2020
Trovare pace nella tempesta della dipendenza
Ottobre 2020


Trovare pace nella tempesta della dipendenza

La dipendenza è un uragano implacabile che sballotta qua e là sia chi ne è affetto sia le persone a lui care.

woman in boat near lighthouse

Illustrazioni di Getty Images

La sera in cui mio fratello è andato in overdose di eroina è una sera che non dimenticherò mai. Riesco ancora a ricordare ogni dettaglio: il tonfo del suo corpo sul pavimento, le urla dei miei genitori, il terrore, la confusione e la disperazione in cui sono sprofondata quando mi sono resa conto che eravamo tornati al punto di partenza con la sua apparentemente perenne battaglia contro la dipendenza.

Quando mio fratello non ha reagito, mi sono davvero sorpresa di me stessa. Nonostante il caos che mi circondava, mi è venuta una forza interiore innaturale che mi ha permesso di aiutare i miei genitori a stabilizzare mio fratello. Gli tenevo le mani rigide e ingrigite e gli parlavo lentamente mentre mi fissava con lo sguardo inespressivo. Anche se non riuscivo a credere a quello che stavo vedendo, ero sorprendentemente calma mentre aspettavamo che si riprendesse. Mi sono resa conto dopo che quella calma tempestiva era il potere del Signore che mi sosteneva.

Dopo che mio fratello si è stabilizzato ed è stato portato all’ospedale, ho capito la gravità della situazione. La mia momentanea forza mandata dal cielo se n’è andata e io sono crollata dal dolore. Mi si è spezzato il cuore. Il petto mi faceva male mentre me ne stavo rannicchiata nel mio letto e non riuscivo a riprendere fiato. Non riuscivo a piangere abbastanza forte per tenere il passo con le mie emozioni. “Come fa a essere questa la mia vita?”, pensavo. “Non riuscirà mai a batterla! Non ce la faccio più!”.

In quel momento, quando sono crollata dal dolore, mi sono sentita come se fossi sollevata in aria da una forza invisibile — un vento fortissimo che mi scaraventava sul fondo nero e freddo — un posto riservato non solo a chi è affetto da una dipendenza, ma anche a coloro che amano quella persona, un posto che sto imparando a conoscere troppo bene.

Un uragano implacabile

Guardare qualcuno che ami lottare contro la dipendenza è quasi insopportabile. La dipendenza alimenta le bugie, i segreti, l’inganno e il tradimento, che alimentano atteggiamenti difensivi, la vergogna e la sfiducia — e tutte queste cose danneggiano i rapporti con gli altri e portano ciascuno di noi a mettere in discussione la propria comprensione della realtà. Non sapete quante volte io, i miei genitori, i miei fratelli e le mie sorelle abbiamo affrontato singolarmente il peso schiacciante dei “e se…” o dei “se solo…”.

Non tutte le famiglie colpite dalla dipendenza vivono la stessa esperienza, ma, nel caso della mia famiglia, la dipendenza di mio fratello ha causato disaccordi su come gestire la sua situazione. Ci sono stati commenti passivo-aggressivi sul “consentire” certi comportamenti e sentimenti feriti tra me e le mie sorelle quando l’attenzione dei miei genitori è incentrata costantemente su nostro fratello. A volte, siamo tutti costretti ad andarci coi piedi di piombo quando interagiamo.

La dipendenza è come un temporale incombente: una nuvola onnipresente di incertezza e di preoccupazione sospesa sulla nostra testa. Anche se siamo sempre sul chi vive aspettando che il fulmine ci colpisca, ogni volta che succede ci coglie impreparati, mandandoci nel panico totale. Ogni volta. È un circolo vizioso e infinito.

Quando è finito in overdose, mio fratello era pulito da due anni. Stavamo finalmente vedendo la luce dopo averlo visto combattere per più di dieci anni le brutali conseguenze della dipendenza. Nel momento in cui si è trovato nuovamente davanti al suo vizio, però, tutto quello che aveva faticato a costruire nei due anni precedenti è crollato.

Dopo aver intravisto la libertà all’orizzonte, siamo stati risucchiati dalla ricaduta di mio fratello nell’uragano furente, disordinato e apparentemente ineluttabile della dipendenza, una tempesta che colpisce la persona afflitta dalla dipendenza e sballotta qua e là anche i suoi cari.

Il presidente Russell M. Nelson ha spiegato la dipendenza nel modo seguente: “Un esperimento che all’inizio si ritiene una cosa da nulla può trasformarsi in un circolo vizioso. Dall’esperimento si passa all’abitudine, dall’abitudine alla dipendenza, dalla dipendenza alla tossicomania. La morsa si stringe in modo graduale. Le catene dell’abitudine sono troppo leggere per essere avvertite, finché diventano troppo forti per potercene liberare”1.

