Insegnamenti dei presidenti
Il martirio: il Profeta suggella la testimonianza con il proprio sangue


Capitolo 46

Il martirio: il Profeta suggella la testimonianza con il proprio sangue

«Visse da grande e morì da grande agli occhi di Dio e del suo popolo».

Dalla vita di Joseph Smith

L’inverno e la primavera del 1843–1844 fu un periodo di grande tensione a Nauvoo, poiché i nemici di Joseph Smith incrementarono gli sforzi per distruggere lui e la Chiesa. Sapendo che il suo ministero terreno si sarebbe presto concluso, il Profeta si riuniva spesso con i membri del Quorum dei Dodici Apostoli per istruirli e consegnare loro le chiavi del sacerdozio necessarie per governare la Chiesa. Questa preparazione culminò nel marzo 1844 a una riunione con gli apostoli e pochi altri. In questo consiglio straordinario il Profeta incaricò i Dodici di governare la Chiesa dopo la sua morte, spiegando che aveva conferito loro tutte le ordinanze, l’autorità e le chiavi necessarie per farlo. Dichiarò: «Trasferisco il fardello e la responsabilità di guidare questa chiesa dalle mie spalle alle vostre. Ora fatevi forza e portate questo fardello come veri uomini; poiché il Signore mi lascerà riposare per un po’».1

Il 10 giugno 1844 Joseph Smith, che era il sindaco di Nauvoo, e il consiglio comunale ordinarono la distruzione del Nauvoo Expositor e della tipografia dove era stampato. Il Nauvoo Expositor era un giornale anti mormone che diffamava il Profeta e i santi, e richiedeva l’abrogazione della costituzione di Nauvoo. La giunta comunale temeva che questa pubblicazione fomentasse atti vandalici. In seguito all’azione decisa dal sindaco e dal consiglio comunale, le autorità dell’Illinois emanarono un’accusa infondata di rivolta contro il Profeta, suo fratello Hyrum e altri funzionari di Nauvoo. Il governatore dell’Illinois, Thomas Ford, ordinò loro di farsi processare a Carthage, Illinois, sede della contea, promettendo loro protezione. Joseph sapeva che se si fosse recato a Carthage la sua vita sarebbe stata in grande pericolo a causa dei gruppi di facinorosi che lo minacciavano.

Credendo che i facinorosi volessero soltanto loro, Joseph e Hyrum decisero di partire verso l’Ovest per mettersi al sicuro. Il 23 giugno attraversarono il Mississippi, ma quello stesso giorno alcuni fratelli di Nauvoo trovarono il Profeta e gli riferirono che le truppe avrebbero invaso la città se non si fosse arreso alle autorità di Carthage. Il Profeta acconsentì, con la speranza di calmare i funzionari governativi e i facinorosi. Il 24 giugno Joseph e Hyrum Smith salutarono la famiglia e si diressero con altri funzionari di Nauvoo verso Carthage, dove il giorno dopo si consegnarono volontariamente ai funzionari della contea. Dopo che i fratelli furono rilasciati su cauzione per l’accusa iniziale, furono accusati falsamente di tradimento contro lo Stato dell’Illinois, arrestati e imprigionati in attesa dell’udienza. Gli anziani John Taylor e Willard Richards, i soli membri dei Dodici che non erano in missione, si unirono a loro di propria volontà.

Il pomeriggio del 27 giugno 1844 il gruppetto di fratelli sedeva in silenzio e sconsolato in galera. Uno di loro chiese all’anziano Taylor, che aveva una bella voce da tenore, di cantare. Subito la voce intonò «Un povero viandante spesso mi apparve sulla via; vedendo la sua scarna man non seppi nulla a lui negar».2 L’anziano Taylor raccontò che l’inno «in quel momento rispecchiava i nostri sentimenti, poiché i nostri spiriti erano depressi, spenti e malinconici».3

Poco dopo le cinque del pomeriggio un folto gruppo di uomini prese d’assalto la prigione, sparando sui prigionieri. In pochi minuti il folle atto era compiuto: Hyrum Smith fu colpito per primo e morì quasi immediatamente; l’anziano Richards miracolosamente fu ferito solo superficialmente e l’anziano Taylor, benché ferito gravemente, sopravvisse e divenne in seguito il terzo presidente della Chiesa; Joseph Smith corse verso la finestra e fu colpito a morte. Il profeta della Restaurazione e suo fratello Hyrum avevano suggellato la loro testimonianza con il sangue.

