Rimanere convertiti
Cominciai da non credente, ma tutto cambiò quando imparai riguardo alla pienezza del Vangelo.
Per tutta la vita mi venne insegnato che non esisteva alcun Dio. Non immaginavo quanto le cose sarebbero cambiate quando feci domanda per andare a studiare negli Stati Uniti, nell’ambito di un programma di scambio di studenti, in rappresentanza della Repubblica Ceca. Nel compilare la domanda di accettazione, dovetti rispondere a questa domanda: «Qual è la sua religione?» Sapevo che la maggior parte degli Americani erano cristiani, così risposi la religione cristiana. Ma io ero non credente.
Aspettai con ansia i risultati della mia domanda. Dove sarei stata destinata?
Fui assegnata alla famiglia Grant e Jewel Hodson, Santi degli Ultimi Giorni, nello Utah. Dove si trova lo Utah? I Mormoni? Chi sono? Feci una ricerca in alcuni testi sullo Utah e anche sui Mormoni. Scrivevano cose orribili riguardo alla Chiesa e in particolare riguardo a Joseph Smith. Trascorsi l’ultima sera a casa piangendo. Ero terrorizzata.
Mia madre mi assicurò che tutto sarebbe andato bene, e che se non mi fossi trovata bene con la famiglia dello Utah, sarei potuta tornare a casa o chiedere di essere assegnata presso un’altra famiglia.
Quando arrivai nello Utah, Emily, una delle figlie, venne a prendermi. Aveva sedici anni, indossava abiti sportivi, normali, ed era tanto gentile. Pensai: «Beh! Dopo tutto potrebbe non essere male affatto!» Tutta la famiglia mi accolse con grande calore.
Sperimentai un notevole cambiamento culturale. Vidi che la famiglia che mi ospitava pregava prima di ogni pasto e prima di andare a letto. Non bevevano alcol, né fumavano sigarette. Vivevano un’esistenza morale. Ogni aspetto della loro vita era l’esatto opposto del modo di vivere dei giovani che avevo conosciuto.
E sembrava che quasi tutte le persone che incontravo fossero membri della Chiesa SUG. Rimasi colpita dal fatto che ogni volta che queste persone parlavano della loro chiesa dicessero: «Io so», e non «Io credo». Mai prima di allora avevo sentito fare dichiarazioni religiose tanto convinte. Feci il ragionamento che se queste persone potevano sapere, ci doveva essere un modo anche per me di sapere. Ero il genere di persona che doveva sapere, perché se avessi accettato gli insegnamenti della Chiesa avrei dovuto cambiare il mio stile di vita e i piani per il futuro.
Con il forte desiderio di sapere personalmente se la Chiesa era vera, guardai l’esempio dato dalla famiglia che mi ospitava. Non facevano proselitismo, ma il loro modo di vivere fece nascere in me il desiderio di sapere che cosa stava alla base delle loro azioni. Non avevo mai visto una fede tanto profonda.
Udii un dirigente della Chiesa dire: «Le persone vorranno conoscere Cristo perché conoscono voi». Volevo conoscere Cristo perché conoscevo gli Hodson. Essi erano di grande esempio per me, del modo in cui una famiglia dovesse vivere.
Iniziai a pregare. Pregai per tre settimane, e non accadde nulla. Mi sentii un po’ sfiduciata. Pensai che forse non fossi degna di sentire l’amore di Dio.
Quella stessa settimana, decisi di unirmi agli Hodson per la tradizionale riunione di testimonianza familiare che tenevano ogni prima domenica del mese. La madre, Jewel, mi chiese se volessi dire qualcosa. «Certo», dissi. Ma pensai: «Che cosa posso dire?».
Poiché tutti avevano espresso il loro apprezzamento, pensai che potevo almeno esprimere il mio apprezzamento agli Hodson per tutto quello che avevano fatto per me. Erano stati tanto pazienti con me. Mi trattavano come una loro figlia e non mi avevano mai spinta a fare alcunché. Avrei espresso la mia sincera gratitudine.
Fui l’ultima a parlare. Mi alzai e cominciai a dire quanto fossi grata della loro gentilezza e pazienza, e anche del loro desiderio d’insegnarmi le cose di Dio. Ad un tratto, mi sentii pervadere da un forte sentimento. La barriera linguistica era sparita: non ebbi alcuna difficoltà a esprimermi in inglese. Per la prima volta parlavo fluentemente! Non avevo mai provato nulla del genere prima. Parlai come se fossi stata ispirata. Era una sensazione bellissima, di grande calore interno. In silenzio mi venne insegnato: «Tu sai che quanto stai dicendo è vero. Tu sai che Io esisto. Tu lo sai».
E io sapevo! Con le lacrime agli occhi mi misi a sedere. Mi chiesi: «Che cos’è stato?» Come se avesse udito la mia domanda, la madre rispose con voce calma: «Quello che senti è lo Spirito». Non potei dire altro che «Oh! È vero!»
Con l’autorizzazione dei miei genitori, chiesi al padre della famiglia che mi ospitava di battezzarmi nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Quello fu un giorno felice per me. Mi sentii una persona nuova e pura! Oltre alla famiglia che mi ospitava, fui circondata da molti membri del mio rione venuti per sostenermi. Apprezzai moltissimo questa cosa.
Quando lasciai lo Utah e tornai nella Repubblica Ceca, ero l’unico membro della Chiesa della mia città, Chrastava (8.000 abitanti), e anche di Liberec (120.000 abitanti), una città che dista 10 chilometri da Chrastava. Lavoravo all’accoglienza di un albergo e insegnavo inglese in una scuola superiore privata. Cercai disperatamente di trovare la mia strada, nel mio paese di origine. Ero vicina ad arrendermi. Nonostante tutto, continuai a inginocchiarmi ogni sera e a pregare che accadesse un miracolo che cacciasse via la mia disperazione. Cercai con tutta me stessa di stare lontana dalla mie vecchie abitudini e dai vecchi amici.
Finalmente, le mie preghiere furono ascoltate. I missionari vennero a Liberec, dove insegnavo. (Più tardi venni a sapere che il fratello Hodson aveva contattato il presidente della missione della Repubblica Ceca e gli aveva parlato di me. Adesso, nella mia città natale c’è un ramo fiorente di circa 40 Santi degli Ultimi Giorni).
Da allora ho frequentato la Brigham Young University—Idaho e conseguito la laurea in Belle Arti presso la BYU—Hawaii. Una delle cose più belle che abbia fatto alla BYU—Hawaii era giocare nella squadra di pallavolo. In quel campus speciale la mia testimonianza è cresciuta molto.
Adesso sono tornata a casa, nella Repubblica Ceca. Voglio portare il messaggio evangelico. All’inizio, mio padre e mia madre pensarono che fossi completamente pazza perché mi ero convertita. Adesso mi sostengono totalmente, e sono grati dell’istruzione che ho ottenuto.
Forse posso avere una certa influenza anche come insegnante di belle arti. Le persone di qui hanno bisogno del Vangelo, e hanno bisogno delle arti. Vorrei che conoscessero quello che io conosco. Desidero insegnar loro il vero piano di felicità. So che il Padre celeste vuole che la mia gente riceva il Vangelo e abbia tutte le cose buone della vita. So che il Padre celeste mi ama e mi aiuterà a fare del mio meglio, anche se ho delle imperfezioni. Continuo a desiderare di essere sempre guidata da Lui.
Vaclava Svobodova è membro del Ramo di Liberec, nel Distretto di Praga.