Io? Un bullo?
L’autrice vive nello Utah, USA.
“Siate invece gli uni verso gli altri benigni” (Efesini 4:32).
Era stata un’ottima giornata a scuola. Jeff aveva passato la ricreazione a giocare a draghi con il suo migliore amico, Ben. Dopo due anni nella sua nuova scuola, Jeff era felice di avere finalmente un migliore amico. A Ben piacevano le stesse cose di Jeff e avevano sempre molto di cui parlare.
Quando Jeff tornò a casa, vide la mamma che lo aspettava. Non pareva per nulla contenta. Il sorriso di Jeff si spense. “Jeff”, disse la mamma, “ho ricevuto una telefonata dalla preside oggi. Ha detto che hai fatto il bullo con un bambino della tua classe”.
“Non è vero!”, disse Jeff. Sapeva che era sbagliato fare il bullo con gli altri. Un bullo faceva sentire le persone tristi e impaurite. Jeff non aveva mai fatto niente del genere.
“Sei sicuro?”, chiese la mamma. Fece spazio a Jeff sul divano. “La preside ha detto che tu e Ben dite a Sam di andare via, che non fa parte del vostro gruppo e che non può entrare fino a che non salta dalla cima dello scivolo”.
Jeff guardò in basso. Sam chiedeva di giocare con loro quasi ogni giorno. Ben, però, era il suo migliore amico e a loro piaceva giocare da soli. Questo non significava che lui era stato un bullo, giusto?
“Non va bene che io e Ben giochiamo da soli?”, chiese Jeff. Non sembrava giusto che qualcuno lo chiamasse bullo solo per aver giocato con il suo migliore amico.
“Voi due potete comunque passare un sacco di tempo assieme, ma quando c’è Sam è sbagliato farlo sentire escluso e solo. La preside ha detto che hai offeso Sam perché non voleva saltare dallo scivolo”.
“Non è vero!”, disse Jeff. Ben, però, l’aveva fatto e lui aveva riso.
“Ti ricordi come ti sentivi quando ci siamo trasferiti qui?”, chiese la mamma.
Jeff disse di sì con la testa. A scuola era molto solo all’inizio. Aveva pregato molto per trovare un buon amico.
“Che cosa vorresti che avessero fatto le persone?”, chiese la mamma.
“Avrei voluto che mi invitassero a giocare durante la ricreazione oppure a sedermi con loro a pranzo”.
“Non è bello che tu abbia un buon amico adesso?”, disse la mamma. “Tu puoi essere una persona che aiuta quelli che sono soli, come eri tu una volta. Voglio darti una sfida. Domani voglio che tu scopra tre cose belle di Sam. Poi me le dirai dopo la scuola”.
“Credo di poterlo fare”, disse Jeff, fissandosi le scarpe. Non voleva essere un bullo. Voleva essere gentile come Gesù. Domani avrebbe potuto dire a Sam che gli dispiaceva e a Ben che voleva giocare anche con Sam.
“Hei”, disse la mamma, sollevando il mento a Jeff. “Sei un bambino bravo e gentile. Sam sarebbe fortunato ad averti come amico. E sai una cosa? Scommetto che scoprirai di essere fortunato anche tu ad avere Sam come amico”.
Jeff sorrise un po’. Ben poteva ancora essere il suo migliore amico. Non era male avere anche un altro amico.