Insegnamenti di Joseph Smith

Dio protesse Joseph Smith sino a quando adempì la sua missione terrena.

Nell’agosto 1842 Joseph Smith disse: «Al momento attuale sento che, avendomi il Signore Onnipotente preservato fino ad oggi, Egli continuerà a farlo per la fede e le preghiere dei santi, finché non avrò portato a termine completamente la mia missione terrena e stabilito la dispensazione della pienezza del sacerdozio negli ultimi giorni così saldamente che tutti i poteri della terra e dell’inferno non potranno mai prevalere contro di essa».4

Nell’ottobre 1843 il Profeta proferì: «Sfido tutto il mondo a distruggere l’opera di Dio e profetizzo che nessuno avrà mai il potere di uccidermi finché il mio lavoro non sarà compiuto, e io sarò pronto a morire».5

Nel maggio 1844 il Profeta affermò: «Dio mi proteggerà sempre fino a che la mia missione sarà adempiuta».6

Nel giugno 1844 il Profeta disse: «Non m’interessa la mia vita. Sono pronto ad essere offerto come sacrificio per questo popolo; che cosa possono fare i nostri nemici? Solo uccidere il corpo, e il loro potere è finito. Rimanete incrollabili, amici miei; non temete mai. Non cercate di salvare la vostra vita, poiché chi ha paura di morire per la verità perderà la vita eterna. Mantenetevi fedeli sino alla fine e risorgeremo, diventando come dei e regnando nei regni celesti, principati e domini eterni».7

La mattina presto del 27 giugno 1844, dalla prigione di Carthage, Joseph Smith scrisse una lettera a Emma: «Sono del tutto rassegnato al mio destino, sapendo di essere giustificato e di aver fatto del mio meglio. Esprimi tutto il mio affetto ai bambini e a tutti i miei amici… e, riguardo al tradimento, so di non averne commesso alcuno: non possono dimostrare nulla di simile, pertanto non temere che ci possa capitare qualcosa di male a questo riguardo. Dio vi benedica. Amen».8

Prima di morire Joseph Smith conferì ai Dodici Apostoli tutte le chiavi e i poteri del sacerdozio che il Signore aveva suggellato su di lui.

Wilford Woodruff, quarto presidente della Chiesa, raccontò: «[Joseph Smith] trascorse tre o quattro mesi dell’ultimo inverno della sua vita a istruire il Quorum dei Dodici. Non si trattò di solo qualche ora per amministrare loro le ordinanze del Vangelo, ma passò giorno dopo giorno, settimana dopo settimana e mese dopo mese ad insegnar loro e a pochi altri le cose del regno di Dio».9

Riguardo alla riunione di Joseph Smith con gli apostoli tenuta nel marzo 1844, Wilford Woodruff disse: «Ricordo l’ultimo discorso che [Joseph Smith] ci tenne prima di morire… Egli rimase in piedi per circa tre ore. La stanza traboccava di Spirito come di un fuoco consumante, il suo volto era chiaro come l’ambra ed era rivestito del potere di Dio. Ci insegnò il nostro dovere. Ci illustrò la pienezza di questa grande opera divina e ci disse: ‹Sono stati suggellati sul mio capo ogni chiave, potere e principio di vita e salvezza che Dio ha mai conferito agli uomini sulla faccia della terra. Questi principi, sacerdozio e potere appartengono a questa grande e ultima dispensazione, che il Dio del cielo ha deciso di stabilire sulla terra. Ora›, disse rivolgendosi ai Dodici, ‹ho suggellato sul vostro capo tutte le chiavi, i poteri e i principi che il Signore ha suggellato sul mio capo›. Proseguì poi: ‹Ho vissuto sino al tempo presente in mezzo a questo popolo affaccendato nella grande opera e lavoro di redenzione. Ho desiderato vivere sino a vedere questo tempio terminato. Io non vivrò abbastanza per vederlo, ma voi sì, lo vedrete›…

Dopo averci parlato in questa maniera aggiunse: ‹Vi dico che ora il fardello di questo regno è posto sulle vostre spalle. Dovete portarlo su di voi in tutto il mondo e, se non lo farete, sarete dannati›».10

I membri del Quorum dei Dodici dichiararono: «Noi, i [Dodici]… eravamo presenti al consiglio tenuto nell’ultima parte di marzo [1844] nella città di Nauvoo…

