Capitolo 3
Avversità — parte del piano di Dio per il nostro progresso eterno
“Quando [le difficoltà della vita terrena] ci rendono umili, ci raffinano, ci insegnano e ci benedicono, esse possono essere degli strumenti potenti nelle mani di Dio per renderci persone migliori”.
Dalla vita di Howard W. Hunter
Alla Conferenza generale di aprile 1980 l’anziano Howard W. Hunter, allora membro del Quorum dei Dodici Apostoli, raccontò di aver fatto parte di una vasta folla che assisteva a una regata nelle Samoa. “La folla era inquieta”, disse, “e quasi tutti scrutavano con ansia il mare per [veder arrivare le prime barche]. Improvvisamente dalla folla si levò un boato quando le lance comparvero in lontananza. Ognuna di esse volava sull’acqua spinta da cinquanta robusti rematori che vogavano ad un ritmo frenetico [tra le onde e la schiuma dell’acqua — una vista davvero meravigliosa].
Le barche e gli uomini furono presto vicini, ormai tesi allo spasmo verso il traguardo. Ma a dispetto dei loro possenti vogatori le lance dovevano lottare contro un forte avversario: la resistenza opposta dall’acqua.
L’incoraggiamento della folla raggiunse un crescendo quando la prima lancia tagliò il traguardo”.
Dopo la gara, l’anziano Hunter andò dove erano state attraccate le lance e parlò con uno dei vogatori, che spiegò che la prora della lunga lancia “è costruita in modo da tagliare l’acqua, così da ridurre al minimo la sua resistenza. Egli […] spiegò che è proprio l’effetto ‘leva’ del remo spinto contro la resistenza dell’acqua che spinge la barca in avanti. Così la resistenza dell’acqua è al tempo stesso un ostacolo e un propellente”.1
L’anziano Hunter usò la regata nelle Samoa per introdurre un discorso sullo scopo delle avversità. Durante il suo ministero quale apostolo, parlò molte volte dell’avversità, offrendo consiglio, speranza e incoraggiamento. Parlò per esperienza personale, avendo patito molte malattie pericolose e altre prove. Egli attestò con ferma convinzione che nei momenti di travaglio “Gesù Cristo possiede il potere di alleggerire i nostri fardelli e di alleviare i nostri affanni”2.
Insegnamenti di Howard W. Hunter
1
L’avversità fa parte del piano di Dio per il nostro progresso eterno
Ho osservato che la vita — per ognuno — comporta degli alti e bassi. Infatti nel mondo vediamo molte gioie e dolori, molti cambiamenti di programmi, molte benedizioni che non sempre sembrano tali e molte cose che ci rendono umili e aumentano la nostra pazienza e fede. Prima o poi tutti abbiamo vissuto queste esperienze, e continueremo a farlo. […]
Il presidente Spencer W. Kimball, che conosceva molto bene la sofferenza, la delusione e le difficoltà della vita, una volta scrisse:
“Essendo umani, vorremmo [scacciare] dalla nostra vita il dolore fisico e mentale e godere ininterrottamente di agi e di benessere; ma se chiudessimo la porta al dolore e ai disagi forse la chiuderemmo ai nostri più grandi amici e benefattori. La sofferenza può trasformare in santi coloro che imparano ad avere pazienza, a sopportare, a dominare se stessi [Faith Precedes the Miracle (1972), 98].
In questa dichiarazione il presidente Kimball parla di chiudere la porta a certe esperienze della vita […] Nella vita ci si chiudono regolarmente davanti certe porte, a volte con nostro grande dolore. Ma io so che quando si chiude una di queste porte, se ne apre un’altra (e forse più di una), da cui vengono nella nostra vita speranze e benefici che altrimenti non avremmo potuto scoprire.
[…] Alcuni anni fa, [il presidente Marion G. Romney] disse che tutti gli uomini e tutte le donne, anche i più fedeli e leali, incontrano avversità e afflizioni in questa vita poiché, secondo le parole di Joseph Smith: “Gli uomini devono soffrire per poter giungere al monte Sion ed essere esaltati sopra i cieli” [Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith (2007), 236; vedere Conference Report, ottobre 1969, 57].
