2006
Purificati nelle prove
Febbraio 2006


Messaggio della Prima Presidenza

Purificati nelle prove

Questo messaggio è diretto a tutti, ma in particolare a coloro che sentono di aver subito più prove, dolori, delusioni e tribolazioni di quanto possano sopportare e a causa di queste avversità stanno quasi per annegare nelle acque dell’amarezza. Il mio messaggio intende trasmettere speranza, forza e liberazione.

Alcuni anni fa il presidente David O. McKay (1873–1970) descrisse l’avventura vissuta da alcuni membri del gruppo dei carretti a mano di Martin. Molti di quei primi convertiti erano emigranti europei, troppo poveri per acquistare buoi o cavalli e un carro. Essi erano costretti dalla loro povertà a trainare attraverso le praterie piccoli carretti a mano sui quali avevano caricato ogni loro bene. Il presidente McKay descrisse un episodio che ebbe luogo alcuni anni dopo questo eroico esodo:

«Un insegnante nel corso di una lezione disse che era stata una pazzia tentare o anche permettere al gruppo dei carretti a mano di Martin di attraversare le praterie in tali condizioni».

Il presidente McKay poi citò uno dei presenti: «Vi furono aspre critiche alla Chiesa ed ai suoi dirigenti che avevano permesso a gruppi di convertiti di avventurarsi nelle praterie soltanto con le provviste o i conforti che una carovana di carretti a mano poteva dare.

In un angolo dell’aula un vecchio ascoltò in silenzio sino a quando non poté più trattenersi, poi si alzò e disse cose che nessuna persona che lo udì potrà mai dimenticare. Il suo volto era bianco per l’emozione eppure egli parlava con calma, con deliberazione, ma anche con grande sincerità e gravità.

In sostanza egli disse: ‹Vi chiedo di cessare queste critiche. State discutendo una faccenda di cui non sapete assolutamente nulla. In questa sede i freddi fatti della storia non rivestono alcun significato poiché non danno una giusta interpretazione dei fatti. Fu un errore lasciar partire i gruppi dei carretti a mano a stagione inoltrata? Sì. Ma io facevo parte di quel gruppo come ne facevano parte mia moglie e sorella Nellie Unthank di cui avete parlato. Soffrimmo più di quanto potete immaginare e molti di noi morirono per il freddo e la fame, ma avete mai udito un sopravvissuto di quel gruppo emettere una sola parola di critica?…

Ho trainato il mio carretto a mano quando ero così debole e stanco per le malattie e la mancanza di cibo che a malapena riuscivo a mettere un piede davanti all’altro. Ho guardato davanti a me ed ho visto un tratto di terreno sabbioso o una collina e mi sono detto: Potrò arrivare soltanto laggiù e poi dovrò rinunciare, poiché non riuscirò mai a tirare il mio carretto al di là di quell’ostacolo».

Egli continuò: «Sono arrivato al tratto di terreno sabbioso e quando l’ho raggiunto ho sentito il carretto spingere me. Molte volte mi sono voltato per vedere chi stesse spingendo il mio carretto, ma i miei occhi non videro nessuno, e sapevo allora che erano gli angeli di Dio a compiere quell’opera buona.

Mi dispiacque di essere venuto con il gruppo dei carretti a mano? No. Né ho avuto mai a dolermene pure per un minuto durante tutta la mia vita. Il prezzo che pagammo per conoscere Dio era un privilegio per il quale dovevamo pagare e sono grato di avere avuto il privilegio di arrivare quaggiù con il gruppo dei carretti a mano di Martin›».1

Il fuoco purificatore

Qui troviamo pertanto una grande verità. Nel dolore, nell’agonia, nelle imprese eroiche della vita passiamo attraverso un fuoco purificatore e le cose insignificanti della nostra esistenza possono fondersi e scomparire come le scorie per fare della nostra fede una cosa splendente, intatta e forte. In questo modo l’immagine divina può rispecchiarsi nella nostra anima. Fa parte del prezzo per la purificazione richiesto ad alcuni per conoscere Dio. Nelle estreme sofferenze della vita sembriamo in grado di ascoltare meglio i tenui benigni suggerimenti del Divin Pastore.

