tavola, e gli apostoli con lui…
E avendo preso un calice, rese grazie e disse: Prendete questo e distribuitelo fra voi;
perché io vi dico che oramai non berrò più del frutto della vigna, finché sia venuto il regno di Dio».6
Gesù poi annunciò il tradimento che stava per avvenire. Egli disse: «È quello al quale darò il boccone dopo averlo intinto. E intinto un boccone, lo prese e lo diede a Giuda figlio di Simone Iscariota.
E allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Per cui Gesù gli disse: Quel che fai, fallo presto.
Ma nessuno de’ commensali intese perché gli avesse detto così».7
Seguì poi il sacramento:
«E mentre mangiavano, Gesù prese del pane; e fatta la benedizione, lo ruppe e lo diede loro e disse: Prendete, questo è il mio corpo.
Poi, preso il calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero.
E disse loro: Questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti».8
Dopo aver cantato un inno attraversarono la Valle del Chedron e andarono al Monte degli Ulivi. Quando arrivò sul pendio del Monte degli Ulivi, prese con Sé Pietro e i due figliuoli di Zebedeo. Poi esclamò: «L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate meco.
E andato un poco innanzi, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi…
Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza ch’io lo beva, sia fatta la tua volontà».9
«Ed essendo in agonia, egli pregava vie più intensamente; e il suo sudore divenne come grosse gocce di sangue che cadeano in terra».10
Una descrizione più completa viene data in Dottrina e Alleanze: «E queste sofferenze fecero sì che io stesso, Iddio, il più grande di tutti, tremassi per il dolore e sanguinassi da ogni poro, e soffrissi sia nel corpo che nello spirito—e desiderassi di non bere la coppa amara e mi ritraessi».11 Le sue sofferenze furono inoltre descritte come «dolorose» e «intense».12
Giuda sapeva dove trovare il Salvatore. Era stato lì spesso con i discepoli. Il Salvatore poté vedere la turba di uomini e ufficiali che attraversava il cancello con le lanterne, le torce e le armi. Poté sentire il suono metallico delle armature e forse seguire ogni loro passo mentre scendevano la collina, attraversavano il corso d’acqua della Valle del Chedron ed entravano nell’orto.
«Onde Gesù, ben sapendo tutto quello che stava per accadergli, uscì e chiese loro: Chi cercate?
Gli risposero: Gesù il Nazareno! Gesù disse loro: Son io. E Giuda, che lo tradiva, era anch’egli là con loro.
Come dunque ebbe detto loro: ‹Son io›, indietreggiarono e caddero in terra. [Senza dubbio furono sopraffatti dalla circostanza].
Egli dunque domandò loro di nuovo: Chi cercate? Ed essi dissero: Gesù il Nazareno.
Gesù rispose: V’ho detto che son io; se dunque cercate me, lasciate andar questi…
La coorte dunque e il tribuno e le guardie de’ Giudei, presero Gesù e lo legarono».13
I processi a Gesù
Quando fu interrogato la prima volta, «Gesù… rispose: Io ho parlato apertamente al mondo; ho sempre insegnato nelle sinagoghe e nel tempio, dove tutti i Giudei si radunano; e non ho detto nulla in segreto».14 L’esame prima del processo avvenne dinanzi a Caiafa e al consiglio. Di quell’udienza è scritto: «Poiché molti deponevano il falso contro a lui; ma le testimonianze non erano concordi».15 Non è una cosa insolita nei tribunali.
«Ma Gesù taceva. E il sommo sacerdote gli disse: Ti scongiuro per l’Iddio vivente a dirci se tu se’ il Cristo, il Figliuol di Dio».16
«E Gesù disse: Sì, lo sono: e vedrete il Figliuol dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nuvole del cielo.
Ed il sommo sacerdote, stracciatesi le vesti, disse: Che abbiam noi più bisogno di testimoni?
Voi avete udito la bestemmia. Che ve ne pare? E tutti lo condannarono come reo di morte».17
Del processo formale e della condanna poco è riportato; l’accusa era di nuovo la bestemmia.
«Se tu sei il Cristo, diccelo. Ma egli disse loro: Se ve lo dicessi, non credereste;
e se io vi facessi delle domande, non rispondereste.
Ma da ora innanzi il Figliuol dell’uomo sarà seduto alla destra della potenza di Dio.
E tutti dissero: Sei tu dunque il Figliuol di Dio? Ed egli rispose loro: Voi lo dite, poiché io lo sono.
E quelli dissero: Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? Noi stessi l’abbiamo udito dalla sua propria bocca».18
Alla prima apparizione davanti a Pilato vi fu un’accusa diversa: quella di sedizione.
«E Pilato gli domandò: Sei tu il re dei Giudei? Ed egli, rispondendo, gli disse: Sì, lo sono».19
«E Pilato disse ai capi sacerdoti e alle turbe: Io non trovo colpa alcuna in quest’uomo».20
In seguito, Gesù fu portato davanti a Erode. Erode, come vide Gesù, se ne rallegrò grandemente, perché da lungo tempo desiderava vederlo, avendo sentito parlar di lui; e sperava di vedergli fare qualche miracolo.
E gli rivolse molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.
Or i capi sacerdoti e gli scribi stavan là, accusandolo con veemenza.
Ed Erode co’ suoi soldati, dopo averlo vilipeso e schernito, lo vestì di un manto splendido, e lo rimandò a Pilato.
