Capitolo 25
I principi nelle parabole del Salvatore in Matteo 13
«Le ruote del carro del Regno stanno ancora correndo, condotte dal braccio possente di Geova e, nonostante tutta l’opposizione, continueranno a correre, sino all’adempimento delle Sue parole».
Dalla vita di Joseph Smith
Quando la costruzione del Tempio di Kirtland era prossima al termine, Joseph Smith e i santi iniziarono a prepararsi per le grandi benedizioni che vi avrebbero ricevuto. Nel novembre 1835 iniziò un corso della Scuola degli Anziani per aiutare i fratelli a prepararsi per la dedicazione del tempio. Tale scuola era stata stabilita nel 1834 in continuazione della Scuola dei Profeti, che era stata tenuta in precedenza.
Tra le varie materie, Joseph Smith e gli altri fratelli studiarono l’ebraico, lingua originale nella quale fu scritto l’Antico Testamento. Il diario del Profeta mostra che egli studiava l’ebraico quasi tutti i giorni, spesso per molte ore al giorno. Nel suo diario si leggono frasi come «Trascorso la giornata a leggere in ebraico» o «Andato a scuola e letto in ebraico».1 Il 19 gennaio 1836 scrisse: «Trascorso il giorno a scuola. Il Signore ci ha aiutato nello studio. Oggi abbiamo iniziato a leggere con successo le nostre Bibbie in ebraico. È come se il Signore ci aprisse la mente in modo meraviglioso per comprendere la Sua parola in lingua originale».2 Un mese dopo scrisse: «Stato a scuola. Letto e tradotto in classe come al solito. La mia anima si diletta nel leggere la parola del Signore nella lingua originale».3
L’esperienza di Joseph Smith nella Scuola degli Anziani è soltanto una dimostrazione del suo amore per le Scritture. Per tutta la vita egli le studiò con diligenza, trovandovi sollievo, conoscenza e ispirazione. Fu proprio un passo biblico che lo portò a cercare la conoscenza divina e a ricevere la Prima Visione a soli quattordici anni (vedere Giacomo 1:5).
Gli scritti e i sermoni del Profeta sono pieni di citazioni e interpretazioni delle Scritture, poiché egli le aveva studiate tanto approfonditamente che esse erano divenute parte integrante del suo pensiero. Quando insegnava citava le Scritture, alludeva ad esse, le parafrasava e le utilizzava quale fondamento per i discorsi. «Conosco le Scritture e le comprendo», dichiarò nell’aprile 1844.4
La conoscenza straordinaria dei sacri scritti gli consentì d’insegnarli e interpretarli con grande potere e chiarezza. Molti che lo ascoltavano rimasero colpiti da questa capacità. Il presidente Brigham Young raccontò che il Profeta «rendeva le Scritture così semplici e chiare che tutti potevano capirle».5
Wandle Mace raccontò: «Io, come molte altre persone, ho ascoltato il profeta Joseph Smith in pubblico e in privato, col sole e sotto la pioggia, mentre insegnava dal pulpito. A casa mia e a casa sua, lo conoscevo bene… So che nessun uomo poteva spiegare le Scritture e farle comprendere tanto facilmente da evitare qualsiasi frainteso, salvo che fosse stato istruito da Dio.
Talvolta mi vergognavo perché, avendo studiato tanto le Scritture, persino da bambino, non avevo compreso ciò che era tanto chiaro quando lui insegnava. Egli, per così dire, girava la chiave e spalancava la porta della conoscenza, rivelando principi preziosi, nuovi e antichi».6
La conoscenza scritturale del Profeta è evidente nella lettera seguente, nella quale fornì un’interpretazione delle parabole contenute in Matteo 13. Egli insegnò che queste parabole descrivono l’edificazione della Chiesa nei tempi del Signore, la sua crescita meravigliosa e il suo destino negli ultimi giorni.