Nella vita di ogni persona arrivano i giorni dolorosi dell’avversità. Sembra esserci allora una piena misura di angoscia, di dolore e spesso di sofferenza per tutti, inclusi coloro che cercano sinceramente di fare il bene e di essere fedeli. L’apostolo Paolo si riferì in questi termini alle sue prove: «E perché io non avessi ad insuperbire… m’è stata messa una scheggia nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi».2

Quelle spine che pungono, che si infilano nella carne, che feriscono, spesso cambiano una vita che sembrava priva di significato e di speranza. Questo cambiamento si realizza mediante un processo di raffinazione che spesso sembra crudele e duro. In questo modo l’anima può diventare come soffice creta nelle mani del Maestro per edificare una vita di fede, di utilità, di bellezza e di forza. Per alcuni, il fuoco purificatore porta alla perdita della fede in Dio, ma coloro che hanno una prospettiva eterna comprendono che questa raffinazione fa parte del processo di perfezione.

Alma disse: «Un pastore vi [ha] chiamato, e vi st[a] ancora chiamando, ma voi non volete dare ascolto alla sua voce!»3 Nelle nostre angustie, è possibile rinascere di nuovo, rinnovati nel cuore e nello spirito. Non ci lasciamo più trascinare dalla folla, ma godiamo invece la promessa di Isaia del rinnovo della nostra forza e «[ci] alz[iamo] a volo come aquile».4

La dimostrazione della nostra fede precede la testimonianza, poiché Moroni dichiarò: «Non riceverete alcuna testimonianza se non dopo aver dato prova della vostra fede».5 Questa prova di fede può diventare un’esperienza preziosa.

Pietro dichiarò: «Affinché la prova della vostra fede, molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è provato col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo».6 Le prove e le avversità possono costituire una preparazione alla nostra nuova nascita.

Divenire nuove creature

La rinascita dalle avversità spirituali fa di noi nuove creature. Dal Libro di Mosia apprendiamo che tutta l’umanità deve nascere di nuovo, nascere da Dio, cambiare, redimersi e edificarsi per diventare figli e figlie di Dio.7 Il presidente Marion G. Romney (1897–1988), primo consigliere della Prima Presidenza, ha detto di questo meraviglioso potere: «L’effetto su ogni persona è altrettanto simile. Nessuna persona la cui anima sia illuminata dall’ardente Spirito di Dio può rimanere passiva in questo mondo di peccato e di oscure tenebre. Ella è spinta da un impulso irresistibile a prepararsi ad essere un attivo agente di Dio nel favorire la rettitudine e nel liberare la mente degli uomini dalla schiavitù del peccato».8

Questi sentimenti di rinascita furono illustrati come segue dall’anziano Parley P. Pratt (1807–1857) del Quorum dei Dodici Apostoli: «Se mi fosse affidato il compito di rifare il mondo, di abbattere una montagna, di arrivare alle estremità della terra o di attraversare i deserti dell’Arabia, troverei tale compito più facile che il riposo mentre detengo il sacerdozio. Ho ricevuto la santa unzione e non potrò più riposare sino a quando avrò conquistato l’ultimo nemico, distrutto la morte e fatto trionfare la verità».9

Sfortunatamente, alcune delle nostre più grandi tribolazioni sono la conseguenza della nostra stoltezza e delle nostre debolezze e ci colpiscono a causa della nostra negligenza o, peggio ancora, delle nostre trasgressioni. Un elemento basilare per la soluzione di questi problemi è la necessità di ritornare sulla retta via e, se necessario, compiere ognuno dei passi richiesti per arrivare ad un pieno e completo pentimento. Mediante questo grande principio molte cose possono essere compiute in piena rettitudine e molte altre migliorate.

