Fasciare i cuori spezzati
Negli anni ’90 il mio lavoro all’interno della Chiesa mi portò in Africa, dove avevo l’incarico di aiutare le iniziative di soccorso in Burundi, Ruanda e Somalia. Quello fu uno sconvolgente periodo di carestia, violenza e guerra, e la sofferenza era tremenda.
Migliaia di persone erano in campi profughi; centinaia di bambini orfani vivevano in ripari rudimentali che avevano costruito da sé; il colera, il tifo e la malnutrizione erano sempre presenti. Il tanfo dei rifiuti e dei morti andavano ad acuire lo stato di disperazione.
Mi sentii spinto ad offrire tutto l’aiuto che potevo. La Chiesa lavorava con il Comitato internazionale della Croce Rossa e con altre organizzazioni, ma a volte non potevo fare a meno di domandarmi se il nostro intervento stava facendo la differenza dinanzi ad atrocità e tragedie così estese. Era difficile scrollarsi di dosso i sentimenti di impotenza e scoraggiamento e spesso, quando mi coricavo alla notte, piangevo.
Fu durante questo periodo sconfortante che un passo delle Scritture assunse una dimensione più profonda per me. Citando Isaia, ci dice che il Salvatore fu “unto per fasciare chi ha il cuore spezzato, per proclamare la libertà ai prigionieri, e l’apertura del carcere a coloro che erano legati” (DeA 138:42).
Avevo visto e parlato con molte persone che avevano il “cuore spezzato” nei modi più strazianti. Avevano perso i loro cari, le loro case e la tranquillità della loro vita. Tuttavia, molti di loro davano segno di essere stati “fasciati”. Ad esempio, spesso quando ci avvicinavamo a una casa di fortuna, gli occupanti ci chiedevano: “Potete pregare con noi?” La gente sembrava trovare felicità e pace nel supplicare il Signore.
Naturalmente, non possiamo ricercare gli effetti dell’Espiazione solamente in questa vita; si estendono oltre. So che ci sarà una redenzione dei morti e una risurrezione per tutti grazie al Salvatore. Il dolore che proviamo in questa vita, per quanto intenso, verrà alleviato e guarito tramite l’Espiazione.
Mormon e Moroni, che vissero in tempi di grandi massacri e morte, scrissero dell’avere una speranza incentrata su un Dio amorevole, la cui misericordia e giustizia superano qualsiasi comprensione (vedere ad esempio Moroni 7:41–42). Aver studiato le dichiarazioni di questi profeti sostenne la mia fede. Quando mi domandavo se il nostro impegno stava facendo la differenza, sentivo la rassicurazione che la grazia del Salvatore è il potere ultimo di redenzione. I nostri migliori sforzi possono essere limitati, ma il Suo operato è infinito ed eterno.
È indubbio che le condizioni del mondo portino a diverse forme di disperazione, ma nessuna va oltre la capacità di guarigione del Redentore. Tutti noi possiamo avere la sicura speranza che mediante l’Espiazione di Cristo il nostro cuore può essere fasciato e guarito. Con questa consapevolezza, potei continuare il mio lavoro, sapendo che il Suo operato va sempre a buon fine.