Insegnamenti di Joseph Smith
Il Salvatore insegnò in parabole affinché coloro che credevano nei Suoi insegnamenti potessero ottenere maggiore luce, mentre coloro che li rigettavano perdessero la luce che possedevano.
«‹Allora i discepoli, accostatisi, gli dissero: Perché parli loro in parabole?› [Voglio qui far notare che il pronome ‹loro› usato in questa domanda… si riferisce alla folla]. Ed egli rispose loro [ossia ai discepoli]: Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro [vale a dire ai miscredenti] non è dato. Perché a chiunque ha, sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha, sarà tolto anche quello che ha› [Matteo 13:10–12].
Da queste parole si intuisce che coloro che prima aspettavano la venuta del Messia, secondo la testimonianza dei profeti, e che a quel tempo Lo cercavano ancora, a causa della loro incredulità non avevano luce sufficiente per riconoscerLo come loro Salvatore; ed essendo Egli il vero Messia, essi dovevano essere delusi, e perdere tutta la conoscenza dopo essere stati anche privati di tutta la luce, intelligenza e fede che avevano in proposito. Quindi colui che non accetterà la luce più grande, deve essere privato di tutta la luce che possiede; e se la luce ch’è in voi diviene tenebre, guardate quanto profonde sono quelle tenebre! ‹Perciò›, dice il Salvatore, ‹parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono e non intendono. E s’adempie in loro la profezia d’Isaia che dice: Udrete co’ vostri orecchi e non intenderete; guarderete co’ vostri occhi e non vedrete› [Matteo 13:13–14].
Ora, noi scopriamo che la ragione precisa stabilita da questo profeta, cioè perché essi non riconoscevano il Messia, stava nel fatto che gli stessi non capivano o non volevano capire, e guardando non vedevano; ‹perché il cuore di questo popolo s’è fatto insensibile, son divenuti duri d’orecchi ed hanno chiuso gli occhi, che talora non veggano con gli occhi e non odano con gli orecchi e non intendano col cuore e non si convertano, ed io non li guarisca› [Matteo 13:15]. Ma che cosa dice Egli ai Suoi discepoli? ‹Ma beati gli occhi vostri, perché veggono; ed i vostri orecchi perché odono! Poiché in verità io vi dico che molti profeti e giusti desiderarono di vedere le cose che voi vedete, e non le videro; e di udire le cose che voi udite, e non le udirono› [Matteo 13:16–17].
Qui osserviamo di nuovo—perché constatiamo che il principio in virtù del quale i discepoli erano ritenuti beati era che a loro era permesso di vedere con i loro occhi e udire con le loro orecchie—che la condanna cui erano soggette le persone che non accettavano le Sue parole era dovuta al fatto che essi non erano disposti a vedere con i loro occhi e udire con le loro orecchie; e ciò non perché non potessero, o perché non avessero la facoltà di vedere e di udire, ma perché il loro cuore era pieno d’iniquità e di abominazioni: ‹Come fecero i padri vostri; così fate anche voi› [Atti 7:51]. Il profeta, prevedendo che essi avrebbero indurito i loro cuori, lo dichiarò nitidamente e questa è la condanna del mondo; che la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere sono malvagie. Questo ci viene insegnato dal Salvatore con tanta chiarezza che neppure i viandanti potranno smarrirsi…
Quando i servi di Dio svelano la verità agli uomini, questi ultimi sono soliti dire: ‹Tutto è mistero; essi parlano con parabole, e quindi non si possono capire›. È vero, essi hanno occhi per vedere e non vedono; ma nessuno è così cieco come chi non vuole vedere; e, benché il Salvatore abbia parlato in tale modo a quelle persone, tuttavia ai Suoi discepoli Egli espose il concetto chiaramente; e noi abbiamo motivo di essere veramente umili davanti al Dio dei nostri padri per averci Egli lasciate scritte queste cose con tanta chiarezza, per la qual cosa i sacerdoti di Baal, malgrado gli sforzi e l’influenza congiunta, non hanno il potere di accecare i nostri occhi e di ottenebrare il nostro intelletto, purché apriamo gli occhi e leggiamo con sincerità».7
La parabola del seminatore mostra gli effetti della predicazione del Vangelo; insegna, inoltre, che il Salvatore stabilì il Suo regno nel meridiano dei tempi.
