2019
La Società di Soccorso: un rifugio durante la tempesta
Ottobre 2019


La Società di Soccorso: un rifugio durante la tempesta

Il 31 dicembre 2018 ho perso mia madre. Improvvisamente si è sentita male e nel giro di pochi minuti è morta.

Se perdere una persona cara è tragico anche dopo una lunga malattia, perdere qualcuno improvvisamente, senza aspettarselo, è devastante.

Quello che doveva essere un giorno di festa e di propositi per il nuovo anno si è trasformato in un giorno triste e senza senso.

Quel giorno, i preparativi per il Capodanno sono stati sostituiti dall’organizzazione per il funerale. A casa, al posto di amici e parenti, c’erano gli addetti delle pompe funebri.

Non mi sono resa conto della realtà di tutto ciò che stava capitando fino a quando non mi sono ritrovata da sola a riflettere su dove fosse mia madre in quel momento.

Nonostante mia madre non fosse mai sola e fosse circondata dall’affetto dei suoi due figli, i rimpianti di non aver fatto una passeggiata in più, una chiacchierata in più o altre piccole e grandi cose, sono arrivati inesorabili con il loro carico di dolore e dispiacere.

Che cosa le avevo detto l’ultima volta che l’avevo vista? Ero andata di fretta come sempre? Forse.

Poco dopo il funerale, mentre ero da sola nel suo appartamento sono stata assalita dai ricordi e dal dolore. Sono stata invasa da tutto ciò che comportava la sua perdita, anche da un punto di vista prettamente organizzativo. Come sarei riuscita a mettere a posto tutte le cose di mia madre quando il solo stare lì a casa sua era estremamente difficile?

Come avrei gestito tutto quanto continuando a lavorare a tempo pieno e con l’apertura al pubblico del Tempio di Roma alle porte specie ora che mio fratello era dovuto partire per Milano per il suo nuovo lavoro?

Quello stesso giorno ho ricevuto una telefonata da una cara amica e sorella della Società di Soccorso del mio rione.

Non ho dovuto sforzarmi di spiegare né la mia incapacità emotiva di liberare l’appartamento di mia madre né l’impossibilità temporale per via del mio lavoro. La mia amica mi aveva chiamata proprio per offrirmi il suo aiuto perché sentiva che ne avevo bisogno.

Nel giro di una settimana ha impacchettato tutto e pulito l’intero appartamento! Ancora oggi a distanza di qualche mese continuo a pensare a quante benedizioni ho ricevuto in quel periodo. Al mio rientro in ufficio, dopo il funerale, ho trovato bigliettini d’affetto e un cestino di “beni di conforto” (cioccolata e altre cose buone) sulla mia scrivania. Durante il lavoro sono stata circondata di tante attenzioni da tutti quanti. Ero senza parole.

Nei giorni precedenti il funerale e per i giorni successivi non sono mai stata da sola. Se non era un messaggio tramite WhatsApp a scaldarmi il cuore lo era una visita improvvisata anche solo per un abbraccio a metà mattina durante il lavoro.

Per non parlare delle passeggiate a fine giornata e tanti altri grandi gesti di solidarietà e affetto e soprattutto di aiuto concreto.

Mi sono resa conto che la Società di Soccorso, le mie sorelle ministranti e le mie amiche (la maggior parte membri della Chiesa) hanno ruotato costantemente intorno a me. Sono state il mio rifugio durante la tempesta fino a quando il Signore, con la Sua possente voce e il Suo grande amore non ha acquietato la tempesta dicendo: “Calmati” (Vedere Marco 5:39). E la Sua pace ha preso posto nel mio cuore.

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