Un cuore spezzato e uno spirito contrito
Chi ha un cuore spezzato e uno spirito contrito è disposto a fare qualsiasi cosa che Dio gli chieda.
Quanto voglio bene all’anziano Joseph B. Wirthlin! Il poeta Rudyard Kipling scrisse le seguenti parole nel 1897, come ammonimento all’Impero Britannico contro l’orgoglio:
Ogni tumulto e grido muor,
duci e soldati se ne van,
resta il contrito ed umil cuor
come olocausto a Te, Sovran.
(«Tu degli eserciti Signor», Inni [1975: prima edizione], 49).
Quando Kipling parlò di un contrito ed umil cuor come olocausto, forse aveva in mente le parole di re Davide nel Salmo 51: «I sacrifizi di Dio sono lo spirito rotto; o Dio, tu non sprezzi il cuor rotto e contrito» (versetto 17). Le parole di Davide mostrano che anche ai tempi dell’Antico Testamento il popolo del Signore comprendeva che il suo cuore doveva essere dato a Dio, che gli olocausti da soli non erano abbastanza.
I sacrifici richiesti durante la dispensazione mosaica indicavano simbolicamente il sacrificio espiatorio del Messia, il solo che potesse riconciliare l’uomo del peccato con Dio. Come insegnò Amulec: «Ecco, questo è l’intero significato della legge; ogni più piccola parte sta a indicare quel grande e ultimo sacrificio… del Figlio di Dio» (Alma 34:14).
Dopo la risurrezione, Gesù Cristo dichiarò al popolo del Nuovo Mondo:
«I vostri sacrifici e i vostri olocausti cesseranno, poiché non [li] accetterò più…
E mi offrirete in sacrificio un cuore spezzato e uno spirito contrito. E chiunque verrà a me con cuore spezzato… lo battezzerò con il fuoco e con lo Spirito Santo» (3 Nefi 9:19–20).
Che cos’è un cuore spezzato e uno spirito contrito? E perché è considerato un sacrificio?
Come in tutte le cose, la vita del Salvatore ci offre l’esempio perfetto: sebbene Gesù di Nazaret fosse completamente senza peccato, Egli visse con un cuore spezzato e uno spirito contrito, come manifestato nella Sua sottomissione alla volontà del Padre. «Perché son disceso dal cielo per fare non la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato» (Giovanni 6:38). Ai Suoi discepoli Egli disse: «Imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore» (Matteo 11:29). Quando giunse il momento di rendere il sacrificio supremo, parte essenziale dell’Espiazione, Cristo non rifiutò di bere dalla coppa amara, ma si sottomise completamente alla volontà di Suo Padre.
La perfetta sottomissione del Salvatore al Padre Eterno è l’essenza stessa di un cuore spezzato e di uno spirito contrito. L’esempio di Cristo ci insegna che un cuore spezzato è un attributo eterno della divinità. Quando il nostro cuore è spezzato, noi siamo completamente aperti allo Spirito di Dio e riconosciamo la nostra dipendenza da Lui per tutto ciò che abbiamo e che siamo. Questo sacrificio implica la rinuncia all’orgoglio in tutte le sue forme. Come l’argilla malleabile nelle mani dell’abile vasaio, chi ha il cuore spezzato può essere modellato e plasmato nelle mani del Maestro.
Un cuore spezzato e uno spirito contrito sono anche condizioni che precedono il pentimento. Lehi insegnò:
«Pertanto la redenzione viene nel Santo Messia e tramite lui…
Ecco, egli offre se stesso quale sacrificio per il peccato, per rispondere ai fini della legge, per tutti coloro che hanno un cuore spezzato e uno spirito contrito; e per nessun altro è possibile rispondere ai fini della legge» (2 Nefi 2:6–7).
Quando pecchiamo e desideriamo il perdono, avere un cuore spezzato e uno spirito contrito significa provare «la tristezza secondo Dio» che «produce un ravvedimento» (2 Corinzi 7:10). Ciò accade quando il nostro desiderio di essere purificati dal peccato è talmente intenso che il nostro cuore soffre per il dolore e siamo determinati a sentirci in pace con il nostro Padre celeste. Chi ha un cuore spezzato e uno spirito contrito è disposto a fare qualsiasi cosa che Dio gli chieda senza opporre resistenza o senza alcun risentimento. Cessiamo di fare le cose a modo nostro e impariamo a farle alla maniera di Dio. In tale condizione di sottomissione, l’Espiazione può avere effetto e può avvenire il vero pentimento. Il penitente allora proverà il potere santificante dello Spirito Santo, che lo riempirà di pace di coscienza e della gioia della riconciliazione con Dio. Nella splendida combinazione degli attributi divini, lo stesso Dio che ci insegna a camminare con un cuore spezzato ci invita a rallegrarci e a stare di buon animo.
Quando abbiamo ricevuto il perdono dei peccati, un cuore spezzato serve come scudo divino contro la tentazione. Nefi pregò: «Possano le porte dell’inferno essere sempre chiuse dinanzi a me, perché il mio cuore è spezzato e il mio spirito è contrito!» (2 Nefi 4:32). Re Beniamino insegnò al suo popolo che se avessero camminato in umiltà, avrebbero gioito e sarebbero stati «riempiti dell’amore di Dio, e [avrebbero mantenuto] sempre la remissione dei… peccati» (Mosia 4:12). Quando concediamo il nostro cuore a Dio, le attrazioni del mondo perdono il loro fascino.
C’è un’altra dimensione del cuore spezzato: la profonda gratitudine per le sofferenze che Cristo patì per noi. Nel Getsemani il Salvatore «discese al di sotto di tutte le cose» (DeA 88:6) quando portò il fardello del peccato di tutti gli uomini. Sul Golgota Egli «ha dato se stesso alla morte» (Isaia 53:12), e il Suo gran cuore si è letteralmente spezzato per l’amore totale per i figli di Dio. Quando ricordiamo il Salvatore e le Sue sofferenze, anche il nostro cuore si strugge di gratitudine per Colui che è l’Unto.
Se Gli diamo in sacrificio tutto ciò che abbiamo e siamo, il Signore riempirà il nostro cuore con la pace. Egli «fasc[erà]quelli che hanno il cuore rotto» (Isaia 61:1) e adornerà la nostra vita con l’amore di Dio, «dolce più di tutto ciò che è dolce… e puro più di tutto ciò che è puro» (Alma 32:42). Di questo sono testimone nel nome di Gesù Cristo. Amen.