La nascita della Chiesa di Cristo
Questo è il sesto capitolo della nuova storia in stile narrativo della Chiesa in quattro volumi intitolata Santi – La storia della Chiesa di Gesù Cristo negli ultimi giorni. Il libro è disponibile in 14 lingue in formato cartaceo, nella sezione Storia della Chiesa dell’applicazione Biblioteca evangelica e su santi.lds.org. I capitoli precedenti sono stati pubblicati nei numeri scorsi e sono disponibili in 47 lingue nell’applicazione Biblioteca evangelica e sul sito santi.lds.org.
A inizio luglio del 1828, col manoscritto in mano, Joseph sapeva che il Signore voleva che pubblicasse il Libro di Mormon e ne diffondesse il messaggio in lungo e in largo. Lui e la sua famiglia però non sapevano nulla dell’attività editoriale. Doveva tenere al sicuro il manoscritto, trovare un tipografo e in qualche modo far arrivare il libro nelle mani di persone disposte a considerare la possibilità di una nuova Scrittura.
Inoltre, pubblicare un libro lungo come il Libro di Mormon non sarebbe stato a buon mercato. La situazione finanziaria di Joseph non era migliorata da quando aveva iniziato la traduzione, e tutto il denaro guadagnato era servito a provvedere alla sua famiglia. Lo stesso valeva per i suoi genitori, che erano ancora poveri contadini che lavoravano una terra di cui non erano i proprietari. L’unico amico di Joseph che poteva finanziare il progetto era Martin Harris.
Joseph si mise subito al lavoro. Prima di completare la traduzione, aveva fatto domanda per ottenere i diritti d’autore allo scopo di proteggere il testo da chiunque volesse tentare un furto o un plagio.1 Con l’aiuto di Martin, Joseph cominciò anche a cercare un tipografo che accettasse di pubblicare il libro.
Si rivolsero per primo a Egbert Grandin, un tipografo di Palmyra coetaneo di Joseph. Dapprima Grandin rifiutò la proposta, ritenendo che il libro fosse una frode. Imperturbati, Joseph e Martin continuarono a cercare e trovarono un tipografo disponibile in una città vicino. Prima di accettare la sua offerta, però, tornarono a Palmyra per chiedere un’altra volta a Grandin se volesse pubblicare il libro.2
Questa volta Grandin sembrò più disposto ad accettare il progetto, ma voleva essere pagato in anticipo tremila dollari per stampare e rilegare cinquemila copie. Martin aveva già promesso di contribuire a finanziare la stampa, ma per avere tutto quel denaro si rese conto che avrebbe forse dovuto ipotecare la sua fattoria. Quello fu un enorme fardello per Martin, ma sapeva che nessuno degli altri amici di Joseph poteva aiutarlo finanziariamente.
Afflitto, Martin cominciò a dubitare che finanziare il Libro di Mormon fosse una buona idea. Possedeva una delle migliori fattorie della zona. Se avesse ipotecato la sua terra, avrebbe rischiato di perderla. La ricchezza che aveva acquisito in una vita intera sarebbe potuta scomparire in un istante se il Libro di Mormon non avesse venduto bene.
Martin espresse a Joseph le sue preoccupazioni e gli chiese di ricercare una rivelazione per lui. In risposta, il Salvatore parlò del Suo sacrificio nel fare la volontà di Suo Padre, a prescindere dal prezzo da pagare. Egli descrisse la Sua estrema sofferenza mentre pagava il prezzo del peccato in modo che tutti potessero pentirsi ed essere perdonati. Poi comandò a Martin di sacrificare i propri interessi per realizzare il piano di Dio.