Il presidente Romney aggiunse:
“Ciò non significa che dobbiamo desiderare di soffrire. Evitiamo ogni sofferenza possibile, ma ricordiamo che quando fummo scelti per venire sulla terra sapevano che saremmo stati messi alla prova nel crogiuolo dell’avversità e dell’afflizione. […]
[Inoltre], il piano preparato dal Padre Celeste per mettere alla prova e perfezionare i Suoi figli non risparmiava neppure il Salvatore. Le sofferenze che Egli volle sopportare e sopportò, eguagliano le sofferenze congiunte di tutti gli uomini di ogni parte del mondo. Pur tremando e sanguinando e desiderando allontanare dalle labbra l’amara coppa, Egli dice: ‘bevvi e portai a termine i miei preparativi per i figlioli degli uomini’ (DeA 19:18–19)” (Conference Report, ottobre 1969, 57).
Tutti noi dobbiamo portare a termine i nostri “preparativi per i figli degli uomini” [DeA 19:19]. I preparativi di Cristo furono ben diversi dai nostri, ma tutti abbiamo preparativi da fare, porte da aprire. Tali importanti preparativi spesso ci impongono qualche sofferenza, qualche inatteso cambiamento nel corso della vita, e di sottometterci “come un fanciullo si sottomette a suo padre” [Mosia 3:19]. Questo portare a termine i preparativi divini e aprire le porte celesti ci può occupare — e invero ci occuperà — sino alle ore conclusive della nostra vita terrena.3
Siamo venuti in questa vita mortale per incontrarvi un’opposizione. Ciò faceva parte del piano per il nostro progresso eterno. Senza tentazione, malattia, dolore e pena non potrebbero esserci bontà, virtù, apprezzamento del benessere o gioia […] Dobbiamo ricordare che le stesse forze di resistenza che si oppongono al nostro progresso ci danno anche l’opportunità di vincere ogni difficoltà.4
2
Le tribolazioni terrene sono per la nostra crescita ed esperienza
Quando [le difficoltà della vita terrena] ci rendono umili, ci raffinano, ci insegnano e ci benedicono, esse possono essere degli strumenti potenti nelle mani di Dio per renderci persone migliori, più grate, più amorevoli, e farci considerare di più gli altri nei loro momenti di difficoltà.
Sì, tutti abbiamo dei momenti difficili, individualmente e collettivamente, ma perfino nei tempi più difficili nel passato come nel presente, i problemi e le profezie non hanno avuto altro scopo se non quello di benedire i giusti e aiutare coloro che sono meno giusti a pentirsi. Iddio ci ha tanto amato, dicono le Scritture, che “ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” [Giovanni 3:16].5
Il grande patriarca Lehi, nel Libro di Mormon, rivolge parole di incoraggiamento al figlio Giacobbe, nato nel deserto in tempi di travaglio e di difficoltà. La vita di Giacobbe non seguì il corso che egli avrebbe potuto aspettarsi [né visse le esperienze ideali che avrebbe potuto aspettarsi]. Egli soffrì afflizioni e rovesci; ma Lehi promise [al figlio che tali afflizioni sarebbero state consacrate per il suo profitto] (vedere 2 Nefi 2:2).
Poi Lehi aggiunse quello che per noi è diventato un [classico modo di dire]:
“Poiché è necessario che ci sia un’opposizione in tutte le cose. Se non fosse così […] non potrebbe realizzarsi la rettitudine, né la malvagità, né la santità né l’infelicità, né il bene né il male” (2 Nefi 2:11).
Durante il corso degli anni ho trovato grande conforto in questa spiegazione di alcune sofferenze e delusioni della vita. Ho trovato un conforto ancora più grande pensando che i più grandi uomini e donne, incluso il Figlio di Dio, hanno affrontato tale opposizione per poter comprendere il contrasto tra la rettitudine e la malvagità, la santità e l’infelicità, il bene e il male. Circondato dalle tenebre, nell’umida e angusta cella del carcere di Liberty, il profeta Joseph Smith imparò che siamo chiamati a sopportare le tribolazioni per progredire e acquisire esperienza; [e perché alla fine saranno per il nostro bene] (vedere DeA 122:5–8).