«All’epoca in cui il Salvatore disse le belle parole e narrò le meravigliose parabole contenute in [Matteo 13], Egli era seduto in una barca, a causa della moltitudine che Gli si affollava intorno per ascoltarLo. Egli cominciò ad insegnare alla folla dicendo:
‹Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono. E un’altra cadde ne’ luoghi rocciosi ove non avea molta terra; e subito spuntò, perché non avea terreno profondo; ma, levatosi il sole, fu riarsa; e perché non avea radice, si seccò. E un’altra cadde sulle spine; e le spine crebbero e l’affogarono. E un’altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando qual cento, qual sessanta, qual trenta per uno. Chi ha orecchi da udire oda› [Matteo 13:3–9]…
Ma ascoltate la spiegazione della parabola del seminatore: ‹Tutte le volte che uno ode la parola del Regno e non la intende, viene il maligno e porta via quel ch’è stato seminato nel cuore di lui›. Ora osservate l’espressione ‹quel ch’è stato seminato nel cuore di lui›. ‹Questi è colui che ha ricevuto la semenza lungo la strada› [Matteo 13:19]. Gli uomini che non hanno alcun principio di giustizia in se stessi, ed il cui cuore è pieno d’iniquità, e che non hanno alcun desiderio dei principi di verità, non capiscono la parola di verità quando la odono. Il diavolo cancella la parola di verità dal loro cuore perché in essi non c’è desiderio alcuno della giustizia.
‹E quegli che ha ricevuto la semenza in luoghi rocciosi, è colui che ode la Parola e subito la riceve con allegrezza; però non ha radice in sé, ma è di corta durata; e quando venga tribolazione o persecuzione a cagion della parola, è subito scandalizzato. E quegli che ha ricevuto la semenza fra le spine, è colui che ode la Parola; poi le cure mondane e l’inganno delle ricchezze affogano la Parola; e così riesce infruttuosa. Ma quei che ha ricevuto la semenza in buona terra, è colui che ode la Parola e l’intende; che porta del frutto e rende l’uno il cento, l’altro il sessanta e l’altro il trenta› [Matteo 13:20–23].
Così il Salvatore stesso spiegò ai Suoi discepoli la parabola che Egli aveva narrato e non lasciò alcun mistero o punto oscuro nella mente di coloro che credevano fermamente nelle Sue parole.
Noi traiamo quindi la conclusione che la ragione precisa per la quale la moltitudine, o il mondo, secondo quanto espresso dal Salvatore, non ebbe una spiegazione delle Sue parabole, fu la loro miscredenza. A voi, Egli dice (rivolgendosi ai Suoi discepoli), è dato di conoscere i misteri del regno di Dio [vedere Matteo 13:11]. Perché? Per la fede e la fiducia che essi avevano in Lui. Questa parabola fu detta per dimostrare gli effetti prodotti dalla predicazione della parola; e noi crediamo che in essa vi sia una diretta allusione all’inizio del Regno in quella età; perciò continueremo a ricalcare le Sue parole riguardo al Regno da quel tempo sino alla fine del mondo».8
La parabola del grano e della zizzania c’insegna che i giusti e i malvagi cresceranno insieme sino alla fine del mondo, quando i retti saranno radunati e i malvagi bruciati.