E in quel giorno, Erode e Pilato divennero amici, perché per l’addietro erano stati in inimicizia fra loro».21
Alla seconda apparizione dinanzi a Pilato, il governatore romano della Giudea trovò nuovamente Gesù innocente. Gesù fu poi flagellato e schernito. «E spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto;
e intrecciata una corona di spine, gliela misero sul capo, e una canna nella man destra; e inginocchiatisi dinanzi a lui lo beffavano, dicendo: Salve, re de’ Giudei!»22
La crocifissione di Gesù
Simone il cireneo, uomo di campagna, fu costretto a portare la croce.23 Il mantello scarlatto Gli era stato tolto e Gli erano stati restituiti i Suoi abiti, e fu condotto al Golgota, il «luogo del teschio», per essere crocifisso. Due ladroni furono crocifissi con Lui, uno alla Sua destra e uno alla Sua sinistra, e sul suo capo fu affissa l’accusa: «Questo è Gesù, il re de’ Giudei».24
«E Gesù diceva: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».25
I soldati «dissero dunque tra loro: Non la stracciamo, ma tiriamo a sorte a chi tocchi; affinché si adempisse la Scrittura che dice: Hanno spartito fra loro le mie vesti, e han tirato la sorte sulla mia tunica.
E postisi a sedere, gli facevan quivi la guardia».26
Vi fu oscurità dall’ora sesta all’ora nona. Gesù gridò in aramaico: «Elì, Elì, lamà sabactanì? cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»27
«E Gesù, gridando con gran voce, disse: Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio. E detto questo spirò».28
I soldati romani che stavano di guardia ricevettero una sorta di testimonianza:
«E il centurione e quelli che con lui facean la guardia a Gesù, visto il terremoto e le cose avvenute, temettero grandemente, dicendo: Veramente, costui era Figliuol di Dio».29
Giovanni riporta che i soldati forarono il costato a Gesù e che, avendo constatato che era già morto, non gli fiaccarono le gambe come era loro abitudine fare per indurre la morte prima dell’inizio del sabato.30 Giuseppe d’Arimatea, un discepolo del Maestro, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù.31 Pilato acconsentì alla sua richiesta. Venne anche Nicodemo che portò una mistura di mirra e d’aloe di circa cento libbre.32 Furono poste delle guardie alla tomba.33
«Ed ecco si fece un gran terremoto; perché un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra, e vi sedette sopra.
Il suo aspetto era come di folgore; e la sua veste, bianca come neve.
E per lo spavento che n’ebbero, le guardie tremarono e rimasero come morte».34
La risurrezione di Gesù
Ormai era domenica. Il sabato ebraico era terminato. Il mattino molto presto, Maria Maddalena, Giovanna, Maria la madre di Giacomo e altre donne andarono al sepolcro. Esse videro che la pietra era stata rotolata e che il corpo del Signore Gesù non c’era.
«Ed avvenne che mentre se ne stavano perplesse di ciò, ecco che apparvero dinanzi a loro due uomini in vesti sfolgoranti;
ed essendo esse impaurite, e chinando il viso a terra, essi dissero loro: Perché cercate il vivente fra i morti?
Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi com’egli vi parlò quand’era ancora in Galilea».35
Le donne quindi si affrettarono e dissero queste cose agli undici Apostoli. Pietro e Giovanni andarono a vedere di persona la tomba vuota. Trovarono i pannilini e il sudario che era stato posto sul Suo capo in un luogo a parte.36
Gesù poi apparve a Maria Maddalena. «Gesù le disse: Donna, perché piangi? Chi cerchi? Ella, pensando che fosse l’ortolano, gli disse: Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai posto, e io lo prenderò.
Gesù le disse: Maria! Ella rivoltasi, gli disse in ebraico: Rabbuni! Che vuol dire: Maestro!
Gesù le disse: Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli, e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, all’Iddio mio e Iddio vostro».37
Gesù risorto apparve a due discepoli sulla via di Emmaus, a Gerusalemme a Simon Pietro e agli altri dieci apostoli e a quelli che erano con loro.38
In veste di testimone speciale, pongo il mio sigillo e la mia testimonianza su questi eventi e sulla divina chiamata di Gesù quale nostro Signore, Salvatore e Redentore. Attesto che Egli vive, che ci ama e che questa è la Sua santa opera. Porto testimonianza che le Sue sono parole di vita eterna. Testimonio che tramite questa chiesa la Sua opera e la Sua gloria, quella di far avverare l’immortalità e la vita eterna dei fedeli e degli obbedienti,39 viene adempiuta.
Idee per gli insegnanti familiari
Dopo aver pregato ed esservi preparati, condividete questo messaggio impiegando un metodo che incoraggi la partecipazione di coloro cui insegnate. Seguono alcuni esempi:
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Leggete le prime tre frasi e analizzate ciò che dice il presidente Faust sul ricevere una testimonianza di Cristo. Leggete e analizzate una o più storie dei discepoli che hanno ricevuto la loro testimonianza. Leggete insieme il paragrafo finale e rendete la vostra testimonianza personale del Salvatore.
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Parlate di ciò che dice il presidente Faust sulla Pasqua (vedere la sezione: «Non c’è testimonianza più grande»). In che modo concentrarci sulla Crocifissione e la Risurrezione approfondisce la nostra testimonianza? Esortate i membri della famiglia a programmare dei modi significativi per ricordare il Salvatore durante il periodo pasquale.