In questa riunione Joseph Smith sembrava in qualche modo depresso nello spirito e si prese la libertà di esternare i suoi sentimenti… ‹Fratelli, il Signore m’impone di affrettare l’opera nella quale siamo impegnati… Sta per accadere qualcosa di molto importante. Può darsi che i miei nemici mi uccidano. E nel caso ciò accedesse, e le chiavi e i poteri di cui sono investito non vi fossero trasmessi, essi andrebbero perduti sulla terra. Ma se io posso soltanto riuscire a conferirli su di voi, allora che io cada pure vittima degli assassini, se Dio lo consente, e potrò così andarmene con tutto il piacere e la contentezza possibili, sapendo che il mio lavoro è stato portato a termine e che sono state poste le fondamenta sulle quali il regno di Dio deve essere edificato in questa dispensazione della pienezza dei tempi.

La responsabilità di guidare questa chiesa deve poggiare sulle spalle dei Dodici sino a quando voi nominerete altri a succedervi. I vostri nemici non possono uccidervi tutti insieme e quand’anche uno di voi fosse ucciso, potrete imporre le mani su altri e riempire il quorum. Ecco come questo potere e queste chiavi si perpetueranno sulla Terra›…

Non dimenticheremo mai i suoi sentimenti o le parole che pronunciò in quell’occasione. Dopo aver così parlato, continuò ad andare avanti e indietro, dicendo: ‹Da quando ho tolto il fardello dalle spalle, mi sento leggero come il sughero. Mi sento libero. Ringrazio il mio Dio per avermi liberato›».11

Parley P. Pratt, un membro del Quorum dei Dodici Apostoli, scrisse: «Quest’uomo grande e buono prima di morire fu portato a convocare insieme i Dodici di tanto in tanto e a istruirli in tutte le cose riguardanti il regno, le ordinanze e il governo di Dio. Spesso osservò che stava ponendo le fondamenta, ma che sarebbe spettato ai Dodici completare la costruzione. Egli dichiarò: ‹Non so perché, ma per qualche motivo sono spinto ad affrettare i preparativi e a conferire ai Dodici tutte le ordinanze, le chiavi, le alleanze, le investiture e le ordinanze di suggellamento del sacerdozio, stabilendo così un modello in tutte le cose riguardanti il santuario [il tempio] e l’investitura al suo interno›.

Avendolo fatto, gioì straordinariamente, poiché, egli disse, il Signore sta per porre il peso sulle vostre spalle e lasciarmi riposare per un po’; e se mi uccidono, continuò, il regno di Dio continuerebbe ad avanzare, poiché ora ho compiuto l’opera che mi era stata data, affidandovi tutte le cose per l’edificazione del Regno secondo la visione celeste e il modello mostratomi dall’alto».12

Brigham Young, secondo presidente della Chiesa, insegnò: «Joseph conferì su di noi tutte le chiavi e i poteri che appartengono all’apostolato, che egli stesso deteneva prima di esserci tolto, e nessun uomo o gruppo di uomini può mettersi tra Joseph e i Dodici in questo mondo o nel mondo a venire. Spesso ha detto ai Dodici: ‹Ho gettato le fondamenta sulle quali voi dovrete edificare, poiché il Regno poggia sulle vostre spalle›».13

Il profeta Joseph Smith e suo fratello Hyrum vissero da grandi e morirono da grandi per la testimonianza del Vangelo.

Come riportato in Dottrina e Alleanze 135:1–6, John Taylor, quando era un membro del Quorum dei Dodici, scrisse: «Per suggellare la testimonianza di questo libro e del Libro di Mormon, annunciamo il martirio di Joseph Smith, il Profeta, e di Hyrum Smith, il Patriarca. Essi furono uccisi a fucilate nel carcere di Carthage il 27 giugno 1844, verso le cinque del pomeriggio, da una plebaglia armata, dipinta di nero, composta di centocinquanta o duecento persone. Hyrum fu colpito per primo e cadde serenamente, esclamando: Sono un uomo morto! Joseph saltò dalla finestra e fu colpito a morte nel tentativo, esclamando: O Signore, mio Dio! Si sparò su di loro in modo brutale dopo che erano morti, ed entrambi ricevettero quattro pallottole.

John Taylor e Willard Richards, due dei Dodici, erano le sole persone nella stanza in quel momento; il primo fu ferito in modo selvaggio da quattro pallottole, ma da allora è guarito; il secondo, tramite la provvidenza di Dio, sfuggì senza neppure un foro nei vestiti.