La sensazione di tradimento completo e assoluto ha annientato me e la mia famiglia,

ma la cosa che spesso dimentichiamo della dipendenza è il fatto che, quando mio fratello ha una ricaduta, non sta scegliendo la sua dipendenza preferendola alla sua famiglia; ogni giorno si trova davanti a una tentazione quasi insopportabile che noi non possiamo capire appieno.

Possiamo trovare il Salvatore quando si tocca il fondo

Distesa sul letto, riuscivo già a sentire il noto tormento che si insinuava di nuovo nella mia mente. Ero disperata. Sconfitta. Dolorante. Anche se imploravo Dio affinché eliminasse il dolore dal mio cuore e desse a mio fratello la forza di superare ancora una volta la sua prova, ero certa che non sarei mai stata capace di tirarmi fuori dall’oscuro precipizio di disperazione dopo aver visto mio fratello così a pezzi.

Eppure, in qualche modo ci sono riuscita.

Ogni volta che mi ritrovo distesa nelle profondità del fondo che ho toccato — che sia a causa della dipendenza di mio fratello o delle prove che sto affrontando — riesco ad alzarmi, a stabilizzare la mia barca e a salpare di nuovo. Potrebbe sembrare impossibile, ma questo è il bello della grazia e della misericordia del Salvatore: quando metto la mia vita nelle Sue mani, Egli rende possibile l’impossibile. Come ha insegnato l’apostolo Paolo: “Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13).

I miei momenti di disperazione, i miei momenti in cui “tocco il fondo”, di solito si verificano quando la vita sta andando bene, quando mi sento in cima al mondo e poi, all’improvviso, cado — e boom! Sono riversa sullo spietato fondo. La caduta è improvvisa, inattesa e dolorosa. Tuttavia, con mia sorpresa, dopo averci trascorso una discreta fetta della mia esistenza a causa di diverse prove, ho imparato che anche il fondo che tocchiamo può essere un posto meraviglioso, perché quando si è circondati dalla completa oscurità, la Luce del Signore continua a risplendere luminosa. Quando vi ritrovate sul fondo, ricordate le parole dell’anziano Jeffrey R. Holland del Quorum dei Dodici Apostoli: “È impossibile per voi affondare così profondamente da non poter essere raggiunti dall’infinita luce dell’Espiazione di Cristo”2.

I momenti in cui ho toccato il fondo mi hanno aiutata a comprendere meglio il potere dell’Espiazione di Gesù Cristo. Quando soffro per mio fratello e penso che nessuno capisca quello che sto passando, so che il Salvatore comprende la mia situazione. So che Egli comprende anche la dipendenza di mio fratello in un modo che nessun altro può capire. Per quanto io possa detestare l’abisso improvviso e orribile in cui precipito, sono grata dei momenti in cui il Salvatore mi ha aiutata a restare in piedi quando non avevo la forza di riuscirci da sola. Riguardo alla dipendenza di mio fratello, Egli mi rafforza perché io abbia compassione di lui invece di giudicarlo o di incolparlo, perché io provi empatia per lui anche se lotta contro qualcosa che non riesco a cogliere del tutto, e perché io lo perdoni e lo ami nonostante le molte volte in cui sono stata ferita dalle sue scelte.

Sostenere coloro che affrontano la dipendenza

Mio fratello è veramente una brava persona. È cortese e rispettoso. È umile e gentile. È intelligente e divertentissimo. È uno zio adorato, un grande amico e un caro membro della mia famiglia. Non è affatto una cattiva persona. È un figlio di Dio con un valore infinito caduto preda di Satana e delle proprie dipendenze personali perché ha preso qualche decisione sbagliata. Come il presidente Dallin H. Oaks, primo consigliere della Prima Presidenza, ha insegnato: “Piccoli atti di disobbedienza o piccole mancanze nel seguire pratiche rette possono trascinarci in basso verso un esito che ci era stato detto di evitare”3. Nonostante le scelte sbagliate che ha fatto, a mio fratello e a chiunque altro stia combattendo contro la dipendenza, nonché alle rispettive famiglie, servono sostegno e forza.

La mia famiglia ha sofferto in silenzio per molto tempo riguardo alle difficoltà di mio fratello. Abbiamo sopportato per anni una vergogna auto-imposta. La dipendenza era un tabù, quindi non ne parlavamo. Pensavamo che la tossicodipendenza non avrebbe mai colpito le famiglie che facevano del loro meglio per vivere il Vangelo e seguire Gesù Cristo. Avevamo molta paura di quello che le persone avrebbero pensato se lo avessero scoperto. I miei genitori si incolpavano continuamente delle decisioni prese da mio fratello, io nascondevo ai miei amici quello che stava succedendo e tutti noi eludevamo tutte le domande che riguardavano mio fratello. Allora non sapevamo che il non parlarne rendeva le nostre circostanze più dolorose di quanto non lo fossero già.