Quando una porta si chiude, un’altra si apre, anche per un profeta in carcere. Non sempre siamo tanto saggi o esperti da saper riconoscere tutte le possibili entrate e uscite. La magione che Dio prepara per ognuno dei Suoi amati figli può avere certi corridoi e passaggi, certi tappeti e tende che Egli vuole che attraversiamo prima di possederla. […]
In vari momenti della vita, probabilmente molte volte, abbiamo dovuto riconoscere che Dio sa cose che noi non sappiamo e vede cose che noi non vediamo. “Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie, dice l’Eterno” (Isaia 55:8).
Se avete delle difficoltà a causa di figli che sbagliano, se soffrite a causa di rovesci finanziari, di tensioni emotive che minacciano la vostra famiglia e la vostra felicità, se dovete affrontare la morte o la perdita della salute, possa la pace riempirvi l’animo. Non saremo tentati al di là della nostra capacità di resistere [vedere 1 Corinzi 10:13; Alma 13:28; 34:39]. Le nostre perdite e le delusioni sono la via stretta e angusta che conduce a Lui.6
3
Abbiamo ogni motivo per essere ottimisti e fiduciosi, anche nei momenti di difficoltà
Nella vita terrena ci sono sempre state delle difficoltà, e sempre ci saranno. Però, con la conoscenza che abbiamo e con una vita che la rispecchi, non c’è spazio, né ragione, di essere pessimisti e disperati.
Durante la mia vita ho visto due guerre mondiali, più la guerra di Corea e quella del Vietnam e [altre]. Ho attraversato la Depressione e ho frequentato la scuola di legge quando avevo anche una giovane famiglia. Ho visto impazzire le borse e le economie mondiali, ho visto despoti e tiranni impazzire, e questo ha creato tanti guai in tutto il mondo.
Quindi spero che non pensiate che tutte le difficoltà del mondo siano state riversate nel vostro decennio, o che le cose non siano mai state peggio di quanto non siano per voi personalmente, né che non miglioreranno mai. Vi assicuro che le cose sono andate peggio e che andranno sempre meglio. Accade sempre così — specialmente quando viviamo e amiamo il vangelo di Gesù Cristo e gli diamo la possibilità di benedire la nostra vita. […]
Contrariamente a quanto alcuni possano affermare, avete ogni motivo in questo mondo per essere felici e ottimisti e fiduciosi. Fin dagli inizi, ogni generazione ha avuto ostacoli da superare e problemi da risolvere.7
4
Quando ci volgiamo al Salvatore, Egli alleggerisce i nostri fardelli e allevia i nostri affanni.
“Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo.
Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;
poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Matteo 11:28–30). […]
Questa meravigliosa offerta di aiuto fatta dal Figlio di Dio in persona non era limitata ai Galilei del Suo tempo. Questa esortazione a prendere il Suo dolce giogo e ad accettare il Suo leggero carico non è limitata alle generazioni passate. Era, ed è, un appello universale rivolto a tutti i popoli, a tutte le città, a tutte le nazioni, a ogni uomo, donna e bambino in ogni dove.
Nei momenti più difficili non dobbiamo mancare di riconoscere questa infallibile soluzione alle cure e alle preoccupazioni del nostro mondo. Qui abbiamo la promessa della pace e della protezione per ognuno di noi; qui abbiamo il potere di rimettere i peccati in ogni periodo di tempo. Anche noi dobbiamo credere che Gesù Cristo possiede il potere di alleggerire i nostri fardelli e di alleviare i nostri affanni. Anche noi dobbiamo venire a Lui e da Lui avere riposo dalle nostre fatiche.
Naturalmente queste promesse comportano certi obblighi. “Prendete su voi il mio giogo”, Egli ci implora. Ai tempi biblici il giogo era un attrezzo di grande utilità per coloro che coltivavano i campi. Permetteva di utilizzare la forza di un secondo animale, accoppiandola e aggiungendola agli sforzi del primo animale, perché potessero condividere e quindi alleggerire la pesante fatica del tiro dell’aratro o del traino di un carro. Un lavoro che era estremamente faticoso, e forse impossibile da svolgere per un solo animale, veniva equamente distribuito e svolto senza difficoltà da due animali uniti da un comune giogo. Il Suo giogo richiede uno sforzo grande e sincero; ma per coloro che sono veramente convertiti, il giogo è facile e il suo peso diventa leggero.
