L’amore per Macchia
L’autrice vive nello Utah, USA.
È un po’ come ci aiuta Gesù.
“E avverrà in quel giorno che il Signore ti darà riposo, dal tuo dolore e dalla tua paura” (2 Nefi 24:3).
Abbie ridacchiò. Cuccioli felici e scodinzolanti saltellavano e si dimenavano intorno a lei. Quale avrebbe dovuto scegliere?
Un cucciolo nero con una macchia bianca sul petto corse verso di lei. Scodinzolò e le leccò la mano. E Abbie capì. Era quello giusto! Lo prese in braccio.
“Questo, papà!”. Abbie abbracciò delicatamente il cucciolo affettuoso e agitato. “Chiamiamolo Macchia”.
Quando arrivarono a casa, il fratello e la sorella di Abbie erano entusiasti di incontrare Macchia. Macchia scodinzolava e si rotolava per essere grattato sul pancino. Quando il papà posò sul pavimento la sua ciotola, Macchia infilò tutta la testa nella pappa!
Più tardi, Abbie e il papà portarono Macchia a fare una passeggiata. Il papà diede ad Abbie il guinzaglio.
“Tienilo forte”, disse il papà. “Macchia potrebbe spaventarsi e cercare di scappare. Devi assicurarti che si senta al sicuro”.
“OK, papà”. Abbie saltellava su e giù. Non vedeva l’ora!
Passeggiavano lungo la strada. Beh, Abbie e il papà passeggiavano… Macchia saltellava. Annusava i cespugli. Abbaiava agli scoiattoli. Si voltava spesso indietro per guardare Abbie e il papà.
Dopo poco arrivarono a una casa con tre grossi cani che iniziarono a ringhiare e ad abbaiare minacciosamente da dietro la staccionata.
Macchia si bloccò. Abbie cercò di tirarlo, ma lui non si mosse di un centimetro.
“Va tutto bene. Non possono prenderti”, disse dolcemente. “Sei al sicuro”.
Macchia si limitò a mugolare.
“Forse dovresti prenderlo in braccio”, disse il papà. Abbie raccolse Macchia e attraversò la strada. Il cucciolo tremava. Quando i cani sparirono dalla loro vista, Macchia si calmò. Leccò il viso di Abbie e lei lo mise giù.
Pochi minuti dopo, Macchia iniziò a rallentare. La testa gli ciondolava. Si stese sul marciapiede.
“Coraggio”, disse Abbie, “siamo quasi a casa”.
Macchia sbatté le palpebre verso Abbie. Sospirò.
“Oh. Sei troppo stanco, piccolino?”, Abbie rise. Lo riprese in braccio e stavolta lo portò fino a casa. Il papà offrì il suo aiuto, ma Macchia non era molto pesante. Inoltre, Abbie lo amava molto e desiderava prendersi cura di lui.
Quella domenica, l’insegnante della Primaria di Abbie parlò di Gesù Cristo.
“Gesù ci ama così tanto da aver sofferto per noi”, disse la sorella Oliver. “Ha provato tutto il nostro dolore così da poter capire come ci sentiamo. In questo modo, Lui può portarci a superare le prove della nostra vita”.
Abbie pensò a come aveva portato in braccio Macchia. È un po’ come ci aiuta Gesù, pensò. Gesù non l’aveva mai letteralmente presa in braccio, ma aveva fatto in modo che si sentisse più forte quando aveva bisogno di Lui. Proprio come l’altra notte, quando aveva paura del buio. Aveva pregato e si era sentita al sicuro. Oppure quando era preoccupata di potersi dimenticare i compiti. Aveva pregato e si era sentita meglio — e si era ricordata i compiti!
Abbie sorrise. Sapeva che Gesù Cristo la amava più di quanto lei amasse Macchia. E lei Macchia lo amava tantissimo!