“Non concupire i tuoi beni”, disse il Signore, “ma [danne] generosamente per stampare il Libro di Mormon”. Il Signore rassicurò Martin che il libro conteneva la vera parola di Dio, e che avrebbe aiutato altri a credere nel Vangelo.3
Anche se i vicini non avrebbero compreso la sua decisione, Martin obbedì al Signore e ipotecò la sua fattoria a garanzia del pagamento.4
Grandin firmò un contratto e iniziò a organizzare l’imponente progetto.5 Joseph aveva tradotto il testo del Libro di Mormon in tre mesi, assistito da uno scrivano alla volta. Grandin e una dozzina di uomini impiegarono sette mesi per stampare e rilegare le prime copie dell’opera composta da 590 pagine.6
Nell’ottobre del 1829, dopo aver incaricato il tipografo, Joseph tornò a Harmony per lavorare nella sua fattoria e stare con Emma. Oliver, Martin e Hyrum nel frattempo avrebbero supervisionato la stampa e avrebbero mandato a Joseph regolari aggiornamenti sui progressi di Grandin.7
Ricordando la disperazione che aveva provato dopo aver perso le prime pagine che aveva tradotto, Joseph chiese a Oliver di copiare il manoscritto del Libro di Mormon pagina per pagina, per farne un duplicato da dare al tipografo in modo da aggiungere la punteggiatura nella composizione dei caratteri.8
A Oliver piacque copiare il libro, e le lettere che scrisse a quel tempo ne riprendevano ampiamente la terminologia. Facendo eco a Nefi, Giacobbe e Amulec del Libro di Mormon, Oliver scrisse a Joseph della sua gratitudine per l’Espiazione infinita di Cristo.
“Quando inizio a scrivere della misericordia di Dio”, disse a Joseph, “non so quando fermarmi, ma poi il tempo e la carta vengono meno”.9
Lo stesso spirito attrasse altri verso il Libro di Mormon mentre era in fase di stampa. Thomas Marsh, un ex apprendista tipografo, aveva cercato di trovare il suo posto in altre chiese, ma nessuna di esse sembrava predicare il vangelo che trovava nella Bibbia. Credeva che presto sarebbe sorta una nuova chiesa che avrebbe insegnato la verità restaurata.
Quell’estate, Thomas si sentì guidato dallo Spirito a percorrere centinaia di chilometri dalla sua casa di Boston fino alla parte occidentale dello Stato di New York. Stette tre mesi in quell’area prima di rimettersi in viaggio verso casa, incerto del perché avesse viaggiato così lontano. Durante una sosta nel viaggio di ritorno, però, la sua locandiera gli chiese se avesse sentito parlare del “libro d’oro” di Joseph Smith. Thomas disse alla donna di no e si sentì spinto a saperne di più.
Ella gli disse di parlarne con Martin Harris e lo indirizzò a Palmyra. Thomas vi andò immediatamente e trovò Martin alla tipografia Grandin. Il tipografo gli diede sedici pagine del Libro di Mormon, e Thomas le portò a Boston, ansioso di condividere quel primo assaggio della sua nuova fede con la moglie Elizabeth.
Elizabeth lesse le pagine e credette anch’ella che fossero l’opera di Dio.10
Quell’autunno, mentre gli stampatori facevano costanti progressi sul Libro di Mormon, un ex giudice di nome Abner Cole iniziò a pubblicare un giornale presso la tipografia di Grandin. Lavorando di notte nel negozio, dopo che lo staff di Grandin andava a casa, Abner aveva accesso alle pagine stampate del Libro di Mormon, che non era ancora stato rilegato o preparato per la vendita.
Abner cominciò presto a farsi beffe della “Bibbia d’oro” nel suo giornale, e durante l’inverno stampò estratti del libro insieme a commenti sarcastici.11
Quando Hyrum e Oliver vennero a sapere ciò che stava facendo Abner, lo affrontarono. “Che diritto ha di stampare il Libro di Mormon in questo modo?”, pretese di sapere Hyrum. “Non sa che abbiamo ricevuto i diritti d’autore?”.
“Non è affar vostro”, disse Abner. “Ho l’uso della tipografia e stampo ciò che voglio”.
“Le vieto di stampare altro di quel libro sul suo giornale”, disse Hyrum.
“Non mi importa”, affermò Abner.
Incerti sul da farsi, Hyrum e Oliver mandarono a informare Joseph a Harmony, il quale tornò immediatamente a Palmyra. Trovò Abner nell’ufficio della tipografia che leggeva con noncuranza il suo giornale.
“Sembra un gran lavoratore”, disse Joseph.
“Come va, signor Smith?”, rispose seccamente Abner.
“Signor Cole”, continuò Joseph, “il Libro di Mormon e il diritto alla sua pubblicazione appartengono a me, e io le vieto di intromettersi”.
Abner gettò via il suo cappotto e si tirò su le maniche. “Vuole lottare, signore?”, sbraitò stringendo i pugni. “Se vuole battersi, si faccia avanti”.
Joseph sorrise. “Sarà meglio che si rimetta il cappotto”, disse. “Fa freddo e io non mi batterò con lei”. Poi continuò con calma: “Ma deve smetterla di stampare il mio libro”.
“Se crede di essere l’uomo migliore”, disse Abner, “si tolga la giacca e lo dimostri”.
