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Come affrontare le difficoltà nel matrimonio
Suggerimenti da mettere in pratica
A seconda delle tue necessità e circostanze, metti in pratica uno o entrambi i seguenti suggerimenti:
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Nell’incarico di lettura di seguito riportato, l’anziano Lynn G. Robbins descrive «una ricetta per i disastri». Leggi la sua descrizione riportata su questa pagina. Poi scrivi la ricetta per avere armonia in casa. Determina quali «ingredienti» includeresti nella ricetta.
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Assumiti l’impegno di affrontare i problemi con pazienza e amore piuttosto che in modo adirato. Decidi qualcosa da fare che può aiutarti a ricordare questo impegno. Ad esempio, potresti mettere una moneta o un altro piccolo oggetto nella scarpa o tenere un appunto in tasca.
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Se hai la possibilità di consultare il Manuale ausiliario per la serata familiare (31106), leggi «Come risolvere i disaccordi nel matrimonio» pagg. 278–279. Se sei sposato, leggi e discuti questo materiale con il coniuge.
Incarico di lettura
Studia il seguente articolo. Se sei sposato, leggilo e discutilo insieme al coniuge.
Libero arbitrio e ira
Anziano Lynn G. Robbins
Membro dei Settanta
Satana incita i componenti della famiglia a contendere con ira l’uno con l’altro
«Ho una famiglia che ogni dì mi dona tanto amor». Questa è la speranza di ogni bambino, espressa nelle parole di uno dei nostri inni («Le famiglie sono eterne», Inni, No. 189; corsivo dell’autore).
Dal proclama sulla famiglia impariamo che «la famiglia è il cardine del piano del Creatore…» e che «marito e moglie hanno la solenne responsabilità di amarsi e sostenersi reciprocamente…» e «il sacro dovere di allevare i loro figli nell’amore e nella rettitudine…» («La famiglia, un proclama al mondo», La Stella, gennaio 1996, 116–117).
La famiglia è anche l’obiettivo principale di Satana. Egli muove guerra contro la famiglia. Uno dei suoi schemi di comportamento consiste nell’insinuarsi abilmente e con astuzia dietro le linee nemiche per entrare nella casa e nella vita dei cittadini.
Egli danneggia e spesso distrugge le famiglie dentro le mura stesse delle loro case. La sua strategia è quella di destare l’ira tra i componenti della famiglia. Satana è «il padre delle contese», e «incita i cuori degli uomini a contendere con ira l’uno con l’altro» (3 Nefi 11:29; corsivo dell’autore). Il verbo incita è come una ricetta del disastro: fate cuocere a calore moderato, aggiungete alcune parole cattive, portate a ebollizione, continuate a mescolare sino a quando si rapprende, lasciate raffreddare e fate riposare per qualche giorno; servire fredda. Ne rimarranno tanti avanzi.
Possiamo scegliere di non adirarci
L’astuzia della strategia di Satana sta nel cercare di dissociare l’ira dal libero arbitrio, per farci credere che siamo vittime di un’emozione che non siamo in grado di dominare. Sentiamo dire: «Ho perso il controllo». Perdere il controllo è un’interessante scelta di parole che sono entrate a fare parte del nostro idioma di ogni giorno. Perdere una cosa significa rinunciare a una cosa che invece dovremmo tener cara. Significa cedere al caso, all’involontarietà, alla mancanza di responsabilità, ossia rinunciare al senso di responsabilità.
«Mi ha fatto arrabbiare». Questa è un’altra espressione che sentiamo spesso, e anch’essa indica la mancanza di autocontrollo o la rinuncia all’uso del libero arbitrio. Questo è un mito che deve essere sfatato. Nessuno ci fa arrabbiare. Gli altri non possono farci arrabbiare. Non c’è nessuna forza che ci obblighi a farlo. Arrabbiarsi è una scelta consapevole, una decisione; perciò possiamo scegliere di non adirarci. Spetta a noi scegliere!
A coloro che dicono «Non posso farci nulla», lo scrittore William Wilbanks risponde: «Fandonie!
Aggredire… sopprimere l’ira, parlarne, gridare, sono tutte strategie che abbiamo imparato nell’affrontare l’ira. Scegliamo dunque quella che si è dimostrata più efficace per noi in passato. Avete notato quanto raramente perdiamo la pazienza quando siamo frustrati dal nostro principale, e quanto spesso invece la perdiamo quando gli amici o i parenti ci irritano?» (William Lee Wilbanks, «The New Obscenity», Reader’s Digest, dicembre 1988, 24; corsivo dell’autore).