Joseph Smith, il Profeta e Veggente del Signore, ha fatto di più, a parte solo Gesù, per la salvezza degli uomini in questo mondo di qualsiasi altro uomo che vi abbia mai vissuto. Nel breve spazio di vent’anni egli portò alla luce il Libro di Mormon, che tradusse per dono e potere di Dio, e per suo mezzo fu pubblicato in due continenti; mandò ai quattro canti della terra la pienezza del Vangelo che esso conteneva; portò alla luce le rivelazioni e i comandamenti che compongono questo libro di Dottrina e Alleanze, e molti altri saggi documenti e istruzioni per il beneficio dei figlioli degli uomini; radunò molte migliaia di Santi degli Ultimi Giorni, fondò una grande città e lasciò una fama e un nome che non possono essere uccisi. Visse da grande e morì da grande agli occhi di Dio e del suo popolo; e come la maggior parte degli unti del Signore nei tempi antichi, ha suggellato la sua missione e le sue opere col suo sangue; e così ha fatto suo fratello Hyrum. In vita non furono divisi, e in morte non furono separati!

Quando Joseph andò a Carthage per arrendersi alle pretestuose richieste della legge, due o tre giorni prima del suo assassinio, disse: ‹Vado come un agnello al mattatoio, ma sono calmo come un mattino d’estate; ho la coscienza priva di offese verso Dio e verso tutti gli uomini. Morirò innocente, e si dirà di me: fu ucciso a sangue freddo›. —In quel mattino, dopo che Hyrum si fu preparato per andare—diremo al macello?— Sì, perché così fu—egli lesse il seguente paragrafo verso la fine del dodicesimo capitolo di Ether, nel Libro di Mormon, e piegò la pagina su di esso:

‹E avvenne che pregai il Signore di voler dare ai Gentili la grazia, affinché potessero avere carità. E avvenne che il Signore mi disse: Se essi non hanno carità, ciò non t’importi: tu sei stato fedele e pertanto le tue vesti saranno rese pure. E poiché hai veduto la tua debolezza, sarai reso forte, fino a sederti nel luogo che ho preparato nelle dimore di mio Padre. Ed ora io… dico addio ai Gentili, sì, e anche ai miei fratelli che amo, fino a che ci incontreremo dinanzi al seggio del giudizio di Cristo, dove tutti gli uomini sapranno che le mie vesti non sono macchiate del vostro sangue› [Ether 12:36–38]. I testamentari ora sono morti e il loro testamento è in vigore.

Hyrum Smith aveva compiuto quarantaquattro anni nel febbraio del 1844, e Joseph Smith trentotto nel dicembre del 1843; e d’ora in avanti i loro nomi saranno annoverati fra i martiri della religione; e il lettore di ogni paese si rammenterà che il Libro di Mormon, e questo libro di Dottrina e Alleanze della chiesa, costarono il miglior sangue del diciannovesimo secolo, per portarli alla luce per la salvezza di un mondo in rovina; e che se il fuoco può disseccare un albero verde per la gloria di Dio, quanto facilmente brucerà gli alberi secchi per purificare la vigna dalla corruzione. Essi vissero per la gloria, morirono per la gloria, e la gloria è la loro ricompensa eterna. D’età in età i loro nomi andranno ai posteri come gemme per i santificati».14

Joseph Smith adempì la propria missione terrena e suggellò la sua testimonianza con il sangue.

Brigham Young dichiarò: «Sebbene il nemico abbia avuto il potere di uccidere il corpo del nostro Profeta, lui non ha forse potuto realizzare tutto ciò che aveva nel cuore? Sì, ne sono certo».15

Brigham Young insegnò anche: «Chi liberò Joseph Smith dalle mani dei nemici fino al giorno della sua morte? Dio, anche se a volte fu sul punto di morire, tanto che agli occhi degli uomini non c’era speranza che si salvasse. Quando era in prigione nel Missouri e nessuno pensava che sarebbe sfuggito, io ero animato dalla fede di Abrahamo e dicevo ai fratelli: ‹Com’è vero che il Signore Iddio vive, egli fuggirà dalle loro mani›. Benché egli avesse predetto che non sarebbe vissuto fino a quarant’anni, noi tutti speravamo che quella profezia non si avverasse, per avere più a lungo con noi il Profeta. Pensavamo che la nostra fede avrebbe annullato la profezia, ma ci sbagliavamo: alla fine egli cadde martire della sua religione. Io dissi che ora la testimonianza è in pieno vigore; egli l’ha suggellata col sangue›».16