“Esiste la legge”, rispose Joseph, “e la scoprirà, se non l’ha fatto prima. Ma io non mi batterò con lei, perché non porterebbe a nulla di buono”.
Abner sapeva di non essere dalla parte della legge. Si calmò e smise di stampare brani del Libro di Mormon nel suo giornale.12
Solomon Chamberlin, un predicatore che si stava dirigendo in Canada, venne a sapere per la prima volta della “Bibbia d’oro” da una famiglia presso cui era stato ospite nei pressi di Palmyra. Come Thomas Marsh, per tutta la vita era passato da una chiesa all’altra, rimanendo tuttavia insoddisfatto di ciò che osservava. Alcune chiese predicavano i principi evangelici e credevano nei doni spirituali, ma non avevano i profeti di Dio o il Suo sacerdozio. Solomon riteneva che sarebbe giunto il momento in cui il Signore avrebbe portato alla luce la Sua chiesa.
Mentre ascoltava la famiglia che gli parlava di Joseph Smith e delle tavole d’oro, Solomon si sentì elettrizzato da capo a piedi, e decise di trovare gli Smith e di saperne di più sul libro.
Si diresse verso la casa degli Smith e incontrò Hyrum sulla porta. “Pace a questa casa”, disse Solomon.
“Spero che ci sia pace”, rispose Hyrum.
“Qui c’è qualcuno”, chiese Solomon, “che crede in visioni o rivelazioni?”.
“Sì”, disse Hyrum, “questa è una casa di visionari”.
Solomon raccontò a Hyrum di una visione che aveva avuto anni prima. In essa, un angelo aveva detto che Dio non aveva una chiesa sulla terra, ma che presto ne sarebbe sorta una che avrebbe avuto potere come la chiesa antica degli apostoli. Hyrum e gli altri presenti in casa compresero ciò che Solomon diceva e gli dissero che condividevano la sua credenza.
“Vorrei che mi faceste conoscere alcune delle vostre scoperte”, disse Solomon. “Credo di poterle accogliere”.
Hyrum lo invitò a restare nella fattoria degli Smith come ospite e gli mostrò il manoscritto del Libro di Mormon. Solomon lo studiò per due giorni e andò con Hyrum alla tipografia di Grandin, dove uno stampatore gli diede sessantaquattro pagine. Con le pagine non rilegate in mano, Solomon proseguì verso il Canada, predicando lungo il cammino tutto ciò che sapeva della nuova fede.13
Entro il 26 marzo 1830 le prime copie del Libro di Mormon erano state rilegate ed erano disponibili per la vendita al piano terra della tipografia Grandin. Erano rilegate saldamente in pelle di vitello marrone e profumavano di cuoio e colla, carta e inchiostro. Le parole Book of Mormon apparivano sulla costa del libro in lettere dorate.14
Lucy Smith fece tesoro delle sue nuove Scritture e le considerò un segno che Dio presto avrebbe riunito i Suoi figli e avrebbe restaurato la Sua antica alleanza. Il frontespizio dichiarava che lo scopo del libro era mostrare le grandi cose che Dio aveva fatto per il Suo popolo in passato, estendere le stesse benedizioni al Suo popolo oggi e convincere tutto il mondo che Gesù Cristo era il Salvatore del mondo.15
In fondo al libro c’erano le testimonianze dei Tre testimoni e degli Otto testimoni, i quali dicevano al mondo di aver visto le tavole e di sapere che la traduzione era vera.16
Malgrado queste testimonianze Lucy sapeva che alcune persone ritenevano che il libro fosse un’invenzione. Molti dei suoi vicini credevano che la Bibbia rappresentasse una scrittura sufficiente per loro, senza rendersi conto che Dio aveva benedetto più di una nazione con la Sua parola. Sapeva che alcune persone rifiutavano il suo messaggio perché credevano che Dio avesse parlato una volta al mondo ma che non lo avrebbe più fatto.