«‹Egli propose loro un’altra parabola, dicendo (parabola questa che contiene un’allusione alla fondazione del Regno anche in quell’epoca del mondo): il regno de’ cieli è simile ad un uomo che ha seminato buona semenza nel suo campo. Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò delle zizzanie in mezzo al grano e se ne andò. E quando l’erba fu nata ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie. E i servitori del padron di casa vennero a dirgli: Signore, non hai tu seminato buona semenza nel tuo campo? Come mai, dunque, c’è della zizzania? Ed egli disse loro: Un nemico ha fatto questo. E i servitori gli dissero: Vuoi tu che l’andiamo a cogliere? Ma egli rispose: No, che talora, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insiem con esse il grano. Lasciate che ambedue crescano assieme fino alla mietitura; e al tempo della mietitura, io dirò ai mietitori: Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio› [Matteo 13:24–30].
Ora, da questa parabola veniamo a conoscenza non soltanto della fondazione del Regno al tempo del Salvatore, rappresentato dalla buona semenza che produceva frutti, ma anche della corruzione della Chiesa, rappresentata dalle zizzanie che erano state seminate dal nemico, che i Suoi discepoli sarebbero stati ben lieti di estirpare, sì da purificare la Chiesa, se il loro punto di vista fosse stato condiviso dal Salvatore. Ma Egli, conoscendo tutte le cose, dice: Non fate così. Questo equivale a dire: il vostro punto di vista non è giusto, la Chiesa è nella sua infanzia, e se voi fate questo passo avventato, insieme alla zizzania distruggerete anche il grano, ossia la Chiesa; quindi è meglio lasciarli crescere insieme fino alla mietitura, cioè la fine del mondo, che significa l’annientamento dei malvagi, che non si è ancora adempiuto…
‹I suoi discepoli gli s’accostarono, dicendo: Spiegaci la parabola delle zizzanie del campo. Ed egli, rispondendo, disse loro: Colui che semina la buona semenza, è il Figliuol dell’uomo; il campo è il mondo, la buona semenza sono i figliuoli del Regno; le zizzanie sono i figliuoli del maligno› [Matteo 13:36–38].
Che i nostri lettori segnino l’espressione ‹il campo è il mondo… le zizzanie sono i figliuoli del maligno; il nemico che le ha seminate, è il diavolo; la mietitura è la fine dell’età presente [segnino con attenzione l’espressione la fine dell’età presente]; i mietitori sono angeli› [Matteo 13:38–39].
Gli uomini non hanno alcuna ragione plausibile per dire che queste espressioni sono figurative, o che non significhino quello che dicono, perché ora Egli sta spiegando quello che prima aveva detto in parabole; e secondo questo linguaggio, la fine dell’età presente è l’annientamento dei malvagi, la mietitura e la fine dell’età presente sono una diretta allusione alla famiglia umana negli ultimi giorni, invece che alla terra, come molti hanno immaginato, e a ciò che avverrà prima della venuta del Figliuol dell’Uomo, e alla restaurazione di tutte le cose, di cui Iddio parlò per bocca di tutti i santi profeti, che sono stati fin dal principio, e gli angeli avranno una parte da svolgere in questa grande opera perché essi sono i mietitori.
‹Come dunque si raccolgono le zizzanie e si bruciano col fuoco, così avverrà alla fine dell’età presente› [Matteo 13:40]; vale a dire che come i servi di Dio vanno nel mondo ad ammonire le nazioni, sia i sacerdoti che le persone comuni, e come essi induriscono il loro cuore e respingono la luce della verità, così questi saranno condannati a subire i castighi di Satana, e la legge e la testimonianza saranno sigillate… essi saranno lasciati nelle tenebre per essere poi arsi dal fuoco; e così, essendo incatenati dalle loro credenze, ed essendo le loro catene rese forti dai loro sacerdoti, essi sono pronti per l’adempimento delle parole del Salvatore: ‹Il Figliuol dell’uomo manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d’iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco. Quivi sarà il pianto e lo stridor dei denti› [Matteo 13:41–42].