Perché affrontare da soli le difficoltà della vita, chiede Cristo, o affrontarle muniti di un sostegno temporale che rapidamente svanirà? Per chi è oberato dai fardelli del mondo è il giogo di Cristo, sono il potere e la pace di cui si gode stando fianco a fianco di un Dio, che potranno darci il sostegno, l’equilibrio e la forza necessari per affrontare le difficoltà e sopportare i nostri fardelli quaggiù, nelle dure prove della vita terrena.
Ovviamente i fardelli che ci oberano in questa vita variano da una persona all’altra; ma ognuno di noi ne ha da portare. […] Naturalmente alcuni dolori sono la conseguenza dei peccati commessi da un mondo che non segue i consigli [del nostro] Padre Celeste. Qualunque ne sia il motivo, nessuno di noi sembra completamente immune dalle difficoltà della vita. A tutti collettivamente, e ad ognuno di noi individualmente, Cristo dice in effetti: Giacché tutti dobbiamo sopportare un fardello e portare un giogo, perché non sopportare e portare i miei? La promessa che vi faccio è che il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero (vedere Matteo 11:28–30).8
5
I Santi degli Ultimi Giorni non devono temere le tribolazioni degli ultimi giorni
Le Scritture […] indicano che ci saranno delle stagioni in cui il mondo intero sarà in difficoltà. Sappiamo che nella nostra dispensazione, purtroppo, la malvagità sarà molto evidente e che porterà con sé inevitabili difficoltà e dolori e castighi. A tempo debito Dio accorcerà tale iniquità, ma il nostro compito è di vivere pienamente e fedelmente e di non preoccuparci troppo dei guai del mondo e di quando sarà la sua fine. Il nostro compito è di avere il Vangelo nella nostra vita e di essere una luce scintillante, una città posta sopra un monte, che riflette la bellezza del vangelo di Gesù Cristo e la gioia e la felicità che prova qualsiasi persona in qualsiasi epoca che osservi i comandamenti.
In quest’ultima dispensazione ci saranno grandi afflizioni (vedere Matteo 24:21). Sappiamo che ci saranno guerre e rumori di guerra (vedere DeA 45:26) e che la terra intera sarà in tumulto (vedere DeA 45:26). Tutte le dispensazioni hanno avuto i loro periodi pericolosi, ma i nostri giorni prevedranno davvero dei tempi difficili (vedere 2 Timoteo 3:1). I malvagi prospereranno (vedere 2 Timoteo 3:13), ma il male ha spesso prosperato. Le calamità giungeranno e l’iniquità abbonderà (vedere DeA 45:27).
Inevitabilmente il risultato naturale di alcune di queste profezie è la paura, e non è una paura limitata alla generazione più giovane. È la paura provata da persone di qualsiasi età che non comprendono ciò che noi comprendiamo.
Ma voglio sottolineare che questi sentimenti non sono necessari ai Santi degli Ultimi Giorni fedeli, e che non vengono da Dio. All’antica Israele, il grande Geova disse:
“Siate forti, fatevi animo, non temete e non vi spaventate di loro, perché l’Eterno, il tuo Dio, è quegli che cammina teco; egli non ti lascerà e non ti abbandonerà. […]
E l’Eterno cammina egli stesso davanti a te; egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non ti perdere d’animo”. (Deuteronomio 31:6, 8).
E a voi, meravigliosa generazione nella moderna Israele, il Signore ha detto:
“Perciò non temete, piccolo gregge; fate il bene; lasciate che la terra e l’inferno si coalizzino contro di voi, poiché, se siete edificati sulla mia roccia, essi non possono prevalere. […]
Guardate a me in ogni pensiero; non dubitate, non temete” (DeA 6:34, 36).