Per queste e altre ragioni, la maggior parte delle persone a Palmyra non comprò il libro.17 Alcuni però ne studiarono le pagine, sentirono il potere dei suoi insegnamenti e si misero in ginocchio per chiedere al Signore se fosse vero. La stessa Lucy sapeva che il Libro di Mormon era la parola di Dio e voleva condividerlo con gli altri.18
Subito dopo la pubblicazione del Libro di Mormon, Joseph e Oliver si prepararono per organizzare la Chiesa di Gesù Cristo. Molti mesi prima, gli antichi apostoli del Signore Pietro, Giacomo e Giovanni erano apparsi e avevano conferito loro il Sacerdozio di Melchisedec, come promesso da Giovanni Battista. Questa ulteriore autorità permetteva a Joseph e Oliver di conferire il dono dello Spirito Santo a coloro che battezzavano. Pietro, Giacomo e Giovanni li avevano anche ordinati per essere apostoli di Gesù Cristo.19
Circa in quel periodo, mentre stavano nella casa dei Whitmer, Joseph e Oliver avevano pregato per avere maggior conoscenza su questa autorità. In risposta, la voce del Signore comandò loro di ordinarsi a vicenda anziani della Chiesa, ma non prima che i credenti avessero acconsentito a seguirli come dirigenti della Chiesa del Signore. Fu anche detto loro di ordinare altri dirigenti della Chiesa e di conferire il dono dello Spirito Santo a coloro che erano stati battezzati.20
Il 6 aprile 1830, Joseph e Oliver si incontrarono nella casa dei Whitmer per obbedire al comandamento del Signore e organizzare la Sua Chiesa. Per ottemperare ai requisiti previsti dalla legge, scelsero sei persone perché diventassero i primi membri della nuova Chiesa. Inoltre circa quaranta donne e uomini affollavano l’interno e i dintorni della piccola casa per essere testimoni dell’evento.21
Obbedendo alle istruzioni ricevute in precedenza dal Signore, Joseph e Oliver chiesero alla congregazione di sostenerli come dirigenti nel regno di Dio e di indicare se credevano che fosse giusto per loro organizzarsi come Chiesa. Ogni membro della congregazione diede il consenso, e Joseph pose le sue mani sul capo di Oliver e lo ordinò anziano della Chiesa. Poi si scambiarono il posto e Oliver ordinò Joseph.
Successivamente, somministrarono il pane e il vino del sacramento in ricordo dell’Espiazione di Cristo. Poi imposero le mani su coloro che avevano battezzato, confermandoli membri della Chiesa e conferendo loro il dono dello Spirito Santo.22 Lo Spirito del Signore fu riversato sui presenti alla riunione, e alcuni membri della congregazione iniziarono a profetizzare. Altri lodarono il Signore e tutti gioirono insieme.
Joseph ricevette anche la prima rivelazione rivolta al corpo della nuova Chiesa. “Ecco, ci sarà un registro tenuto fra voi”, comandò il Signore, ricordando al Suo popolo di scrivere la sua storia sacra, di preservare un resoconto delle loro azioni e di testimoniare del ruolo di Joseph come profeta, veggente e rivelatore.
“Io l’ho ispirato a promuovere la causa di Sion con grande potere di fare il bene”, dichiarò il Signore. “Poiché accoglierete la sua parola come se fosse dalla mia propria bocca, in tutta pazienza e fede. Poiché, se fate queste cose, le porte dell’inferno non prevarranno contro di voi”.23
Più tardi, Joseph stette in piedi vicino a un corso d’acqua e fu testimone del battesimo di sua madre e di suo padre nella Chiesa. Dopo anni in cui avevano preso strade diverse alla ricerca della verità, alla fine furono uniti nella fede. Quando suo padre riemerse dall’acqua, Joseph lo prese per mano, lo aiutò a salire sulla sponda e lo abbracciò.
“Dio mio”, esclamò, nascondendo il volto nel petto del padre, “ho vissuto fino a vedere mio padre battezzato nella vera Chiesa di Gesù Cristo!”.24
Quella sera Joseph uscì furtivamente per recarsi in un bosco vicino, col cuore che scoppiava per l’emozione. Voleva stare da solo, lontano da amici e familiari. Nei dieci anni dalla sua Prima Visione, egli aveva visto i cieli aprirsi, sentito lo Spirito di Dio ed era stato istruito da angeli. Aveva anche peccato e perso il suo dono, per poi pentirsi e ricevere la misericordia di Dio, e tradurre il Libro di Mormon per il Suo potere e la Sua grazia.
Ora Gesù Cristo aveva restaurato la Sua chiesa e autorizzato Joseph a detenere lo stesso sacerdozio che avevano avuto gli apostoli nell’antichità quando portavano il Vangelo al mondo.25 La felicità che provava era troppo per lui, e quando Joseph Knight e Oliver lo trovarono più tardi, quella sera, stava singhiozzando.
La sua felicità era completa. L’opera era iniziata.26