Capiamo che la raccolta del grano nei granai avverrà mentre la zizzania sarà legata e preparata per quando sarà bruciata e che dopo il giorno del falò ‹allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, oda› [Matteo 13:43]».9
La parabola del granel di senapa insegna che la Chiesa, il regno di Dio stabilito negli ultimi giorni, si diffonderà su tutta la terra.
«Egli narrò loro un’altra parabola che contiene un’allusione al Regno che dovrebbe essere fondato proprio prima o al tempo della mietitura: ‹Il regno de’ cieli è simile ad un granel di senapa che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è bene il più piccolo di tutti i semi; ma quando è cresciuto, è maggiore de’ legumi e diviene albero; tanto che gli uccelli del cielo vengono a ripararsi tra i suoi rami› [Matteo 13:31–32]. Da ciò si può arguire chiaramente che questo simbolismo è citato per raffigurare la Chiesa che sorgerà negli ultimi giorni. Ecco, il regno dei cieli è paragonato ad essa. Cos’è che le assomiglia?
Prendiamo il Libro di Mormon, che un uomo prese e nascose nel suo campo, assicurandolo con la sua fede, perché poi vedesse la luce negli ultimi giorni, o nel tempo stabilito; guardiamolo uscire dalla terra, come il più piccolo di tutti i semi; ma ecco che ramifica, sì addirittura torreggia con i suoi alti rami, con una maestà simile a quella di Dio, finché come il granello di senape diviene la più grande di tutte le erbe. Esso è verità, ed è germogliato e spuntato dalla terra, e la giustizia comincia a riguardare dal cielo [vedere Salmi 85:11; Mosè 7:62], e Dio sta mandando i Suoi poteri, doni e angeli a ripararsi fra i suoi rami.
Il regno dei cieli è come un granello di senape. Ecco, non è forse questo il regno dei cieli che sta sollevando la testa negli ultimi giorni nella maestà del suo Dio, proprio la Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni, come una roccia impenetrabile e irremovibile in mezzo al possente mare, esposto alle tempeste di Satana, ma che fino ad ora è rimasto fermo, e tuttora sta sfidando le vorticose onde dell’opposizione, sospinte da venti tempestosi, che si rompono con una spaventosa schiuma, sollevate con raddoppiata furia dal nemico della giustizia, con il suo fardello di menzogne?…
Le… nubi di tenebre da molto si abbattono sulla roccia della Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni come onde gigantesche. Malgrado tutto ciò, il granel di senapa sta ancora gettando i suoi rami superbi, sempre più in alto, allargandosi sempre più; le ruote del carro del Regno stanno ancora correndo, condotte dal braccio possente di Geova e, nonostante tutta l’opposizione, continueranno a correre, sino all’adempimento delle Sue parole».10
La testimonianza dei Tre Testimoni e le Scritture degli ultimi giorni sono come il lievito nascosto in un impasto; la parabola della rete parla del raduno mondiale.
«‹Disse loro un’altra parabola: Il regno de’ cieli è simile al lievito che una donna prende e nasconde in tre staia di farina, finché la pasta sia tutta lievitata› [Matteo 13:33]. Da questo si capisce che la Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni è sorta da un po’ di lievito messo in tre testimoni. Osservate come ciò sia simile alla parabola! Notate con quale rapidità il lievito sta facendo lievitare tutta la pasta…
‹Il regno de’ cieli è anche simile ad una rete che, gettata in mare, ha raccolto ogni sorta di pesci; quando è piena, i pescatori la traggono a riva; e, postisi a sedere, raccolgono il buono in vasi e buttano via quel che non val nulla› [Matteo 13:47–48]. Riguardo a quest’opera si veda il seme di Giuseppe che getta la rete del Vangelo sulla faccia della terra, raccogliendo ogni specie di persone, affinché quelle buone possano essere salvate nei vasi preparati per questo scopo, mentre gli angeli penseranno ai malvagi. ‹Così avverrà alla fine dell’età presente. Verranno gli angeli, toglieranno i malvagi di mezzo ai giusti, e li getteranno nella fornace del fuoco. Ivi sarà il pianto e lo stridor de’ denti. Avete intese tutte queste cose? Essi gli risposero: Sì› [Matteo 13:49–51]. E noi diciamo: ‹Sì›, ed anch’essi farebbero bene a dire: ‹Sì›, perché queste cose sono così chiare e così gloriose, che ogni Santo degli Ultimi Giorni deve rispondere con un caloroso ‹Amen›.