Quand’era matricola Wilbanks riuscì ad entrare a far parte della squadra di pallacanestro della sua scuola. Il primo giorno di allenamento l’allenatore lo fece giocare a tu per tu contro un altro giovane, mentre la squadra li osservava. Quando fallì un lancio abbastanza facile, Wilbanks si adirò, batté i piedi a terra e cominciò a imprecare. L’allenatore lo chiamò e gli disse: «Fai un’altra volta una cosa simile e non giocherai più nella mia squadra». Durante i tre anni che seguirono Wilbanks non perse mai più la pazienza. Anni dopo, riflettendo su quell’episodio, si rese conto che l’allenatore gli aveva insegnato un principio che fa cambiare vita alle persone: è possibile dominare l’ira (vedere «The New Obscenity», 24).
Gli insegnamenti del Signore
Nella Traduzione di Joseph Smith di Efesini 4:26 Paolo fa questa domanda: «Possiamo adirarci e non peccare?» Il Signore è molto chiaro su questo argomento.
«Colui che ha lo spirito di contesa non è mio, ma è del diavolo, che è il padre delle contese, e incita i cuori degli uomini a contendere con ira l’uno con l’altro.
Ecco, questa non è la mia dottrina, di incitare i cuori degli uomini all’ira, l’uno contro l’altro; ma la mia dottrina è questa, che tali cose siano eliminate» (3 Nefi 11:29–30).
Questa dottrina, o comandamento, del Signore presuppone il libero arbitrio ed è un invito alla mente ragionevole perché prenda una decisione. Il Signore si aspetta che scegliamo di non adirarci.
Né l’ira può trovare giustificazione. In Matteo 5, versetto 22, il Signore dice: «Ma io vi dico: Chiunque s’adira contro al suo fratello, sarà sottoposto al tribunale». È interessante notare che la frase «senza cagione» non è menzionata nella traduzione ispirata di Joseph Smith (vedi Matteo 5:24), né nella versione che troviamo in 3 Nefi 12:22. Quando il Signore elimina la frase «senza cagione», ci toglie ogni giustificazione. «Ma la mia dottrina è questa, che tali cose siano eliminate» (3 Nefi 11:30). Possiamo eliminare l’ira, poiché Egli ci ha così insegnato e comandato.
Adirarsi significa cedere all’influenza di Satana
Adirarsi significa cedere all’influenza di Satana. È il pensiero peccaminoso che genera sentimenti o comportamenti ostili. È il detonatore che fa esplodere la rabbia nel traffico, negli stadi e tra le mura domestiche.
Se non è controllata, l’ira può rapidamente causare un’esplosione di parole crudeli o di altre forme di maltrattamento che possono ferire un cuore sensibile. È «quel che esce dalla bocca», disse il Salvatore, «quel che contamina l’uomo» (Matteo 15:11).
David O. McKay disse: «Marito e moglie non parlino mai l’uno con l’altro ad alta voce, a meno che nella casa non scoppi un incendio» (David O. McKay, Stepping Stones to an Abundant Life, [1971], 294).
I maltrattamenti fisici sono la conseguenza dell’ira e non sono mai giustificati, mai necessari.
L’ira è il tentativo poco civile di far sentire colpevole un’altra persona, o un modo crudele di cercare di correggerla. È spesso etichettata come disciplina, mentre è quasi sempre controproduttiva. Pertanto nelle Scritture abbiamo questo ammonimento: «Mariti, amate le vostre mogli, e non v’inasprite contro a loro» e «Padri, non irritatevi con i vostri figliuoli, affinché non si scoraggino» (Colossesi 3:19, 21).
«Non mi lascerò mai più prendere dall’ira»
Scelta e responsabilità sono principi inseparabili. Poiché adirarsi è una scelta, nel «Proclama sulla famiglia» è scritto che «le persone che… maltrattano il coniuge o i figli… un giorno saranno chiamati a renderne conto dinanzi a Dio».
La consapevolezza del rapporto che esiste tra libero arbitrio e ira è il primo passo per eliminare dalla nostra vita questo sentimento. Possiamo scegliere di non adirarci e possiamo fare questa scelta oggi, in questo momento. «Non mi lascerò mai più prendere dall’ira». Meditate su questa decisione.
Nella sezione 121 di Dottrina e Alleanze troviamo una delle migliori fonti per imparare i corretti principi della direzione. Forse la più importante applicazione della sezione 121 è quella che riguarda coniugi e genitori. Ci è chiesto di guidare la nostra famiglia «per persuasione, per longanimità, per gentilezza e mitezza, e con amore non finto» (DeA 121:41–42).
Possa dunque avverarsi il sogno di ogni bambino, di avere una famiglia che ogni giorno gli dona tanto amore.
Discorso tenuto dall’anziano Robbins alla conferenza generale dell’aprile 1998 (vedere La Stella, luglio 1998, 83–84).