Tale consiglio è ripetuto nelle nostre Scritture moderne. Ascoltate questa magnifica rassicurazione: “Non temete, fanciulli, poiché siete miei, e Io ho vinto il mondo; e voi siete fra coloro che il Padre mio mi ha dato” (DeA 50:41). “In verità vi dico, amici miei, non temete; che il vostro cuore sia confortato; sì, gioite ognora e in ogni cosa rendete grazie” (DeA 98:1).
Alla luce di tali splendidi consigli, penso che siamo obbligati a gioire un po’ di più e a disperare un po’ di meno, a rendere grazie per ciò che abbiamo e per la grandezza delle benedizioni che Dio riversa su di noi, e a parlare un po’ meno di ciò che potremmo non avere o del tipo di ansia che può accompagnare i momenti difficili in questa o qualsiasi generazione.
Un periodo di grande speranza ed emozione
Per i Santi degli Ultimi Giorni questo è un periodo di grande speranza ed emozione — una delle più grandi epoche nella Restaurazione e pertanto una delle più grandi epoche di ogni dispensazione, dal momento che la nostra è la più grandiosa di tutte le dispensazioni. Dobbiamo avere fede e speranza, due delle grandi virtù fondamentali di qualsiasi discepolo di Cristo. Dobbiamo continuare a esercitare fiducia in Dio, poiché quello è il primo principio nel nostro codice di credenze. Dobbiamo credere che Dio ha ogni potere, che ci ama, e che la Sua opera non sarà fermata o frustrata nella nostra vita individuale o nel mondo in generale. […]
Nel nome del Signore, di cui sono servitore, vi prometto che Dio proteggerà e si prenderà sempre cura del Suo popolo. Avremo le nostre difficoltà, come ogni altro popolo e generazione hanno avuto. Ma con il vangelo di Gesù Cristo, voi avete ogni speranza e promessa e rassicurazione. Il Signore ha potere sui Suoi santi e preparerà sempre dei luoghi di pace, di difesa e di sicurezza per il Suo popolo. Quando abbiamo fede in Dio possiamo sperare in un mondo migliore — per noi personalmente e per tutta l’umanità. Il profeta Ether insegnò anticamente (e lui ne sapeva qualcosa di difficoltà): “Pertanto chiunque crede in Dio potrà con sicurezza sperare in un mondo migliore, sì, anzi, un posto alla destra di Dio; la quale speranza viene dalla fede e dà un’ancora alle anime degli uomini, che li renderà sicuri e perseveranti, sempre abbondanti in buone opere, essendo condotti a glorificare Dio” (Ether 12:4).
In ogni dispensazione i discepoli di Cristo sono invitati, o meglio comandati, di essere riempiti di un perfetto fulgore di speranza (vedere 2 Nefi 31:20).
Nel tentativo di scacciare la paura
… Se la nostra fede e la nostra speranza sono ancorate in Cristo, nei Suoi insegnamenti, nei Suoi comandamenti e nelle Sue promesse, allora potremo contare su qualcosa di davvero notevole, di davvero miracoloso, che può dividere il Mar Rosso e portare la moderna Israele in un luogo “dove nessun il male porterà” (Inni, 21). La paura, che un popolo può provare in tempi difficili, è una delle armi principali nell’arsenale che Satana usa per rendere infelice l’umanità. Colui che teme, perde forza per il combattimento della vita nella lotta contro il male. Pertanto il potere del malvagio cerca sempre di generare paura nel cuore umano. In ogni epoca e in ogni era, l’umanità ha provato paura.
Quali figli di Dio e discendenti di Abrahamo, Isacco e Giacobbe, noi dobbiamo cercare di scacciare la paura di tra il popolo. Un popolo timido e timoroso non può svolgere bene il suo lavoro, e non può affatto compiere l’opera di Dio. I Santi degli Ultimi Giorni hanno la missione divinamente assegnata loro di adempiere ciò che semplicemente non può essere superato con paura e ansia.
Un apostolo del Signore in un periodo precedente ha detto questo: “Il segreto per vincere la paura è stato dato tramite il profeta Joseph Smith. ‘Se siete preparati, voi non temerete’ (DeA 38:30). Quel divino messaggio deve essere ripetuto oggi in ogni palo e rione” (Anziano John A. Widtsoe, Conference Report, aprile 1942, 33).