‹Allora disse loro: Per questo, ogni scriba ammaestrato pel regno de’ cieli è simile ad un padron di casa il quale trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie› [Matteo 13:52].
Riguardo a questo esempio, si veda il Libro di Mormon che è stato tratto fuori dal tesoro del cuore; si vedano anche le alleanze fatte con i Santi degli Ultimi Giorni [Dottrina e Alleanze] e la traduzione della Bibbia, facendo così scaturire dal cuore le cose vecchie e quelle nuove per rispondere alle tre misure di farina sottoposte al tocco purificatore per mezzo di una rivelazione di Gesù Cristo e del ministero degli angeli, che già hanno iniziato quest’opera negli ultimi giorni, che sarà come il lievito che ha fatto lievitare tutta la pasta. Amen».11
Suggerimenti per lo studio e l’insegnamento
Quando studiate il capitolo o vi preparate a insegnare, riflettete sulle idee seguenti. Per ulteriori suggerimenti, consultate le pagine vii–xii.
-
Esaminate le pagine 301–302. Che cosa possiamo apprendere dall’esempio di Joseph Smith che ci possa aiutare nello studio delle Scritture?
-
Leggete la spiegazione di Joseph Smith sul motivo per cui il Salvatore talvolta insegnò con parabole (pagine 303–304). Nell’apprendere i principi del Vangelo, che cosa pensate significhi vedere con gli occhi e ascoltare con le orecchie? Perché pensate che la luce ci sarà tolta se non siamo disposti a riceverne una maggiore? Pensate a che cosa avete bisogno di fare per ricevere più luce.
-
Studiate la parabola del seminatore (pagine 304–306). Nella parabola il Salvatore mostra che lo stesso messaggio evangelico produce effetti diversi secondo come le persone lo ricevono. Perché la parola di Dio non può crescere nelle persone «il cui cuore è pieno d’iniquità»? Perché le tribolazioni e le persecuzioni portano alcune persone ad abbandonare la parola di Dio? In che modo «le cure mondane» e «l’inganno delle ricchezze» affogano in noi la parola?
-
In che modo possiamo assicurarci che la nostra «terra» sia buona quando la parola è seminata in noi? Che cosa possono fare i genitori per aiutare i figli a preparare il cuore per accogliere la parola?
-
Nella parabola del grano e delle zizzanie (pagine 307–308), il grano rappresenta i giusti, ossia i «figliuoli del Regno»; le zizzanie rappresentano «i figliuoli del maligno». Come possiamo rimanere fedeli anche se si lascia crescere le «zizzanie» in mezzo al «grano»? In che modo Dottrina e Alleanze 86:1–7 vi aiuta a comprendere la parabola?
-
In che modo oggi la Chiesa è come i rami che crescono di cui si parla nella parabola del granel di senapa? (Per alcuni esempi vedere le pagine 309–310).
-
Esaminate le pagine 310–311. Notate che il lievito è una sostanza che fa sì che la pasta del pane cresca. In che modo le Scritture degli ultimi giorni sono come il lievito per la Chiesa? In che modo sono come il lievito per voi? In che modo le Scritture degli ultimi giorni sono come tesori che sono «cose nuove e cose vecchie»?
-
Nella parabola della rete del Vangelo (pagina 311), perché pensate che sia importante che la rete prenda pesci di ogni tipo? In che modo oggi la parabola si sta adempiendo?
Ulteriori versetti di riferimento: Luca 8:4–18; Alma 12:9–11; DeA 86:1–11; 101:63–68