inclusione
Come non isolare le persone non sposate
L’autore vive nello Stato di Washington, USA.
Ecco alcuni suggerimenti per permettere a voi e al vostro rione di aiutare i membri non sposati a sentirsi più a proprio agio in Chiesa.
“Sta per iniziare la prossima riunione della conferenza di rione, mettetevi a sedere vicino alle vostre famiglie, per favore”.
Commenti come questo mi fanno sempre sentire un po’ a disagio. Come uomo non sposato e membro della Chiesa, dove dovrei sedermi? A volte ho l’impressione che anche le altre persone non sappiano bene dove dovrei sedermi o, più in generale, quale sia il mio posto. Poiché siamo una famiglia nel Vangelo, che cosa possiamo fare per aiutare tutti, sposati o meno, a sentirsi benvenuti e inclusi? Ecco tre idee che possono essere utili.
Riconsiderare le abitudini del rione
Il Vangelo restaurato ci aiuta a comprendere dottrine meravigliose sulle famiglie eterne. Tuttavia, ho notato che alcune abitudini culturali riguardanti la dottrina fanno sì che le persone non sposate si sentano membri della Chiesa marginali.
Per esempio, ho frequentato rioni che chiedono solo alle coppie sposate di offrire la preghiera di apertura e di chiusura alle riunioni. Ho sentito membri del rione esprimere preoccupazione quando un uomo non sposato viene chiamato nel vescovato. Queste e molte altre piccole azioni possono erigere una barriera emotiva che le persone non sposate devono superare prima di sentirsi a casa in Chiesa.
Ci sono abitudini che voi o il vostro rione potreste cambiare per essere più inclusivi? Questa potrebbe essere una buona domanda da porre al vescovato o al consiglio di rione.
Prestare attenzione a non escludere involontariamente i membri
A volte anche chi pensa di essere inclusivo può avere atteggiamenti che portano a un’esclusione involontaria. Per esempio, quando servivo come dirigente del nido, spesso mi perdevo gli annunci che venivano fatti durante la seconda ora delle riunioni in Chiesa. Quando ne parlai con un dirigente, questi mi chiese: “Ma tua moglie non sente gli annunci in Società di Soccorso?”.
All’epoca, mi misi a ridere. La risposta di questo brav’uomo però rappresentava una mentalità che mi escludeva. Consideriamo gli altri membri della Chiesa come parte di un “rione per famiglie”, composto da uomini e donne sposati con figli? Oppure ci consideriamo l’un l’altro come parte della “famiglia del rione”, composta da individui che si prendono cura gli uni degli altri e si rafforzano a vicenda? Entrambi i punti di vista sono importanti. Pur rimanendo consapevoli che ci sono molte famiglie nel nostro rione, possiamo anche conoscere le persone individualmente — le circostanze in cui vivono, i loro interessi, i loro bisogni — e magari evitare di escluderle involontariamente.
Ampliare la cerchia della propria famiglia
Dopo che il membro del vescovato aveva invitato le famiglie a sedere insieme durante la conferenza del rione, ho sentito qualcuno che mi toccava la spalla.
“Penso che farai parte della mia famiglia per la prossima ora”, mi ha detto una sorella gentile, invitandomi a sedere con il marito e i figli. Sono grato che ci siano persone come lei che dimostrano di tenere a me e che desiderano che io mi senta a mio agio. Un’altra persona di questo tipo era un vescovo che mi invitava regolarmente alla serata familiare settimanale con la sua famiglia.
Chi potrebbe trarre beneficio da una famiglia che allarga la sua cerchia di integrazione? I vostri sforzi non devono essere perfetti. Un semplice invito può fare una differenza enorme.
Santi single: una potente forza benefica
Ho una vita piena e molte relazioni importanti, ma vivo numerosi momenti di solitudine e di vuoto in cui desidero di più. Sulla base delle mie conversazioni con altri membri della Chiesa non sposati, credo che questi sentimenti siano comuni.
Tuttavia, cerco di non auto-commiserarmi. Noi persone non sposate possiamo essere una potente forza benefica nella vita degli altri. Possiamo contribuire a rafforzare gli amici, le famiglie che amiamo e interi rioni e pali. La Chiesa ha bisogno di noi! Non dovremmo lasciare nelle mani degli altri la responsabilità di creare dei legami. Possiamo presentarci nei nostri rioni, offrirci volontari per servire e manifestare i nostri bisogni.
I momenti di solitudine e di vuoto arriveranno, a prescindere dalla vita che staremo vivendo o dal tipo di relazione in cui ci troveremo (o non ci troveremo). Più siamo vicini al nostro Padre Celeste e più possiamo sentire il Suo amore, più potere avremo per fare del bene, trovare gioia e creare legami con i nostri fratelli e sorelle.