Possiamo rivolgerci ad altri per ottenere un aiuto. Da chi dobbiamo andare? L’anziano Orson F. Whitney (1855–1931) del Quorum dei Dodici Apostoli si pose e rispose a questa domanda:

«A chi dobbiamo rivolgerci in tempi di dolore e di calamità per ottenere aiuto e consolazione?… Vi sono uomini e donne che hanno sofferto e nella loro esperienza di sofferenza hanno raccolto le ricchezze della loro comprensione e delle loro condoglianze da portare come benedizione a coloro che soffrono oggi. Potrebbero essi offrire un simile dono se non avessero sofferto essi stessi?…

Non è questo il proposito di Dio nel causare sofferenze ai Suoi figli? Egli vuole che essi diventino più simili a Lui. Dio ha sofferto assai più di quanto l’uomo abbia mai o mai potrà soffrire, ed è pertanto la più grande fonte di comprensione e di consolazione».10

Prima della nascita del Salvatore, Isaia Lo chiamò «uomo di dolore».11 Parlando di Se stesso in Dottrina e Alleanze, il Salvatore disse: «E queste sofferenze fecero sì che io stesso, Iddio, il più grande di tutti, tremassi per il dolore e sanguinassi da ogni poro, e soffrissi sia nel corpo che nello spirito—e desiderassi di non bere la coppa amara e mi ritraessi».12

Alcuni sono inclini a ritenere che le loro afflizioni sono un castigo. Roy W. Doxey ha dichiarato:

«Il profeta Joseph Smith insegnò che è un concetto errato ritenere che i Santi sfuggiranno a tutti i giudizi, malattie, pestilenze, guerre, ecc., degli ultimi giorni. Di conseguenza, è un principio sacrilego affermare che queste avversità siano dovute alla trasgressione. (Vedere Insegnamenti del profeta Joseph Smith, 125).

Il presidente Joseph F. Smith insegnò che è sciocco ritenere che le malattie e le afflizioni che ci colpiscono sono attribuibili o alla misericordia o all’ira di Dio».13

Paolo comprendeva pienamente questo principio. Riferendosi al Salvatore, egli disse:

«Benché fosse figliuolo, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì;

ed essendo stato reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore d’una salvezza eterna».14

Una cronaca di perseveranza

Per alcuni la sofferenza è una cosa straordinaria. Stillman Pond era un membro del Secondo Quorum dei Settanta a Nauvoo. Era uno dei primi convertiti alla Chiesa, di Hubbardston, Massachusetts. Come molti altri, egli e sua moglie Maria ed i loro figli furono perseguitati e cacciati da Nauvoo. Nel settembre del 1846 essi presero parte alla grande emigrazione verso l’Ovest. L’inverno precoce di quell’anno portò incredibili difficoltà tra le quali si annoverano la malaria, il colera e la tubercolosi. La famiglia fu colpita da tutte e tre queste malattie.

Maria contrasse la tubercolosi e tutti i figli furono colpiti dalla malaria. Tre di essi morirono poco dopo l’arrivo della prima neve. Stillman li seppellì nelle praterie. Le condizioni di salute di Maria peggiorarono a causa del dolore, delle sofferenze e delle febbri malariche. Ella non poté più camminare. Indebolita e ammalata dette alla luce due gemelli. Essi furono chiamati Joseph e Hyrum, e morirono entrambi nel giro di pochi giorni.

La famiglia di Stillman Pond arrivò a Winter Quarters e come molte altre soffrì duramente essendo costretta a vivere sotto una tenda. La morte dei cinque figli durante la traversata delle praterie per arrivare a Winter Quarters non fu che un inizio.

Il diario di Horace K. ed Helen Mar Whitney conferma i seguenti fatti circa quattro altri figli di Stillman Pond che perirono durante l’esodo:

«Mercoledì, 2 dicembre 1846, Laura Jane Pond di 14 anni morì di febbre. Due giorni dopo, venerdì, 4 dicembre 1846, morì sempre di febbre Harriet M. Pond di undici anni. Tre giorni dopo, lunedì 7 dicembre 1846, morì di febbre Abigail A. Pond di diciotto anni. Esattamente quattro settimane dopo, venerdì, 15 gennaio 1847, morì di febbre Lyman Pond di 6 anni».15

Quattro mesi dopo, il 17 maggio 1847, morì anche la moglie, Maria Davis Pond. Durante la traversata delle praterie Stillman Pond perse nove figli e la moglie. Egli diventò un eminente colonizzatore dello Utah e un dirigente nei quorum dei settanta. Pur perdendo questi nove figli e la moglie nella traversata delle praterie, Stillman Pond non perse la sua fede. Egli non rinunciò; continuò sul suo cammino; pagò un pesante prezzo come avevano fatto molti prima di lui e come hanno fatto molti dopo di lui, onde conoscere Dio.