Siamo preparati ad abbandonarci ai comandamenti di Dio? Siamo preparati a raggiungere la vittoria sui nostri appetiti? Siamo preparati a obbedire alle leggi giuste? Se possiamo onestamente rispondere sì a queste domande, possiamo comandare alla paura di uscire dalla nostra vita. Certamente il grado di paura che c’è nei nostri cuori può ben essere misurato con la nostra preparazione a vivere rettamente — vivendo nel modo che dovrebbe caratterizzare ogni santo degli ultimi giorni in ogni epoca e periodo.
Il privilegio, l’onore e la responsabilità di vivere negli ultimi giorni
Permettetemi di concludere con una delle più grandi dichiarazioni del profeta Joseph Smith che abbia letto, il quale affrontò immense difficoltà nella sua vita e che pagò il prezzo supremo per la sua vittoria. Ma egli fu vittorioso, e fu un uomo felice, forte, ottimista. Coloro che lo conoscevano sentivano la sua forza e il suo coraggio, anche nei momenti più bui. Egli non si lasciava scoraggiare, né si lasciava abbattere troppo a lungo.
Egli disse riguardo ai nostri giorni — i vostri e i miei — che il nostro è il tempo riguardo a cui “i profeti, i sacerdoti e i re [delle epoche passate] si sono dilungati con particolare delizia. [Tutti questi antichi testimoni per conto di Dio] hanno atteso con letizia il giorno in cui noi viviamo; e, guidati da un’attesa celestiale e gioiosa, hanno cantato, scritto e profetizzato di questo nostro giorno […] Noi siamo il popolo privilegiato che Dio ha scelto per inondare di gloria gli ultimi giorni” [Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith, 192].
Quale privilegio! Quale onore! Quale responsabilità! E quale gioia! Abbiamo ogni motivo nella vita e nell’eternità di gioire e rendere grazie per la qualità della nostra vita e per le promesse che ci sono state fatte.9
Sussidi didattici
Domande
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Come può aiutarci il fatto di sapere che l’avversità fa parte del piano di Dio per il nostro progresso eterno? (Vedere la sezione 1). Perché, secondo voi, l’avversità fa parte necessariamente della mortalità?
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Ripassate gli insegnamenti del presidente Hunter contenuti nella sezione 2 riguardo agli scopi dell’avversità. In che modo avete visto che l’avversità può volgersi a nostro beneficio? Come possiamo riuscire a vedere l’avversità dalla prospettiva eterna del Signore?
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Perché, come insegna il presidente Hunter, abbiamo motivo di essere felici e ottimisti anche nei momenti di difficoltà? (Vedere la sezione 3). Come possiamo sviluppare maggior ottimismo durante questi momenti? Quali sono alcune benedizioni che continuiamo ad avere anche nei momenti di peggiore avversità?
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Come accettiamo l’invito del Salvatore di lasciarGli alleggerire i nostri fardelli e alleviare i nostri affanni? (Vedere la sezione 4). Che cosa significa prendere su di noi il Suo giogo? In che modo il Signore vi ha aiutato in momenti difficili?
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Il presidente Hunter insegna che i sentimenti di paura per le tribolazioni degli ultimi giorni non vengono da Dio (vedere la sezione 5). In che modo è pericoloso vivere con la paura? Come possiamo vivere con speranza e fede invece che con paura?
Passi scritturali correlati
Giovanni 14:27; 16:33; Ebrei 4:14–16; 5:8–9; 1 Nefi 1:20; Alma 36:3; DeA 58:2–4; 101:4–5; 121:7–8; 122:7–9
Sussidi per lo studio
“Molti trovano che il momento migliore per studiare le Scritture è al mattino, dopo […] il riposo notturno […] Altri preferiscono studiare nelle quiete ore che seguono al lavoro, quando ci siamo ormai lasciati alle spalle le preoccupazioni che ci hanno assillato per lunghe ore […] Forse più importante della scelta del momento adatto è la regolarità con cui questo studio viene condotto” (Howard W. Hunter, “La lettura delle Scritture”, La Stella, maggio 1980, 102).