Wilford Woodruff testimoniò: «Nutrivo sentimenti particolari sulla sua morte e sul modo in cui gli fu tolta la vita. Pensavo che se… Joseph avesse potuto decidere, avrebbe aperto la via sino alle Montagne Rocciose. Da allora però mi sono rassegnato al fatto che era secondo programma, che gli era richiesto, come capo di questa dispensazione, che suggellasse la sua testimonianza con il sangue, e si recasse nel mondo degli spiriti con le chiavi di questa dispensazione per introdurre il lavoro missionario che ora è svolto predicando il Vangelo agli ‹spiriti in prigione›».17

Joseph F. Smith, sesto presidente della Chiesa, insegnò: «Che cosa ci insegna il martirio [di Joseph e Hyrum Smith]? La grande lezione che ‹dove c’è un testamento, bisogna che sia accertata la morte del testatore› (Ebrei 9:16) affinché sia valido. Inoltre, il sangue dei martiri è di fatto il seme della Chiesa. Il Signore permise il sacrificio affinché la testimonianza di quegli uomini virtuosi e giusti si ergesse contro un mondo perverso e ingiusto. Furono quindi esempi dell’amore meraviglioso di cui parla il Redentore: ‹Nessuno ha amore più grande che quello di dar la sua vita per i suoi amici› (Giovanni 15:13). Essi manifestarono questo grandioso amore ai santi e al mondo intero, poiché si resero conto ed espressero la loro convinzione, prima d’iniziare il loro viaggio verso Carthage, che stavano andando verso la morte… Il loro coraggio, la loro fede e l’amore che nutrivano per gli uomini erano sconfinati; diedero tutto ciò che avevano per il loro popolo. Tale devozione e amore non lasciarono alcun dubbio nella mente di coloro che avevano la compagnia del Santo Spirito che questi uomini buoni e fedeli erano, di fatto, servi autorizzati dell’Eterno.

Questo martirio è sempre stato una fonte d’ispirazione per il popolo del Signore: lo ha aiutato nelle prove individuali; gli ha fornito il coraggio per perseverare nella rettitudine e per conoscere e seguire la verità. Deve essere tenuto in sacra memoria dai Santi degli Ultimi Giorni che hanno appreso i grandi principi che Iddio ha rivelato mediante il Suo servitore, Joseph Smith».18

George Albert Smith, ottavo presidente della Chiesa, dichiarò: «Joseph Smith ha svolto la sua missione e, quando giunse il momento di trovarsi faccia a faccia con la morte, disse: ‹Vado come un agnello al mattatoio, ma sono calmo come un mattino d’estate; ho la coscienza priva di offese verso Dio e verso tutti gli uomini. Se prenderanno la mia vita, morirò innocente, e si dirà di me: “Fu ucciso a sangue freddo”› [vedere DeA 135:4]. Non temeva di trovarsi davanti alla piacevole sbarra del nostro Padre celeste e di rispondere delle azioni compiute nella carne. Non aveva paura di rispondere alle accuse mosse contro di lui d’ingannare la gente e di trattarla ingiustamente. Non paventava il risultato della sua missione e del trionfo finale dell’opera che egli sapeva essere d’origine divina, per la quale diede la vita».19

Gordon B. Hinckley, quindicesimo presidente della Chiesa, attestò: «Talmente certo egli era della causa che guidava, così sicuro della sua divina chiamata, che egli le metteva al di sopra del valore della sua stessa vita. Con preconoscenza della sua morte imminente si arrese a coloro che volevano consegnarlo inerme nelle mani della plebaglia. Egli suggellò la sua testimonianza col sangue».20

Suggerimenti per lo studio e l’insegnamento

Quando studiate il capitolo o vi preparate a insegnare, riflettete sulle idee seguenti. Per ulteriori suggerimenti, consultate le pagine vii–xii.

  • Poco prima che Joseph e Hyrum Smith fossero uccisi, l’anziano John Taylor cantò per loro «Un povero viandante» (pagina 541). Leggete o cantate le parole di questo inno (Inni, 20) e pensate a come si applicano alla vita del profeta Joseph Smith. Perché fu un inno adatto alle circostanze?