Ora affronto la dipendenza di mio fratello in modo diverso. E questa è la parola chiave: affronto. Per troppi anni mi sono girata dall’altra parte e l’ho nascosta a tutti, ma ora l’affronto direttamente insieme alla mia famiglia. Chiediamo sostegno e cerchiamo di sostenere gli altri. Con il passare degli anni abbiamo scoperto che la dipendenza colpisce molte famiglie sotto molteplici forme, e che non c’è alcun bisogno di vergognarsi o di nascondersi. Bisogna parlarne, e a coloro che ne sono stati colpiti — siano essi i soggetti affetti da dipendenza o i loro cari — serve meno giudizio e servono più sostegno, compassione, comprensione e amore. Nessuno dovrebbe soffrire da solo.

Trovare pace nella tempesta

woman reaching up in the storm

Anche se ho pregato per anni che la dipendenza gli fosse tolta, ho imparato che l’arbitrio di mio fratello non può essere alterato. Egli ha ancora un po’ di arbitrio e fa le proprie scelte, anche se legato dalla dipendenza. Io e la mia famiglia possiamo stargli vicino, ma non possiamo costringerlo a cambiare. È lui il fattore determinante. Quindi, quando ci ritroviamo intrappolati nell’uragano impetuoso che circonda mio fratello, a volte ci sembra di non avere scampo. Come per molti altri che affrontano la dipendenza, abbiamo la sensazione di non poterle sfuggire. Tuttavia, senza eccezioni, il Salvatore è pronto a offrirci brevi momenti di libertà attraverso sentimenti di pace e sollievo e attraverso la consapevolezza che un giorno andrà tutto bene.

Il modo in cui il Salvatore mi porta pace non è sempre istantaneo né è un miracolo strabiliante. Quando affronto il vento impetuoso dell’uragano, penso spesso a quando il Salvatore dormiva durante la tempesta mentre navigava sul Mar di Galilea. In quel momento i Suoi apostoli erano terrorizzati. Scelsero di concentrarsi sulla tempesta invece di focalizzarsi sul Salvatore, eppure Egli rimase proprio accanto a loro per tutto il tempo. Non si allontanò mai da loro e andò in loro soccorso — anche quando essi dubitarono di Lui (vedere Marco 4:36–41).

Ho imparato che il Salvatore, allo stesso modo, non permetterà mai che io affoghi. Nella mia esperienza, sono sempre i piccoli casi in cui si manifesta la misericordia del Signore che mi permettono di continuare a remare contro le onde tempestose che la vita mi scaglia contro. Egli mi ha permesso di rimanere calma e di non perdere la testa quando mio fratello aveva bisogno di me, mi ha aiutata a radunare le forze per alzarmi dal letto nei giorni in cui credevo di non averne più, e continua a offrirmi pace nonostante la mia paura costante e paralizzante dell’ignoto.

C’è sempre speranza

Per il fatto che spesso ci arrivano notizie di tragedie associate all’overdose di droga, all’avvelenamento da alcol o ai molti divorzi causati dalla pornografia, la dipendenza può apparire come una spaventosa causa persa, ma non deve essere sempre così. Grazie al Salvatore, c’è davvero una speranza a cui aggrapparsi in qualsiasi situazione.

Anche se non so come si concluderà la battaglia di mio fratello, mi aggrappo ancora alla speranza, anche quando sembra futile. Digiuno. Ora prego per avere comprensione, empatia e guida invece di pregare che la sua dipendenza svanisca all’improvviso. Mi rendo conto della mia crescita personale e spirituale scaturita da questi dieci anni di prove. Utilizzo quante più risorse posso per capire l’incomprensibile, e cerco deliberatamente il sostegno meraviglioso dei miei amici e dei dirigenti della Chiesa.

Soprattutto, confido nel Salvatore e nel Suo potere di guarigione e di salvezza. La Sua Espiazione è reale. Non esiste conforto più grande del sapere che Egli capisce perfettamente ciò che io e mio fratello stiamo affrontando. Il Salmo 34:18 insegna: “L’Eterno è vicino a quelli che hanno il cuor rotto, e salva quelli che hanno lo spirito contrito”.

So che mi sta accanto nei momenti in cui il mio cuore è “rotto”, e so che ci sarà sempre per aiutarmi a rimetterne insieme i pezzi. Egli non si limita a osservare l’uragano dalla spiaggia, ma il più delle volte è sulla barca ad affrontare i venti impetuosi e le onde ruggenti insieme a me. Continua e sedare i mari tempestosi della mia vita e mi permette di progredire e di provare la vera pace.

Note

  1. Russell M. Nelson, “Tossicomania o libertà”, La Stella, gennaio 1989, 5.

  2. Jeffrey R. Holland, “I lavoratori nella vigna”, Liahona, maggio 2012, 33.

  3. Dallin H. Oaks, “Cose piccole e semplici”, Liahona, maggio 2018, 92.