Il Divin Pastore ha un messaggio di speranza, di forza e di liberazione per tutti. Se non ci fosse la notte non apprezzeremmo debitamente il giorno, né potremmo vedere le stelle e la vastità dei cieli. Dobbiamo assaggiare l’amaro insieme al dolce. C’è un proposito divino nelle avversità che incontriamo ogni giorno. Esse ci preparano, ci purificano, ci raffinano e, quindi, ci benedicono.

Quando raccogliamo le rose, spesso scopriamo di non potere evitare le spine che crescono sul loro stelo.

Dal fuoco purificatore può uscire una gloriosa liberazione. Può scaturire una rinascita nobile e duratura. Il prezzo per conoscere Dio sarà stato pienamente pagato. Allora potremo assaggiare una pace sacra, assistere ad un risveglio delle risorse interiori nascoste. Un comodo mantello di rettitudine si stenderà attorno a noi per proteggerci e per tenerci spiritualmente caldi. L’autocommiserazione svanirà nel conteggio delle nostre benedizioni.

Le benedizioni dell’eternità giungeranno sicuramente a coloro che persevereranno durante il processo di purificazione, come il Signore stesso insegnò: «È salvato soltanto colui che persevera fino alla fine».16 Porto testimonianza che Gesù è il Cristo e il Divino Redentore. Egli vive! Sue sono le dolci parole di vita eterna.

Idee per gli insegnanti familiari

Dopo aver pregato ed esservi preparati, condividete questo messaggio impiegando un metodo che incoraggi la partecipazione di coloro cui insegnate. Seguono alcuni esempi.

  1. Mostrate un anello d’oro o una sua immagine. Spiegate come all’inizio l’oro può contenere molte impurità. Descrivete il modo in cui il calore separa le impurità dal metallo prezioso, lasciando l’oro puro e lucente. Paragonate questo processo a quanto ci accade quando superiamo le avversità. Rendete poi testimonianza di ciò che l’apostolo Pietro insegnò: «La prova della vostra fede… [è] molto più preziosa dell’oro che perisce».

  2. Chiedete ai familiari di suggerirvi dei motivi per cui nella vita soffriamo. Leggete una storia sui pionieri. Esaminate in che modo questi pionieri sono stati un esempio di purificazione raggiunta tramite le afflizioni. Chiedete alle persone a chi, come i pionieri, dovrebbero guardare nei momenti critici. Portate testimonianza del fatto che il Salvatore è il Consigliere migliore.

  3. Elencate le benedizioni che scaturiscono dalle tribolazioni leggendo ad alta voce la parte del messaggio intitolata «Una cronaca di perseveranza». Chiedete ai familiari di parlare delle benedizioni che hanno ricevuto grazie alle difficoltà.

Note

  1. «Pioneer Women», Relief Society Magazine, gennaio 1948, 8.

  2. 2 Corinzi 12:7.

  3. Alma 5:37.

  4. Isaia 40:31.

  5. Ether 12:6.

  6. 1 Pietro 1:7.

  7. Vedere Mosia 27:24–27.

  8. Conference Report, ottobre 1941, 89.

  9. Deseret News, 30 aprile 1853, 2.

  10. «A Lesson from the Book of Job», Improvement Era, novembre 1918, 7.

  11. Isaia 53:3.

  12. DeA 19:18.

  13. The Doctrine and Covenants Speaks (1970), 2:373; vedere anche Joseph F. Smith, Gospel Doctrine, 5ª edizione (1939), 56–57.

  14. Ebrei 5:8–10.

  15. «Stillman Pond, a Biographical Sketch», Leon Y. e H. Ray Pond, in Sterling Forsyth, Histories, Archivi della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, 4.

  16. DeA 53:7.