  • Esaminate i racconti di quando Joseph Smith conferì le chiavi del sacerdozio ai Dodici Apostoli (pagine 543–546). Perché pensate che gli apostoli abbiano ritenuto importante rendere testimonianza di questa esperienza? Qual è la vostra testimonianza sulla successione nella presidenza della Chiesa?

  • Studiate il racconto di John Taylor sul martirio di Joseph e Hyrum Smith (pagine 546–547). In che modo difendete la dichiarazione che Joseph Smith «ha fatto di più, a parte solo Gesù, per la salvezza degli uomini in questo mondo di qualsiasi altro uomo che vi abbia mai vissuto»? Prima di recarsi nel carcere di Carthage, Hyrum Smith lesse Ether 12:36–38 e piegò la pagina. In che modo questo passo si applica a Joseph e a Hyrum Smith? Quali sono i vostri sentimenti quando pensate ai sacrifici che Joseph e Hyrum Smith compirono per la testimonianza di Gesù Cristo?

  • Leggete le testimonianze dei profeti degli ultimi giorni alle pagine 548–550. Quali parole di gratitudine e testimonianza potete aggiungere alle loro?

Ulteriori versetti di riferimento: Ebrei 9:16–17; DeA 5:21–22; 98:13–14; 112:30–33; 136:37–40

Note

  1. Dichiarazione dei Dodici Apostoli (verbale senza data), che riportava una riunione tenuta nel marzo 1844; Brigham Young, Office Files 1832–78, Archivio della Chiesa, Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, Salt Lake City, Utah.

  2. «Un povero viandante», Inni, 20.

  3. John Taylor, History of the Church, 7:101; John Taylor, «The Martyrdom of Joseph Smith», in Historian’s Office, History of the Church ca. 1840s–1880, pagina 47, Archivio della Chiesa.

  4. History of the Church, 5:139–140; discorso tenuto da Joseph Smith il 31 agosto 1842 a Nauvoo, nell’Illinois; riportato da Eliza R. Snow; vedere anche appendice, pagina 572, punto 3.

  5. History of the Church, 6:58; discorso tenuto da Joseph Smith il 15 ottobre 1843 a Nauvoo, Illinois; riportato da Willard Richards; vedere anche appendice, pagina 572, punto 3.

  6. History of the Church, 6:365; discorso tenuto da Joseph Smith il 12 maggio 1844 a Nauvoo, Illinois; riportato da Thomas Bullock.

  7. History of the Church, 6:500; discorso tenuto da Joseph Smith il 18 giugno 1844 a Nauvoo, Illinois. I compilatori di History of the Church misero insieme la versione verbale di diversi testimoni oculari sino a giungere ad un unico rapporto sul discorso.

  8. Lettera scritta da Joseph Smith a Emma Smith, 27 giugno 1844, carcere di Carthage, Illinois; Community of Christ Archives, Independence, Missouri; copia nell’Archivio della Chiesa.

  9. Wilford Woodruff, Deseret News: Semi-Weekly, 21 dicembre 1869, pagina 2.

  10. Wilford Woodruff, Deseret Semi-Weekly News, 15 marzo 1892, pagina 2; punteggiatura modernizzata.

  11. Dichiarazione dei Dodici Apostoli (verbale senza data), che riporta una riunione del marzo 1844; Brigham Young, Office Files 1832–78, Archivio della Chiesa.

  12. Parley P. Pratt, «Proclamation to The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints», Millennial Star, marzo 1845, pagina 151.

  13. Brigham Young, History of the Church, 7:230; divisione dei paragrafi modificata; discorso tenuto da Brigham Young il 7 agosto 1844 a Nauvoo, Illinois.

  14. Dottrina e Alleanze 135:1–6.

  15. Brigham Young, Deseret News, 30 aprile 1853, pagina 46; corsivo eliminato.

  16. Brigham Young, discorso tenuto l’1 agosto 1852 a Salt Lake City, Utah; Historian’s Office, Reports of Speeches 1845–1885 circa, Archivio della Chiesa.

  17. Wilford Woodruff, Deseret News, 28 marzo 1883, pagina 146.

  18. Joseph F. Smith, «The Martyrdom», Juvenile Instructor, giugno 1916, pagina 381; punteggiatura modernizzata; divisione dei paragrafi modificata.

  19. George Albert Smith, Conference Report, aprile 1904, pagina 64; scrittura delle parole modernizzata.

  20. Gordon B. Hinckley, La Stella, aprile 1982, 11.